Musica

I bambini non potranno restare per sempre nel nascondiglio di Anastasia, prima o poi dovranno trovare un'altra sistemazione.
Noi non possiamo sempre vederli, dobbiamo anche pregare e lavorare, e loro sono in tanti.
Come faremo?
Gran bella domanda.
Ora è mattina e io e Anastasia abbiamo del tempo libero, perciò andiamo da loro.
Apriamo.
Ma non c'è nessuno.
Cosa?!
Sono stupita, esterrefatta e preoccupata nello stesso momento.
Dove sono andati?!
"Dove so-". Inizio a parlare ma Anastasia mi zittisce subito.
"Zitta un secondo".
"Ehi!".
"Ssh!". Mi mette un dito sulle labbra.
Cosa c'è?...
Mi guarda, scintille di curiosità nei suoi occhi celesti.
"Non senti?". Sorride.
"Che cosa?". Che cosa mai dovrei sentire?.
Il suo sorriso si allarga ancora di più.
È caldo, tranquillo, sincero, quasi dolce.
Ma Anastasia non è dolce, è una forza della natura, la bambina trovata nel giorno di Pasqua.
Risorta dal nulla.
"Stanno cantando".
Cantando? Come cantando?
Aguzzo l'orecchio e tento di sentire.
"Mettilo sul pavimento!". Mi indica lei. "Sono sotto!".
Lei fa già quell'azione e sorride sempre con l'orecchio appoggiato sul freddo pavimento di pietra.
Provo.
E sorrido anch'io.
I bambini cantano! Sì cantano! E sono bravissimi!
Sembrano un coro di cherubini.
Ma... Perché viene da sotto?
Dalla posizione in cui mi trovo la risposta non tarda ad arrivare: una piastrella alzata.
Alzata leggermente, giusto per non fare vedere che la si è alzata.
Mi alzo, mi avvicino e sollevo la piastrella.
Questo convento non smette mai di stupirmi.
Su questo sono certa.
Una breve scaletta di pietra si staglia davanti ai miei occhi, sotto si vedono dei raggi di calda luce mattutina e si sentono le voci.
Le loro voci, le meravigliose voci dei bambini.
"Wow!". Anastasia mi si è avvicinata e si affaccia alla scaletta.
"Anastasia...". Io sono ancora a bocca aperta. "Tu in tredici anni di vita in questo convento e molto probabilmente in tredici anni di conoscenza di questo nascondiglio, non hai mai scoperto questa.... Questa stanza segreta?".
Lei scuote la testa.
"No!". Sorride ancora. "Però sono felice di averlo scoperto adesso! Avanti andiamo!".
E scende.
Io chiudo la porta del nascondiglio e mi accingo a seguirla.
La scaletta è breve, pochi gradini e si è già giù ma la stanza....
È bellissima.
In fondo vi è una grande finestra ad arco che sembra coperta da fuori dall'edera o qualcosa del genere ma che nonostante ciò lascia entrare comunque molta luce.
E le pareti sono affrescate, sì affrescate.
Affrescate di sopra da Anastasia, affrescate di sotto da mano ignota ma geniale.
Anche il soffitto è affrescato: raffigura un cielo stellato con ai lati delle nuvole e degli angioletti.
Gli angioletti hanno anche loro degli strumenti musicali fra le manine paffute, delle pergamene e dei libri.
Sono stupendi.
Appena entriamo i canti si spengono immediatamente.
I bimbi ci hanno notato e ci guardano con sguardo interrogativo.
"Clarissa, Anastasia!". Questa è la voce del piccolo Sebastiano. "Abbiamo scoperto questa stanza ieri sera e ci siamo trasferiti qui, a voi non da fastidio vero?".
Forse Anastasia gli ha risposto, non lo so.
Non sento, vedo solo.
Vedo gli affreschi, meravigliosi, stupendi.
Divini.
Rappresentano le vite di San Francesco e Santa Chiara.
I santi della mia infanzia e i santi di Anastasia.
Francesco da un lato e Chiara dall'altro.
Mi avvicino e gli sfioro leggermente con la mano.
Sfioro il viso di Francesco: i capelli neri tonsurati e poca barba in volto, le mani stigmatizzare e lo sguardo rivolto verso i tantissimi uccellini piumati che stanno ai suoi piedi.
È uno sguardo da fratello a fratello.
Da fratello a fratello, eppure molti dei "fratelli" che ho incontrato qui sono uomini malvagi e interessati solo al piacere.
Mio padre, Pino, Renato.... Dovrei perdonarli?
Non lo so.
Scaccio via questi pensieri e ritorno sull'affresco, tocco l'aureola dorata dietro il fraticello.
Non assomigliano molto a quelli di Giotto che stanno nella basilica ad Assisi, eppure il periodo è quello o un po' dopo.
"Clarissa?". Il piccolo Sebi mi riporta alla realtà.
Sbatto gli occhi, sembra che mi sono incantata davanti agli affreschi.
Mi giro.
"Sì Sebi?".
I suoi capelli bianchi scintillano nella luce del sole.
"Allora ci stai anche tu che restiamo qui?".
Anche tu? Guardo Anastasia: ha forse acconsentito che i bimbi restino qui?.
Ritorno a guardare Sebastiano, attende una risposta.
"Per me va bene".
Loro esultano.
È vero, per me va bene, qui sono ben nascosti, la finestra è ben coperta e questa stanza sta al piano terra e sembra dimenticata da anni.
Come mai ci imbattiamo sempre in stanze abbandonate?
Solo Dio lo sa.
Le grida di gioia dei bambini rimbombano per la stanza.
Ha una bella acustica: ottima per un coro come loro!
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Il pomeriggio è al suo culmine e noi novizie ci divertiamo nel chiostro.
Suor Savia ci guarda, attenta maestra.
Io, Anastasia, Violante e Gemma siamo sedute sul muro del chiostro e parliamo un po' di tutto.
Anastasia stringe a sé le bambole di Francesco e Chiara, Chicco e Chia, come li chiama lei.
Da quando ho capito oggi le due bamboline hanno fatto una gita fino al frutteto e ora si riposano nel grembo di Anastasia.
I bambini hanno promesso di stare bravi nella stanza finché non torniamo dopo e noi approfittiamo di questo breve momento di svago.
Un normale pomeriggio.
Per il chiostro passa a passo svelto la badessa, Suor Clotilde.
Sembra preoccupata.
"Tutto bene madre?". Le chiedo quando ci passa davanti.
Lei ci guarda tutte e quattro prima di ritornare a me. "Certo cara, ho solo avuto una discussione animata con un gentiluomo".
"Animata? Vi ha detto qualcosa di male?".
Sorride per rassicurarmi. "Niente di male Clarissa, ha solo alzato un po' la voce nel continuare a domandare se avessi dato ospitalità a dei bambini".
Bambini?
Oh mamma.
"Avete detto bambini?".
"Sì, bambini, orfanelli ha detto, piccoli mendicanti. Io gli ho risposto che non l'ho mai fatto naturalmente, anche se qui vicino abbiamo un ospedale per i poveri e la gestione è mia, ma se fossero arrivati dei bambini l'avrei saputo. Un gentiluomo un po' originale con solo delle domande. Ora se mi volete scusare...".
Si congeda e si allontana.
Renato. Quell'uomo era Renato.
Un leggero brivido mi percorre la schiena.
Non siamo stati scoperti per un soffio.

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