Capitolo 12 - Parte II
«Prepariamoci ad entrare» esclamò Xandra decisa, ci diede le spalle e recuperò le sue cose dal vallaco.
«Cosa ne facciamo dei vallachi?» chiese Macota recuperando il suo arco.
«Non possiamo portarli, la galleria sembra completamente al buio non sappiamo cosa ci aspetta lì dentro»
«Ma non possiamo nemmeno lasciarli qui da soli» commentò Dix.
«Rimarrò io» si fece avanti Skill.
«Me ne occupo io» l'uomo prese le redini dei vallachi e le strinse nel palmo della mano sinistra.
Xandra sospirò, era la scelta più sensata ma, nonostante tutto, non sembrava contenta di lasciare qualcuno dietro.
«Mi raccomando» affermò subito accettando la sua proposta.
«Non fare sciocchezze» puntò il suo sguardo su di lui che sorrise.
«Cercherò di non fare baldoria» dicendo quello aprì il lembo di chiusura del tascapane che aveva attaccata alla cintura e ne uscì un piccolo libro.
«Ho di cui intrattenermi» aggiunse sventolandolo. Aveva una logora copertina, come se fosse stato letto una infinità di volte.
Xandra si rasserenò e aiutò il gruppo a prepararsi, era necessario essere pronti a tutto e avere una "strategia preventiva", come la chiamava lei.
Mentre tutti erano impegnati, io tornai a recuperare il quaderno con gli appunti di Ginozkena che avevo lasciato cadere poco prima della scoperta delle lettere incise sulla parete rocciosa.
Lo sollevai e lo ripulii dalla terra, nel farlo notai che poco sotto alla scritta Mirva, in quella pagina di apparenti scarabocchi, c'era la rappresentazione di una creatura che nasceva dal bocciolo di un fiore.
Era uno schizzo molto abbozzato e non potei non notare anche la scia di qualche macchia di sangue, ripulita alla bene e meglio.
Impressi nella mia memoria più dettagli possibili di quella pagina dopodiché infilai il quaderno nello zaino.
Quando tornai dagli altri ci separammo da Skill e finalmente entrammo a Mirva.
Dopo aver fatto qualche passo a tentone, nella più cupa delle oscurità Xandra alzò il suo luminescente bastone e dalla sua punta si scaturì una luce che ci illuminò il percorso per diversi metri.
«Questa arma è spettacolare» gongolò la donna mentre ci faceva da guida.
La galleria era enorme, si estendeva per decine di metri in larghezza, la terra sotto di noi sembrava battuta, non dava l'idea di essere brulla.
«Ma quanto sarà grande?» osservai cercando di fare due calcoli a mente.
«Più della tua testolina» commentò Enex con una frecciatina.
«Sono seria!» sbottai.
«La luce di Xandra sembra illuminare una porzione di grotta decisamente grande eppure non si riescono ad intravedere le pareti»
«Considerando che questa è una delle montagne maggiori, potrebbe essere lunga anche quanto il deserto» intervenne Macota, supposi che ci sarebbe stata la possibilità di dover camminare in quel buio anche per giorni.
«Chissà da quanto non veniva aperto questo passaggio» commentò Dix, sembrava affascinato da quel luogo.
«Probabilmente dalla morte di Ginozkena» intervenne Xandra.
«L'ultima ad aver solcato questo terreno, in compagnia dell'essere sacrificale»
Il silenzio calò poco prima che un forte boato ci fece trasalire. I nostri occhi si mossero alla ricerca della fonte di quel frastuono e, quando voltammo le spalle, ci rendemmo conto che la porta dietro di noi si stava lentamente chiudendo.
«Perfetto...» biascicò Enex.
«Siamo praticamente in trappola»
«Se al ritorno non riuscissimo ad aprire la porta, ci faremo aprire da Skill» gli rispose Xandra, ma non capii esattamente se fosse seria, sembrava una delle sue battute mal riuscite.
Camminammo per... non so in realtà, senza il riferimento del sole, e in completa assenza di un orologio, era davvero difficile scandire il passare del tempo, non nego che per diverso tempo la noia ci inghiottì finchè Macota non ricominciò a cantare, dapprima fischiettando una melodia, successivamente, trovando il nostro favore, diede parola a quel lungo motivetto.
Man mano che ci addentravamo la temperatura si faceva sempre più alta e, dentro di me, cresceva un senso di inquietudine che aumentava ad ogni passo che facevo.
«Ma sbaglio o si cuoce?» intervenne Dix scuotendo gi abiti, si fermò per levarsi l'armatura, sotto quelle placche di ferro stava sicurante soffrendo più di noi.
«Ma cosa dici» rispose Enex con il suo solito tono di voce beffardo «Si sta una meraviglia»
«Smettila Enex» lo rimproverò Xandra con il fiatone, si passò un braccio sulla faccia per asciugarsi dal sudore «Non è carino infierire solo perché tu ne sei immune»
Non ci avevo fatto caso, concentrata a catturare un qualsiasi movimento o magari un cambiamento nell'intensità dell'oscurità, non mi ero accorta che eravamo tutti un bagno di sudore, tutti tranne Enex.
Lui fece un sorrisetto e incrociò le braccia.
«Perché fa tutto questo caldo?» domandai mentre Dix si legava l'armatura sopra lo zaino, con una corda consumata.
«È normale che sotto terra la temperatura sia maggiore rispetto alla superficie» spiegò Xandra.
«Ma tutto questo calore non è normale» intervenne Macota inginocchiandosi e, posando una mano sul terreno, lo accarezzò. I suoi occhi divennero bianchi e fissò la terra come se stesse visionando delle immagini.
«Adesso capisco» affermò con una espressione affranta.
«Cosa vedi, Macota?» chiese subito Xandra.
«Questo luogo è molto antico, era già un mistero ai tempi degli umani» ci rispose quando il suo volto fu disturbato da qualcosa, sembrava sofferente così allontanò la mano dal terreno.
«Esiste da così tanto tempo che non mi è stato possibile arrivare alla sua origine» affermò mentre i suoi occhi tornavano smeraldi.
«Ma so per certo che un tempo non era così. Un terremoto ha squarciato il terreno aprendo una grossa voragine infuocata» dicendo quello puntò il dito davanti a noi.
«Vuoi dirmi che siamo davanti ad una pozza di lava?» domandò Xandra preoccupata.
«Peggio» le rispose Enex.
Sembrava guardare fisso un punto nell'oscurità, come se i suoi occhi vedessero qualcosa che noi ignoravamo.
Accelerammo il passo e ben presto all'orizzonte fu visibile un'altra fioca luce, così debole che ben presto il bastone di Xandra la coprì.
Qualche altro passo e ci ritrovammo davanti ad un enorme burrone, profondo, ma il cui fondo era ricoperto per intero da fuoco che bolliva.
«Mio Dio» esclamai coprendomi la bocca.
«Questa montagna stava per diventare un vulcano» affermai intimorita.
«Considerando le dimensioni della galleria» intervenne Macota.
«Probabilmente avrebbe fatto da sfogo per la lava».
Ci allontanammo dal burrone e ci guardammo in attesa che qualcuno esprimesse le evidenti perplessità.
«Come facciamo ad attraversarlo?» prese parola Dix.
«Volarci sopra è un suicidio senza aver almeno riposato ma è impossibile recuperare le forze a questa temperatura» commentò stizzato.
«Forse c'è un punto un cui il pavimento non è stato squarciato» affermai cercando di dare fondo a tutta la mia positività ma Macota cominciò a scuotere la testa.
Non c'erano vie di uscita così tutti noi guardammo Enex, lui era fresco come un fiore di campo.
«Perché mi state guardando tutti così?!» ci squadrò uno per uno.
«Non esiste, non riesco a portarvi tutti dall'altra parte!»
«Tu sei l'unico che può fare qualcosa» lo rimproverò subito Xandra.
«Senza di te non riusciremo mai a superare il burrone»
Enex la guardò preoccupato.
«Lo sai cosa mi stai chiedendo di fare, vero?» esclamò facendosi intendere con lo sguardo
«È l'unica soluzione» ribadì la donna.
Enex sospirò e si avvicinò al burrone
«Le signorine posso anche prenderle in braccio ma gli altri» sottointeso Dix visto che era l'unico uomo oltre a lui.
«Dovranno arrangiarsi da soli»
«Allora, visto che hai solo due braccia, la Venerabile la porto io» i due si fulminarono con gli occhi e con un verso, che sembrava più un ruggito, trovarono un accordo.
Sebbene conoscessi bene il potere di Enex, non capivo come questo poteva esserci d'aiuto, e questo pensiero un pò mi turbò e, mentre Dix mi prendeva tra le sue braccia, osservai Enex prendere le altre due donne sotto braccio, come se fossero state dei sacchi di patate.
«Non siate timide» affermò con un sorrisino.
«Non mi offenderò se mi stringete a vostra volta» continuò invitandole ad "avvinghiarsi" a lui.
Anche in una situazione del genere, trovava sempre il modo di importunare qualche donna.
Eppure Xandra era così tranquilla al suo fianco, una sicurezza che mostrava chiaramente il grado di conoscenza che c'era tra loro due.
Quella visione mi tranquillizzò sulla riuscita della traversata ma stranamente andò ad alimentare il vortice di emozioni negative che stava crescendo in me, come se non bastasse quella sensazione di morte che mi stava letteralmente, soffocando.
Enex e Dix si posizionarono di fianco e qualche secondo dopo una barriera dalle venature rosse si creò intorno a noi.
Appena quella membrana ci avvolse il calore che ci attanagliava sparì all'improvviso, dandoci un respiro di sollievo.
Guardavo la membrava incredula mentre Enex dava il via per attraversare il burrone.
Dopo il primo momento di perplessità, dovuto a quella capacità di Enex, spostai il mio sguardo alla lava sotto di noi e deglutii... un piccolo incidente ed eravamo carbonizzati.
Con un nodo alla gola arrivammo dall'altra parte del crepaccio, non avemmo il tempo necessario per gioire che Enex dissolse quella barriera e il caldo ritornò a farci boccheggiare.
«Ma cosa è successo?» chiesi con i polmoni a fuoco.
«Il potere di Enex non ha solo la capacità di creare fuoco» Xandra lo guardò con una luce di orgoglio negli occhi.
«Lui può anche assorbirlo, assimilando anche il suo calore» mi spiegò mentre Enex ci dava le spalle stringendosi le braccia, sembrava sofferente.
«Lo assorbe» ripetei incredula.
«E perché non lo ha usato prima se poteva renderci il viaggio più sopportabile?»
«Enex lo ingloba dentro di sé, come se riempisse un serbatoio» aggiunse, ma né aveva risposto ai miei quesiti e né spiegava il motivo per cui in quel momento lui ansimasse e i suoi abiti avessero cominciato a fumare.
Non doveva essere un fenomeno normale perché appena Xandra se ne accorse corse da lui e, accarezzandogli lentamente una spalla, fu evidente che gli trasmise qualcosa.
Non avevo gli strumenti per comprendere se fosse un incantesimo o un qualche altro tipo di luminescenza magica ma qualche istante dopo Enex si riprese e tutti insieme tornammo a camminare verso l'uscita.
Non ebbi il coraggio di chiedere cosa fosse successo, e nessun altro sembrava curioso dell'accaduto così non presi mai discorso, sebbene lo trovassi davvero molto strano.
«Voi...» intervenne Xandra.
«Ce la fate a proseguire?» domandò fermandoci in un punto non determinabile,
Era evidente che a quel punto, tutti avremmo voluto fermarci, camminare in quello stato era diventato il più terribile dei miei incubi, ma probabilmente dormire in un posto buio, magari abitato da creature che ancora non si erano rivelate, era la scelta che meno preferivo.
«Manca poco, direi di fare un piccolo sforzo» affermò Enex.
«Come fai a dirlo?» commentò con disprezzo Dix, il caldo aveva messo alla prova le pazienze di tutti.
«È da parecchio che il calore sta diminuendo di intensità» ci fece notare.
Ormai, completamente sudati ed appiccicati non avevamo fatto caso che la temperatura stesse scendendo «E questo significa solo una cosa»
«Ha ragione» affermò subito Macota «La fine è vicina».
In comune accordo decidemmo di proseguire anche se ormai ci sanguinavano i piedi.
Xandra non voleva passare la notte in quel luogo, neanche se fosse stata costretta, ed eravamo tutti d'accordo, per una volta.
A premiare la nostra scelta, ben presto, ci ritrovammo di nuovo di fronte ad una enorme parete di roccia.
«Ci siamo» esclamò Macota «Questo è il fondo»
Xandra si avvicinò al muro e, in preda ad una crisi di nervi, sbatte un pugno «Non c'è niente!» alzò la voce.
«Come non c'è niente?» intervenne Dix posizionandosi davanti a noi.
«Non abbiamo la chiave con noi» disse Xandra dando voce ai pensieri di tutti mentre si inginocchiava. Si era lasciata andare allo sconforto di quella situazione.
«È uno scherzo?! Non possiamo essere arrivati fin qui ed è un vicolo cieco!» ringhiò Enex.
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