Capitolo 19 - Parte III

Praticamente senza indumenti la rincorsi per i corridoi meravigliandomi di come riusciva a tenere un passo svelto quando voleva, tanto da riuscire a seminarmi ma sapevo che in tutta quella confusione avrebbe cercato un posto tranquillo dove sfogare il pianto.

Non sarebbe mai tornata in stanza con la possibilità di essere vista da Xandra così mi diressi nel giardino interno del cortile, nella zona a sud era vietato l'accesso e in quel momento era l'unico posto isolato del palazzo.

Mi fermai per osservarmi intorno, avevo la vista che stava piano a piano andando a calare ma vidi la sua scia addentrarsi verso la zona del portale. Mi feci coraggio e mi avvicinai circuendola ma la sua figura era come sparita.

La testa doleva, il cuore batteva all'impazzata nel mio petto e il respiro era più affannoso del solito. Mi stava succedendo qualcosa di strano, che sia stata colpa di quello stupido rimedio di Diaspro? Cosa diamine poteva esserci in quella maledetta fiala?

«Allora, Enex, cosa stai cercando?» la voce di Dix mi sorprese facendomi completamente dimenticare il motivo per cui ero lì. Strinsi le mani a pugno e mi voltai verso di lui.

La sua figura era avvolta da un mantello color sabbia, i capelli biondi ben nascosti dal cappuccio e mi guardava sfidandomi. Alzò la mano e con la coda dell'occhio rividi la figura di Faith allontanarsi.

«Com'è facile ingannarti. Il grande re degli ialini neri che insegue un'illusione senza riconoscerla»

Avanzò lentamente verso di me e io indietreggiai, non potevo scontrarmi con lui, non in quel momento. Sentivo gli equilibri dentro di me farsi sempre più precari, se avessi usato il fuoco per attaccarlo, lo avrei scatenato.

Risi divertito mentre vedevo Enex chiudersi le spalle da solo. Procedeva con passo claudicante e la sua presenza era potente ma allo stesso tempo pericolosamente instabile.

Quella cagna consumata dalla gelosia aveva raggiunto il suo obiettivo, era riuscita a fargli ingurgitare la miscela di Uriel e in quel momento gli effetti del composto nascosto cominciavano a dominarlo. La sua volontà sarebbe scomparsa lasciando il suo potere libero.

Mi fermai appena mi resi conto che era in posizione e infilai la mano nella tasca, recuperai l'ultimo cristallo del cerchio che avevo precedentemente sistemato e me la rigirai tra i polpastrelli.

«Non ti permetterò mai di usurpare il trono di mio padre!» mi gridò contro digrignando come la bestia che era. Nonostante tutto lui continuava a combattere.

«Davvero hai creduto a quella balla? Non mi importa nulla del vostro stupido regno. Se fosse per me lo avrei già raso al suolo» affermai analizzando i suoi movimenti.

Era disorientato come una preda ferita inconsapevole di essere in trappola.

Si portò una mano al petto poi dalla sua schiena uscirono due lunghe ali nere dalla sfumatura rossa.

La loro vista per un attimo mi fece tentennare, dovevano essere una illusione, non era possibile! Lui era stato reciso.

«Ti piacciono?» mi provocò con un sorriso «Un piccolo dono di Faith» mi spiegò beffardo nonostante la situazione fosse disperata.

Anche a me quella ragazzina aveva fatto un piccolo regalo dopo il nostro ultimo incontro e per quello l'avrebbe pagata cara, pensai tra me e me mentre Enex, credendo di avere una via di fuga, si sollevò dal suolo.

Dovevo agire in fetta prima che potesse scappare così lancia con un tiro preciso il cristallo che avevo in mano davanti a lui.

Le pietre si illuminarono di una luce oscura e il cerchio magico si chiuse creando una potente barriera tutto intorno a lui.

L'uccellino si scontrò con il muro invisibile e con sconforto si accasciò al suolo sbalzato dal contraccolpo.

«Quasi mi deludi» affermai avvicinandomi alla barriera.

«Eri così distratto a montarti la testa da non accorgerti che sei caduto nella mia trappola. Complimenti, sua altezza. Gli ialini devono essere proprio dei decerebrati per voler mettere uno come te al comando»

Enex alzò la testa ringhiando sembrava ancora avere il controllo del suo corpo, nonostante il preparato della regina.

Si alzò e cominciò a caricare con la spalla la barriera con l'intenzione di sfondarla con solo la sua forza fisica.

«Se solo avessi tempo non mi dispiacerebbe vederti perseverare nei tuoi intenti fino a farti spaccare tutte le ossa ma davvero non ho tutta la serata» incrociai le braccia soddisfatto, quanto tempo avevo aspettato quel momento ed era più divertente quello che avevo mai immaginato.

«Basta, ti prego Enex!» La voce della ialina nera riecheggiò nel giardino deserto interrompendo i forti boati che la zucca vuota produceva scontrandosi con la barriera.

La sua figura fece capolino e con indosso un disgustoso completino intimo e una vestaglia trasparente si avvicinò alla barriera e l'accarezzò come se fosse il volto del proprio amato.

«Tu! L'hai fatto entrare tu!» la indicò lui con disprezzo.

«Smetti di fare resistenza, amore... lascia che questo ialino per intercessione di Fyren ti liberi dal tuo fardello»

«Ma cosa vai blaterando? Non potrò mai permettere una cosa del genere!» urlò Enex infilandosi una mano nel pantalone ma dopo aver cercato qualcosa tastando la sua pelle si paralizzò.

«Stai cercando questo?» la donna legata ad una calza autoreggente aveva un coltellino con la lama ricurva e l'impugnatura a forma di drago.

Enex alzò lo sguardo e l'osservò cadendo nello sconforto.

«Lo sapevo che avresti provato a levarti la vita, infondo questo pugnale è stato creato con quest'unico scopo. Credevi davvero che te lo avrei permesso?» si fermò lanciando l'arma a terra.

«Ti prego, Enex, amore, ragiona! Torniamo insieme ad occuparci del nostro regno, del nostro popolo sotto la benedizione del nostro dio, lui non desidera la nostra disfatta. Affidiamo le nostre vite completamente a lui, non saremo più gli esiliati e prospereremo a dispetto di chi ci ha sempre condannato» quanta devozione c'era in quelle parole, quasi mi commuoveva.

Mentre lei parlava con premura lui continuava a guardarla con risentimento crescente.

«Dalle retta, lei è sicuramente più assennata di te» li stuzzicai, quella donna era davvero così cieca, mentre lei sussurrava parole d'amore lui avrebbe voluto affondare gli artigli nel suo ventre e squarciarla per rivoltarle le viscere.

Sorrisi immaginandomi la scena mentre lui allungò la mano nella sua direzione e tra di loro si venne a formare un grosso arto infuocato che, seguendo i movimenti dell'uomo all'interno della barriera, afferrò il debole collo della cagna e lo strinse.

La donna sgranò gli occhi e cominciò a muoverli freneticamente per il dolore, tentò di urlare sempre più forte ma il fiato le era bloccato dalla stretta mortale del suo adorato principe.

«Stupida donna» Enex guardò la ialina agonizzare per diversi minuti e io li lasciai fare godendomi il patetico spettacolo.

Stava per ammazzarla ma il suo tenero cuoricino non glielo permise. Si interruppe poco prima che lei esalasse l'ultimo respiro, fece sparire l'incantesimo e la donna crollò al suolo tossendo e piangendo dal dolore.

Il suo collo era indelebilmente segnato dalle bruciature, proprio come la sua vestaglia da riccona. La puzza che si diffuse era nauseabonda.

«Se questa è la tua risposta...» in poco tempo la ialina frenò i singhiozzi e si alzò determinata. Puntò le sue iridi sul corpo di Enex e lui cominciò a contrarsi dal dolore, il suo viso diventò paonazzo e aveva difficoltà a trattenere i gemiti.

Crollò al suolo, stringendosi le braccia, la sua pelle veniva velocemente lacerata e il sangue cominciò a zampillare dalle fessure come se fossero getti di una fontana.

Ma che potere affascinante che aveva quella donna, non avevo mai visto piegare un uomo coriaceo come lui in pochi attimi.

La ialina nera si voltò verso di me e incrociando i nostri sguardi mi fece segno di procedere.

Ci avvicinammo alla barriera e piegati in avanti toccammo due cristalli a testa.

«Fermi!» cominciò ad urlare poi spostò il volto sulla donna «Diaspro, non puoi nemmeno immaginare quale grande errore stai per commettere»

La donna lo ascoltò distante poi con determinazione invocò l'incantesimo.

«Apertura dei setti sigilli!» esclamò fissandolo.

I cristalli che formavano il cerchio magico cominciarono ad emettere una luce intermittente mentre si caricavano di potere assorbendolo da noi due.

Fasci di luce cominciarono a sprigionarsi da ogni singolo cristallo correndo verso il cielo a creare sette grandi colonne.

Dopo qualche attimo i fasci di luce cambiarono direzione e si buttarono a capofitto su di lui investendolo.

Enex alzò il busto urlando, sul suo petto si illuminarono di una luce dorata sette simboli.

L'energia sprigionata dai cristalli piano a piano sovraccaricò i sigilli, uno ad uno presero a scomparire dal suo petto in una piccola esplosione finché ben presto anche il più resistente non cadette sotto il nostro incantesimo.

Le colonne sparirono e tutto si acquietò, anche Enex aveva smesso di sbraitare e si era immobilizzato.

Tutti i sigilli erano stati violati, dovevamo semplicemente aspettare che lui si manifestasse.

I cristalli cominciarono ad arroventarsi così ci alzammo per allontanare le mani prima di bruciarci e senza fiato osservammo la figura di Enex.

La sua pelle cominciò di nuovo a creparsi, delle fessure scure come la pece cominciarono a dilaniarlo emettendo un flebile alone rosso accompagnato dall'uscita di fumo caldo.

Non doveva essere molto piacevole, aveva lo sguardo sconvolto dal dolore e portava al volto le mani come alla disperata ricerca di trattenersi, ma era troppo tardi ormai.

Le crepe cominciarono ad allargarsi, la sua sagoma cominciò a deformarsi mostruosamente mentre il cielo sopra la nostra testa si illuminava, la notte sbiadiva prendendo il colore dell'apocalisse che avevamo scatenato: un irreale orizzonte arancione ci accecò facendomi scostare lo sguardo dalla bestia che si faceva si faceva spazio tra le sue viscere.

Quando riuscii a rialzare lo sguardo, nella barriera c'era solo un ammasso di fiamme che vorticavano furenti, cercai di passare alla fase successiva del piano ma i cristalli che tenevano eretta la barriera schizzarono via in frantumi.

La situazione stava degenerando ad una velocità incalcolabile così bestemmiando me la svignai lasciando la ialina al suo destino.

Riuscii a saltare su una torre appena in tempo per vedere la sfera di fuoco, non più costretta dalla barriera, espandersi di colpo investendo tutto ciò che aveva vicino e la figura del drago finalmente fece la sua trionfante apparizione.

Alzò la testa al cielo e ruggì diffondendo il terrore in quella magica sera di festeggiamenti.

Quando riuscimmo a raggiungere il giardino interno il surreale cielo color arancione faceva da sfondo alla terribile figura di un enorme dragone che si dimenava ruggendo tra alte fiamme.

Diversi gruppi di soldati lo avevano accerchiato mentre degli incantatori cercavano di imprigionarlo con delle catene magiche, fallendo.

L'animale, con accecata furia, scuoteva le sue zampe frantumando le catene magiche e, aprendo le sue fauci, riversava altro fuoco tra le fila degli ialini.

«Quello è... è un altro di quegli dei di cui mi hai parlato?» riuscii a chiedere ma Xandra mi ignorò e corse da Thildaissa. Io rimasi ferma immobile cercando di distogliere l'attenzione dalla bestia che stava letteralmente mettendo a ferro e fuoco il castello.

Era completamente diverso da Doyle, la sua pelle era scura e tra le scaglie si arroventavano venature più o meno grosse da cui fuoriusciva fuoco liquido, come se tutta la sua struttura esterna fosse un mero contenitore per quelle fiamme che aizzava dalle terribili fauce dentate.

Le assottigliate fessure degli occhi erano completamente infuocate e scrutavano crudeli le sue vittime prima di colpirle. Aveva le crepate ali allargate e sorvolava la zona come se fosse costretto a rimanere lì.

Diverse volte puntò il cielo ma fu respinto da un incantesimo e tutte le volte ruggiva più forte e più arrabbiato sfogando la sua rabbia contro le mura del castello.

Il giardino ormai era un mare di fuoco, il calore cominciava ad essere soffocante ma tutti combattevano incuranti delle loro stesse vite.

«Fate attenzione alle fiamme!» urlò Thildaissa verso gli ialini che tentavano di sottomettere il drago.

«Non fatevi assolutamente toccare!»

«Com'è la situazione?» sentii Xandra chiederle.

«Ho eretto una barriera per impedirgli di volare via» affermò senza neanche allontanare lo sguardo dal drago.

«Più tentiamo di ritenerlo e più si infuria, rendendo il compito ancora più difficile. Se solo non fossi costretta in questo corpo» si morse il labbro.

«Xandra!» riuscii a liberarmi dal torpore che aveva mi aveva bloccato e la chiamai strattonandole un braccio.

«Dov'è Enex?» chiesi rimarcando la mia necessità di avere una risposta.

Ero impaurita dalla visione del drago ma lo ero di più dalla completa assenza dell'uomo che a detta sua doveva essere in pericolo.

«Lui... probabilmente è stato annientato dal dio del fuoco» mi rispose con un'aria triste.

«Come fai a dirlo con tutta questa sicurezza?!» le urlai rifiutando le sue parole

«Perché vedi, Faith, lui era il guardiano del dio ma a differenza di Macota, Enex lo custodiva nel suo corpo» fece una pausa.

«La divinità per potersi manifestare ha dovuto spezzare gli incantesimi che lo tenevano prigioniero e impossessarsi del corpo del suo ospite, annichilendo la sua volontà».

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