Capitolo 15 - Parte III

Il silenzio piombò, rendendo l'attesa più snervante.

L'unico rumore che mi faceva compagnia era lo scoppiettio del fuoco, lo guardavo e non potevo non considerare come sia stato mio fedele compagno da quando avevo memoria.

«Non eri andato via?» la voce di Xandra mi destò, era visibilmente stanca e, sospirando, si massaggiava le spalle.

«Come è andata?» le domandai allungando le gambe intorpidite.

«Ha mangiato quasi tutto, adesso si è riaddormentata»  mi rispose roteando le braccia per riscaldare la zona e, infine, le distese.

«E' un buon segno vero? Si riprenderà?»

«Sì» mi rispose a monosillabi ma la sua espressione preoccupata sembrava affermare il contrario.

«Volevo avvisarti di una cosa» cambiò discorso incrociando il mio sguardo con serietà.

«Prima che scoppiasse il putiferio, ho mandato una lettera a Thildaissa, alla corte di Talormoran» continuò tornando ad ammirare il fuoco nel tentativo di sfuggire al mio sguardo. Era tutta rannicchiata su sé stessa e tendeva le mani verso il calore del focolare per riscaldarsi.

«Ho richiesto rifornimenti e animali da soma per riprendere il nostro viaggio. Probabilmente domani arriverà una spedizione con tutto il necessario»

La notizia mi turbò ma non potei fare altro che annuire in silenzio.

«Sei sicura di volerti fermare proprio lì?» le domandai cercando di non mostrare con la voce il nervosismo che quella sua scelta mi aveva provocato.

«Che cosa vuoi fare? Continuare a vagare per i boschi come degli esseri incorporei? Ho deciso che la porterò al suo cospetto. Capirei se non volessi più seguirci»

«Mi metti in una posizione davvero scomoda» esclamai alzandomi di tutta fretta.

«Sei libero di fare ciò che ritieni più giusto» aggiunse evitando di voltarsi verso di me.

Probabilmente non voleva leggere la risposta disegnata sul mio viso anche se, in realtà, decisi di rimandare la scelta a quando sarebbe stato strettamente necessario.

Talormoran, la capitale del regno degli ialini neri. Da quanto tempo mancavo da quelle terre?

«Riposa adesso» interruppe i miei pensieri.

 «Farò io la guardia fino al tramonto».

«Secondo te vorrà finire il lavoro?» le chiesi con un ghigno divertito.

«Questo dovrebbe sottintendere che noi siamo ancora una minaccia per lei» roteò il busto per girarsi verso la tenda dove riposava Faith.

 «Non penso proprio, ma i malintenzionati esistono di qualsiasi razza»

Ascoltai perplesso la sua risposta e risi. Qualsiasi altra creatura non avrebbe avuto scampo con noi tra i piedi, di cosa si stava preoccupando? 

Mi congedai da lei e con passi cadenzati mi avvicinai alla tenda in cui dormiva Faith con tutta l'intenzione di entrarci ma, una volta raggiunto l'ingresso, esitai. 

Il mio animo era inquieto al sol pensiero della sua debole figura ma il desiderio di starle accanto predominò sulla paura. 

Presi un lungo respiro, come se mi dovessi immergere nelle acque gelide delle montagne dei territori delle nevi perenni e mi tuffai senza calcolare la rotta.

Il rumore del rigido tessuto della tenda che si apriva mi svegliò. 

Mi sentivo tutta dolorante, confusa e avevo ancora la bocca amara. Non mi ero mai sentita così male in vita mia. 

Mugugnai ma mi fermai di colpo quando sentii una presenza nella stanza e, non sapendo chi fosse, continuai a fare finta di dormire.

Mantenni gli occhi chiusi mentre "l'intruso" si infilò sotto le coperte, poggiò il suo petto sulla mia schiena e mi avvolse con il suo calore. 

La sua figura era longilinea ma ben piazzata. Dopo essersi sistemato sulla brandina, un pò stretto, ci ricoprì con cura.

Poi sentii la sua mano farsi spazio sotto le lenzuola e fermarsi sui miei fianchi, posandosi rilassata.

Aprii gli occhi cercando di schiarirmi la vista e notai delle lunghe e affusolate dita adagiarsi sul mio ventre.

L'odore selvatico della sua pelle, quella manica più scura della notte stessa, potevo riconoscerlo anche ad occhi chiusi, era Enex.

Mi irrigidii, una parte di me avrebbe voluto scappare il più lontano possibile.

Se fossi stata vigile non avrei mai potuto sostenere il suo sguardo, non dopo quello che era successo.

Ma ero lì inerme e immobile, non potevo fare altro che abbandonarmi a lui, facendomi consolare dalla sua vicinanza.

Mi sentivo così bene e rilassata che dopo qualche minuto di silenzio ero ormai quasi in dormi veglia. 

Stavo per addormentarmi quando percepii la sua fronte poggiata sulla mia spalla, si strofinava lentamente contro di me e, ad ogni movimento, il tessuto della mia casacca si inumidiva sempre di più.

Allora realizzai, lui stava piangendo per me?

Il mio cuore si fermò, spezzato dai gemiti che tentava con ogni sforzo possibile di soffocare. 

Senza rendercene conto, passammo il resto della notte a supportare l'uno la bugia dell'altro. 

Enex faceva finta di non sapere che io fossi sveglia, io che lui non stesse piangendo e ben presto arrivò l'alba.

Mi svegliai di soprassalto alle prime luci dell'alba. Nonostante quello che avevo detto ad Enex, non avevo resistito al sonno e mi ero appisolata. 

Mi strofinai gli occhi bagnandomi appena la faccia con l'acqua dell'otre dopodiché cominciai subito i preparativi per la partenza.

Prima che la venerabile si svegliasse era necessario sistemare gli effetti personali di Macota e Skill.

Per quanto riguarda quelli di Dix, le ceneri che giacevano in terra mi fecero supporre che ci aveva già pensato Enex.

Una parte di me avrebbe voluto rimproverarlo. Aveva agito d'istinto, distruggendo eventuali tracce che lo ialino avrebbe potuto essersi lasciato dietro per la fretta.

Un qualsiasi indizio che avrebbe potuto ricondurci al luogo in cui avrebbe nascosto Nazca o, magari, il luogo da cui Uriel stava orchestrando le sue mosse.

L'ultima volta il quartier generale della sua crociata era il tempio Hell'ra, il cuore pulsante di tutto il potere oscuro di Ariadonne.

Con buona probabilità lei era già lì, aveva ripreso il suo posto come gran sacerdotessa e si faceva portavoce divina di una nuova era di distruzione.

«Dammi a me. Ti aiuto io» la voce di Enex interruppe i miei pensieri mentre ero intenta ad arrotolare in maniera distratta la tenda di Macota

«Buongiorno» lo ringraziai, non mi aspettavo di vederlo sveglio di prima leva.

 «C'è da sistemare prima dell'arrivo della spedizione ialina. Quanto tempo credi impiegheranno a raggiungerci?» gli chiesi visto che lui con buona probabilità conosceva meglio la posizione di Talormoran.

«Dipende con cosa ci raggiungeranno e soprattutto se Thildaissa si metterà in mezzo come al suo solito. Potrebbero essere anche nei pressi».

Annuii mentre il mio sguardo andava nel bosco.

«Con tutta la confusione di ieri, ci siamo dimenticati di lui.» esclamai mortificata.

Skill giaceva senza vita ancora nel luogo in cui aveva combattuto con Dix.

«Non ti preoccupare. Ci perdonerà per aver pensato prima a Faith» mi rassicurò posandomi una mano sulle spalle.

 «Andrò io a recuperarlo. Non voglio lasciarlo ancora in balia dei predatori».

Enex recuperò una corda e una coperta dalla tenda di Skill e si addentrò tra gli alberi mentre io finii di raggruppare le cose di Macota e le legai tra di loro.

Non era rimasto molto di lei in quel luogo, tutto ciò che aveva con sé era andato distrutto in quel burrone, insieme alle sue spoglie.

Quando mi svegliai Enex non c'era più ma il confortante viso di Xandra mi accolse insieme ad un accecante sole.

«Buongiorno» mi disse con tono caldo quando si accorse che ero vigile, strizzai gli occhi infastiditi dalla luce del giorno finché non sentii le sue mani scivolare sulla mia pelle nuda.

La tranquillità che avevo acquisito dormendo tra le braccia di Enex si spezzò di colpo e la figura di Xandra si sostituì con un flash a quella di Dix che, con un ghigno sul volto, mi marchiava violandomi. 

Mugugnai e con un colpo di reni tentai di scappare dalla sua presa.

«Perdonami» Xandra mi bloccò.

«Devo cambiarti gli abiti, durante la notte il tuo corpo ha eliminato le ultime tossine del veleno, ti sei bagnata» mi tranquillizzò comunicandomi ciò che stava facendo.

Anche se consciamente sapevo che lei non mi avrebbe fatto niente di male, era il mio corpo che reagiva per ribellarsi.

Ogni cosa sembrava riportare la mia mente a quella terribile notte, mi sentivo morire dentro dalla rabbia.

Assistere a quell'uomo che faceva di me ciò che più gli piaceva, senza poter reagire in nessuna maniera, fu terribile. 

Mi sentivo ancora di impazzire e i segni invisibili che portavo su di me mi impedivano di dimenticare le sue labbra che mi serravano le parole, quella lingua che strisciava sulla mia pelle sbavando, le sue mani che forzavano le mie gambe, la sua figura incurvata su di me e quelle parole che mi trafiggevano il cuore pausa dopo pausa.

Ero di nuovo in subbuglio, le lacrime cercavano di nuovo sfogo sulle guance ma non avevo più la forza per versarne altre.

«Vedrai, quando meno te lo aspetti ti alzerai in piedi» mi rassicurò positiva Xandra.

 «Mentre ti cambiavo ti ho sentito più leggera, riesci a muoverti?» mi chiese scrutandomi.

Provai a muovere la mano e con mia sorpresa riuscii a muoverla con discreta facilità.

Lei allora allargò di più le labbra, sollevata da quel mio movimento.

In quella sua espressione era racchiusa tutta la sua forza, anche io avrei voluto essere come lei. 

Da quando avevo aperto gli occhi nuda in quella radura, avevo desiderato più volte di finire la mia esistenza stroncata dal veleno di Dix.

Tutte le mie inquietudini avrebbero trovato pace nell'oblio senza mai dover affrontare tutta la sofferenza che mi stava aspettando.

Mi ero fatta ingannare da Dix.

Spinta dall'effimera convinzione che Dix avrebbe potuto aiutarmi a far riemergere qualche ricordo, gli avevo permesso di violentarmi, spazzando del tutto l'unica possibilità di salvare quel mondo dall'ombra crescente di Uriel.

Avevo deluso tutti, la mia debolezza sarebbe stata la causa di altro dolore per i popoli che abitavano Ariadonne e soprattutto del suo.

In quel momento tutti i momenti condivisi con Enex si riavvolsero nella mia mente fino alla sera precedente, quando lui mi aveva lasciato toccare il baratro della sua disperazione.

«Riesci ad alzarti?»

Mi domandò ancora ma scossi appena la testa anche se non ci avevo provato affatto. Mi sentivo troppo debole.

«D'accordo, vorrà dire che Enex ti porterà sul suo vallaco» sospirò mentre cominciò a chiudere gli zaini.

Scossi di nuovo la testa cercando di muovere la mano verso di lei, tutto tranne lui.

Avrei preferito essere legata a testa in giù piuttosto che passare tutta la giornata nel tentativo di evitare il suo sguardo.

Lei stranamente capì ciò che volevo comunicarle e un po' seccata decise di accontentarmi.

Dopo aver sistemato tutti i miei bagagli e quelli della venerabile uscii dalla tenda e presi un lungo respiro. L'aria in quella tenda cominciava ad essere pesante, in tutti i sensi.

«Allora, come sta?» la voce di Enex mi sorprese alle spalle, era un periodo che riusciva sempre a trovarmi distratta.

«Bene, riesce a muoversi anche se sembra non volerlo più fare»

Mi voltai, aveva cambiato d'abito e, nel tempo che io mi ero occupata di Ginozkena e delle mie cose, lui si era preso carico di tutto il resto.

«Mentre tu perdevi il tempo con i capricci della mocciosa, sono anche arrivati i vallachi mandati da Talormoran. Erano delle ombre fantoccio, non ho potuto chiedere loro di riportare indietro quelli che non servivano»

Mi ragguagliò indicandomi gli animali che nitrivano con le redini legate ai tronchi degli alberi. 

Erano dei magnifici esemplari dal manto scuro e dalla loro stazza sembravano molto in forma. 

Sapevo di non sbagliare rivolgendomi a Thildaissa, lei ci aveva procurato i vallachi più veloci che il regno possedeva per permetterci di arrivare da lei il prima possibile.

Legammo alcuni vallachi tra di loro e li caricammo facendo attenzione che non perdessero i bagagli durante il tragitto.

Io e Enex salimmo in groppa a quelli che guidavano il convoglio improvvisato, Skill era avvolto nella coperta e lo avevamo accuratamente fissato ad una sella, mentre Ginozkena si rifugiava intimidita tra le mie braccia.

Partimmo con passo lento e insicuro. Non sapevamo quanto potevamo viaggiare in quelle condizioni ma era necessario per non lasciare niente e nessuno indietro.

Il calare delle tenebre segnò la fine del nostro viaggio per quel giorno. 

Non sostammo se non per bisogni primari, la strada per Talormoran era ancora lunga e tortuosa e desideravamo quanto prima rifugiarci in un luogo "sicuro".

Perlomeno quella era la mia aspirazione ma non potevo parlare per Enex.

Era evidente che qualcosa lo preoccupasse, ma ancora non aveva palesato le sue intenzioni.

«Fermiamoci, ci è impossibile proseguire» indicai al mio compagno in modo da arrestare il passo dei vallachi all'unisono.

Lui tirò le redini e con un balzo scese dalla sella. Si osservò qualche attimo intorno dopodichè, senza neanche comunicare tra di noi, si prodigò al montaggio delle due tende.

Io mi assicurai di legare i vallachi e, adagiando la venerabile su un giaciglio di terra morbida, mi allontanai alla ricerca di acqua.

Ginozkena dormiva, aveva passato tutto il giorno tra stati più o meno brevi di sonno e veglia. 

Quando dormiva era agitata e si muoveva in preda ai sogni, quando era sveglia nascondeva il volto sul mio petto soffocando le lacrime.

Di quel passo rischiava di avere un collasso. Dovevo fare qualcosa per aiutarla.

Mi risvegliai nell'oscurità, ero ancora agitata dai ricordi che mi perseguitavano nei sogni, come se la mia mente non potesse avere alcuna tregua.

L'aria era tiepida, ero coperta con delle coperte e attraverso il tessuto della tenda potevo vedere la fiamma traballante di un fuoco illuminare a fatica la notte.

Sospirai e rigirandomi sulla branda mi portai le mani al petto.

Quando Dix mi aveva tradito il timore di ferirlo si tramutò in paura di ciò che avrebbe potuto farmi. 

Dentro di me lo avevo capito che c'era qualcosa di strano in lui ma non avevo dato ascolto a quella vocina, non gli ho mai dato per davvero ascolto.

La paura di quel momento sfociò in una stregua battaglia contro la realtà. Non avrei mai immaginato che lui si sarebbe spinto fino a quel punto.

Nonostante il mio corpo si stesse riprendendo a velocità inaudita, se chiudevo gli occhi potevo ancora vedere il suo volto completamente cambiato dall'odio e sulla mia pelle persistevano quelle invisibili ferite che non avevano fatto altro che scavarmi la carne tormentando il mio animo.

Mi sentivo così stanca di continuare a ricordare, stanca di continuare a rimuginare su ciò che era successo. 

Mi resi conto di essere rimasta immobile solo per ripicca.

Il mio corpo era perfettamente in grado di muoversi già dal mattino ma il mio stato d'animo mi impediva di andare avanti.

Preferivo così pur di non dover affrontare le aspettative deluse di tutti coloro che avevano affidato alle mie mani la propria vita o di ascoltare la realtà che mi riservavano le parole di Enex.

Stavo scappando da lui eppure era l'unico che ero riuscito a placare il vortice di emozioni negative che mi stava scuotendo da tempo.

Decisi di smettere di piangermi addosso. 

Ero sopravvissuta e, proprio come Ginozkena in passato, anche io avrei trovato uno stratagemma da usare contro Uriel.

Avrei fatto qualsiasi cosa, anche se voleva dire imprigionarla in un altro lago per un altro secolo.

Mi alzai, mi asciugai gli occhi dalle ultime lacrime e, coprendomi con un mantello aprii i lembi della tenda e uscii sulle mie gambe, seppure un po' traballanti.

Cercai di passare davanti alla guardia di Xandra, seduta vicino al fuoco, e con passi svelti e silenziosi mi avvicinai alla tenda di Enex ma mi fermai di colpo.

La paura aveva preso di nuovo il sopravvento su di me. In quei giorni il mio primo pensiero è sempre andato a lui.

Nel momento in cui mi sono ritrovata davanti a Dix, quando credevo che volesse semplicemente "ricordarmi quanto mi amasse", avevo compreso quanto io in realtà desiderassi far parte del mondo di Enex.

I miei sentimenti per lui erano così profondi che sentii ribollirmi il sangue quando Dix mi rivelò di essersi spacciato per lui. 

Mi sentivo così sporca, lo avevo tradito su tutti i fronti ed era per quello che propvavo una vergogna inimmaginabile quando lui posava il suo sguardo su di me.

Avevo tradito la sua persona, tradito le sue gentilezze, tradito il suo amore...

Presi un lungo respiro, mi feci coraggio ed entrai squarciando l'oscurità in cui riposava.

Okay, lo ammetto. Non è uno dei miei migliori pezzi. (lo sto rieditando per la terza volta ma non riesco ad aggiustarlo).

In questa parte del capitolo ci sono molti cambi di scena. Ma è solo per questa parte. E' di transizione. Vedrete che la prossima settimana non vi deluderò =D

Piangerete come se stesse pelando delle cipolle, ve lo prometto XD

(o almeno spero =P )

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