Capitolo 16 - Parte V
Mi fermai di colpo e mi voltai per fulminarla con lo sguardo.
Non capii cosa mi fece più infuriare se il fatto che avesse usato quel nome, nonostante sapesse che non lo sopportavo; l'appellativo principe o semplicemente la sua inopportuna richiesta.
«Ti sono grato per ciò che stai facendo per mia madre, ma adesso non abusare» digrignai i denti verso di lei.
Diaspro mi sorrise ancora e, allungando le mani, le posò sui miei fianchi.
«Bentornato a casa, Enex»
Un sorriso raggiante si dipanò sul suo viso, solitamente crucciato da futili motivazioni e per un attimo non la riconobbi.
«Non cominciare» allontanai le sue mani, lasciandomi scivolare addosso le sue attenzioni.
«Spero che il tuo viaggio abbia dato i frutti che speravi» non mi voltai ma la conoscevo bene per comprendere che il tono della sua voce non era il suo consueto.
«Mi sei mancato» sentii la sua mano aggrapparsi alla mia casacca ma, con un movimento brusco, me la scrollai di dosso.
«Buona notte, Diaspro»
Senza replicare ulteriormente, sentii i suoi passi allontanarsi silenziosi da quel luogo.
Con modi più congeniali e pacifici fui accompagnata nei corridoi del castello fino ad arrivare ad una grande stanza tappezzata di mattonelle finemente decorate.
Le finestre erano larghe e basse. Poste in altezza in modo che di giorno illuminassero la stanza senza mostrare all'esterno le figure delle persone che utilizzavano il bagno.
Delle lanterne illuminavano la stanza mostrando una vasca grande quanto una piscina, il suo fondo era rischiarato e si poteva vedere, attraverso l'acqua cristallina, il rivestimento decorato da un grande simbolo.
Mi scrutai intorno per qualche altro minuto prima che le donne che mi avevano guidato lì mi spogliarono, ma quasi non me ne accorsi.
Cominciava a essere un'abitudine quella di essere rivoltata come un calzino da estranee che, per quanto potessero essere delicate o fare molto bene il loro lavoro, mi puntavano i loro indiscreti occhi addosso, come se non avessero mai visto un corpo femminile nudo.
Mai come in quel momento percepii gli sguardi delle ancelle analizzarmi a fondo, come se la mia pelle avesse qualche strana deformazione.
Nessuna delle due proferì parola e, cercando di non incrociare il mio volto, se ne andarono lasciandomi da sola.
Con la testa completamente svuotata mi bagnai i piedi. L'acqua era molto calda, tanto che la pelle cominciò ad arrossarsi ma provai piacere nel poter finalmente godere di quella coccola dopo tutto quello che era successo.
Sospirai facendo un lungo respiro e portai la testa al di sotto del livello dell'acqua.
Immersi completamente il viso e mi sentii invadere da quel calore che mi avvolgeva come in un grembo.
Cacciai più che potevo qualsiasi pensiero che cercava di prendere forma nella mia testa, ripetendomi di frenare la fantasia e aspettare di ricevere le dovute spiegazioni riguardo a ciò che stava succedendo, ma era davvero difficile riuscire a distogliere i pensieri da Enex che si allontanava in compagnia delle due donne.
Che bugiardo. Da quando ci siamo incontrati non aveva fatto altro che mentire, a me e tutti i suoi compagni.
C'era eccome una famiglia che lo aspettava, e anche trepidante. Il suo nome, il suo potere, il suo coltello, da quel momento avrei dovuto rivalutare tutto ciò che mi aveva detto.
Chi era davvero l'uomo che diceva di proteggermi? Quanto c'era di vero nelle parole pronunciate quella notte?
Ebbi un brivido in quel mio bozzolo di ansia che cresceva intorno a me così decisi di tornare a galla.
Quando riaprii gli occhi una delle due donne aveva fatto ritorno con degli indumenti nuovi e del sapone e, senza che glielo chiedessi, mi aiutò a detergere la schiena.
Non c'era modo di riuscire a rilassarmi più di quanto avevo fatto così mi lasciai vestire.
Osservai l'ancella tamponare la mia pelle, accarezzarla nel tentativo di coprirla con gli indumenti e fui tentata diverse volte di cominciare una discussione con lei, chiederle perchè mi fissava, della famiglia reale o magari qualche informazione su Enex ma mi morsi l'interno di una guancia e trattenni le domande.
In quel costante silenzio fui guidata in una stanza da letto dove Xandra era già intenta a svuotare il suo zaino, alla ricerca di qualcosa.
«Oh, Faith. Sei già tornata?» mi domandò distraendosi dalla sua ricerca.
«Sì. Non riuscivo a rilassarmi più di tanto» le risposi sedendomi sul letto e per un attimo mi sentii rincuorata.
Il materasso era così comodo, quasi avrei azzardato a dire più di quelli usati nel mio mondo, anche se ormai avevo passato così tanto tempo in viaggo che avrebbe potuto esserci segatura al suo interno e io lo avrei trovato comodo.
«Come è andato il tuo incontro con Thildaissa?» le domandai, dalla determinazione dei suoi movimenti e il suo sguardo più sereno era chiaro che aveva avuto le risposte che cercava.
«Non come avrei preferito ma...» si interruppe trovando delle pergamene e il pennino.
Si sedette allo scrittoio e si prese una pausa per respirare.
«Nazca è incolume e non corre nessun immediato pericolo» mi spiegò.
«Come fai a dirlo?» le chiesi subito attirata dalla discussione.
«Thildaissa è riuscita a vederla. E' prigioniera ma non hanno intenzione di farle del male»
«E' strano» brontolai appena.
«Sì, ma sembra che la vogliano usare per un rituale o qualcosa del genere. E per farlo si vogliono dirigere anche loro all'isola dell'equilibrio» semplificò, parlava abbastanza meccanicamente come se nel frattempo stesse ponderando le parole che di lì a breve avrebbe riportato sulla carta.
«Quindi» mi alzai di scatto «Ci basterà arrivare lì prima di loro e tendergli una trappola.»
«Stavo pensando esattamente ad una cosa del genere, ma alla situazione attuale ancora non siamo pronti»
«Cosa intendi?» le domandai perplessa.
«Il tuo addestramento» puntualizzò.
«E' vero» constatai perdendo lo slancio iniziale «Quando inziamo?».
Non c'era tempo da perdere, comincivo ad essere stufa di quei momenti morti. Dentro di me tornava a crescere il desiderio di terminare quell'avventura. Una volta per tutte.
Ed era chiaro che l'andamento degli avvenimenti dipendeva da me.
«Non sarò io a farlo, ciò che posso insegnarti è tutto scritto sui tomi che hai già letto, o quantomeno avresti dovuto averlo fatto. Thildaissa ha accettato di occuparsi personalmente del tuo allenamento»
A quelle parole mi ammutolii e strofinai i capelli bagnati sulla salvietta che mi ero portata dal bagno in modo che si asciugassero.
«Thiladaissa? Perchè mai lei?» cosa poteva mai insegnarmi la dea dell'amore sui combattimenti?
«Posso immaginare le perplessità che albergano nel tuo animo. Perchè mai una divinità dovrebbe prendersi tutta questa briga?» si voltò verso di me.
«Da quello che so, Illidea discese dal mondo celeste già nel periodo di reggenza di Eagon Talormor. Il padre di Enex. Ha sempre mostrato di avere un' attenzione particolare per gli ialini neri, vive tra di loro celando la sua identità dietro la figura della donna che hai visto. Le sue intenzioni, da come ha sempre detto, sono quelle di guidarli nel sentiero dell'amore»
«Tu ti fidi?» nonostante il suo comportamento docile di fronte a Thildaissa, in quel momento sembrava prendere con le pinze le parole della divinità.
«Mi fido...» si interruppe pensierosa «Di lei e delle sue intenzioni» specificò.
«Vedrai che sarà un'esperienza fuori dal comune, venire allenata da una divinità in persona. Comuni mortali come noi non possono neanche sognare la notte questo tipo di trattamenti » mi poggiò le mani su entrambe le spalle per incoraggiarmi.
«Riposa serena, domani ti aspetta di prima leva nelle sale di addestramento per la prima lezione»
Facendo un lungo sospiro mi lasciai andare sul materasso mentre Xandra tornò seduta e, senza esitare, cominciò a scrivere su una pergamena.
«Quindi» attirai la sua attenzione con il morale ormai ai piedi «Tu eri a conoscenza della vera identità di Enex?»
Xandra posò rumorosamente il pennino e con un lungo sospiro annuì.
«Enex entrò a far parte dell'elitario circolo dorato proprio per la sua posizione politica, nonchè per le sue doti di guerriero. Penso che hai imparato a conoscerlo, il temperamento di quell'uomo non è compatibile con la figura di un monaco...» mi spiegò interrompendo la stesura del suo manoscritto.
«Quindi un giorno si è svegliato col capriccio di darvi fastidio e voi lo avete accettato?» anche se quella scoperta mi prese in contropiede riuscii a replicare cercando di non farmi influenzare dal crescente disappunto che divampava dentro di me.
«Faith...» sospirò lei rassegnata «Noi sacerdoti siamo strumenti divini guidati dagli deii. Non sempre è possibile comprendere le volontà superiori ed è per questo che non si può negare l'aiuto a chi ce lo chiede, nemmeno se a farlo è un imperioso reale di un altro regno».
«Quindi lui è venuto da voi a chiedervi asilo?» La guardai un pò persa e lei annuii.
«La violenza, l'arroganza e la dissoluzione non sono gli unici demoni che albergano dentro di lui»
Quando la sacerdotessa uscì dalla stanza dei troni con uno scatto mi precipitai all'uscita opposta e, correndo più che potevo, cercai di raggiungere un posto isolato.
Le viscere mi dolevano in completo subbuglio, desiderose di espellere perfino la mia stessa essenza.
Arrivai nella mia stanza e, una volta chiusa la porta, mi riversai al suolo e rigettai all'esterno una scura sostanza vischiosa. Con il cuore ancora in gola mi pulii la bocca con il palmo della mano e lo osservai.
Ero stata incauta, lo sapevo che mi avrebbe trovata, eppure l'ho fatto comunque.
Un altro conato mi sorprese, salì dal fondo del mio ventre e riempì di nuovo la mia bocca. Con gli occhi tremolanti guardai il fluido scuro scivolare via da me. Tossii con il fiato corto e alzai il volto al quadro che era appeso al muro.
«Perdonami... Siel» le lacrime tornarono a riempire i miei occhi, nonostante i giorni che ci avevano separato «Forse non riuscirò ad esaudire il tuo desiderio».
La visita al tempio Hell'ra aveva compromesso il mio corpo e, se non fosse intervenuta Xandra anche la mia essenza sarebbe stata sotto l'influsso dell'oscurità di Fyren.
Mi alzai e dolorante mi trascinai sul letto.
La storia sembrava ripetersi ancora, Ariadonne e i suoi popoli stavano per diventare di nuovo giocattoli nelle mani bramose di vendetta del dio dell'oscurità.
Se solo fossi stata più forte, avrei potuto salvare tutti, anche lui.
Ne ero certa.
Buonsalve a tutt*,
Sono tornata e spero assiduamente. Volevo farvi un piccolo avviso. Questa parte è più breve perché nel mezzo del capitolo manca una scena che non sono riuscita a fare (Il viaggio "metafisico" di Illidea dove vi mostro il tempio di Fyren dove ha un dialogo con il dio dell'oscurità. Purtroppo non sono riuscita a stenderlo sebbene ho in mente come si dovrebbe svolgere. Penso che colmerò la mancanza in fase di correzione).
Inoltre il capitolo 16 che prima si chiamava l'eredità del principe adesso si chiamerà "Il principe degli ialini neri" e il 17 "L'eredità del principe" in quanto non sono riuscita ad arrivare al punto che volevo nelle parole limite.
Inoltre un grazie per essere ancora qui con noi!
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