Capitolo 16 - Parte IV
Enex, in compagnia delle due donne, sparì da una porta secondaria della stanza e le guardie, dopo un cenno di Ulrich, migrarono a loro volta all'esterno, inforcando la porta che avevamo attraversato anche noi.
Mi guardai intorno ancora più confusa finché la voce della donna bionda che si nascondeva dietro ai troni non fece capolino attirando la nostra attenzione.
«Benvenute a Talormoran» disse camminando verso di noi mentre con la mano accarezzava il legno del trono.
A quelle parole Xandra si inchinò con riverenza.
«Sono terribilmente desolata per l'accoglienza che le guardie vi hanno riservato. Immagino che riceveranno la dovuta punizione dal capitano Lornin»
La sua voce sottile ci fece rilassare, come se la vibrazione dell'aria emessa dalla sua bocca avesse un so che di magico.
Con passi lenti si portò davanti al trono prendendo il posto che poco prima occupava la Regina.
«Non posso che considerare il vostro arrivo in compagnia del principe Dramairan come un segno di buon auspicio per questa terra e per il popolo ialino» intrecciò le dita e le portò al petto.
«Grazie per averlo riportato a casa» aggiunse riconoscente.
«Somma Thildaissa...» Xandra si alzò dal suo lungo inchino e rivolse il suo sguardo deciso verso la donna.
«Venerabile Xandra, siete sempre così formale» la donna sorrise gentilmente «Non dovete, non con me, lo sapete.»
Xandra sembrava un po' contrariata dalle sue parole ma scrollò le spalle, distendendo la tensione muscolare. Si rilassò appena e ispirò profondamente prima di rivolgere ancora una volta la parola alla donna.
«Immagino abbiate ricevuto la mia lettera.»
«Sì» rispose e il suo sguardo si intensificò, rattristandosi.
«Le vostre parole purtroppo hanno confermato le mie preoccupazioni e fatto chiarezza sugli ultimi spiacevoli avvenimenti che hanno interessato le nostre terre» aggiunse sospirando stanca.
Lasciò le mani cadere sul suo grembo e ci guardò sofferente.
«Era da tempo che avevo percepito una crescente oscurità calare dal cielo e quando ho sentito di nuovo la sua presenza su questa terra ho capito che era il momento di agire. Ho ordinato la sconsacrazione di tutti i templi per evitare che il popolo ialino ne potesse subire di nuovo le conseguenze» fece una breve pausa.
«Ma temo di non essere stata abbastanza celere» si fermò di nuovo poggiando le mani sui braccioli del grande trono, reso ancora più maestoso dalla statura minuta di Thildaissa.
«Mi dispiace per le vostre perdite, sentite condoglianze» alzò lo sguardo e incrociò il mio molto spaesato. Mi scrutava come se mi stesse leggendo dentro.
«Vedo che ci sono una moltitudine di domande che attanagliano i vostri cuori» a quel punto si alzò e, con decisione accorciò le distanze.
«Il mio nome è Illidea, sovrana e custode dell'amore, grembo della fertilità e prima figlia della dea celeste» poi fu lei a piegarsi con un piccolo inchino verso di me, la sua chioma dorata scoprì per un attimo la sua sottile nuca
«Ma ti prego, Faith, chiamami Thildaissa. La mia identità deve rimanere celata tra queste mura» alzò il capo cercando complicità nelle mie iridi ma io emisi solo un mugugno di assenso.
Le sue parole non facevano altro che alimentare la bramosia di conoscenza che divampava impetuosa nella mia testa, tanti erano gli interrogativi a cui cercavo una risposta ma non sapevo quale porre per per primo.
Anche se ammetto di aver titubato per un pò all'inizio, la sua identità sembrava alquanto fumosa, il suo aspetto era ordinario e il suo potere non era eccezionale, avevo quasi difficoltà a percepirlo.
Non mi sarei mai fidata di qualcuno che si autoproclamava un dio se non fosse per la fiducia che Xandra riponeva in lei. Le due donne dovevano aver avuto un lungo epistolario affinché Thildaissa potesse essere al corrente di tutto, cosa che in precedenza aveva fatto solo con la Swita delle nahikae dell'acqua.
Inoltre le portava uno smisurato rispetto. Il capo chino per evitare di guardarla dritto negli occhi, le mani giunte rivolte verso il pavimento, le spalle cadenti, i piedi convergenti e la posa eretta; avevo imparato a conoscere il linguaggio corporale di Xandra e non l'avevo mai vista così subordinata a qualcuno.
Era chiaro che riconoscesse in lei una figura ben più autorevole e potente di Ginozkena stessa.
«Vedo molta confusione nei vostri occhi, forse è il caso di continuare il nostro discorso dopo che vi siete sistemate. Un bel bagno caldo scrollerà dalle vostre spalle la fatica del viaggio e delle vesti pulite vi aiuteranno a sentirvi più a vostro agio»
Nonostante quella fosse la stanza più importante del castello, le sue mura erano umide e il freddo stava penetrando fin dentro alle mie ossa.
Rabbrividii appena all'immagine che le sue parole formarono nella mia testa e, a malincuore, decisi di mettere da parte la curiosità e cedere al richiamo della rara acqua calda.
«Bene, avvisate le ancelle di preparare il bagno reale per le nostre ospiti. E che vengano trattate con il massimo riguardo, questa volta»
La donna indicò due guardie alla sua destra che, dopo un saluto militare, si affrettarono ad uscire dalla stanza.
«Thildaissa, prima di potermi rilassare, ho bisogno di avere un colloquio privato con voi» si affrettò a chiedere Xandra.
La divinità diede subito il suo consenso e aspettarono che io mi diressi verso i bagni per chiudersi a discutere in intimità.
Appena fuori dalla sala del trono emisi un lungo e tremolante respiro, senza rendermene conto mi ero ritrovata ad ascoltare le parole di Thildaissa in apnea.
Ripresi aria e subito delle silenziose lacrime solcarono il mio volto, così copiose che scivolarono sul mio petto picchiettando sul busto dell'armatura.
Non riuscivo a spiegare la nuova sofferenza che di colpo albergò il mio animo in quel momento ma, qualsiasi motivo Enex avesse avuto per tenere nascosta la sua identità, sentivo che presto una tempesta si sarebbe abbattuta sul mio cuore.
«Non puoi nemmeno immaginare quanto mi rammarica il fato che vi ha portati ad incrociare le nostre strade» cominciò Illidea ma presi fiato e avanzai sfidando le sue ire.
«Illedea, non sono venuta al tuo cospetto per ascoltare le tue parole di pietà e compassione. Gli atti perpetuati ai danni della venerabile Ginozkena e del nostro mondo sono disdicevoli, non c'è alcun dubbio, ma ho un impellente bisogno del vostro aiuto»
«Il vostro animo palpita, mi è ben visibile, allora dimmi, in cosa potrei esservi di aiuto?»
«Una nostra compagna è stata presa in ostaggio dal seguito di Uriel, con buona probabilità è stata portata a Hell'ra ed è compito mio decidere sulle sorti della giovane donna e del mio... gruppo»
Anche se ormai non si poteva più definire tale. Dopo la rivelazione di Enex, era evidente che ormai la nostra compagnia si era sgretolata definitivamente e sarebbe stato ancora più rischioso fare irruzione nel covo nemico senza sapere a cosa si andava incontro.
«Essia, comprendo le tue preoccupazioni. Ti verrò incontro» mi concesse così si risedette sul trono del regnante, intrecciò ancora una volta le dita sulle gambe e chiuse gli occhi in concentrazione.
Dai suoi occhi si scaturì una fioca luce che si intensificò quando ella li aprì. Le sue iridi erano scomparse e i suoi bulbi erano diventate piccole sfere di luce che riversavano all'esterno del suo corpo il potere divino.
Una seconda figura apparve alle sue spalle, più grande e imponente di quella che sedeva su una poltrona di legno, era l'apparizione divina che si manifestava in tutta la sua potenza.
Lo spirito appena apparso rivolse le mani al cielo, i capelli si mossero come in preda ad un vento leggero e percepii il suo potere rivolgersi verso destinazioni sconosciute.
Dopo un breve tempo lo sguardo del corpo di Thildaissa si agitò e notai che la figura dietro di lei cominciava pulsare e a perdere luminosità.
Un'aura scura ne stava mutando le estremità e la donna sembrava lottare contro quella corruzione.
Reagii subito scattando su di lei. Poggiai una mano sul suo petto e, senza rimuginare troppo sull'efficacia del mio gesto, invocai un incantesimo di purificazione.
L'apparizione divina tornò svelta nel corpo di Thildaissa e appena le fu possibile urlò riprendendo un lungo respiro.
Affaticata a mia volta, mi scostai un attimo da lei, l'avevo recuperata per un pelo. Se i miei riflessi avessero ritardato, per un solo istante, avremmo avuto un problema in più.
«Perdonami» disse appena riuscì a recuperare fiato «Sono riuscita a scrutare solo per qualche istante nel tempio».
Scostò la mano dal petto e con sollievo riprese la sua posa eretta.
«Sono stata subito scoperta e braccata. Lui è tornato su Ariadonne»
«Non dovete giustificarvi» sebbene lei fosse una divinità molto potente, Fyren lo era molto di più.
«Siete riuscita a trovare la nostra compagna?» le domandai non potendo più aspettare.
«Sì, sono riuscita a percepire la donna che chiamate Nazca. Proprio come temevi è prigioniera al tempio di Hell'ra ma non corre nessun rischio per adesso» mi spiegò mordendosi appena le labbra.
Nonostante le buone notizie non riuscii a tirare un sospiro di sollievo, la situazione si prospettava più complessa di quello che voleva farmi credere.
«Cos'altro hanno potuto osservare i suoi occhi?»
Thildaissa li chiuse per un attimo, lasciandosi andare a qualcosa che aleggiava nei suoi pensieri in quel momento.
«Quando Fyren ha tentato di corrompermi sono venuta a contatto con lui, con il suo... » si interruppe lasciando la frase in sospeso.
«Sono riuscita a percepire le sue intenzioni, sembra che siano in procinto dei preparativi per un viaggio. Lui la vuole portare all'altare dell'equilibrio, al cospetto di tutte le divinità» mi spiegò ma quelle informazioni non mi erano d'aiuto.
Certo, era un gran bel vantaggio conoscere gli obiettivi del nemico, ma saperne lo scopo ultimo avrebbe favorito una più completa strategia difensiva.
«Perché mai dovrebbero condurre Nazca in quel luogo sacro?»
«Non sono a conoscenza della ragione e allo stesso tempo non riesco nemmeno a concepire una motivazione valida per giustificare le sue azioni. Mi dispiace non poter essere più di aiuto».
«In verità» la fermai subito «Qualcosa che poteste fare c'è»
Il mio spettacolino nelle celle doveva aver avuto un certo impatto tra i militanti del corpo delle guardie. Mentre camminavo tra i corridoi delle stanze reali, notavo che i loro sguardi mi fissavano spaventati, bisbigliando tra di loro dopo il nostro passaggio.
A quanto pare la voce era arrivata fino ai piani alti, andando ad aggiungere ulteriore credibilità alla mia passata fama. Probabilmente, a parte a mia madre, non dovevo essere mancato a nessun'altro.
Ho rischiato grosso ma quando vidi Faith andare via, trascinata dalla guardia nella direzione delle stanze per le torture, compresi che dovevo uscire allo scoperto e intervenire.
Da quando Faith mi aveva salvato dalla possessione mi sentivo rinato. Tutto dentro di me era ancora come prima ma sentivo il mio spirito rinvigorito, la stanchezza che avevo accumulato nel tempo era sparita e la sua voce, dopo tanto tempo, era tornata quiescente.
Senza tutto quel peso che mi schiacciava, sono riuscito ad avere più controllo, tanto da spezzare i sigilli delle segrete e usare senza alcuna limitazione il fuoco senza compromettere la sicurezza di quella porta.
«Dramairan, state bene? E' passato così tanto tempo da quando sei andato via» la voce della regina madre mi richiamò a quel momento, si appoggiava su di me con tutta la forza che possedeva e, nonostante tutto, mi sembrava di sentirla scivolare via da un momento all'altro.
«Sì, madre. Sto bene, sono ancora responsabile dei miei doveri» irrigidii appena le labbra, non ho mai sopportato quel nome.
«Lo sento» si fermò e mi posò una mano sul petto «Io e tuo padre sapevamo che ce l'avresti fatta».
La guardai, i suoi occhi sorridevano nonostante le sue iridi violacee fossero vuote. Le sue condizioni negli anni sono andate peggiorando, ma in fin dei conti non mi aspettavo neanche di poterla ritrovare ancora in vita.
Se fosse stata una persona normale l'iconmourner l'avrebbe consumata all'istante eppure erano passati così tanti anni da quel giorno e lei manteneva la sua lucidità.
La sua mano improvvisamente fu sfregiata da una serie di venature scure che pulsavano. Con un leggero verso della bocca ritirò subito nascondendola sotto la veste.
«Non pensate di aver strafatto un po' per oggi?» le domandai aprendole la porta della sua stanza.
Lei annuì e, stringendosi affaticata la mano al petto, entrò nella camera da letto seguita da Diaspro che si affrettò ad affiancarla ma io la bloccai con un gesto della mano. Le intimai di congedarsi e lei si allontanò, obbedendomi in parte.
Mi avvicinai alla regina madre e le sollevai lo scialle che le copriva le spalle.
«Non siete costretto a farlo» disse con il solito imbarazzo che evidenziava le sue guance. E' sempre stata una donna forte e risoluta ma non ha mai mostrato il suo corpo nudo a noi figli.
«Sono qui dopo tanto tempo, mi prenderò cura della ormai non più troppo giovane madre» le risposi sollevando il suo largo abito. Sapevo che l'indignazione per averle dato della vecchia bacucca avrebbe cancellato il suo pudore.
«Ma guarda tu cosa devono mai sentire le mie orecchie» come previsto neanche stava badando al fatto che indossava in mia presenza solo la sottoveste. L'aiutai ad indossare un abito da letto poi l'aiutai ad accomodarsi sotto le lenzuola.
«Siete maturato parecchio» esclamò sorpresa.
«Riposate, domani avremo modo di parlare di qualsiasi cosa voi vogliate» La regina madre sorrise sollevata, posò la mano sulla mia guancia e mi accarezzò.
«Figlio mio, tuo padre sarebbe così orgoglioso di te» fece una pausa allontanando la mano «Andate adesso, immagino che voi ragazzi abbiate parecchio da recuperare» a quella frase mi voltai verso Diaspro, che al contrario del suo solito, aspettava in silenzio alle porte della stanza.
«Già» affermai non più così contento di essere tornato tra quelle mura.
Mi congedai da mia madre e, senza proferire alcuna parola, attraversai l'uscio e cominciai a camminare verso le mei stanze.
«Principe Dramairan» sentii la sua irritante voce chiamarmi con tono divertito, camminava con passo rumoroso dietro di me.
Nonostante gli anni fossero passati anche per lei indossava ancora scarpe vertiginose che, per quanto fossero confezionate con i materiali più pregiati del regno, non assicuravano una perfetta e comoda calzabilità.
Inoltre il suo vitino era ancora più stretto dell'ultima volta che l'avevo vista ciò mi indicava che non aveva smesso di utilizzare quelli ignobili corpetti restrittivi.
Di spalle non potevo vedere il suo volto, ma non mi era difficile immaginare il ghigno divertito che distendeva le sue labbra rigorosamente dipinte del fuoco scarlatto.
«Dopo tutto questo tempo... non lo date un bacio a vostra moglie?»
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