Anastasia

Da quando mio padre è andato via le sue parole mi sono sempre rimaste impresse nella mente.
Delle minacce, degli avvertimenti, il messaggio è semplice: "o ti consacri a Dio o per me non esisti più".
Ecco qual'è il modo di liberarsi delle figlie femmine indesiderate, di cui non si sa cosa fare: rinchiuderle in un convento, dirgli che gli hanno fatto un grande favore perché il mondo là fuori è "buio, brutto e cattivo", e lasciarle lì.
Ma il mondo è anche bello, è anche grande, è anche colorato, perché rinchiudere in convento una figlia senza che abbia una vera vocazione?.
Credo che non capirò mai cosa c'è nelle menti degli uomini che hanno potere.
Mai.
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La rondine è bella, aggraziata, si libra libera nell'aria per poi tornare al nido.
È una dama dell'aria.
"Clarissa stai bene?, mi sembri pallida".
la voce cristallina di Violante mi distoglie dai miei pensieri.
"Mh?, no tranquilla, mi fa solo un po' male la pancia per il flusso mensile".
Altra grande cosa che mio padre non capirà mai perché è maschio, e altro grande dolore che dovrò sopportare per tutta la vita perché questo ventre non sarà mai fecondato.
"Va bene, però per me è meglio se ti fai dare qualcosa da Suor Beldie".
Suor Beldie, il cui nome molto carino significa "bel giorno", è la suora infermiera, ha un proprio orticello e utilizza le erbe per curare gli altri.
"Va bene". Ubbidisco e vado verso l'infermeria.
Non appena entro nella stanza vengo accolta da un profumo di erbe.
"Buongiorno Clarissa". Mi saluta Suor Beldie con un sorriso.
Ha trent'anni, una vasta conoscenza nel campo medico e due piccoli occhi castani.
"Buongiorno Suor Beldie, le volevo chiedere se ha qualcosa per calmare i dolori di pancia legati al menarca".
"Certo cara, ti posso fare una tisana se vuoi, però per farla dovrei andare a prendere dei fiori di camomilla, se puoi aspettare qui qualche minuto...".
"Certo".
Ancora un altro sorriso. "Bene, e per favore non toccare nulla".
Esce.
Da quel poco che ho potuto vedere l'orto del convento è molto carino, circondato da mura di cinta decorate dall'edera.
Tutti il convento è pieno di fiori: il chiostro è decorato da tantissima glicine, il giardino da un roseto, da un frutteto, da un campo di papaveri e da una gigante e maestosa quercia.
È povero ma carino.
D'improvviso una ragazzina entra nella stanza: è piccola, un ciuffo di capelli biondi sotto la cuffia, due occhi azzurri da cerbiatto e una boccuccia a cuore.
Canticchiando una canzone prende una barattolo dalla mensola e comincia a mettersi nel palmo della mano tanti pezzettini di erbe tritate.
Deve essere una novizia, eppure non l'ho mai vista.
"Ehi che fai?!, Suor Beldie ha detto di non toccare niente, e si arrabbierà molto quando scoprirà che gli preso un po' di quella roba!".
Lei continua a prenderle.
"Devo aiutare Andrea e Margherita".
"Chi?".
"Le mie amiche formiche!".
"Ma le formiche non hanno un nome e non mangiano quello!".
Ora mi guarda.
"Invece sì che hanno un nome, se tu ne sapessi un po' più dei santi, potresti sapere che San Francesco chiamava gli animali fratelli...".
Mi ha preso per scema?!, certo che lo so!.
"Ma io lo so, so anche che ci parlava pure".
"Sì, e visto che ci sono tanti animali della stessa specie a questo mondo, e visto che chiamarli ciascuno "sorella formica" oppure "fratello gattino", alla fine finirebbero per confondersi fra di loro, io gli ho dato dei nomi!".
Sembra orgogliosa di quello che ha appena detto, manco se avesse compiuto un eroica impresa.
Sai che impresa.
"E come sai che gli animali finirebbero per confondersi fra di loro?".
"Perché succede così anche con le persone no?!, se le chiami tutte con lo stesso nome alla fine nessuno saprebbe più chi è chi".
Sarà...
"Ora scusa ma devo andare, altrimenti le mie amiche formiche non avranno abbastanza provviste per l'inverno".
Chiude il barattolo, lo rimette al suo posto sulla mensola e se ne va.
Che strana ragazzina, quanti anni avrà?, 12?,13?, comunque ancora in tempo per sognare.
Alla fine Suor Beldie ritorna. "Spero di non averti fatto annoiare". Cerca di scusarsi.
"Non si preoccupi non mi sono annoiata per niente".
Anzi ho avuto un'accesa discussione sulle formiche.
"Se vedi passare di qui una ragazzina, capelli biondi, occhi azzurri e alta più o meno così". Me lo indica con la mano. "Le potresti dire che la sto cercando?, Si chiama Anastasia, è una novizia, e in questi giorni non è potuta stare con voi altre perché si stava riprendendo da una brutta influenza, la riconoscerai presto non ti preoccupare".
Anastasia?, è così che si chiama?, l'ho riconosciuta subito Suor Beldie, quella la si riconoscerebbe in mezzo a mille.
Mi prepara la tisana, io la bevo, la ringrazio e me ne vado.
Il dolore si è un po' attenuato.
Mi metto a passeggiare nel chiostro ricoperto di glicine, di cui l'unica finestrella si apre sul giardino pieno di frutta.
Non è proprio una finestra, è un pezzo non murato che è stato coperto da una piccolissima grata per evitare che qualche monaca sbadata ci scivolasse giù.
Oppure che quella ragazzina lo usi come scivolo per il frutteto.
"Ehi!". Una voce dietro di me mi chiama.
Ironia della sorte è proprio lei: Anastasia.
"Scusa, prima non mi sono presentata, sono Anastasia". Lei mi porge la mano.
È strano che usi questo modo di salutarsi, l'ho sempre visto fare solo dagli uomini.
Io gli porgo la mia. "Clarissa".
Anastasia, bel nome, significa "colei che spezza le catene"  o "resurrezione".
"Wow Clarissa!, devi essere felice di essere nel monastero delle clarisse!".
Rido leggermente.
La rondine del chiostro comincia a cinguettare.
"Non adesso Celeste!". Le si rivolge Anastasia. "Non vedi che sto facendo conversazione?".
"L'hai chiamata Celeste?".
"Mi sembrava il nome più appropriato per una che vola nel cielo".
"Logico".
Mi piaci Anastasia, sei la persona più solare che abbia mai conosciuto, anche se ti conosco da poco più di mezz'ora.
Credo che questo sia l'inizio di una grande..... conoscenza.

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