Capitolo 17 - Parte IV
Mi accasciai sul letto e soffocai i gemiti sul cuscino, fin dall'inizio ero stata la sua stupida pedina. Mi aveva usata, pensando solo al suo tornaconto.
Ero così arrabbiata che avrei voluto uscire, andare alla ricerca di Enex o come diamine si chiamasse in realtà e tirargli un pugno in pieno stomaco, senza neanche dirgli perchè.
Desideravo vederlo a terra inerte e agognante proprio come mi sentivo io in quel momento.
Dopo qualche minuto in apnea, tentai di recuperare un po' di fiato. Bevvi il fondo del bicchiere d'acqua che mi aveva dato Xandra e mi ripulii nel bagno.
Non aveva senso continuare a dannarsi in quella maniera, Enex non era un ragazzino e aveva fatto le sue scelte con consapevolezza.
Se non avessi reagito non solo non saremo mai più ripartiti da quel maledetto castello ma sarei rimasta bloccata lì in quel mondo sconosciuto per sempre.
Guardai la mia penosa faccia allo specchio e mi asciugai il volto tamponandolo con un asciugamano di cotone finché non distinsi nel ronzio della mia testa la voce di Enex.
Respira, concentrati sulla respirazione, concentrati! Fai fruttare quei fottuti anni di meditazione. Tecniche shaenn del cazzo.
Mi paralizzai sul posto, presa da un tuffo al cuore. Era la mia occasione per trovarlo e avere un faccia a faccia con lui ma ero indecisa sul da farsi.
Cosa gli avrebbe impedito di mentirmi ancora? Era poi davvero necessario che ci incontrassimo? La mia parte razionale aveva già la sua risposta ma il mio cuore scalpitava. Mi bastò sentire solo la sua voce per venire risucchiata dalla voragine che si stava aprendo nel mio addome.
Dovevo farlo, anche se sarebbe stato inutile, lanciai l'asciugamano sul bastone che lo reggeva e mi fiondai nel corridoio.
Noncurante di indossare solo la sottile sottoveste mi apprestai ad inseguire i suoi pensieri.
Era vicino, lo sentivo, la sua voce era chiara e vibrante come se fossimo stati uno davanti all'altro.
Merda sento dei passi avvicinarsi, speriamo che non sia lei.
A quelle parole mi sentii più sicura, alzai il passo e mi ritrovai a correre affannosamente.
Non gli diedi tempo di pensare oltre, svoltai per il primo corridoio e lo trovai.
Credetti di investirlo ma lui, con riflessi felini, mi scansò evitando il contatto con me.
Incespicai ma diedi fondo a tutto il mio equilibrio per riuscire a rimanere in piedi ed evitare di fare la solita figura dell'imbranata.
Diaspro.
«Oh, ma sei tu?»
Alzai lo sguardo e rimasi pietrificata, di nuovo, mentre il suo volto stizzato mi scrutava in attesa di una risposta, quelle parole e quel nome sussurrato nei suoi pensieri mi intimidirono.
Ma guarda questa come va vestita in giro. E' mai possibile che le si debba sempre spiegare tutto?
Troppo concentrata a distrarmi dai suoi pensieri non gli risposi.
«Cosa ci fai in giro per il castello vestita in quella maniera?»
Si distanziò da me rimproverandomi.
Eccolo, lui era davanti a me. Quello che qualche giorno prima aveva lenito le mie ferite condividendo con me un momento così intimo, quello a cui avevo aperto il mio cuore e dichiarato tutto l'amore che provavo.
In quel momento a mala pena lo riconoscevo, se non fosse per gli abiti che indossava.
«Una belva ti ha per caso morso la lingua? Dovresti tornare nella tua stanza» mi rimbeccò.
«Era tutto una bugia?» scavai dentro di me, raccolsi ogni briciolo di coraggio e quello che rimaneva della mia dignità calpestata e andai dritto al punto.
Enex spense il suo sorrisetto divertito e mi fissò in silenzio mentre nei suoi pensieri aleggiava un verso di disapprovazione.
«Oh, adesso comprendo. Lo sapevo che sarebbe successo prima o poi. Succede sempre» si riprese incrociando le braccia davanti a sè.
Patetico, qualsiasi sia la loro razza gli esseri di sesso femminile sono tutti uguali.
«Cosa vuoi che ti dica? Ci siamo scambiati due bacetti, non ci siamo mica giurati eterno amore. Pensi che il tuo letto sia stato il primo in cui mi sono infilato? Sai quanti corpi femminili sono finiti sotto il mio? Ma tu sicuramente sei speciale, sei l'unica che per delle effusioni così superficiali sta avanzando delle pretese così assurde. Cosa hai pensato? Che ti appartenevo?» avvicinò la mano verso i miei capelli ma prima di sfiorarli mi scansò ancora una volta.
«Ti sei resa conto chi ti trovi davanti? Sei solo una ragazzina, è stato... simpatico giocare con te ma non potrai mai essere all'altezza di un uomo come me. La donna che mi dovrà affiancare deve accontentare tutte le mie voglie e rimanere sottomessa ai miei desideri» si fermò e mi indicò.
«E tu... parliamone avrai anche un bel corpo ma non hai classe, sei manchevole di una qualsiasi delle doti che dovrebbe possedere una vera donna e poi ti lagni troppo per i miei gusti. Non sono così disperato da aver bisogno di buttarmi tra le tue braccia e anche se fosse mi basterebbe schioccare un dito e mi ritroverei tra le lenzuola una donna cento volte meglio di te» rilassò le braccia facendole scivolare sull'addome poi tornò severo, poggiò le mani sui fianchi e con il suo sanguinoso sguardo finì di beccare lo straziato cadavere del mio cuore.
Adesso vediamo a cosa ti aggrappi.
Mi sentivo mancare l'aria.
Tentai di respirare a lungo mentre il mio petto si muoveva freneticamente. Lo fissai cercando di captare un qualsiasi altro pensiero, mi aggrappai con tutte me stessa alla speranza di trovare dentro di lui una recondita voce che mi avrebbe potuto smentire le sue parole.
Che mi avrebbe rassicurato che quelle terribili parole fossero solo una bugia e che non pensava davvero tutto ciò che mi aveva detto.
Ma la sua mente rimase silente mentre la sua espressione si inaspriva continuando a gettare veleno sulla ferita che mi aveva appena inferto.
«Spero che adesso tutto ti sia chiaro»
Annuii lasciando cadere il volto verso il pavimento, anche se non era ciò che speravo, avevo avuto la mia dolorosa risposta.
Unii le mani e le strinsi cercando di aggrapparmi a tutto l'autocontrollo che mi rimaneva per evitare di scoppiare a piangere davanti a lui. Non volevo dargli anche la soddisfazione di vedermi soffrire per lui, almeno quello.
«Bene, buona permanenza allora...» con passo deciso si allontanò lasciando dietro di sè la scia del suo profumo esotico.
Caldo, travolgente e misterioso.
Quel pomeriggio vagavo persa come non mai. Sapere che lui era lì da qualche parte nel castello e non al mio fianco rendeva il mio animo irrequieto.
Cosa stava facendo? Si stava allenando, si preparava un discorso in vista del banchetto o semplicemente si stava abbandonando tra le braccia di quella umana dai capelli corvini?
Non esisteva che io, Diaspro Rond'Vanas, potessi minimamente sentirmi inferiore di fronte ad una umana, una semplice umana tra l'altro.
Da quando lui era diventato la mia debolezza? L'unico capace di scavare dentro di me e trovare le mie più profonde insicurezze e metterle in bella mostra?
Io non sono mai stata così debole eppure ero lì alla estenuante ricerca della sua immagine, potevo sentire chiaramente la presenza del suo fuoco, così potente da lasciare una scia calda dove passava.
Quando ero giovane avevo passato così tanto tempo a guardarlo da lontano che avevo imparato a distinguere quell'energia nell'aria e non era difficile per me arrivare alla sua fonte.
Avevo bisogno di trovarlo, di ricordargli quello che ci legava e di sentire ancora le sue braccia cingermi con gentile irruenza.
Il sol pensiero solleticava il mio addome e coloriva le mie guance come se fossi tornata la ragazzina che, nascosta dietro ad un albero o una colonna, bramava le sue attenzioni.
Mi destai dal pensiero delle sue roventi labbra appena in tempo per intravedere con la coda dell'occhio la sua chioma.
Mi sollevai la gonna nell'intento di inseguirlo a passo svelto ma dovetti ritirarmi quando mi accorsi che era in dolce compagnia.
Dopo il mio premuroso avviso già lo trovavo a bighellonare in compagnia di quella sciatta meretrice.
Indossava la sua sottoveste bianco sporco, neanche ben allacciata, che le teneva le gambe completamente scoperte e le forme del ben in evidenza.
Neanche le concubine di corte giravano per i corridoi conciate a quella maniera così indecorosa. Era evidente che quella donna mi avesse appena dichiarato apertamente guerra.
La tentazione di irrompere tra di loro e fare una scenata era grande ma strinsi i pugni fino a farmi sanguinare il palmo, la sensazione di quel viscoso liquido che scendeva lungo le mie dita mi fece tornare la ragione.
Senza farmi sentire mi allontanai, sollevai i palmi e osservai il sangue rientrare nelle mie vene e le ferite chiudersi.
Non sapevo cosa, ma dovevo fare tutto quello che era in mio potere prima che l'unico barlume di felicità della mia vita mi venisse strappato via.
Dovevo ponderare ogni mia mossa ed evitare di farmi distrarre dalla gelosia ma, prima di tutto, avevo bisogno di parlare con qualcuno.
Mi diressi nella mia vecchia stanza, quella che occupavo prima che l'unione con Enex fosse effettiva, attualmente occupata della mia dama di compagnia e la chiamai.
«Nanni*! Nanni, sei qui?»
La mia voce, a quel richiamo, divenne più stridula e affannosa. Era da tempo che non venivo a farle visita e quella camera vuota improvvisamente mi fece pensare al peggio.
Aprii di scatto l'armadio per comprendere se ci viveva ancora qualcuno quando la rassicurante figura della donna fece capolino nella stanza uscendo dal bagno.
«Lady Diaspro...» esclamò lei sorpresa.
Sul suo viso giaceva qualche ruga in più, i suoi capelli biondi erano rischiarati da ciocche lattescenti e la sua schiena era un po' più ricurva ma il suo sorriso mi accolse come quello di una volta.
La guardai senza fiatare, mi strofinai gli occhi e mi lasciai andare ad un pianto liberatorio. Le andai incontro per nascondere le mie lacrime sul suo petto e mi strinsi ai suoi indumenti proprio come facevo quando arrivammo in quello che mi sembrava il più brutto dei luoghi da favola.
«Nanni, io non ce la faccio. Non ce la faccio più» ripetevo cercando di trattenere le emozioni che sgorgavano come fiumi dai miei occhi.
«Piccola Diaspro...» cominciò accarezzandomi il capo.
«Pensavo foste in compagnia di vostro marito, il principe Dramairan. Avete atteso il suo ritorno per così tanto tempo, cosa vi è successo?»
«Nanni lui è in compagnia di quella donna morta, non so cosa sia successo ma sono di nuovo insieme. Questa volta non penso di riuscire a sopportare questo dolore» posai le mani sul petto e le strinsi dalla rabbia.
«Fa così tanto male, mi sento di impazzire».
Il mio respiro era irregolare, mi sentivo annegare nel dispiacere e nella rabbia e non sapevo cosa fare. Avrei voluto saltare addosso alla donnaccia e strapparle il cuore dal petto ma sapevo che non avrei fatto che attirarmi le ire del mio adorato principe.
Nanni sibilava appena con le labbra, cercando di infondermi un po' della sua proverbiale calma. Mi prese il viso con dolcezza e mi asciugò le lacrime.
«Calmatevi lady Diaspro. Che dite se stasera vi preparo per la notte come ai vecchi tempi?»
Annuii mentre il calore delle sue ruvide mani attraversava la mia pelle diafana.
Chiusi gli occhi e le permisi di slacciarmi il corsetto. Appena liberò il mio corpo dagli indumenti mi osservò sorpresa ma al contrario di Enex non disse nulla e continuò facendomi indossare gli abiti da notte.
«Non capisco Nanni, cosa non va in me? Mi sono sempre comportata come mi hanno istruita, cammino come l'etichetta desidera, i miei capelli sono curati e del colore del granato, i miei occhi e le mie ali sono del colore del mare notturno rischiarato dalla luna, il mio corpo è la rappresentazione della bellezza per eccellenza, le mie labbra hanno il colore della fiamma dei Talormor allora perché non merito le sue attenzioni? Perché ha rivolto il suo cuore a un'altra?»
La donna ignorò la mia domanda e, prendendo la spazzola, cominciò a spazzolarmi i capelli.
«Piccola Diaspro, ricordi quando siamo state trasferite qui?»
Annuii in silenzio abbassando il volto.
«Eravate così piccola e io vi dissi che la vita delle nobildonne non è facile ma che tutto sarebbe andato per il meglio. Vi chiesi di credere alle mie parole e così successe».
All'epoca ero la promessa sposa del principe Azesiel, ci passavamo molti anni ma non sono mai stata spaventata da lui, anche se era un ragazzo più grande di me.
I miei genitori mi avevano impartito una rigida educazione, seppure fossi ancora una bambina conoscevo la teoria di buona parte delle pratiche intime tra un uomo e una donna ed ero consapevole che un giorno sarei finita nel suo letto ma non mi interessava, era il mio dovere ma la presenza di Enex, mio coetaneo, mi dava la forza necessaria per accettare tutto quello.
Era più divertente di Azesiel, giocavamo sempre a solcare il mare con una nave di avventurieri, massacravamo i nostri nemici e chiunque ci impedisse di arrivare al nostro immaginario tesoro. Tutti i giorni pregavo il dio Fyren che mi facesse diventare la sua sposa e alla fine successe.
Siamo cresciuti insieme, il nostro legame si è consolidato e nel frattempo la mia mano è succeduta al principe Sheol e infine a lui.
Fu il giorno più felice della mia vita, sapere che la mia attesa aveva portrato i suoi frutti.
«Ora più che mai potrete comprendere quelle parole. Le nobildonne devono fare da sempre i conti con le voglie e i desideri peccaminosi dei loro infedeli mariti, perché credi che esistano le concubine? Nella mia lunga vita al servizio dei nobili ho conosciuto molte distinte donne che andavano d'amore e d'accordo con le cortigiane e questo perché sono modi per accontentare gli uomini senza danneggiare la propria reputazione. Non lasciatevi travolgere da questo groviglio di emozioni negative, siete una donna così determinata e forte, non è proprio da voi ridurvi in questo pietoso stato. Voi siete la sua consorte, non dovete abbassarvi al livello di quella donna»
«Non capisci Nanni, ho visto il principe Dramairan in sua compagnia, il suo sangue era agitato al fianco di quella donna. Quell'insulsa donna... voglio che sparisca! Voglio che la sua esistenza venga cancellata una volta per tutte da questa terra!»
«Perdonatemi l'insolenza, ma il principe può essere turbato quanto vuole dalla presenza di quella donna ma ben presto salirete al trono e voi sarete l'unica donna che dovrà guardare, per il bene del suo popolo. Concepirete il frutto del vostro amore e guiderete gli ialini neri in un nuovo secolo di prosperità. Fidatevi ancora una volta delle parole della vostra ormai vecchia damigella».
A quelle parole scoppiai di nuovo a piangere, ripensai a quelle terribili che Enex mi aveva rivolto poco prima e il dubbio che il mio grembo non fosse più capace di accogliere il futuro del regno mi assalì.
«Pregate piccola Diaspro, rivolgete i vostri desideri a nostro Dio, Fyren ascolterà le vostre parole e le esaudirà»
«Nanni... non sapete che il tempio è chiuso?» la guardai sorpresa.
«E allora? Da quando gli dei hanno orecchie solo tra i banchi del tempio?» mi fermò risoluta «Ma se ti interessa, ho sentito delle voci al mercato»
«Che voci?» le domandai speranzosa.
«Voi fate le veci della regina, mi dovete promettere che non prenderete provvedimenti alcuni»
La guardai sorpresa da quella sua richiesta ma annuii in attesa della sua rivelazione.
«Dovete promettermi che non tradirete la vostra parola e che non proferirete parola alcuna di quello che sto per raccontarvi» continuò.
«Ve lo prometto Nanni».
Lei si rassicurò e prendendomi le mani si sedette di fronte a me sul letto.
«Qualche giorno fa ho superato le mura del castello e ho girato nella zona bassa della città per cercare un venditore che mi avevano assicurato vendesse la stoffa più pregiata di Talormoran e lì ho sentito che esiste un posto dove i fedeli più devoti possono trovare conforto e rivolgersi a Lui proprio come si faceva al tempio»
Okay, prometto che le parti con gli spiegoni finiranno presto. Spero che non stanno appesantendo troppo la lettura ma ritengo che siano necessari al fine di capire determinate scelte, il putiferio è dietro l'angolo, attendete fiduciose.
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