Capitolo 18 - Parte V

«Cosa ci fate qui? Perchè non siete alla festa?» gli chiesi recuperando le scarpe ma riuscii a trovare soltanto una delle due.

«Io... cercavo una persona, ma probabilmente non potrò più incontrala» mi rispose alzando lo sguardo alla volta celeste.

«Non pensi anche tu che sia una notte bellissima?» distolsi l'attenzione dalla scarpa mancante e alzai lo sguardo al cielo invitata dalle sue parole.

«Avete ragione» commentai scrutando le stelle che solitarie illuminavano il buio profondo di quel mondo.

«Per favore, dammi del tu» l'uomo allontanò le iridi dal suo adorato cielo e mi tornò vicino.

«Forse è meglio che ti accomodi su una panca» mi propose indicandomi il marmo di una seduta poco più avanti.

«Ti ringrazio, ma adesso sto bene» cercavo di rimanere ad una cauta distanza, era pur sempre uno sconosciuto che si era avvicinato in un momento di debolezza, non riuscivo a fidarmi.

«Non si può dire che non comprendo le ragioni per cui ha perso la testa per te, ma sicuramente i miei gusti sono molto diversi» commentò sorridendo, la sua affermazione mi allarmò e cominciai a guardarmi intorno alla ricerca di una possibile via di fuga.

«Sai, Faith, noi ialini neri siamo proprio così cocciuti, chiusi nel nostro rigoglioso orgoglio» si allontanò per darmi aria e tornò a guardare il cielo, facendo diverse pause ma la cosa non mi rassicurò affatto.

Conosceva il mio vero nome e questo voleva dire che sapeva chi ero realmente e non era una cosa buona.

Si era avvicinato a me con una ragione ben precisa che ancora ignoravo.

«Non riusciamo proprio a fidarci del nostro prossimo e non accettiamo aiuto, neanche in punto di morte» fece una sintetica ma alquanto accurata analisi del suo popolo.

«Moriamo da soli e solo allora ci rendiamo conto di quanto siamo stati sciocchi. Di quanto abbiamo passato la vita a combattere le guerre sbagliate anche se qualcuno ci stava amorevolmente illuminando la via giusta»

Non avendo un'arma a disposizione stavo per puntargli contro il tacco della scarpa quando sentii la sua voce farsi triste e cominciai a pensare che forse quell'uomo non aveva cattive intenzioni e sembrava conoscere Illidea.

Lui ruotò il viso verso di me e mi sorrise anche se i suoi intensi occhi piangevano invisibili lacrime di sangue. Divenne per un attimo evanescente e tutto il suo corpo si illuminò.

«Avete detto di chiamarvi Siel, giusto?» lui annuì stringendo le spalle poi mi prese la mano destra e me la strinse e quella si illuminò.

«Non smettere di lottare, hai capito? Non c'è nulla che non va in te, nel tuo corpo, nel tuo potere» con l'altra mano mi accarezzò dolcemente la guancia sinistra e io, per un attimo, mi abbandonai a lui.

Gli permisi di entrare in contatto con me, sentii le nostre anime sfiorarsi e improvvisamente le tenebre che ormai avvolgevano prepotenti la mia mente si rischiararono.

Il dolore sparì lasciando il posto ad una strana sensazione positiva.

Non so come aveva fatto ma aveva curato le ferite del mio cuore, la mia mente lontana dal dolore riuscì a ragionare con più lucidità e finalmente lo riconobbi.

Il quadro, lui era uno dei due fratelli di Enex ritratti nella galleria.

«Riesci a vedere adesso?» mi domandò allontanando la mano dal mio viso.

«Tu..»

«Non è importante» mi fermò dal pronunciare il suo nome per intero e riprendendo la mia mano destra l'accarezzò invitandomi ad alzarla davanti a me.

«Fallo, Faith. Facciamolo insieme» il mio braccio fu avvolto da vorticosi fasci di luce, il palmo della mano si illuminò proprio nel punto in cui si apriva la fessura che lasciava passare la spada.

«Non avere paura, in fondo al tuo cuore lo sai, e lo sa anche lui, nulla è cambiato ed è per questo che non ricambierà mai più i tuoi sentimenti» mentre la consapevolezza di quelle parole si radicava dentro di me, sentii qualcosa scivolare dalle profondità del mio animo, attraversarmi il braccio e infine lacerare la pelle della mano.

La lama fuoriscì mentre il suo accecante bagliore mi costrinse a chiudere gli occhi annebbiati dalle nuove lacrime.

La spada sacra, il simbolo del divino che scorreva dentro di me era ancora al mio fianco, la speranza di Ariadonne non era scomparsa.

Ricominciai a piangere, coprendomi con la mano sinistra la bocca.

Da quando quel giorno ebbi quell'infausto incontro con Dix non avevo mai provato a richiamare la spada. Ero sicura di ciò che mi era successo, la mia mente ne era perseguitata o forse una parte di me lo desiderava.

Nel mio profondo speravo che la maledizione del mio cuore si fosse spezzata per potermi abbandonare all'egoistico pensiero di vivere il mio amore per Enex, che nel frattempo era cresciuto e mi richiamava a lui.

Siel a quel punto distolse lo sguardo dalla spada guardando in un punto vuoto del giardino.

«A quanto pare la tua presenza è richiesta con insistenza... non abbiamo più molto tempo» affermò voltandosi verso un piccolo cerchio magicò che si era formato a mezz'aria a qualche metro di distanza da noi.

«Non riuscirò a tenere chiuso ancora per molto il portale e, per quanto sia piacevole parlare con te, non ho più motivi per trattenerti qui» mi sorrise.

«Ma... cosa stai dicendo?» si spostò di fornte a me, frapponendosi all'incantesimo che andava crescendo, mi prese il volto tra le mani e mi parlò.

«Ti prego, manda questo messaggio per me. Dille che andrà tutto bene» mentre parlava il cerchio magico alle sue spalle si allargava a dismisura diventando un portale per un altro luogo. Il mio sguardo continuava a cadere sulla frattura, mi sentivo chiamare e i miei pensieri risucchiati dal vortice.

«Ascoltami attentamente» continuò riportando la mia attenzione su di sè «Dille che ci sbagliavamo, di smettere di perserverare per quella strada. Deve sciogliere quella promessa perchè non è la sua battaglia. Non funzionerà mai così, la chiave di tutto è mio fratello» tutto intorno a noi cominciò a consumarsi, come divorato da quel cerchio magico che era diventato uno squarcio che inglobava tutto e il buio sbiadiva nel chiarore dell'incantesimo.

«La chiave è mio fratello» ripetè mentre sentii il mio corpo trascinato da quella forza che mi attirava, strinsi istintivamente la spada al petto e mi lasciai andare, ascoltando le sue ultime parole.

«Cosa le è successo?» mi chiese Xandra, faceva di tutto per tenere i nervi saldi.

«Sospetto che la ragazza sia finita nel portale del giardino» ma non potevamo sapere se qualcuno l'aveva trascinata dentro o ci era finita per sbaglio.

Allungai le mani nel punto in cui c'era il portale, mossi le mani invocando una magia per aprire lo squarcio che portava a quella dimensione arbitraria ma il portale rimase spento.

«Che strano» affermai riflettendo.

«Qui solitamente c'è il portale che il principe Dramairan usa per raggiungere un luogo adatto ai suoi allenamenti. In questo periodo ci ha lavorato parecchio, ossessionato dalla vendetta, quindi è solitamente sempre aperto. Ho provato a riaprirlo ma è come se qualcuno dall'altro lato me lo impedisse» le spiegai pensando ad alta voce

«Dove porta?»

«Il principe Dramairan lo indirizza in una dimensione che ha plasmato per le sue particolari esigenze. E' un posto più freddo delle terre del nord, più freddo degli oceani di ghiaccio ma in realtà la ragazza potrebbe essere ovunque in quanto non è un portale fisso, si adatta alle esigenze della persona che lo attraversa» avvicinai la mano alle labbra e mi mordicchiai una falange.

«Non riesco a capire però che tipo di entità mi sta bloccando la strada, prima nel salone ho incontrato Fyren» le rivelai.

«Il dio dell'oscurità è qui?»

«Non più, è andato via. Ha usato una specie di bambola senza cuore, non ho percepito la sua presenza fino a quando non me lo sono trovato davanti. Se non fosse stato per la casualità non lo avrei mai individuato»

«Quindi pensi che sia opera sua?» mi domandò preoccupata.

«Era qui per un motivo, no? Scopriamolo» allungai di nuovo la mano e utilizzai un incantesimo più potente per aprire il portale ma anche quell'ultimo fu inefficace.

Non mi persi d'animo così provai più volte, investendo sempre più energia finchè finalmente un cerchio di luce azzurra apparve davanti ai nostri occhi.

Non era grande ma era già un passo avanti. Chiunque la teneva rinchiusa, aveva delle eccellenti capacità da incantatore e un potere di gran lunga superiore alla norma.

«Il portale si sta aprendo, ma ancora non basta, dammi una mano»

Imponemmo insieme le mani sul piccolo portale e unendo le nostre voci all'unisono invocammo un incantesimo che avrebbe trascinato via da quel posto la ragazza, portandola in salvo.

Finalmente i nostri tentativi diedero il loro frutto, lo spiraglio si aprì e nella vorticosa luce azzurra si fece spazio la figura di Faith, teneva stretta a sè un'arma.

Tirata dal nostro incantesimo, uscì dal portale e fu catapultata ssu di noi mentre la sagoma di un uomo si affacciò.

Non riuscii a distinguerne i tratti faciali ma vidi due labbra tese sorridermi mentre le estremità del portale si contraevano sempre più veloci.

«Faith, ma questa è la spada sacra!» sentii esclamare Xandra contenta ma io non riuscivo a staccare gli occhi di dosso a quell'uomo.

Guardavo il suo petto e cercavo di intercettare le emissioni del suo cuore, erano intermittenti, sbiadite ma quel poco che riuscivo a percepire, mi erano familiari.

Il portale si richiuse prima che potessi capire chi fosse, ma il mio cuore continuò a correre come a voler raggiungere quell'uomo ormai scomparso.

«Chi era?» Le domandai «Con chi eri?» ripetei insistendo nel ricevere una risposta.

«Lui...» sibillò voltando lo sguardo verso il portale spento «Lui ha detto di chiamarsi Siel»

Thildaissa a quel nome si paralizzò, sgranò gli occhi e divenne lo spettro di sè stessa.

Le mani le tremarono mentre avanzava di qualche passo verso dove prima c'era il portale che mi aveva riportato al castello.

«Mi ha detto di dirti di non preoccuparti, andrà tutto bene» non ero sicura a chi dovessi consegnare le sue ultime volontà ma dopo aver visto come il suo sguardo cercava ossessivamente quello ormai scomparso di Siel, ebbi la certezza che erano per lei.

«Desidera che tu sciolga la promessa che vi siete fatti e ha ribadito che la chiave di tutto è suo fratello» avevo già il sospetto che Siel fosse in realtà Azesiel, il primo figlio ereditario.

Non ricordavo bene il volto dipinto nel quadro ma le sue parole erano un chiaro rifermento al motivo per cui Thildaissa era ancora in quel mondo.

«Io e Siel abbiamo passato interi giorni a discutere sulla strategia migliore per riportare l'amore tra gli ialini e ritenne necessario che io guidassi le loro decisioni "comandando nell'ombra". Dopo la morte del padre diede ordine che tutte le decisioni dovevano passare dalla mia approvazione. Di fatto mi aveva ceduto il suo potere decisionale, mi aveva ceduto la responsabilità delle vite di tutti gli ialini neri ed è così da allora» fece una pausa .

«Ma io non sono riuscita a salvare nessuno. Gli ialini protestavano, la principessa Diaspro ha continuato a remarmi contro con la sua coggiutaggine, nel tentativo di scoprire un qualche complotto ai danni del suo popolo»

Le parole di Thildaissa mi fecero ricordare quelle di Azesiel, lui nel poco tempo che abbiamo potuto parlare stava cercando di darmi la sua risposta a tutto quello.

«Qualcuno mi ha detto che gli ialini sono troppo orgogliosi per accettare l'aiuto da parte di qualcuno che non sia del suo stesso sangue.» iniziai ripetendo le sue stesse parole.

«Quello che voleva dire Azesiel era che questo approccio non ha funzionato perchè non avete considerato che il cambiamento per essere vero deve venire da dentro, deve essere ricercato ed incentivato da uno di loro e non imposto. Per paura avete diffidato delle capacità degli ialini e questo ha impedito loro di aprire le ali e liberarsi dal torpore in cui vivono. Io penso, anzi sono convinta, che è la fiducia del genitore che rende tutti noi capaci di crescere. Enex è la chiave» strinsi le mani sull'abito.

«Lasci la guida del regno agli ialini, a maggior ragione se sarà Enex a salire sul trono, lui riuscirà dove voi avete fallito»

Lei annuì abbassando il volto, non riuscivo a sentire i suoi pensieri, in realtà non ero mai riuscita a leggerli, ma non avevo bisogno dei miei poteri per comprendere il suo stato d'animo. Una profonda tristezza si dipinse sul suo viso, anche se provava di tutto per nasconderlo.

«Faith, come hai fatto a recuperare la spada?» intervenne Xandra rimasta in silenzio fino a quel momento.

«E' stato Azesiel, mi ha aiutato ad evocarla» le risposi con tono allegro.

«Non è possibile? Lui ha forzato il sigillo?»

Riposi l'arma dentro di me e mi osservai il palmo della mano con nostalgia.

«No» scossi la testa.

«Considerando le parole che ha usato, sembra che per qualche ragione Dix non sia riuscito nel suo intento. Azesiel mi ha semplicemente incoraggato a provarci, mi ha liberato dalla paura»

«Come ti senti adesso?» mi chiese Xandra posando una mano sulla spalla.

«Consapevole» le risposi stringendomi nelle spalle, non potevo dire di stare bene, che tutta quella situazione fosse piacevole ma in quel momento c'erano cose più importanti in ballo della mia felicità amorosa e qualsiasi fossero stati i suoi reali sentimenti, lui lo aveva capito prima di me.

Non era la storia di Fath e Enex, dovevamo combattere per le sorti di tutte le creature di Ariadonne e lui stava facendo tutto quello che riteneva necessario per la salvaguardia del suo popolo.

Anche io ero dello stesso avviso di Azesiel, se qualcuno poteva davvero guidare gli ialini verso un mondo senza iconmourner quello era lui.

«Se non vi dispiace, ho proprio la pancia che fa i capricci» mi congedai da loro con lo stomaco che brontolava.

L'incontro con Azesiel mi aveva rimesso in careggiata, anzi direi proprio che mi aveva ridato speranza e l'appetito.

Non si può dire che non comprendo le ragioni per cui ha perso la testa per te.

Arrossii nel ricordare quelle parole, sul momento non compresi nemmeno cose stesse dicendo ma conoscendo la sua identità, tutto era più chiaro.

Stava parlando dei sentimenti di Enex e mi risollevai nel pensare che non era stato tutto una bugia, che quei momenti in cui ci eravamo incontrati era stato tutto reale.

C'erano delle difficoltà, lo avevo accettato con più facilità ed ero pronta ad affrontarle.

Avrei voluto parlare con lui, dirgli che stavo bene e che non aveva bisogno di tormentarsi, che non gli avrei mai chiesto di scegliere tra me e le sue responsabilità, così decisi di tornare alla festa per riuscire ad avere un sfuggevole incontro con lui.

oooooooh finalmente il capitolo 18 si è terminato, finalmente si passerà al 19 *-* uno dei miei preferiti. Come preannunciato qualche parte fa si chiama Fuoco eterno. 

Ma prima, che ne pensate di Azesiel? A e è piaciuto tanto come personaggio. Nella prima versione non esisteva, cioè i fratelli Talormor erano cinque in realtà ma nessuno di loro aveva una faccia, un nome o una storia poi per merito di un utente di Efp stardust94,  praticamente la capostipite del fanclub dei personaggi maschili di Ariadonne e company, mi ha "costretto" con i suoi metodi ortodossi a dare nomi e volti a tutti i miei pg piatti.

E' stato un lavoraccio che da sola mi avrebbe portato a scoraggiarmi e rinunciare ma con lei è stato divertente.

Si vede molto che non era un "pg nativo"?

Nel frattempo io st lavorando al capitolo 20, un pò a rilento di come ho fatto col 19, praticamente sono arrivata a scrivere anche 3900 parole al giorno, una sfacchinata ma il rallentamento è dovuto anche alla fase premestruale che non mi abbandona (Maledetto ciclo irregolare, immagino che dovrò aspettare almeno altri quattro giorni, da dopo la gravidanza ancora non si è regolato).

E' già da qualche mese che noto che in questa fase particolare del ciclo rendo molto di meno in tutto. Ed è frustrante perchè vorrei fare tante cose ma il mio umore dice no.

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