Capitolo 17 - Parte V
Sorpresaaa. Valutando che oggi è la festa del papà e che in questa parte conoscerete gli ultimi tasselli del passato di Enex (e visto che era pronta), ho deciso di pubblicarla oggi. Non adoratemi, non c'è bisogno ;)
Le parole di Enex mi lasciarono senza fiato, non potevo credere che lui parlasse davvero così. Men che meno che tutte quelle sciocchezze sulle donne le pensasse davvero eppure i suoi pensieri non lasciavano dubbi sulla genuinità sull'argomento.
Non potevo aspettarmi da uno come lui una filosofia di pensiero diversa, i popoli di Ariadonne erano arretrati e a quanto pare non solo tecnologicamente.
Tutta quella situazione mi faceva tanta rabbia, mi sentivo così sciocca per esser caduta in fallo tra le sue braccia ed essermi innamorata di una delle sue maschere.
Con quella giustificazione rattoppai la mia sanguinante ferita e tornai in camera come se tutto quello non mi avesse minimamente toccata.
In religioso silenzio mangiai qualcosa, anche abbastanza controvoglia, sapevo che se avessi rifiutato il cibo Xandra si sarebbe insospettita e non avevo voglia di parlare con lei di ciò che mi era successo.
Mi cambiai d'abito e cercai, invano, di dormire.
Il mattino successivo mi trascinai giù dal letto, indossai la prima cosa che mi capitò davanti e, senza la mia armatura mi diressi nella sala dell'allenamento.
Le voci nella testa non si erano affievolite ma cominciavo a ignorarle, complice un po' ciò che mi era accaduto, ero concentrata unicamente sul mio di dolore.
«Mi fa piacere vedere che sei di nuovo qui» .
Thildaissa richiamò la mia attenzione, questa volta era seduta su una poltrona che non era presente l'ultima volta. Indossava un completo abbastanza succinto fatto di cuoio, un corsetto che evidenziava il suo impeccabile corpo e un mantello scarlatto che le copriva le spalle e la testa.
Era un'immagine abbastanza suggestiva, quei lunghi capelli biondi che uscivano dal vermiglio manto che l'avvolgeva come una cascata di sangue.
Annuii e abbassò il cappuccio del mantello sfidandomi con gli occhi.
«Bene, oggi vorrei valutare la tua preparazione in combattimento» mi disse puntando il dito contro la rastrelliera.
Si alzò e due spade si sollevarono, fluttuando davanti a noi.
Thildaissa avanzò di qualche passo, impugnò la sua con la mano sinistra e la rivolse verso di me.
Fissai per qualche secondo l'arma e per un attimo la mia mente la sostituì con quella sacra che non potevo più impugnare.
Il senso di colpa mi invase ma non potei rimuginarci sù a lungo poiché la mia nuova maestra mi caricò. Riuscii ad evitare il colpo solo perché mi riparai sotto ad una barriera magica.
«Non male» disse toccando la superfice dell'incantesimo. Ricordai le parole di Uriel così feci in modo che la donna prendesse la scossa.
«Sì, brava, ma questa barriera è solo uno spreco di energie» risentita per averle solleticato la mano impugnò la spada con due mani e colpì la barriera con più forza.
Tentava di abbatterla così aumentai la concentrazione per resisterle ma Thildaissa infuse la lama dell'arma con il suo potere e senza alcuna difficoltà frantumò il mio incantesimo e io fui sbalzata lontano dall'onda d'urto.
Mi rialzai velocemente e correndo nella sua direzione, recuperai la spada che ancora fluttuava al centro della stanza e tentai di colpirla ma lei alzò il braccio nella mia direzione attendendo che la mia lama lo colpisse.
Stavo per ritirare il colpo, non avevo intenzione di ferirla, ma mi accorsi subito che la spada andò a sbattere contro uno scudo invisibile.
«Osserva attentamente» iniziò la donna indicando il suo braccio «Questo scudo è fatto con lo stesso incantesimo della tua barriera ma consuma una quantità di energia irrisoria, e serve meno concentrazione per tenerla robusta ed eretta» facendo leva con le gambe mi spintonò facendomi capitolare all'indietro.
«In guardia!» urlò tornando ad attaccarmi.
I suoi colpi erano potenti e precisi, la lama era smussata ma se mi avesse colpito mi avrebbe comunque fatto molto male.
Schivai i primi colpi con difficoltà ma non riuscii a contrastarla e qualche attimo dopo mi ritrovai la lama conficcata nel braccio destro.
«Mai distrarsi durante un combattimento» commentò.
«Mi hai colpito sul serio» le risposi sorreggendomi il braccio. Un dolore pungente lo aveva invaso paralizzandolo, il tessuto strappato del mio abito mostrava la ferita che cominciava a sanguinare copiosamente.
«Non stiamo combattendo per scherzo, sei distratta e il tuo nemico ne approfitta. Devi mettertelo bene in testa, il mondo che ti circonda non aspetterà che tu abbia risolto i tuoi problemi. Devi combattere per la tua vita, sempre! Anche se hai il cuore che ti sanguina» strinse ancora la spada tra le due mani e tornò alla carica.
Le sue parole mi destabilizzarono, mi parlava come se in qualche maniera fosse a conoscenza di ciò che mi turbava, anche se non lo avevo raccontato a nessuno.
Strinsi l'impugnatura della mia lama e anche se la mia mano dominante era fuori gioco dal dolore, risposi alla sua mossa contrattaccando ma non riuscivo a dominare sui suoi colpi.
Ben presto la spada mi scivolò, mi ritrovai disarmata e costretta a difendermi ancora una volta con la barriera.
«Basta!» urlò Thildaissa rinunciando alle sue intenzioni.
Un po' intimorita dal pensiero di averla in qualche modo delusa, dissolsi l'incantesimo e ricambiai il suo sguardo furente.
«Sei la peggiore allieva che io abbia mai visto» commentò posando la punta della lama al pavimento.
«Seguimi, è il momento che ti mostri una cosa» mi disse aiutandomi a rialzarmi.
Curiosa al riguardo la seguii, tenendo i lembi della ferita del braccio. Il sangue aveva smesso di defluire e piano a piano potevo vedere lo squarcio ridursi per merito della rigenerazione del corpo di Ginzokena.
Risollevata dalla veloce guarigione del braccio alzai gli occhi ai corridoi e mi accorsi subito che Thildaissa mi stava portando nel luogo in cui avevo incontrato la donna dai capelli rossi.
Aprì la logorata porta di quel luogo abbandonato a sé stesso e spostò le tende per far illuminare i quadri dalla luce del giorno.
Strinsi appena gli occhi, inondati da quell'abbagliante riflesso poi rivolsi lo sguardo ai dipinti.
«Non dovresti dare così tanto peso alle sue parole» cominciò spostandosi sugli ultimi quadri.
«Una parte di te lo sa bene, ecco perché nonostante tutto hai difficoltà a credere che siano reali»
«Ma..» ero incredula.
«Come fai a saperlo? Te lo ha detto lui?» le chiesi e lei scosse la testa.
«Io sono Illidea, la sovrana dell'amore» mi ricordò.
«I miei occhi sono lo strumento attraverso il quale scorgo i vostri cuori e il tuo è molto confuso in questo momento, anzi combattuto» si fermò sospirando.
«Comprendo che ciò potrebbe darti fastidio ma non ti preoccupare, non ho frugato dentro di te, perlomeno non volontariamente. Sono le emozioni e i sentimenti dei mortali che si palesano davanti ai miei occhi. Ammetto che ci sono state volte in cui avrei preferito non poter vedere» disse alzando il volto verso i quadri dei fratelli di Enex.
«Perché mi hai portato qui?» le chiesi, quelle cose avrebbe potuto dirmele anche in un altro luogo.
«Volevo che tu sapessi cosa sta succedendo al principe Dramairan»
«Quindi Enex non è il suo vero nome?» le domandai, non potevo non cogliere l'occasione della sua improvvisa disponibilità a narrarmi i fatti del suo passato.
Era inutile aspettare che fosse lui a parlarmene, avevo compreso che non si sarebbe mai aperto con me.
«In realtà non è sbagliato, quello è il nome con cui si fa chiamare dalle persone con cui ha più confidenza» mi spiegò poi tornò al motivo di quell'incontro.
«C'era una volta un principe di nome Eagon, veniva chiamato l'osservante, perché a dispetto del temperamento dei suoi pari lui era posato ed equilibrato. Era un uomo buono e giusto e un giorno incontrò una donna comune, una ialina senza alcuna discendenza nobile, la donna a lui predestinata. Combatté contro le etichette del suo rango, salì al trono e un bel giorno si sposarono coronando il loro sogno d'amore» cominciò a raccontarmi indicandomi un quadro che ritraeva la coppia.
La donna di cui stava parlando era la regina Othariel.
«Il loro amore ben presto diede vita al primo principe, Azesiel. Poi arrivò Sheol e ancora dopo Dramairan e per ultimo Shura» indicò i bambini in ordine di nascita trascurando la piccola dai capelli rossi.
«Il primogenito, Azesiel, era colui che doveva ereditare il regno del padre. Fu cresciuto ed istruito in funzione di ciò che doveva diventare, gli fu scelta una moglie che avrebbe accresciuto il potere dei Talormor mentre gli altri figli scelsero le strade che più gli aggradavano. Sheol, il secondogenito, seguì le orme del nonno. Divenne un forte e fiero comandante militare, con la consapevolezza che se qualcosa sarebbe andato storto avrebbe dovuto ereditare il regno mentre Enex e Shura, i piccolini di casa vissero spensierati e senza vincoli di alcun genere, protetti dalle figure dei loro fratelli maggiori. Erano liberi di essere ciò che desideravano finché un giorno l'oscurità scese su Ariadonne. La guerra marchiò le esistenze di tutti gli esseri di questo mondo e gli ialini neri, a distanza di poco tempo, piansero la morte del loro re e dei due principi Azesiel e Sheol» li indicò dando le spalle ai loro dipinti.
«La vita di tutti fu stravolta e Dramarain si ritrovò nella scomoda posizione di dover essere lui a compiere il destino dei suoi fratelli ma era qualcosa che non desiderava, qualcosa per cui non era pronto ma, a differenza del fratello Shura che scappò, Dramairan si accollò comunque le responsabilità finchè anche lui non fu costretto ad andare via lasciando tutto nelle mani della sua ormai vedova madre, la regina Othariel»
«Perché andò via?»
«La sua vita era in pericolo e per il bene di tutti era necessario che lui si nascondesse. Per questo ha vissuto tanto tempo esiliato dalla propria terra ma adesso le cose stanno di nuovo precipitando, se lui non tornerà a reclamare ciò che gli è dovuto di diritto i Talormor perderanno la reggenza e in quel caso la rovina cadrebbe definitivamente sul popolo degli ialini neri»
Non avevo mai visto Enex sotto quell'occhio, le cose che gli erano successe erano terribili ma era difficile ignorare quelle parole e quegli crudeli occhi che mi deridevano.
«Vedo che conosci molto bene la famiglia di Enex, come mai sei così interessata alle sorti degli ialini neri?» le domandai sperando che lei si aprisse con me.
«Diciamo che sto cercando di riparare ad un torto» iniziò «Hai fatto un giro in città?»
«Sì, seppure prigioniera di una guardia.»
«Hai fatto caso al modo in cui vivono? Sono come morti che vagano alla ricerca dell'assoluzione prima della loro dipartita. Nascono con le ali macchiate dal peccato, crescono chiusi nelle loro case, discriminati e additati al di fuori dei loro fratelli, vivono sperando di non essere mai vittime dell'iconmourner e muoiono credendo che quella sia la loro unica pace»
«Iconmourner?»
«Loro lo chiamano così, è lo stato di pazzia che rischiano nel momento in cui si lasciano andare alla loro natura, il loro potere oscuro che è la loro linfa vitale e la loro dannazione. Quando uno ialino ne cade vittima non è più possibile tornare indietro. Con il tempo hanno compreso i sintomi di questa "malattia" e hanno giustiziato tantissimi dei loro fratelli che ancora non erano del tutto impazziti. Dinanzi a ciò, il principe Azesiel decise di non essere più indulgente, sapeva bene che non ci sarebbe stato nessun regno se prima non avrebbe combattuto contro il mostro che divorava il suo popolo così cominciò a studiare iconmourner e ipotizzò che le emozioni che tanto la loro cultura demonizzava, in quanto una delle sue principali cause, in realtà potevano essere la cura preventiva per quello stato di pazzia. Era solo questione di saperle gestire ma non erano più capaci di farlo per via della loro continua repressione così un giorno mi evocò. Mi chiamò al suo cospetto, si inginocchiò e supplicò il mio aiuto. Cercavo da tempo un modo per aiutare quelle infauste creature così decisi di lasciare il mio posto nel mondo celeste e mi incarnai per poter stare al loro fianco» fece una pausa per scacciare qualche pensiero
«È questa la vera discendenza di Eagon, la vera eredità dei principi di Talormoran, l'estinzione dell'iconmourner»
Eccoci qui, questo lungo capitolo è finalmente concluso. Avete avuto modo di conoscere la storia della famiglia di Enex, magari anche ad empatizzare con Diaspro.
Povera Illidea, non riesce proprio a trovare il coraggio di rivelare a Faith che Diaspro non è la sorella ma la moglie di Enex.
Moglie con cui si è dato molto da fare in passato.
Più o meno tutto il puzzle si è rivelato e nel prossimo capitolo ci sarà un pò di azione =P
Dovrebbe chiamarsi "Fuoco eterno" ma ho come l'impressione che non riuscirò ad arrivare al punto cruciale, quindi sarà senza titolo in attesa di comprendere come si svolgeranno gli eventi prima e dopo la festa.
Evento che non era uscito nella prima versione della storia quindi è tutto da vedere.
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