Capitolo 10 - Parte V
L'idea di giocare a carte in qualche maniera funzionò, anche se per tutto il tempo Enex è passato da stati di assoluta concentrazione e attenzione a momenti in cui aveva lo sguardo perso e potevo percepire il potere del fuoco uscire in maniera esponenziale dal suo corpo.
Diverse volte ho temuto di dover intervenire, l'aria intorno a lui cominciava a diventare insopportabile eppure, mi bastava desistere un secondo e lui tornava normale, come se nulla fosse successo.
Verso l'alba, Skill aveva vinto tutte le nostre monete d'argento e Enex passava più tempo in trance che vigile.
Non potevo più di vederlo in quello stato, così decisi che era arrivato il momento di un intervento più incisivo.
Sospirai e, allungando le braccia, sbadigliai.
Qualche attimo dopo mi schiaffeggiai leggermente le guance nel tentativo di riprendere un po' di lucidità.
«Adesso basta Enex, fatti dare una mano» esclamai posando le carte sul tavolo.
«Non puoi reggere ancora tutto da solo» a quelle mie parole lui alzò gli occhi alquanto alterato.
Non era difficile immaginare che avevo colpito il suo orgoglio ma le visibili occhiaie sotto ai suoi occhi erano un chiaro segnale di aiuto.
Non lo avevo mai visto così sfiancato, nemmeno dopo un duro allenamento o un combattimento.
«Dici sul serio?» mi domandò dopo un lungo silenzio di riflessione.
«Dovrai comunque fare tutto tu però, potrai allentare un po' la presa e riposare» gli spiegai.
«Beh, signori » iniziò Skill sbadigliando rumorosamente.
« E' stato un piacere giocare con voi» dicendo quello si alzò lasciando la vincita sul tavolo.
«Non andare a dormire» lo fermai mentre si accingeva ad arrotolarsi nelle coperte.
Alla mia richiesta scattò in piedi in attesa di istruzioni.
«Il sole sta per sorgere. Raggiungi Dix al cancello e fatti aiutare a portare qui Ginzokena» gli ordinai mentre facevo sdraiare Enex sul letto.
«Quando inizierò l'incantesimo non potrò muovermi fino alla sua conclusione» gli spiegai mettendo la mano in direzione del petto di Enex.
«Voglio tenerla sotto controllo» conclusi facendo scorrere il mio potere attraverso la mano.
Il palmo cominciò ad emanare una flebile luce.
Osservai Skill mentre aspettavo una sua risposta, mi parve alquanto turbato da quella mia richiesta ma con un cenno di assenso si allontanò.
Non riuscii nemmeno a ringraziarlo tanta era la fretta di Skill di fuggire.
Era davvero strano ma, purtroppo, non avevo tempo di indagare ma mi ripromisi di approfondire la questione appena le acque si sarebbero calmate.
«Chiudi gli occhi, rilassati e cerca di riposare un po'» affermai rivolgendomi verso Enex, impostai una voce tranquilla e comincia a parlare con un tono quasi cantilenante.
«Quando sarai pronto, ti lascerò andare. Per adesso però, fidati di me» conclusi e quella luce che illuminava il mio palmo si trasferì sul suo petto avvolgendo il suo nucleo, la fonte della sua magia, per contenerlo.
Era la prima volta che mi capitava di usare un incantesimo di contenimento su un essere così forte, ma non mi lasciai influenzare dalle ripercussioni che una mia debolezza avrebbe potuto scatenare.
Presi dei lunghi respiri per rafforzare il mio autocontrollo e tornai a concentrarmi su Enex, contro ogni mia aspettativa lui chiuse gli occhi e crollò come un bambino.
Il suo volto, per la prima volta dopo tanto tempo, sembrava sollevato. Qualcuno portava, seppur in parte, il suo peso.
Se solo Ginzokena fosse stata in sé, sarebbe stato un altro problema a cui avrebbe potuto tranquillamente porre rimedio lei.
Anche se era concentrata sul suo incantesimo, sapevo che lei poteva sentire la mia presenza così le rimasi accanto tutta la notte, stringendo la mano della Venerabile e a sorreggere con lei il peso di quella barriera.
In realtà, le sue dita si aggrappavano a me e stringevano le mie con una forza che non aveva mai posseduto finché finalmente, quasi compassionevole, il sole fece capolino dall'orizzonte, spazzando via con i suoi raggi l'oscurità che ci circondava.
La pioggia andò lentamente a diradarsi mentre le cupe nubi che riversavano su di noi il veleno di Uriel si allontanavano come spinte da un vento di speranza.
«Ginozkena, ci siete riuscita, il sole, il sole è sorto!» le presi dolcemente le mani e, combattendo un po' le sue resistenze, l'aiutai a sollevare il busto.
«Adesso puoi smettere, è l'alba!» la incitai a sollevare il volto e a guardare l'orizzonte.
Appena le mie parole fecero breccia nei suoi pensieri si fece guidare sollevata, aveva gli occhi scarlatti come il sangue, le lacrime avevano solcato le sue guance ma, quando il calore del sole accarezzo il suo viso... il suo volto fu illuminato da uno stanco, ma non meno intenso, sorriso di compiacimento e, con l'ultimo fiato che aveva in corpo, sospirò.
Tanta era la stanchezza che qualche attimo dopo cadde svenuta sul mio torace.
Istintivamente l'abbracciai portando la sua testa sulla mia spalla destra e, preso dal momento, anche dal mio viso scese una lacrima, ce l'aveva fatta.
«Dix!!!» quel momento non potè durare che un attimo poiché sentii presto invocare il mio nome.
Alzai gli occhi nella direzione del villaggio e cercai di mettere a fuoco la persona che mi cercava.
«Grazie agli dei! Finalmente il sole» era Skill, si avvicinò con passo svelto e,piegandosi appena sulle ginocchia, fece dei respiri più profondi.
Sembrava aver corso di fretta.
«Skill, cosa ci fai qui?»
«Xandra» prese un po' di fiato «Mi ha detto di portare Ginzokena da lei»
Osservai l'umanoide con reticenza, dopo aver passato la notte lì fuori, non volevo lasciare che qualcun altro la parte più piacevole, portarla trionfante nelle strade del villaggio.
«Perfetto» mi alzai prendendola in braccio, i suoi capelli e le sue gambe pendevano ciondoloni ai lati della mia figura e mi incamminai verso l'osteria in cui alloggiavamo.
Skill, però, non sembrava contento della mia presa di posizione, mi seguiva quasi sbuffando, ma non mi sentivo sicuro nel lasciare la Venerabile Ginzokena nelle mani di un umanoide.
Camminammo uno dietro l'altro fino alle scale del locale che portavano alle stanze e, in quel momento, Skill mi superò bloccando i miei passi.
«Adesso lasciala pure a me, immagino che avrai bisogno anche tu di riposare» affermò cercando di imporsi su di me. Allungò la mano sul corpo della Venerabile e cercò di sfilarmelo.
«L'ho portata fino ad adesso, non ho problemi ad adagiarla direttamente sul giaciglio» affermai scostandomi appena per allontanare le sue mani.
«Insisto» continuò prendendomi per il polso.
«Fatti da parte, Xandra ha chiesto di occuparmene personalmente» affermò stringendo la presa.
Il suo ridicolo tentativo di intimorirmi non funzionava, men che meno con quella sua voce tremolante.
I suoi occhi e la sua bocca serrata potevano anche ingannare qualcuno, ma le sue parole tentennanti facevano trapelare la sua paura... e faceva bene ad averne.
Le nostre differenze di combattimento erano ben chiare ma apprezzai il coraggio che ebbe di affrontarmi e decisi di affidargli la Venerabile.
L'adagiai tra le sue braccia e mi piegai per sfiorarle i capelli della testa con le labbra, socchiusi gli occhi annusando il suo profumo poi mi raddrizzai.
«Mi raccomando» lo fulminai precedendolo sui gradini, la sua richiesta mi puzzava, sentivo che c'era qualcosa che mi nascondeva, però non potevo fare altro che fidarmi.
Tenni il fiato sospeso per tutto il tempo che parlai con Dix, cercando di nascondere nei dietro ad una smorfia di rabbia, il senso di inappropriatezza che mi opprimeva quando ero con lui.
Non che non fossi fiero del mio retaggio ma, chi non ha mai sognato di poter essere paragonato al sole?
Purtroppo la mia eredità umana è ben visibile nel mio aspetto fisico e nelle mie, assenti, capacità magiche.
Come avrei mai potuto competere con lui?
Ma ce l'avevo fatta, nonostante, per una qualche ragione era restio a lasciare andare Ginozkena, io non potevo permettergli di salire insieme a me.
Ero certo che avrebbe fatto scoppiare il finimondo se avesse saputo che Xandra aveva intenzione di mettere a riposare la "sua adorata donna" nella stanza di Enex.
Aspettai di vedere la sua chioma sparire nel corridoio laterale prima di sospirare.
Mi aveva guardato con una tale furia che credevo mi avrebbe aggredito.
Più quel viaggio faceva il suo corso, più mi rendevo conto che le voci che giravano su di lui fossero vere.
Mentre salivo le scale, in direzione del secondo piano, non potevo che guardare il volto distrutto della ragazza e domandarmi cosa mai ci avesse trovato, in passato, in quel tipo arrogante e pieno di sé.
Probabilmente fu una cosa puramente fisica.
Mi risposi, ma quell'idea fece partire nella mia mente la fantasia di loro due nudi che si avvinghiavano e la cosa mi disturbò alquanto.
Poi mi ricordai che Ginzokena era una sacerdotessa con voto di castità e mi sentii terribilmente stupido, sotto tutti i punti di vista.
Ero senza speranze.
Arrivato nella stanza entrai in silenzio, adagiai Ginozkena sul divano della stanza super lusso di Enex e la coprii con il mio mantello per riscaldarla.
Rimasi fermo ad osservarla per qualche secondo, cercando di non dare troppo nell'occhio poi, come se avessi commesso il peccato più grave del mondo, me la defilai lasciando tutto nelle mani di Xandra.
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