56. L'anomalia (rev.02)

Ben trovò Bates dove Jamie gli aveva detto l'avrebbe trovato, solo, nella piccola sala arredata in legno chiaro di castagno, posta alla fine dell'infilata di stanze, lungo il lato est dell'ultimo piano della Biblioteca, quella che terminava con un'ampia vetrata che affacciava sul cortile interno alberato.

Bates amava immensamente la luce naturale e quella sala, seppur piccola, ne era inondata quasi tutti i giorni dell'anno, persino d'inverno; anche se la luce non aveva la stessa intensità del periodo estivo, conservava la forza di farsi vedere viva tra quelle quattro pareti così ricche di scaffali colmi di libri.

Lo colse intento a leggere uno spesso volume dalla copertina consunta, seduto su una poltrona altrettanto vissuta, piazzata sotto l'ampia finestra, di modo da non perdersi nemmeno il più minuscolo tra i raggi di sole che vi filtravano attraverso.

Ben sapeva perfettamente da cosa derivava quel bisogno di luce. Era stato lo stesso Bates a confessarglielo, anni addietro, quando aveva condiviso con lui il ricordo del peggiore tra i luoghi in cui era stato costretto a esistere, per un periodo tanto lungo da non poter essere quantificato in tempo umano, così gli aveva detto.

Era attraverso quel racconto di Bates che Ben aveva capito perché gli istigatori odiassero tanto i vedenti: erano loro a rimandarli nel Limbo e quel luogo, per gli istigatori, era paragonabile soltanto all'inferno. A nessun membro dell'Azienda era dato di sapere altro sul Limbo, se non che era il luogo di origine del nemico.

Ora Ben sapeva che era privo di qualsiasi spiraglio di luce e di qualsiasi forma materiale, persino gli istigatori in esso erano sprovvisti di un corpo, che potevano avere solo nel mondo umano. Nel Limbo erano condannati a vagare senza un motivo, per quello che loro definivano l'esistenza e che in termini umani. era equiparabile a un tempo senza fine, vale a dire per l'eternità.

Ben chiuse delicatamente la porta alle sue spalle, procedendo nella direzione del neutrale, cercando di mantenere il passo il più leggero possibile, nel rispetto del silenzio quasi mistico che la lettura esigeva, in un luogo come quello.

"Hai mai letto Il Conte di Montecristo di Dumas?" gli chiese Bates inaspettatamente, chiudendo delicatamente il volume e soffermandosi a osservare le imperfezioni della copertina.

Ben si sentì in dovere di fermarsi dove si trovava, al centro esatto della stanza.

"No" rispose facendosi serio.

Conosceva abbastanza bene Bates da sapere che, troppo spesso, era difficile anticiparne le intenzioni; anche per un vedente abile a sentire come lui.

"Peccato..." commentò il neutrale levandosi gli occhiali da lettura e andando a posizionarli, insieme al libro, sul basso tavolino anticato che teneva accanto alla poltrona.

"Parla di un ragazzo che viene ingiustamente accusato di un atto orribile e per questo condannato a quattordici anni di reclusione, a scontare una pena non dovuta" spiegò mentre si metteva in piedi, gli occhi ora fissi in quelli di Ben.

"Quattordici anni in una prigione, lontano da tutto e da tutti. E furono proprio quelli che lui reputava amici a tradirlo."

"Se è un modo velato di dirmi..." si sentì in dovere di ribattere Ben, ma Bates lo interruppe aprendo di scatto il palmo della mano.

"Dopo tutti quegli anni, il ragazzo, diventato uomo, riesce a riconquistare la libertà e sai cosa fa?"

Ben si limitò a un cenno di diniego del capo.

"Consuma la propria vendetta, ripagando i propri amici, ormai nemici, della loro stessa moneta. Si intromette nelle loro vite, fingendosi amico e distruggendole dall'interno, come in una sorta di contrappasso dantesco. E garantisce felicità e libertà a quei pochi che gli sono rimasti fedeli."

Il ragazzo si sforzò di reggere lo sguardo del neutrale. Gli occhi azzurri ora gli parvero di ghiaccio, le palpebre non sbatterono nemmeno una volta nel tempo in cui Ben dovette elaborare la propria risposta.

"Quello che è successo la scorsa notte non è assolutamente un atto di vendetta nei vostri confronti! Non avrei motivo di..." rispose Ben visibilmente in imbarazzo.

A Bates fu sufficiente una nuova alzata del palmo per interromperlo ancora.

"La mia era semplicemente una metafora, Benedict" gli disse allargando le labbra in un sorriso sincero "per esporti l'attuale situazione: io sono l'amico che ti è rimasto fedele, ma i neutrali che pensano che tu ti voglia vendicare non sono pochi."

"Vendicarmi?! Di cosa?!"

"Il tuo gesto o meglio, il gesto di tua figlia, è stato interpretato da molti come un voltafaccia. Ci hai difeso a lungo ma ora che lei si è rivelata, tanti sono convinti che loro ti costringeranno a comportarti diversamente."

"E come esattamente?!"

"Molti, troppi dei miei, sono convinti che il portale al 134 di Saint Louis Street sia stato creato appositamente come portale di famiglia, per permettere all'Azienda di sferrare un attacco rapido e incisivo a nostro danno."

"Per eliminare una ventina di neutrali?!"

"Sono comunque vittime che rappresentano una perdita innocente, indipendentemente dal numero."

"Non userei mai mia figlia, specie per un atto del genere" ribatté Ben trattenendo la collera che avvertiva salire ma che sapeva di dover tenere sotto controllo. "Mi farei ammazzare, piuttosto."

Il neutrale perse lo sguardo in quello tremendamente carico di serietà del ragazzo.

"Lo so" disse poi. "Ma è un concetto delicato che non credo sia possibile trasmettere a tutti, specie a chi non ti conosce come ti conosco io."

"Quindi? Qual è il verdetto? Sono già in attesa di ricevere quello di coloro che tu definisci i miei simili. Il vostro, invece?"

Ben non nascose minimamente la propria frustrazione né il panico che rapidamente prese piede dentro di lui. Era avvezzo ad avere l'Azienda contro, ma non si aspettava di trovare anche i neutrali, al fianco dei quali si era battuto per anni, dallo stesso lato opposto del campo di battaglia.

Virgil Bates aveva da sempre apprezzato quella sua sincerità che riservava a pochi, specie perché sapeva che Ben era particolarmente abile a camuffare le proprie emozioni. Il sentirlo così, nudo ed esposto emotivamente, gli provocò un'involontaria reazione protettiva.

"Non ho intenzione di giudicare la tua decisione di proteggere tua figlia."

Bates quindi sapeva la verità, si sorprese Ben lasciandosi andare ad uno sbalzo, di sollievo.

"Ma non sarà facile convincere gli altri. Sai bene che ho il delicato compito di rappresentare circa cento mila neutrali... per quanto tu ci abbia aiutato negli anni, per i più resti un vedente come gli altri tuoi simili e i neutrali sono pur sempre istigatori."

"Il che giustifica l'odio incondizionato nei nostri confronti, al di là dell'evidenza dei fatti?"

"L'evidenza dei fatti, dopo ieri notte, non gioca a tuo vantaggio..." disse, poi scrutandolo più a fondo aggiunse "Perché sei qui Benedict? Per come ti conosco, non sei il tipo che implora o supplica il perdono."

"Posso, anzi, devo chiedervi scusa, non avevo previsto che il suo potere si estendesse per così tanto. Ma hai detto bene, non supplicherò il vostro perdono, esattamente come non ho fatto stamattina con l'Azienda."

"Cosa ti hanno chiesto per espiare la tua colpa?"

Bates conosceva decisamente bene anche l'Azienda; quella domanda diretta ne era la prova.

"Nulla, per ora. Ma aspetto con ansia la pena, unitamente al loro responso."

"Perché sei qui Ben?" gli chiese nuovamente, leggendolo al di là dell'apparente corazza di sicurezza che si imponeva di mostrare.

"L'ho sentita, quando l'energia di Adriel è esplosa. Ho sentito la stessa morsa gelida di quella notte."

Bates si prese un istante. Bloccò il respiro, ma senza farsene accorgere, nel tentativo di non dare evidenza di risentire di quella notizia. Distolse però lo sguardo da Ben, portandolo oltre la finestra, sulle chiome dei larici che costellavano il cortile sottostante, con la speranza che, evitando di guardarlo negli occhi, sarebbe riuscito a tenere ben nascosto ciò che non voleva palesargli.

"Ne sei certo?" gli chiese una volta al sicuro.

"Non potrei mai dimenticare quella sensazione."

L'aveva sentita anche lui e ora doveva mentirgli. Si stava creando una personale teoria nella sua testa ma non era assolutamente ancora il momento di condividerla con lui. Non avrebbe potuto spiegare, se prima non fosse stato lui a capire ed erano ancora troppo incerti i punti che andavano a comporre la sua mappa di supposizioni.

"Eri convinto che quella sensazione fosse legata alla madre di Adriel" gli disse continuando a dargli le spalle, "ora sei convinto di averla sentita in tua figlia?"

"Non è un caso Virgil" disse il ragazzo muovendosi verso il neutrale "Niente di quella notte è stato un caso, niente..."

La sua voce ebbe una leggera inflessione; Bates la colse immediatamente.

E con la stessa rapidità, la sua mente curiosa corse istintivamente a quanto accaduto la settimana prima a chilometri da loro, in quella cittadina qualsiasi dove un ragazzino apparentemente qualsiasi aveva fatto qualcosa che andava al di là del consueto comportamento di un normale istigato.

Si soffermò un istante di troppo a pensare a una possibile connessione tra quanto accaduto a Matt Robbins e Adriel Wigan. La sua energia si lasciò scappare un fremito di terrore che non passò inosservato al vedente che in quel momento esigeva da lui una risposta.

Bates se ne rese contro troppo tardi e tradito da sé stesso, strinse i denti e chiuse lentamente gli occhi. La voce di Ben non tardò a farsi sentire.

"L'hai sentita anche tu" disse levandogli la confessione di bocca.

Piantò lo sguardo sui raggi sfacciati del sole d'autunno, prima di voltarsi verso il suo interlocutore.

"Sì" ammise senza giri di parole e per la prima volta, da quando lo conosceva, senza dubbio alcuno, Ben lesse in lui la vera preoccupazione.

"Che cos'è?" domandò Ben ansioso, incedendo verso di lui.

Aveva anelato la risposta a quella domanda per anni.

"Non ne sono sicuro" rispose pacato Bates tornando a guardare fuori dalla finestra.

"Stai mentendo!" esplose Ben, alzando il tono e prendendolo per il braccio per costringerlo a voltarsi.

Gli occhi del ragazzo vibravano del bisogno di sapere, erano imploranti di capire, ma lui non poteva sbilanciarsi, non su una mera, seppur terribile, supposizione.

"Sono successi dei fatti che mi hanno dato da pensare, che potrebbero legarsi all'energia di tua figlia, ma è solo una teoria, per ora."

Ben, davanti alla sincerità dell'uomo, lasciò la presa e riprese il controllo.

"Se ti dessi una mezza verità, non farei altro che aumentare il tuo bisogno di sapere e non ti sarei d'aiuto, anzi. Ti struggeresti per capire e perderesti di vista il tuo attuale obiettivo."

Ben parve non capire.

"Adriel" proferì Bates compassionevole. "Lei è il tuo obiettivo, adesso."

A Ben però quella risposa, seppur accorata, non parve bastare.

"Ho bisogno di sapere."

Il neutrale poteva sentire chiaramente quel turbamento che aveva imparato a riconoscere come un tratto distintivo e doloroso del ragazzo che ora gli stava di fronte. Lo percepì farsi largo nel suo profondo, estendersi fino a trasmettere una palpabile pesantezza che sembrò saturare l'aria.

"Lo so, Ben. Ti chiedo di pazientare ancora per poco."

"Direi che ho aspettato abbastanza, non trova signor Bates?"

L'uomo, a malincuore, si forzò di tornare a dargli le spalle, il volto rivolto al cortile interno della biblioteca. Sapeva di fargli un torto, avvertì il rimorso ferirlo quando percepì un devastante senso di abbandono scuotere l'energia di Ben.

Il ragazzo serrò la mascella, mutando quella debolezza in odio. Abbandonò subito l'aria ferita per riprendere lo sguardo di sfida con cui aveva fatto irruzione nell'edificio.

"Ah già, dimenticavo" commentò poi con tono piatto dinnanzi alla reazione dell'uomo. "Ora non sono solo il reietto tra i vedenti. Non merito più nemmeno la considerazione dei neutrali."

Le parole di Ben ferirono Bates nell'intimo ma, forse, non riuscirono a scalfirlo a sufficienza da costringerlo a voltarsi per dare a Ben la spiegazione che meritava di ricevere.

Quando Virgil Bates sentì la porta chiudersi alle sue spalle, lasciò che la tensione gli inondasse anima e corpo.

Giurò a sé stesso che avrebbe trovato la soluzione al dubbio che la rivelazione di Adriel gli aveva ormai inculcato.

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