Capitolo 11 - Parte III
L'oggetto recuperato dall'albero era una specie di cerchio metallico, come un goniometro, con al centro una fascia, anch'essa metallica, che faceva da impugnatura.
Sembrava fatto di due porzioni quella centrale decorata da linee e simboli e quella più esterna, più sottile e liscia.
Sembrava in tutto e per tutto un'arma uscita da un vecchio telefilm che vedevo da ragazzina, se non fosse che la "lama" era alquanto tozza e per niente affilata.
«La presenza, è sparita» il gruppo era alquanto inquieto, un po' come me, non sapevano spiegarsi l'accaduto.
«Che oggetto... bizzarro» si avvicinò l'anziana osservando il disco tra le mie mani.
«Quindi era questo che emanava quella forte energia? E perché improvvisamente ha smesso di farlo?» domandò curiosa Cassidea.
«Ma è fantastico!» Xandra, al contrario di tutti era entusiasta.
«E' un segno, anche se non sappiamo come, è evidente che dobbiamo usare questa arma per combattere Uriel» continuò guardandomi speranzosa.
«Forse hai ragione» affermai guardando l'oggetto perplessa «Ma la lama non è affilata» le feci notare.
«Non ci avevo fatto caso» disse subito osservandola di lato.
«Ma non è un problema, la faremo affilare appena ci sarà possibile» concluse battendo un pugno sul palmo della mano.
«Perché mai la Venerabile Ginozkena avrebbe dovuto nascondere qui un'arma...» prese parola Cassidea.
«Invece che tramandarla ai suoi discepoli?» aggiunse dopo essersi assicurata di essere udita dalle due donne.
Xandra e Vara si guardarono molto perplesse tra di loro, come per trovare nei rispettivi sguardi la risposta a quella domanda che, a quanto pareva, non doveva essere così stupida come sembrava.
«Probabilmente aveva paura che potesse andare perduta» ipotizzò Xandra ma nessuna di noi sembrava pienamente soddisfatta.
«E' inutile farsi tutte queste domande adesso» affermò l'anziana sacerdotessa prendendo la parola.
«Non dovete più preoccuparvi, la nostra illustre ospite ha risolto la questione, potete congedarvi» si voltò verso il gruppo e li rimandò tutti ai propri doveri.
«Anche tu Cassidea, torniamo sulla lezione del giorno, le abilità curative sono una prerogativa fondamentale per una sacerdotessa» affermò verso la sua alunna ammonendola.
«Sì, maestra» la ragazza si voltò verso di noi facendoci un rispettoso saluto poi ci diede le spalle e si avvio alla porta.
«Aspettate» cercai la loro attenzione.
«E' possibile partecipare alla lezione?» chiesi alla donna ma, contemporaneamente, guardavo Xandra.
«Non è un problema vero? Non dobbiamo partire subito?»
«No» mi rispose sorpresa da quel mio interesse.
«Ho deciso che ripartiremo domani mattina» mi spiegò, sorrise e rilassò la fronte, sembrava quasi, contenta.
«Io insegnare a lei?» chiese con ironia l'anziana.
«Spero siate almeno un'allieva esemplare» mi diede il suo consenso e mi invitò a seguirla.
«E' magnifico» esclamai porgendo l'arma a Xandra «Puoi riporla tu nello zaino?»
«Certo, tanto stavo pensando di tornare a mangiare» mi rispose recuperando l'arma, la stringeva ancora pensierosa.
Per qualche secondo un pensiero la disturbò poi, con un sorriso stanco si congedò e si separò avviandosi nella direzione della locanda.
«E' proprio vero quello che avete detto?» mentre camminavamo verso una stanza diversa del tempio, Cassidea prese coraggio e mi rivolse la parola.
«Sì» le risposi un po' imbarazzata.
«Oh, adesso si spiega il comportamento che avete avuto durante il bagno rituale» pensò ad alta voce.
«Immagino allora che Ginozkena non sia nemmeno il vostro attuale nome» continuò.
«No» ammisi mordendomi le labbra.
Mi resi conto che, senza la maschera di Ginozkena, mi sentivo vulnerabile.
Ciò che rimaneva una volta venuta a galla la verità era semplicemente me stessa, una stupida ragazza incapace di crescere, figuriamoci salvare un intero mondo.
«Allora dimmi, qual è il tuo nome?» si fermò per osservarmi.
«Il mio nome?» ripetei pensierosa. Era così strano sentire quelle parole.
«Il mio nome è Faith».
La ragazza ascoltò la risposta e rimase per un attimo in silenzio.
«Che nome strano, sembra quasi mistico! Sono contenta che voi siate qui signora Faith» poi mi diede le spalle per tornare a seguire la maestra.
«A tal proposito» affrettai il passo e la raggiunsi.
«Possiamo dire che in realtà abbiamo la stessa età, perciò diamoci del tu» aggiunsi, signora Faith suonava ancora peggio.
L'anziana sacerdotessa, ad un certo punto della sua camminata si fermò e ci guidò dentro ad una stanza buia, accese le fioche luci delle torce magiche e illuminò degli altari con su degli enormi teli.
Sembravano ricavati da fibre naturali seccate e coprivano degli ingombri presenti al di sopra di essi.
L'aria era alquanto spettrale, e non ne comprendevo la ragione ma l'espressione di Cassidea era tranquilla, segno che forse era tutta una mia suggestione.
«Visto la situazione faremo subito un riepilogo» la maestra si posizionò vicino ad uno di quegli altari e cominciò imponendosi con la voce.
A quel punto Cassidea si sedette su dei piccoli giacigli sul pavimento e io feci lo stesso.
«L'arte della cura delle ferite è qualcosa di estremamente preciso e accurato. Tutto si basa sull'emanazione del proprio potere che viene trasmesso, donato, ad un altro organismo. Questa cessione stimola la rigenerazione del ferito che guarisce. La quantità di energia necessaria affinché il paziente si rigeneri completamente, al contrario di quanto possa sembrare, è precisa. Una quantità inferiore non curerà completamente le ferite, in alcuni casi si tenderanno a formare delle cicatrici, come in una rigenerazione umana. Nel caso opposto, se la quantità che andrete ad inoculare nel ferito è superiore si andrà incontro ad una eccessiva stimolazione, la zona trattata andrà incontro ad una crescita incontrollata creando nel nostro assistito una deformazione»
Avevo quasi difficoltà a seguire le parole della maestra, non credevo che dietro alla magia ci fosse una scienza così minuziosa.
«Ci sono domande?» chiese con tono severo l'anziana.
Proprio come la mia professoressa di matematica, si era accora che mi ero distratta, dovevo essere proprio un libro aperto per gli educatori.
«Io» alzò la mano Cassidea.
«La quantità di energia incanalata sulla ferita e il tempo di esposizione sono fissi? Se no, quali sono i fattori che li determinano?» chiese appena ebbe il consenso. Io la guardai con tanta ammirazione. Non era brava solo nelle arti magiche ma anche intelligente, la invidiavo tantissimo.
«L'energia trasmessa è influenzata dalla concentrazione del curatore, dalla quantità di potere a cui può attingere e dal controllo che ha su di esso. Il tempo di esposizione a sua volta è inversamente proporzionale al potere incanalato» le rispose la sacerdotessa.
«Facendo un esempio concreto. Tra te e la Venerabile chi impiegherebbe meno tempo a guarire uno stesso tipo di ferita?» aggiunse per aiutare me nella comprensione.
«La Venerabile» affermò guardandomi.
«Esatto, perché essendo più potente trasmetterebbe, in proporzione, più potere di te, e di conseguenza il tempo di esposizione risulterebbe minore. Ma questo in base teorica poiché, come ho detto prima. Il tempo di incanalazione dipende anche dalla concentrazione. Infatti si può diminuire anche migliorando la concentrazione e il controllo. Parlando per ipotesi, tu possiedi dieci punti di forza spirituale, quando ne curi ne trasmetti solo due e impieghi un minuto per curare un taglio. Se, grazie alla meditazione e al controllo dei tuoi poteri, riuscissi a modificare la quantità di energia trasmessa da due punti a quattro riusciresti a curare quella stessa ferita al doppio della velocità, impiegando solo trenta secondi e, sopratutto, senza aumentare il tuo potere di base»
Ascoltammo attentamente gli esempi, e non si poteva dire che in quella maniera il concetto espresso dalla maestra era decisamente più chiaro.
A quel punto anche io avevo delle domande per lei.
«Come facciamo a capire quando dobbiamo fermarci?» le chiesi senza aspettare il permesso.
«Io avrei paura a provarci dopo quello che avete detto» il sapere che ci possano essere delle conseguenze anche ad un incantesimo di cura mi avrebbe frenato a fare qualsiasi cosa.
«Tutta la magia può essere pericolosa, anche quella sacra, se usata con disattenzione e malvolontà. Ciò non vuol dire che sia impossibile da controllare. Fidati del tuo istinto e non esisterà ferita che non potrai rimarginare» dicendo quello spostò un lembo del telo che copriva gli altari, scoprendo degli arti insanguinati.
Arretrai appena un po' spaventata e mi guardai intorno. Tutti quegli altari nascondevano sotto ai teli dei cadaveri.
«Finita la teoria passiamo alla pratica» ci incitò ad avvicinarsi e Cassidea, come se nulla fosse, la raggiunse toccando il braccio del morto.
«Queste creature sono morte di recente, lo so è più difficile rigenerare una ferita di un essere senza vita ma è l'unico modo sicuro per imparare a comprendere quando interrompere il flusso di energia» si interruppe guardando il mio volto.
«C'è qualcosa che non va, Venerabile?»
«Io...» mi alzai puntando con lo sguardo la porta.
«Capisco» l'anziana si avvicinò a me con passo svelto e con delicatezza mi prese la mano.
«Probabilmente dal mondo in cui provieni la morte è ancora un tabù» dicendo questo mi guidò la verso un'altro di quegli altari.
«Non dovete avere timore della morte. E' una cosa naturale, come la vita stessa» alzò un altro di quei teli scoprendo la gamba di una persona anziana, aveva una vistosa ferita che lo dilaniava.
«Ognuno di noi è solo in transito su questa terra è davvero importante averne consapevolezza. Noi crediamo che nulla è immutevole e che, proprio come la vita, anche la morte non lo sia» dicendo questo portò la mia mano sulla ferita e mi guardò con sguardo di assenso.
«Chi più di lei può comprendere questa cosa?»
A quel punto allontanò la sua mano invitandomi con un gesto, a cominciare.
Le sue parole in qualche maniera scacciarono un po' il mio timore, ma non riuscivo a scrollarmi di dosso una cupa sensazione, un po' come quando vai al cimitero.
Sapere di essere circondata da persone morte mi metteva in soggezione.
Porsi le mani e chiusi gli occhi, cercai di scacciare ogni pensiero, di svuotare la mia testa e provai a fare come aveva spiegato la maestra.
Incanalai il mio potere sul palmo delle mani per donarlo alla persona che volevo guarire.
Era così emozionante, quando aprii gli occhi per sbirciare ebbi un brivido, la ferita si stava rimarginando, stavo riuscendo ad usare i poteri di guarigione!
Quel successo mi riempì di soddisfazione, facendomi dimenticare che quello che stavo curando era una persona morta.
Ben presto destreggiai la tecnica con maestria, proprio come aveva detto l'anziana sacerdotessa, era davvero più difficile a dirsi che a farsi.
Un po' stanca mi voltai verso Cassidea, ero così concentrata nel mio allenamento che non mi ero minimamente curata se lei stesse progredendo come me.
«Non ti abbattere, sei stata brava, sei migliorata rispetto l'ultima volta»
Quando mi avvicinai per curiosare, la maestra la stava rincuorando.
La ferita di cui si stava occupando era guarita parzialmente, il taglio era stato in parte coperto da una vistosa cicatrice mentre le zone centrali erano ancora aperte e con la carne in vista.
La guardai un po' sorpresa ma cercai di nascondere il più possibile il mio sguardo.
Solo allora mi resi conto che quello che stavo facendo non era così semplice. Ciò che per me era stato un gioco da ragazzi, per lei era davvero complesso.
Quanto allenamento ha dovuto fare per arrivare a quel punto?
Quanto ha dovuto sforzarsi per imparare ad ereggere quella sottile barriera con cui proteggeva gli hent?
Davanti allo sguardo stanco e combattuto della ragazza, la risposta era lampante.
Tanto, tutto ciò che sapeva fare lo aveva guadagnato sudando e a quel pensiero mi sentii insignificante.
Anche se io possedevo più potere, lei era quella davvero forte!
«Anziana Vara» una voce interruppe la lezione, la porta si aprì e un ragazzo fece capolino nella stanza.
«La notte sta per sorgere» annunciò un po' timido.
«E' già ora di andare?» Cassidea guardò supplichevole la maestra.
«Sì» affermò lei precedendoci fuori dalla stanza.
«Non ti preoccupare» le dissi prendendole le mani.
«Anche questa notte, facciamolo insieme!»
Lei mi guardò con le lacrime agli occhi.
«Grazie Faith» mi sorrise asciugandosi velocemente gli occhi.
Ricambiai il suo gesto e insieme ci dirigemmo nella zona del rituale, ci svestimmo e, con un pò più di confidenza, ci bagnammo nelle terme sacre per il bagno purificativo.
Con decisione ci rivestimmo e, mano nella mano, ritornammo nella sala cerimoniale dove potemmo osservare il sole tuffarsi all'orizzonte.
«Sei pronta?» le chiesi sedendomi vicino al trono di legno, come la sera precedente.
«Sono pronta!» mi rispose lei stringendomi la mano.
Chiudemmo gli occhi e creammo la barriera appena prima che l'oscurità fosse calata del tutto.
Aspettammo qualche minuto, in attesa della pioggia ma il tempo passava e nulla interferiva con il nostro incantesimo.
Era davvero strano così aprii gli occhi per sbirciare le enormi finestre dalla stanza e subito mi accorsi che il cielo era limpido e che si potevano vedere le stelle e la luna.
Mollai la presa di Cassidea e mi alzai per avvicinarmi, non potevo credere ai miei occhi.
Ruppi la concentrazione e la barriera crollò.
«Faith!» disse preoccupata la ragazza.
«Cosa stai facendo? La barriera!»
«Cassidea guarda!» le indicai il cielo.
«Non ci sono nuvole su di noi, né all'orizzonte. Il cielo è limpido»
La ragazza, incredula, corse verso di me per verificare da sola.
«Non sembra che stanotte pioverà» aggiunsi sorridendole quando mi accorsi che il suo viso era stato rigato da un fiume di lacrime.
«Non piove!» disse con la voce soffocata dai singhiozzi.
«Stanotte non pioverà» ripeté cercando di pulirsi inutilmente il viso.
Appena asciugava le guance rosee la sua pelle era di nuovo attraversata da quel pianto liberatorio.
Non sapevo se potesse essere davvero un buon segno l'assenza della pioggia velenosa ma preferii pensare che in quella maniera il popolo degli hent avrebbe avuto qualche notte di tregua.
Cassidea, spogliatasi per un momento dalle vesti ufficiali, si gettò tra le mie braccia, mi cinse saldamente la vita e affondò il volto nel mio petto.
«Grazie Faith, grazie!» continuava a ripetere con il singhiozzo.
«Cassidea, ma cosa dici, io non h fatto nulla» anzi al contrario, io ero la responsabile del risveglio di Uriel.
«Sei tu che hai fatto tutto. Sei tu che hai eretto la barriera per tutti questo tempo. Senza di te gli hent non avrebbero avuto scampo. Sei la loro eroina!» quelle parole mi uscirono spontanee, guidate da tutta l'ammirazione che provavo per lei.
«Ti ringrazio» disse allontanandosi un po'. Aveva finalmente sfogato il pianto e sembrava calmarsi.
«Forse è il caso, questa sera, di rimanere comunque a guardia, giusto per assicurarsi che davvero la pioggia non tornerà»
«Sì» le dissi sedendomi sul parquet davanti alla finestra.
«Ma almeno questa volta potremo farlo guardando le stelle» la invitai a sedersi al mio fianco per contemplare il cielo. Lei mi sorrise e con piacere mi accompagnò.
«Sarà la notte più bella della mia vita» sorrise ancora giocando con una treccia.
«Era da tanto che non si poteva osservare la luna» disse malinconica portando le ginocchia al petto.
«E' così bella. Sono contenta di essere riuscita a vederla prima che io...» la ragazza interruppe la frase chiudendo gli occhi. Era serena, quasi come rassegnata a quell'idea che le stava balenando nella testa.
Io ero troppo contenta per comprendere a pieno il senso della sua frase, o probabilmente non volevo.
La notte passò tranquilla, così calma e serena che neanche mi accorsi quando mi addormentai.
Poggiata sulle spalle di Cassidea che contemplava il cielo trapuntato, come la cosa più bella del mondo.
Eccomi qua! Buon Ferragosto a tutti! Come sono andate queste due giornate afose? Io le ho passate dentro casa a fare i servizi!
Fa trooooppo caldo e io sto ancora finendo il fottuto trasloco! Martedì vengono a fare dei piccoli lavori per sistemare la cucina. Non vedo l'ora di finire.
Siamo ormai verso la fine del capitolo, probabilmente nella prossima parte capirete il perché del titolo, anche se è già intuibile.
Piuttosto che ne pensate della lezione di "magia" della Maestra Vara? A me piace solo che ho bisogno di un parere esterno. Si capisce? E' troppo specifica? Helpatemi! XD
PS. SOno indietro di una lettera dell'epistolario. E' praticamente pronta. Devo correggerla e la pubblicherò. In realtà dovrebbe essere letta qualche parte prima ma alla fine conta poco! Spero di pubblicarla quanto prima. E' di cinquemila caratteri, dovrò dividerla in due parti. =|
Buona notte a tutti!
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