Capitolo 14 - Parte V
PREMESSA AL VOLO - Non penso che questa parte sia coinvolgente come speravo così probabilmente la riscriverò, ma non so quando. Quindi mi scuso in anticipo per come è scritta con i piedi.
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Mi voltai e cercai di scappare alla ricerca di un riparo.
Il cuore cominciò a battere all'impazzata fino a salire in gola, in quel momento che il tempo sembrava aver rallentato, il sangue scorreva veloce, così violento che potevo sentirne distintamente il rumore nelle orecchie, era così forte che copriva qualsiasi cosa, il fruscio delle lame che tagliavano veloci l'aria, le parole dei miei ricordi che si frastagliavano davanti ai miei occhi come un mosaico che andava in pezzi, le spade che trafiggendomi, demolivano qualsiasi cosa dentro di me; non udii neanche il tonfo del mio corpo che cadeva al suolo.
Dix sogghignava soddisfatto mentre cercavo con tutta la forza che mi rimaneva di sollevare leggermente il busto.
«Adesso vediamo cosa potrà fare il tuo potere»
Urlando dal dolore riuscii a muovere appenna il braccio, portai la mano tremante al fianco per prendere le pillole di Xandra poi mi fermai un'attimo per prendere fiato.
Il dolore si era completamente impossessato di me ma resistetti.
Avvicinai la mano chiusa a pugno alla bocca per ingerire un altro di quei rimedi ma cominciai ma, appena riuscii ad avvicinare le dita, queste si aprirono lasciando scivolare il loro contenuto sul terreno.
«Ma, che stai facendo?» udii la voce di Dix allarmato, quei movimenti avevano attirato la sua attenzione, se le avesse viste avrebbe scoperto il mio bluff.
Sgranai gli occhi spaventato e mi lasciai cadere di nuovo sul terreno nell'estremo tentativo di finirci sopra e riuscire ad imboccarmele, in una qualsiasi maniera.
Ma la fortuna non mi aiutò,le pillole erano a portata ma non troppo per poter semplicemente allungare il collo.
Con le ultime forze provai ad avvicinarmele facendo scivolare la mano sul terreno ma il piede di Dix che si posava di peso sul mio arto distrusse ogni briciola di speranza che albergava dentro di me.
Si piegò e con curiosità raccolse le pastiglie dal terreno e, dopo averle pulite, ne ingoiò una lui.
Qualche secondo dopo sentii le sue risate riempirmi le orecchie, lo sentivo nonostante l'insistente fischio e la crescente sensazione di ovattamento.
«Era davvero un trucco!» affermò con la voce più ferma e squillante.
«Adesso, muori miseramente» affermò poco prima di allontanarsi.
Mi concentrai sui suoi passi finchè il silenzio non mi avvolse.
Piano a piano il dolore scemò, gli occhi mi si annebbiarono e man mano perdevo la sensibilità agli arti.
Sensazione che crescette raggiungendo lentamente il centro del mio corpo.
La vita mi stava abbandonando e non mi era concesso neanche voltarmi per osservare il cielo un'ultima volta.
Che triste ironia, morire sotto una così bella volta celeste e dover imprimere la mia anima il sangue che si accumulava sotto di me.
Feci una smorfia amara e mi abbandonai al mio destino.
Enex, Xandra... e sopratutto tu Ginozkena, perdonatemi.
Dopo aver consegnato il rimedio curativo a Skill, ordinai ad Enex di volare verso la cima della montagna per recuperare della drasna un'erba particolarmente rara che era necessaria per il miscuglio base del rimedio curativo.
Ero a conoscenza che in quel luogo ce ne fosse qualche cespuglio così ho pensato di farmene scorta, anche perchè quella che avevo l'avevo esaurita per la preparazione delle pillole per Skill.
Adesso che avevo la certezza che qualcuno di noi faceva il doppio gioco dovevo essere preparata ad ogni imprevisto.
Non avevo nessun modo per capire l'identità della spia, sebbene fosse semplice puntare il dito verso di lui, avrebbe potuto essere chiunque, anche io stessa.
Mentre camminavo calpestando la sterpaglia e l'erba che si era inumidita per il calare della notte rimuginai perplessa su quel mio ultimo pensiero. Ero arrivata a non fidarmi neanche di me stessa.
Attraversai con calma ilt ratto di bosco che mi searava dal accomapamento e mi sorpresi nel constatare di uanto fosse silenzioso.
Sebbene fosse ormai notte mi trasmise una inquietante sensazione.
Nazca si era unita al gruppo da qualche ora ma già sembrava aver riisollevato gli umori di tutti e reso più allegro il gruppo.
Entra nella mia tenda, con il cesto di erbe che avevo raccolto, e cercai il piccolo scrigno in cui custodivo segretamente gli ingredienti più potenti e pericolosi.
Poggiai il cesto sulla brandina e, scavando laterlmente ad essa rivelai il contenitore incriminato.
Lo pulii e lo poggiai ai piedi del letto e, con cura, cominciai a catalogare le erbe raccolte per sistemarle in ordine nel cofanetto ma subito mi accorsi che c'era qualcosa che non andava.
La quantità degli ingredienti era differente così decisi di controllarne il contenuto, con il cuore in gola spostai i vari incarti e per aiutare la memoria, e la concentrazione, enunciai i loro.
«Foglie di yomos» sussurrai non trovandole.
«Corteccia di bakrna, bacche di monar, saliva di adga, xy'ra-» come era possibile la sparizione di una tale quantità di...? Mi bloccai paralizzata da quel pensiero.
Quando realizzai che erano tutti ingredienti per la preparazione di potenti veleni schizzai fuori dalla tenda agguantando al volo il bastone e una torcia, e raggiunsi a grandi falcate la tenda di Ginozkena e Nazca.
Spalncai l'ingresso e la scena che mi trovai davanti mi raggelò il sangue.
Nè Nazca, nè Skill e nè la Venerabile erano presenti e c'erano segni di trascinamento che uscivano dal fondo della tenda.
Non pensai a nulla se non a seguire quelle tracce sperando di trovare qulasiasi cosa, un indizio su dove si fossero diretti o l'identità della spia.
Se non era Skill, allora sicuramente in quel momento era in pericolo e aveva bisogno di supporto.
Corsi per qualche metro e quando mi avvicinai al limitare del bosco urlai e mi fiondi più veloce sul corpo di Skill al suolo.
La scena era raccapricciante, chiunque fosse stata la spia lo aveva usato come puntaspilli e giaceva immobile, riverso a pancia in giù, a mollo nel suo stesso sangue.
«Skill!» lo chiamai per capire se fosse ancora vivo e potei udire un sottile respiro.
«Skill sei vivo, grazie alla dea» mi inginocchiai e imposi le mani su di lui.
Sarebbe stato difficile ma lo avrei guarito.
Stavo per pronunciare le parole dell'incantesimo la ma lui mi prese la mano e me la strinse con forza tirandomi a sè.
Come poteva ancora muoversi in quello stato.
«Di—ix, l-lui...» biascicava le parole e nonsotante i suoi occhi fossero spenti tentatava di amndarmi un messaggio.
«Ho capito, non di preoccupare ma aspetta che ti curi, poi mi dirai tutto quello che vuoi!» gli dissi con la voce smorzata.
«L-ei...» sussurrò ormai senza più fiato e finì la frase muovendo semplicemente le labbra poi sentii il suo corpo rilassarsi di colpo.
«Xandra...» la voce di Enex mi sorprese alle spalle, proprio mentre cercavo di trattenere le lacrime per rimanere più lucida possibile.
«Xandra, dove sono le ragazze?» mi chiese con un filo di voce.
In risposta abbassai le spalle, mi abbandonai un secondo a quel sentimento di disperazione che dovevo cancellare se volevo salvarla.
«Dov'è lei?!» mi chiese con più enfasi strattonandomi verso di lui.
I suoi occhi rossi erano infuocati, sul suo viso faceva da padrona una smorfia di insofferenza e il suo corpo era caldo, troppo caldo.
«E' nel bosco, è riuscito a dirmi soltanto questo»
Lui buttò un'occhiata al corpo di Skill e ancora più furente serrò la mano sul mio braccio con più forza ma con, una calma che non gli avevo mai visto, abbandonò la presa.
«Controlla il fianco destro di...» fece una pausa non riuscendo a nominare il compagno.
«Dovrebbe esserci una frusta, prendila!» mi disse innervosito ma allo stesso tempo assente. Strizzò gli occhi e li chiuse guardando in un'altra direzione.
Mi piegai sul corpo di Skill e provai a cercare l'oggetto che mi aveva chiesto, frugai tra i suoi vestiti e trovai la frustata arrotolata ad una fibbia che portava nella parte interna dei pantaloni. Nonostante le lame non si era danneggiata.
Gliela sfilai e con il mantello la pulii dal suo sangue. Quando le mie dita sfiorarono l'incisione sull'impugnatura riconobbi uno stemma familiare. Il simbolo della dea celeste.
«Ma questa...»
«Sì, tienila tu e, se sarà necessario, usala» le sue parole mi fecero sospettare che aveva qualcosa in mente. Dicendo quello lo vidi riavvicinarsi all'accampamento.
«Enex aspetta!» lo intimitai prendendolo da un braccio.
«Cosa hai intenzione di fare?»
«E' l'unica soluzione» si giustificò.
«Non hai notato anche tu che la sua presenza è sparita?»
A quelle parole provai a concentrarmi per cercare l'aura dei poteri della Venerabile e proprio come aveva detto lui non la percepivo.
«Se è davvero nel bosco...»
«Non è possibile! Non può essere riuscito... anche lei!» non era minimamente possibile una evenienza del genere. Sebbene l'amnesia la loro disparità di forza era consistente.
Non poteva aver ucciso anche lei, niente poteva smuovermi da quella posizione a meno che... Lo Xy'ra...
Lasciai il suo braccio e lo seguii fino ad uno spiazzo di terra senza alberi. Solo delle fresca erba alta ricopriva la zona.
«Cosa hai intenzione di fare?» gli chiesi, non ero d'accordo qualsiasi cosa lui volesse fare, ma se Dix avesse creato un miscuglio di xy'ra abbastanza potente, forse davvero non potevamo aspettare più tempo.
«Voglio trovarla» affermò chiudendo gli occhi e concentrandosi.
Mentre lui maneggiava la sua forza interiore io con la testa mi stavo portando avanti con il lavoro, se l'avessimo trovata ed era ancora viva, mi resi conto che con buona probabilità non sarei stata in grado di riprodurre un antidoto efficace.
L'aria intorno ad Enex cominciò a surriscaldarsi cominciando a muoversi a contrasto con quella fredda della montagna, creando un circolo di vento che lo circondava, la vegetazione si secco gradualmente fino ad inaridirsi.
Sulle parti scoperte del suo corpo si formarono dei simboli incandescenti, tremava e di scatto aprì gli occhi con lo sguardo rivolto al cielo.
«Xandra!» mi urlò con tutta la voce che aveva-
«Xandra» urlò poco dopo facendo comprendere che c'era qualcosa che non stava andando secondo i suoi calcoli.
Strinsi titubante l'impugnatura della frusta e con la mano ballerina cercai di slacciarla, il calore e le sferzate di aria bollente stavano crescendo a dismisura, dal suo corpo sembrava uscire il potere del fuoco come se stesse per esplodere da un momento all'altro.
Portai il braccio leggermente all'indietro poi lo allungai verso di lui facendo scattare la frusta verso di lui. Non sapevo cme avevo fatto ma la corda intrecciata dell'arma si andò ad arrotolare al suo collo.
«Lurida sgualdrina» Enex imprecò portando le mani al collo, provò a toccare la frusta ma essa lo scacciò, sulla sua pelle marrone saltarono fuori delle incisioni che si illuminarono di dorato.
La magia che si srigionò lo infastidì facendolo urlare.
«Xan—ndra» chiamò il mio nome stringendo alla corda che lo soffocava.
«L'in—can— tesi—mo» sillabò sofferente poi mi indicò il suo polso destro.
«Quale incantesimo?»
Di riflesso abbassai lo sguardo alla mia mano destra, era quella che impugnava la frusta e notai che le incisioni sul manico erano comprensibili.
Erano le parole di un'incantesimo.
Deglutii e cercai di prendere fiato mentre ne leggevo le parole, non avevo mai visto un incantesimo del genere in tutta la mia vita.
«Devati» cominciai cercando di ricordare le parole «Devati'am di maam» mentre pronunciavo quei termini la luci delle incisioni si intensificò.
«Sakati nala» cotntinua ruotando la mano.
«Ma'im, tu'hanu, suna da...» mi fermai per leggere meglio le ultime righe.
«Adesai didae hama!» finii e le incisioni si oscurarono appena, come se l'incantesimo non avesse funzionato.
Enex sbraitò e si gettò al suolo.
«Ancora! Ancora!» mi incitò piegandosi con la schiena in avanti poi urlò ancora.
«Più forte!»
Tesi la corda della frusta e questa volta pronuncia le parole dell'incantesimo con più facilità.
«Devati'am, di maam, di sakati nala, ma'im tu'hanu suna, da adesai didae hama!» la frusta tornò ad illuminarsi con forza ma ancora Enex era in preda al suo potere.
«Devati'am, di maam, di sakati nala, ma'im tu'hanu suna, da adesai didae hama!» ripetei con più forza, adesso la frusta bruciava, come a reazione a quelle parole e Enex sembrava sul punto di esplodere.
«Devati'am, di maam, di sakati nala, ma'im tu'hanu suna, da adesai didae hama!» urlai, la mia voce si fece spazio echeggiando ovunque nel bosco finchè la frusta non si spezzò e io fui scaraventata via da una forza spaventosa.
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