65 (rev.02)

Boar's Pub

200 chilometri a nord della città

13 anni prima

Sam Mellow entrò nel pub, fiero del suo nuovo documento falso. L'aveva acquistato passando per il tramite di uno dell'ultimo anno; non gli era costato poco, ma di sicuro ne era valsa la pena.

Cercò il suo migliore amico nella calca di studenti che riempiva il locale.

Trovò Ben Wigan seduto al bancone, ad aspettarlo; davanti a lui, il suo solito triste bicchiere d'acqua.

"Se avessi più di quei tre peli che ti ritrovi in faccia, potrei far passare anche te per maggiorenne e farti avere uno di questi..." gli bisbigliò mostrandogli il documento da sotto il bancone.

"Non me ne farei niente lo stesso" ribatté Ben, dopo aver bevuto un sorso della sua acqua.

"Ma almeno potresti offrire da bere agli altri" lo scherzò l'amico, ordinando una birra media.

"E a cosa mi serve? Tu hai il tuo documento e le ragazze attaccano bottone con me, anche senza che io offra loro qualcosa" spiegò con una punta di vanto.

"Il solito fortunato" commentò stizzito Sam poi, voltandosi verso il centro del locale, aggiunse "scommetto che mentre mi aspettavi hai già fatto colpo su una decina di queste!"

"Una decina, no" specificò Ben dando a sua volta le spalle al bancone, "solo sette."

"E sentiamo, quante ne conoscevi già?"

"Tre. Le altre le ho conosciute meno di quindici minuti fa" esternò Ben con orgoglio.

"Vorrei avere la tua faccia e il tuo cazzo di modo di fare" esclamò Sam con una punta di invidia. "Non ti sforzi nemmeno di provarci, ti cadono ai piedi da sole!"

Ben sorrise divertito, dandogli una pacca amichevole sulla spalla.

"Devi solo fare pratica, Sam!"

Il ragazzo scosse la testa, ridendo a sua volta, tornando poi a girarsi verso il bancone.

"Con chi stai adesso?" gli chiese Sam.

"Con nessuna, perché?" rispose Ben, ordinando dell'altra acqua.

"Credevo stessi con Dana della terza classe, eppure oggi sono certo di averti visto limonare di gusto con Marion della quarta."

"In realtà non sto con nessuna delle due" rispose Ben tranquillo. "Sono loro che a volte si convincono che tra di noi ci sia qualcosa di più, ma io sono categorico da subito. Non sono il ragazzo di nessuna, mi voglio divertire e basta. Loro dicono di aver capito, che a loro va bene, ma poi si incazzano se scoprono che me le faccio tutte e due contemporaneamente!"

"Beh... non hanno tutti i torti" rifletté Sam buttando giù un sorso di birra.

"Che fai? Il paladino delle ragazze?" domandò Ben seccato.

"No, no! È solo che se fossi al posto tuo..."

"Per avere una sola ragazza dovrei avere tempo da dedicarle. E io non ho tempo, Sam. Dopo scuola, devo stare appresso a mio padre. Non ho praticamente tempo libero e quel poco che riesco a recuperare sgattaiolando fuori casa a sua insaputa, lo dedico ad andare al sodo."

"Sì, hai ragione. Tuo padre è uno schiavista del cazzo. Però ha smesso di prenderti a botte. È un po' che non vieni in classe con i lividi e quelle strane ferite..."

"Già... mi sono allenato parecchio e adesso mi so difendere come si deve" spiegò mentendo.

"Io mi accontenterei di una sola ragazza" disse poi Sam con aria sognante.

"Fammi indovinare? Si chiama forse Alison Russel?" lo stuzzicò Ben sentendone l'immediato imbarazzo.

"Lo so che non è la classica ragazza su cui si dovrebbe sbavare ma... ha un qualcosa che... mi manda fuori di testa!" confessò Sam di slancio.

"Che significa la classica su cui sbavare? Non è una che si nota, ma ha un suo perché" obiettò Ben lanciando una rapida occhiata a un paio di ragazze del terzo anno che arrossirono incrociando il suo sguardo.

"Ti prego, non puntare Alison Russel."

"Tranquillo, non si è mai vista da queste parti ma soprattutto, non è il mio tipo."

"Non è una troietta, infatti..."

Ben si lasciò andare a una risata; Sam, aveva ragione sui suoi gusti.

"Sembra interessante, anche se deve essere una tipa complicata. Dà l'idea di una concentrata sulla scuola e solo su quella. Niente ragazzi per la testa, intendo" disse Ben giocherellando con il bicchiere vuoto.

"Dicono sia una seria. Vuole fare l'avvocato. Dicono anche che sia vergine..."

"Si vede che aspetta quello giusto" aggiunse Ben con un'alzata di spalle. "Potresti essere quello giusto per lei, sei vergine anche tu!"

"Sei uno stronzo" ribatté Sam sarcastico, alzando il dito medio.

Il volume al locale si fece più alto, la band che era in programma per quella sera attaccò con un pezzo punk rock.

"Vado un attimo a salutare un'amica" gli gridò Ben all'orecchio.

Sam era abituato alle sue improvvise sparizioni; di solito, quando si dileguava in un locale, era certo di ritrovarlo appartato con una ragazza nei bagni o sul retro.

Sam ordinò un'altra birra nell'attesa. Si voltò di nuovo, dando le spalle al bancone e mentre si godeva la musica, con lo sguardò scannerizzò tutti i presenti.

Fu convinto che l'avrebbe trovata lì, ancor prima di vederla. Non sapeva perché, ma era certo che Alison Russel fosse da qualche parte, nascosta in quella bolgia di ragazzi. Ogni volta che la incrociava per i corridoi della scuola, dentro aveva un sussulto. Era una reazione strana quella che lei gli provocava, ma era sempre stato così da quando aveva memoria di averla vista per la prima volta.

Individuò Ben, messo in un angolo da Tracy Cutter del secondo anno, avvinghiati senza vergogna, indaffarati in una guerra di lingue.

Spostò di poco lo sguardo e la vide: portava i lunghi capelli ricci, color castano scuro, raccolti in una voluminosa crocchia in cima alla testa. Il viso acqua e sapone pareva spaesato e fuori luogo in mezzo a quella confusione. Non poteva essere venuta da sola, infatti, Sam riconobbe subito una compagna di classe, seduta accanto a lei.

Per provare un approccio si sarebbe dovuto liberare dell'amica e l'unico che poteva dargli una mano per farlo, era Benedict Wigan.

Attraversò il mare di folla e battendo delicatamente sulla schiena mezza nuda di Tracy Cutter, la infastidì a sufficienza da farle mollare la presa.

"Che c'è?" gli chiese lei tremendamente irritata.

"Ho bisogno di Ben."

La ragazza, particolarmente seccata, si rivolse al diretto interessato. Ben lesse la richiesta sincera di Sam e senza troppi convenevoli, salutò Tracy con la falsa promessa di rivedersi più tardi.

"Alison è qui!" esclamò Sam in preda all'estasi.

Ben si sorprese di quanto sentì in lui.

"Come vuoi che ti aiuti?"

"È con un'amica. Tu distrai lei, così io posso parlare con Alison, ok?"

Preso dalla carica di Sam, Ben non poté fare altro che seguire l'amico e assecondarlo.

Raggiunsero le due ragazze al tavolo posto vicino all'ingresso e dopo che Ben ebbe chiesto il permesso in un modo che non avrebbe potuto essere rifiutato, ottennero di accomodarsi insieme a loro.

Sam sedette di fronte ad Alison e fin da subito parve in difficoltà: non solo gli mancavano le parole ma dentro, lesse Ben, stava decisamente impazzendo.

Alison era carina ma non era decisamente il suo tipo; l'amica, al contrario, era una tipa più nelle sue corde.

Ben cercò di dare il là a un discorso coinvolgendo anche Sam, di modo che potesse poi proseguire con le proprie gambe.

Non poteva però leggere i pensieri dell'amico: tutto in lui era rapito nella contemplazione di Alison.

A un tratto le orecchie di Sam smisero di sentire, le parole di Ben divennero un lontano sottofondo, così come la musica che doveva riempire la sala. La desiderava a tal punto che tutto il resto divenne nulla, solo l'immagine di Alison Russel scintillava davanti ai suoi occhi.

Alison Russel conosceva bene Benedict Wigan, noto per essere il ragazzo più bello della scuola e anche il più pericoloso. Molte ragazze erano cadute vittima del suo fascino, seppure tutte sapessero che Wigan non andava oltre il sesso, con nessuna.

Trovò strano che una come lei avesse attirato la sua attenzione, per cui si convinse che doveva essere il suo amico il vero artefice di quell'approccio. Conosceva anche lui, Sam "qualcosa", più noto forse per essere il migliore amico di Wigan. Non era male come ragazzo, ma era troppo timido e insicuro per provarci davvero, anche se lei non riusciva a fare a meno di tenere gli occhi puntati su di lui. C'era qualcosa di affascinante e invisibile in quel ragazzo. Sul subito Alison si sentì stupida nel trovarsi a pensarlo, eppure, più Ben parlava, più lei non riusciva a staccare gli occhi da quelli di Sam e lui pareva non essere in grado di fare lo stesso.

Poco alla volta, anche le sue orecchie si fecero sorde e un calore profondo, irresistibile, si fece largo in lei, obbligandola a spostare lo sguardo altrove, alla destra di Sam. Fu come se solo in quel momento si fosse accorta di Ben Wigan, come se solo in quel momento, per la prima volta, lo vedesse sotto la giusta luce.

Ben riaprì gli occhi e la prima cosa che vide furono una serie di scritte e disegni volgari su una parete grigio sporco. Subito dopo, sentì una voce femminile raggiungere l'apice e la potenza dell'orgasmo che ne seguì invase anche lui fino alla testa. Si sentiva stordito, la vista inizialmente offuscata. Sentiva le mani strette su qualcosa di morbido, le narici invase da un profumo non suo. Quando avvertì il peso di un corpo accasciarsi su di lui, scosse la testa, fino a quando tornò padrone dei propri sensi. Si trovava chiaramente nei bagni del Boar's. La ragazza era molto più bassa di lui, lunghi capelli ricci le ricadevano sciolti a coprirle il volto. Ansimava per il piacere appena ricevuto e così si rese conto di stare facendo anche lui. Eppure non aveva memoria di essere arrivato fin lì né di chi fosse lei. Cercò di trovare le parole, ma si sentì confuso. Ebbe un giramento, rischiando di inciampare nei suoi stessi pantaloni.

Lasciando andare la presa da quelle che capì essere le cosce della ragazza, fece per chinarsi nel tentativo di rimettersi in sesto. Solo allora vide il sangue sulla mano. Non capì, non subito. Solo quando la ragazza alzò il viso, liberandolo dalla cascata di ricci, Ben iniziò a intuire.

Guardò gli occhi spauriti di Alison fissare lo stesso terrore nei suoi. Anche la ragazza vide il rosso sul suo palmo e capì che quanto successo non era stato frutto della loro immaginazione.

Ben sconvolto, travolto dall'energia straziata di lei, restò per un tempo infinito a fissarla, incapace di fare o dire qualsiasi cosa. Non riusciva a capire, non ricordava; non era possibile fosse successo davvero.

"Mi... dispiace..." disse poi con voce rotta, cercando di nascondere la mano, inutilmente.

Avrebbe voluto aiutarla, ma il panico si impadronì di lui. Tremando spalancò la porta del bagno, senza rendersi conto che si trovava in quello delle donne, gremito di persone in attesa, che li riconobbero subito.

Un fischio gli assordò le orecchie. Sudando freddo, tornò in sala, prendendo la strada per l'uscita. Ignorò le grida di Sam che, vedendolo sconvolto e pallido, tentò di richiamare la sua attenzione, sovrastando la musica in sala.

Non sentì nulla, se non il proprio turbamento interiore, l'incredulità di quanto accaduto e la vergogna di non essersi reso conto di quanto stava succedendo.

Il dispiacere e l'orrore per quanto fatto a Alison Russel. Attraversò la strada, senza prestare attenzione ai veicoli in movimento e una volta dall'altra parte, prese la via del bosco, correndo fino a restare senza fiato.

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