Capitolo 11 - Parte IV
«Il sole è sorto» la gentile voce di Cassidea riempì le mie orecchie destandomi da quel sonno ristoratore, come una mamma con il suo piccolo.
Strofinai gli occhi e sbadigliai rumorosamente. Appena riuscii a mettere a fuoco la stanza delle cerimonie, i ricordi di quei due giorni tornarono a galla.
«Cassidea, scusami, non volevo lasciarti da sola» rizzai svelta la schiena e la guardai mortificata.
«Dormivi così profondamente che non ti sei svegliata neanche quando ho provato a spostarti. Avevo il braccio che mi formicolava» mi spiegò ridendo sotto i baffi.
«Perdonami ancora»
«Faith, non devi scusarti. La notte è passata e la pioggia non si è manifestata. Non hai nulla di cui preoccuparti. Avevi bisogno di dormire, non ti si può biasimare. Il tuo viaggio non è ancora finito»
«Xandra! Aveva detto che dovevamo partire oggi» mi guardai un po' intorno.
«Strano che ancora non è qui a tirarmi le orecchie».
«Andate dai vostri compagni di viaggio» mi sorrise poggiando le braccia sulle gambe.
«Non dovete più angustiarvi per la sicurezza di noi hent».
«Siete una eccellente sacerdotessa» mi complimentai con lei.
«Sono sicura che diventerai qualcuno un giorno» aggiunsi ricambiando il sorriso.
Lei sobbalzò appena, sollevando sorpresa le spalle. Chiuse gli occhi come per imporsi calma e scacciare un pensiero poi si avviò alla porta
«Permettetevi di scortarvi per un'ultima volta all'ingresso»
«Sarebbe un onore» le dissi varcando la soglia e, in silenzio, arrivammo alle porte del tempio.
Lì incontrammo Xandra e l'anziana Vara che si scambiavano qualche battuta.
«Quindi non ha piovuto per tutta la notte» commentava Xandra assimilando la notizia.
«Eccole qui» la venerabile Vara si voltò verso di noi e ci salutò.
«Siamo in partenza?» domandai a Xandra per attirare la sua attenzione. Osservava con sguardo smarrito per terra, come persa nei suoi pensieri.
«Sì» affermò tornando alla realtà.
«Gli altri stanno preparando i vallachi per la partenza».
«La mia borsa» affermai ricordando che non avevo avuto il tempo di fare i bagagli.
«Ho pensato a tutto io» mi sorrise gentile.
«Ho anche provveduto a metterci dentro i vostri vecchi abiti, che portavo con me. Se ma ci dovessimo separare di nuovo, almeno avrete dei ricambi con voi»
«L'armatura?» le domandai ancora mentre, a mente, facevo la lista delle cose che potevano mancare.
«Quella è appesa allo zaino. La indosserete appena sarà possibile».
«Allora è tutto pronto» affermai un po' triste, voltandomi verso Cassidea.
«Quindi, è il momento di salutarci» mi rispose prendendomi le mani.
«Che il vostro viaggio sia guidato dagli dei» affermò inchinando appena il volto.
«Tu vedi di riposarti» le dissi con tono severo.
«Quando tornerò verrò a trovarvi» aggiunsi rivolgendomi anche all'anziana sacerdotessa.
Entrambe le donne ci salutarono ed io e Xandra ci avviammo alle mura della città.
«Tornerete a trovarle?» mi chiese rompendo il silenzio.
Io alzai lo sguardo dalla strada e la guardai, non comprendevo la sua affermazione.
«Non volevate tornare a casa subito?» mi domandò ironica con un sorrisetto sulle labbra.
Quelle parole mi erano uscite quasi automatiche, non mi ero resa conto di quello che effettivamente avevo detto.
Il primo giorno che ero arrivata su Ariadonne avevo fatto promettere a Xandra di riportarmi subito a casa quando tutto sarebbe finito, fremevo dal desiderio di tornare alla mia vecchia vita però ancora non sapevo quanto bello potesse essere quel luogo.
«Che sarà mai, un giorno in più, un giorno in meno» affermai affrettando il passo e raggiungendo il gruppo che si era riunito intorno ai vallachi.
Tutti in nostra attesa per ripartire verso i monti Liri.
«Venerabile Ginzokena, è così bello vedervi. Il vostro viso è raggiante come il sole che risplende all'orizzonte» Dix sembrò essere il primo ad accorgersi della mia presenza e, donandomi uno dei suoi sorrisi più belli, mi ricoprì di complimenti.
«Buongiorno a tutti» spostai gli occhi per squadrare il gruppo e mi soffermai su Enex.
Guardava con aria cupa le redine del vallaco e lo accarezzava gentilmente, sembrava proprio evitare il mio sguardo
«Buongiorno venerabile» dissero in coro Macota e Skill mentre Enex salì in groppa all'animale rimanendo in silenzio.
«E' proprio una bella giornata, il sole sta salendo ma la temperatura rimane fresca, il tempo sembra accompagnarci come segno della provvidenza divina» esclamò Macota salendo a sua volta.
«Di certo non doversi fermare per il maltempo ci permetterà di viaggiare più velocemente» affermò Xandra sistemandosi sull'animale da soma.
Dix, rimasto l'unico a terra, mi aiutò a salire sul mio destriero prima di imitare gli altri.
Un ultimo sguardo alla città degli hent e partimmo con il sole alle spalle cercando di raggiungere le montagne dove si nascondeva prima di tuffarsi all'orizzonte.
«Quindi, questa volta siamo sicuri che è la direzione giusta?» dopo qualche minuto di camminata Skill prese parola, dando voce alle preoccupazioni che, probabilmente, tutti noi provavamo.
Quella volta non potevamo prenderci il lusso di sbagliare.
Con Uriel a piede libero avevamo i giorni contati prima che riprendesse la sua crociata contro il mondo di Ariadonne, se ciò non era già accaduto.
«Sono abbastanza sicura» gli rispose Xandra.
«Secondo le nostre nuove informazioni Ginozkena è passata di qui prima di morire»
A quella affermazione Skill, Macota e Dix si fermaro di colpo con un'espressione sorpresa in volto.
«Ma come?» balbetto Skill.
«Quali informazioni?» domandò con enfasi Dix, tutti e tre pendevano dalle labbra di Xandra mentre Enex sembrava indifferente alla cosa.
«Ieri visitando il tempio abbiamo scoperto che la Venerabile, dopo aver ricevuto la ferita mortale da Uriel, si è recata all'albero divino per nascondere un oggetto al suo interno» mentre Xandra raccontava l'accaduto e le nostre teorie, vidi Enex rivolgerle un'occhiata di sfuggita, il suo volto sbianco di colpo e, per non essere visto, distolse lo sguardo tornando ad osservare l'orizzonte.
«Quindi questo oggetto potrebbe ribaltare le sorti della battaglia» commentò pensieroso DIx.
«Lo sospettiamo» gli rispose, in realtà lo speravamo, non ci rimaneva altro.
«Non avevo mai sentito parlare di questa storia» esclamò Macota incuriosita dal suo racconto.
«A quanto pare l'unica a conoscenza di questo accaduto era l'anziana Vara».
«Ma di cosa si tratta?» chiese Skill interessato.
«Un artefatto divino potente, un'arma» gli rispose.
«Lei ha sicuramente visitato la città dopo aver rinchiuso il suo avversario nel lago dei monti Euruko, era in fin di vita, non poteva andare molto lontano. Quindi se ripercorriamo i suoi passi la strada giusta non può che essere l'ovest» spiegò riprendendo la guida della spedizione.
«Quindi, voi sospettate che la Venerabile abbia nascosto l'essere sacrificale dopo la sua sconfitta?» chiese Macota mentre tutti la seguivamo al passo.
«Sì, è l'unica spiegazione plausibile. Secondo gli appunti lei è sempre stata a conoscenza a di quel rituale proibito ma nulla ci indicava che stesse facendo dei preparativi. Probabilmente nel momento in cui non è riuscita ad affrontare Uriel con le sue stesse mani ha deciso di preparare la strada a chi sarebbe venuto dopo di lei. Ha preparato tutto il necessario prima di morire per non lasciarci in balia degli avvenimenti» le rispose aumentando il ritmo di cavalcata.
Incoraggiati da quel discorso, e carichi del riposo, seguimmo l'orizzonte senza fermarci, fino al calar delle tenebre. Chi aveva fame si era consumato una dielmea al volo.
Avevamo addosso una certa frenesia, macinavamo chilometri come non avevamo mai fatto fino a quel momento e tutto nel disperato tentativo di arrivare il prima possibile ai monti.
Quando non ci fu più possibile proseguire Xandra ci fece fermare, a pochi metri da un'altra cittadina.
«Vogliamo accamparci qui per la notte?» chiese incredulo Skill scendendo dal vallaco.
«A così pochi passi da un posto comodo dove riposare» indicò il gruppo di abitazioni all'orizzonte.
Xandra si voltò e lo fulminò con gli occhi.
«Ti ricordi cosa stiamo facendo, vero, Skill?» lo rimproverò gettando a terra il sacco contente la tenda.
«La Venerabile Xadra ha valutato che sia meglio non addentrarci a Ordley» intervenne Macota.
«E' una dei possedimenti degli hent ma ci vivono numerose nahikae della terra che hanno preferito una vita più "moderna". Addentrarvici ci porterebbe un dispendio di tempo che vorremmo evitare di sprecare e inoltre, non sappiamo cosa potrebbe succedere. Potrebbe essere la casa di qualche nahikae corrotta o, peggio, di una spia di Uriel»
«Dobbiamo procedere con cautela adesso che lei è fuori, nulla a parte noi può fermarla nel perseguimento dei suoi intenti» si intromise Dix mentre Enex si era messo da parte e cominciava a montare l'accampamento.
«Questa notte voglio il doppio della protezione, Macota, prepara il cerchio di cristalli, Skill piazza qualche trappola» comandò Xandra e i due, come bravi soldati, si allontanarono per adempiere ai loro compiti.
La cautela di Xandra era aumentata ma mi domandavo, nonostante tutto, se sarebbe stato di aiuto.
Il cerchio di cristalli aveva già fallito una volta e temevo davvero che tutte le preucazioni che avremmo potuto mettere in atto non sarebbero servite a nulla.
Osservai per un po' il gruppo ultimare le tende, Macota si occupò anche del fuoco e io tornai a sentirmi inutile.
Decisi di portare lontano da loro la mia negatività così presi il bastone trovato ad Ataria e mi incamminai in un luogo più appartato.
Trovai una cunetta di pietra e muschi da cui si vedeva il fiume in lontananza e la città, mi sedetti con le ginocchia al petto e contemplai il panorama.
Era davvero rilassante osservare le luci per le strade accendersi, una ad una, come delle lucciole nella notte poi, con mia grande sorpresa, un fascio di luce più grosso illuminò i meandri delle case, come se fossero delle luminarie di una grande festa.
Aguzzai gli occhi e mi resi conto che effettivamente i muri degli edifici erano addobbati, al centro della piazza, era stata posta una grande pila di legno e, tutto intorno, delle persone riempivano dei tavoli di cose che da quella distanza non riuscivo a mettere a fuoco ma, era più che evidente, che tutta la città si stava preparando alla celebrazione di qualcosa.
«Siete turbata per le parole di Xandra?» la voce cristallina di Dix mi spaventò. Sollevai le spalle e alzai il volto verso di lui.
«Ma... oh sei tu» sospirai riprendendomi «Mi hai spaventato»
«E' da quando abbiamo lasciato Amarfinie che avete sempre lo sguardo altrove. Cosa vi turba?Avete recuperato qualche ricordo di quel giorno? O l'oggetto che avete trovato nel tempio vi dà da pensare?» mi domandò poggiandosi sulla formazioni di rocce su cui ero seduta.
«Oh, no. Purtroppo non ho riacquisto nessun ricordo. Sono solo riuscita a sbirciare il momento in cui Ginozkena ha consegnato l'oggetto sacro» feci una pausa e allungai le gambe per stenderle.
«Però non riesco a togliermi dalla testa che alla fine non abbiamo una meta vera e propria. Il nostro viaggio si sta riscoprendo una caccia alle briciole lasciateci da Ginozkena prima di morire. Al tempio dimenticato, il cristallo; ad Ataria, il bastone; ad Amarfinie, quell'arma strana... Involontariamente, o per destino, stiamo ripercorrendo le sue ultime tappe come se tutto questo fosse stato previsto e deciso da lei. Mi sento come se non potessi fare altro che seguire le sue orme, senza mai potermi allontanare dal percorso già scritto» osservai per un attimo la sua chioma sollevarsi per il leggero venticello che ci avvolse.
«Io sono Faith, sono differente da Ginozkena eppure mi sono ritrovata, senza neanche accorgermene, a fare le stesse cose che faceva lei. Non capisco se lei era una stratega così abile o sono io che non sono abbastanza forte per cambiare il mio destino» era una questione che mi stava ronzando nella testa da diverse ore, da quando ho ascoltato le ipotesi che Xandra aveva deciso di condividere con tutti noi, e quel pensiero mi incupì.
Cominciavo a mettere in dubbio le mie possibilità forse, come lei, anche io avrei fallito.
«Venerabile Ginozkena» la sua voce rischiarò i miei pensieri.
«Le sue paure sono comprensibili ma penso che non dobbiate angustiarvi così. E' normale che state ripercorrendo le vostre impronte, potreste anche aver cambiato nome momentaneamente ma voi rimarrete la coraggiosa e indomite donna che ha superato i limiti umani e che si è porsa sopra i suoi simili imbracciando la spada divina»
«Non è servito a molto però» commentai guardandomi al mano poi i miei occhi si incrociarono con i suoi e presi coraggio.
«Dix, tu c'eri quando lei... è morta?» le domandai, ho sempre vouto chiederglielo, le circostanze della sua morte erano così misteriose che mi incuriosivano.
Se solo avessi saputo qual era stato l'errore di Ginozkena la prima volta, avrei fatto in modo di non ripeterlo.
«No» affermò incrociando le braccia, sembrava tremare.
«Io ero da un'altra parte, a combattere» mi spiegò poi il silenzio calò tra di noi. Avevo sollevato un polverone inutile, mi dispiaceva aver fatto ricordare quel terribile giorno a Dix e non essere riuscita a recuperare nessuna informazione per il nostro viaggio.
«Comunque ciò che volevo dirvi è che trovo sciocco pensare di voler allontanarsi dalla strada che voi avete disegnato. Se è come avete detto, che ci porterà alla distruzione di Uriel, perchè mai cambiarla?» mi rispose con una incrollabile sicurezza.
«Andrà tutto bene» si voltò e provò a prendermi timidamente le mani ma si contenne e mi sorrise.
Le sue parole mi convinsero mettendo silenzio nei miei pensieri.
Lo osservai, in quel momento mi sembrava più bello del solito, il suo volto era sereno e determinato, come illuminato dalla luce di una cieca fede e devozione, che si riserverebbe ad un dio. E così era quello l'amore di cui si era circondata Ginozkena? Quasi la invidiavo.
Feci il broncio e guardai verso la città, quanto mi sarebbe piaciuto staccare un po' e potermi divertire.
«E questo broncio cosa è?» mi domandò, sembravo non avere segreti per lui, mi leggeva come un libro aperto.
«Non sono riuscito a risollevarvi l'umore?» mi domandò preoccupato.
«No, sei stato molto premuroso, ti ringrazio» cominciai alzandomi in piedi.
«Mi sento meglio, solo che osservavo quella cittadina, sembra che sono in atto dei preparativi per una festa...» non conclusi la frase, non sapevo come la pensasse lui e volevo evitare di essere "rimproverata" per qualcosa che stavo solo pensando di poter fare.
«Effettivamente mi pare di udire della musica provenire da Ordley» disse con fare misterioso.
«E immagino che tu desideri che ti accompagni lì per andare a dare un'occhiata in giro» concluse fissandomi con un sorrisetto sulle labbra.
«Oh, no! Assolutamente, Xandra non me lo permetterebbe» aveva colto il segno, come sempre. Cercai di indietreggiare sui miei intenti e sospirai.
«E perché mai Xandra dovrebbe venire a saperlo?» esclamò facendomi l'occhiolino mentre poggiava le mani sui miei fianchi.
Lo guardai quasi sconvolta mentre mi sollevava e mi poggiava a terra. Lui sarebbe andato contro le volontà di Xandra per me? Ma certo, di cosa mi meravigliavo?
«Vediamoci dopo cena, in questo stesso posto. Assicurati che gli altri stiano dormendo prima di uscire» mi disse scrollandomi della terra dalle spalle.
«E fai attenzione che Enex è di primo turno per la guardia stanotte» si raccomandò mentre tornavamo all'accampamento insieme agli altri.
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