48. Il responso (rev.02)

Teresa Pearson entrò nella sala del Consiglio. Di norma, il protocollo prevedeva un confronto con i cinque membri, prima di passare al rapporto finale con il signor H, ma alla luce di quanto appena accaduto, si era optato per una riduzione sui tempi di decisione. Avrebbe esposto il suo parere a tutti, nello stesso momento.

Entrando notò subito una sorta di sommesso fermento, come se tutti i presenti avessero altro cui pensare, di ben più grave di una trasgressione al protocollo perpetrata da Wigan; e non avevano torto.

Solo Jørgen Larsen se ne stava in silenzio, le braccia protese in avanti, le dita a toccare ritmicamente il tavolo in vetro davanti a sé, lo sguardo perso nella riflessione.

"Teresa, entra" la invitò Sui Eikichi attirando su di sé l'attenzione degli altri.

Stare in presenza dei vedenti le infondeva sempre una certa soggezione: la consapevolezza di essere potenzialmente sotto una lente di ingrandimento emotiva non era mai piacevole.

Jonathan Wheeler stava per prendere la parola quando la porta si aprì nuovamente e questa volta fu H ad entrare.

Senza troppi convenevoli, l'uomo attraversò la stanza, prendendo posto al capo del tavolo rettangolare. Non si sforzò di nascondere ciò che stava provando, esibendo in pieno un rancore più che prevedibile.

"Quanto appena successo è stato un increscioso e vergognoso episodio che tale deve restare: un episodio" esordì il CEO dell'Azienda senza troppi giri di parole. "Avremmo dovuto prevederlo, ma è evidente che non l'abbiamo fatto. Vi ho dato un centro smistamento, un centro di coordinamento, un Consiglio. Come è possibile che nessuno di voi abbia messo in conto che prima o dopo sarebbe potuto accadere?"

Fu la signora Eikichi a prendere la parola.

"Signor H, lei ha perfettamente ragione, ma in anni di coesistenza con istigatori e neutrali non si era mai verificato alcun episodio non controllabile."

"Non mi sembra un giustificativo valido signora Eikichi. Se una nave non affonda, non prevedo delle scialuppe prima di metterla in mare?"

Quella risposta arrivò tanto tagliente da rendere impossibile ribattere; la signora Eikichi fu costretta all'imbarazzo.

"Anche se l'avessimo previsto, i risultati sarebbero stati gli stessi. Abbiamo vinto a fatica, è più che evidente" parlò Larsen con tono piatto.

"Siamo stati fortunati" aggiunse Makena.

Quella risposta non piacque al signor H.

"La fortuna è un'indesiderata compagna che non mi piace ritrovarmi accanto. Troppo volubile e infedele."

Gli occhi di ghiaccio bucarono lo sguardo di Makena, ma la donna non si fece intimorire; per sua natura, la serenità era parte del proprio essere.

"Siamo troppo pochi per programmare una difesa effettiva in caso di un futuro attacco" riformulò reggendo lo sguardo dell'uomo.

"Pensate possano rifarlo?" si intromise Wheeler pallido, poggiando rumorosamente il palmo aperto sul tavolo.

"Cosa glielo impedisce?" formulò Larsen. "Sanno che ce la siamo cavata per il rotto della cuffia."

"Mandiamogli Wigan" disse improvvisamente Jones, incredibilmente serio.

Lo sguardo di tutti si calamitò su di lui; il signor H inarcò vistosamente il sopracciglio sinistro.

"C'eravate tutti tredici anni fa. Avete visto quello che è in grado di fare quando è istigato. Facciamolo istigare e mandiamolo a eliminare definitivamente un buon numero di istigatori."

Quella proposta suscitò in loro differenti reazioni, ma furono tutti abilmente rapidi nel metterle a tacere. La signora Pearson palesò incredulità. Il nulla che trasparì da H fu encomiabile.

"Michael, ti rendi conto di quello che dici?" si pronunciò Eikichi con fare di rimprovero.

"Sì e proprio tu dovresti aver sentito quanto stia parlando sinceramente" rispose l'uomo alludendo alla capacità della donna di sentire il vero nelle emozioni.

"Potrebbe essere una soluzione..." si aggiunse Wheeler illuminandosi e muovendo il capo freneticamente su ciascuno dei presenti in cerca di supporto.

"Come lo faresti, Michael?" domandò la signora Pearson quasi con tono di sfida.

"Minacciandolo di uccidergli la figlia, immagino" proferì di getto Larsen, lasciandosi volutamente scappare ad alta voce un pensiero personale.

Jones divenne paonazzo ma non si fece intimorire.

"Ha ucciso ventun neutrali, è in debito con loro e con l'Azienda. Direi che fargli ammazzare un centinaio di quei cani ripagherebbe degnamente entrambe le parti" disse spostando l'attenzione su H.

Il CEO lasciò lo sguardo fisso in quello di Michael Jones, scrutandolo a fondo, come se anche lui potesse leggerlo dentro. Dopo qualche istante voltò di scatto la sedia su cui era seduto, facendola roteare di lato, di modo da non avere più nessuno dei presenti in vista, la sua attenzione rivolta al panorama cittadino sottostante.

"L'incontro di oggi doveva vertere sul comportamento di Benedict Wigan" cambiò drasticamente argomento. "Teresa, cosa hai da dirci al riguardo?"

La donna, sorpresa da quella rapida deviazione, fu subito pronta a rispondere; gli altri, forse troppo abituati ai modi dell'uomo, non ebbero obiezioni.

"Il signor Wigan ha ammesso la sua colpa. Si fa pieno carico della responsabilità dell'accaduto, dichiarando la figlia Adriel come totalmente estranea ai fatti."

Il signor H intercettò Wheeler alla sua sinistra, pronto a dire la sua senza rispettare i turni nel parlato. Lo bloccò senza aver bisogno di voltare lo sguardo, solo con un cenno della mano.

"Cosa ne pensi tu, Teresa?" le chiese invitandola a proseguire.

La donna fu sorpresa dalla domanda. Guardò un istante a destra e a sinistra i membri del Consiglio che a seguire si sarebbero espressi, quasi di certo muovendole delle critiche.

"Per me ha detto la verità. Il portale di famiglia sulla Saint Louis Street doveva proteggere la figlia, ma dato che la ragazzina non era ancora conscia del suo potere, non è stata ovviamente in grado di controllarlo. È stato un incidente."

Il signor H voltò la seduta in modo da poter guardare Teresa Pearson. La osservò per un tempo che a lei parve interminabile, come se stesse cercando di captare nel suo sguardo tracce di incertezza che avrebbero potuto inficiare la sua analisi.

"Jones ha ragione" disse poi. "Wigan ha il potenziale giusto per essere una difesa più che sicura, ma credo che anche la giovane Wigan possa avere le stesse caratteristiche. Saranno fatti dei cambiamenti al protocollo, in merito all'età utile all'attività sul campo dei giovani vedenti. D'ora in avanti, una volta rivelati, i vedenti dovranno allenarsi immediatamente sotto la supervisione della famiglia e della scuola ed essere subito disponibili per intervenire sulle segnalazioni."

Le parole del CEO, seppur cariche di fermezza, suonarono come una follia, un cambiamento radicale e improvviso impossibile da digerire.

"Cosa?!" si lasciò scappare la signora Eikichi, perdendo la propria compostezza.

"La maggior parte dei giovani si rivela intorno agli undici anni, sono solo dei bambini!" azzardò Makena visibilmente scossa.

"Adriel Wigan si è rivelata alla stessa età" proferì pacato il signor H, senza alcun ripensamento. "Senza allenamento e senza sapere di cosa era effettivamente in grado di fare, è stata capace di eliminare ventun neutrali e cento quarantatré istigatori."

Erano allibiti. Nessuno aveva ancora comunicato loro il report dell'esplosione della scorsa notte. Cento quarantatré era un numero impressionante tenendo in considerazione che si trattava di un rilascio di energia senza controllo. Se Adriel avesse saputo calibrare il colpo, unendolo al portale del padre, quale sarebbe potuto essere il risultato?

"Ma i Wigan hanno un'energia superiore!" sbraitò Wheeler sulla difensiva, "i nostri ragazzi non hanno le stesse potenzialità!"

"L'energia va coltivata" riprese H con una pacatezza raggelante, "Robert Wigan ha costretto suo figlio agli scontri con gli istigatori sin dagli undici anni, per non parlare dell'allenamento fisico cui lo sottoponeva ogni giorno."

Perché H conosceva tutti quei particolari sugli Wigan? Si chiese Teresa Pearson.

"Benedict Wigan farà lo stesso con sua figlia e con i vostri figli, se sarà necessario. Se non ricordo male hanno la stessa età della giovane Wigan, no?"

"Come?!" esplose Jones. "Mio figlio non passerà nemmeno un minuto con quella famiglia di mostri!"

"Signor H, Benedict Wigan non è di certo il miglior esempio per dei giovani alle prime armi!" si aggiunse la signora Eikichi paonazza.

"Contesterei piuttosto il fatto che siano ancora troppo giovani per affrontare direttamente gli istigatori" insistette Makena sporgendosi in direzione del CEO che pareva inflessibile nella sua decisione.

"Il signor H ha ragione" proruppe Larsen, sorprendendo tutti. "Oggi, gli istigatori hanno attaccato la sede centrale, ma se domani attaccassero direttamente una delle scuole cittadine? Quale dei vostri figli saprebbe difendersi?"

"Mio figlio è più che capace di cavarsela senza Wigan che gli faccia da chioccia" rispose rapido Jones, privo di ogni dubbio.

"Con tutto il rispetto Jones, ma dubito che tu sia stato in grado di addestrarlo come si deve" ribatté Larsen riferendosi alla condizione fisica del collega. "Non devono sapersela cavare, devono essere in grado di sopravvivere."

"Se posso" si inserì la signora Pearson, "non sono una vedente, ma mi reputo abbastanza brava nel capire le persone, specie quelle che mentono o fingono di mentire..."

Quel particolare riferimento, rimandò l'attenzione sull'argomento principale di quell'incontro.

"Era la prima volta che parlavo con Benedict Wigan e tutto mi sarei aspettata fuorché un ragazzo così deciso e irremovibile. Tiene davvero molto a sua figlia e sono convinta che metterebbe la stessa dedizione nell'insegnare ai vostri figli, se gli fosse chiesto farlo."

"Certo! Ne approfitterebbe di corsa per avere la grazia, ma vi ricordo che ha preso per il culo la signora Weber e tutta l'Azienda fingendo a meraviglia!" esclamò Wheeler sottolineando le parole con secchi colpi di indice sul vetro del tavolo.

"Non chiederebbe nulla, ne sono certa" proseguì la signora Pearson. "Forse, se gli deste un'occasione come questa, potreste vedere quanto è in realtà diverso da come vuole apparire. Di certo vi rendereste conto di quanto Adriel sia diversa da lui."

"Ti ha forse fatto il lavaggio del cervello, Teresa?" le domandò Jones con aria di disgusto, "sono bastati un paio di occhi verdi e un sorriso da rubacuori per farti tracollare?"

"No, Michael" rispose lei con un sorriso, "l'ho semplicemente ascoltato, dandogli la possibilità di farmi vedere chi fosse veramente. Non ha cercato di corrompermi in alcun modo né ha finto di essere qualcun altro."

"È sincera" disse Eikichi ad alta voce.

La signora Pearson si sentì un poco violata, non avendo previsto la silenziosa analisi della signora Eikichi.

Calò nuovamente il silenzio. Sui Eikichi non sbagliava mai, era impossibile che lo facesse. In coloro che ancora non volevano credere, sorse il dubbio che forse, Jacob Cohen ci avesse visto giusto tredici anni prima.

Il signor H colse l'occasione per ribadire quanto in fondo, aveva già deciso.

"Non voglio più trovarmi nella condizione di apparire debole. È l'Azienda ad avere il controllo dell'ordine delle esistenze umane, non gli istigatori. Saremo sempre numericamente inferiori, ma sviluppando il vostro potenziale, sono sicuro che inizierà una nuova era."

A Jørgen Larsen quella previsione suonò di uno slancio immoderato, non tanto per il modo in cui glielo sentì dire bensì per il guizzo di soddisfazione che riuscì a cogliere.

Teresa Pearson si sarebbe aspettata un duro confronto eppure nessuno replicò dopo che H si fu espresso; nemmeno Wheeler e Jones, accaniti oppositori di Wigan. Parvero tutti accettare la nuova modifica al protocollo.

Si sentì soddisfatta, non solo era riuscita a intercedere per Adriel ma anche per Ben Wigan, andando oltre quanto lui le aveva chiesto. Eppure quel voltafaccia così radicale da parte del CEO non riusciva a digerirlo: possibile che la soluzione a quel brutale attacco potesse essere affidarsi all'unico vedente che per anni tutti avevano scelto di isolare? Perché quel drastico cambio di prospettiva? Perché trasformare Wigan nel modello da imitare?

L'Azienda aveva subito un attacco senza precedenti e lui ne era uscito del tutto illeso. È vero, la sua postazione era all'ultimo livello dell'edificio, in difesa di H, ma era impossibile che quelli non fossero riusciti a raggiungere il venticinquesimo piano e a scontrarsi con lui, Pattinson e la Anderson. Eppure nessuno di loro tre aveva il benché minimo graffio né percepiva un calo energetico tale da giustificare di aver preso parte a uno scontro particolarmente impegnativo.

Gli era rimasta in circolo l'adrenalina, tipica di un faccia a faccia. Era carico, come se non avesse preso parte a quella lotta. Ricordava perfettamente gli istigatori uscire dall'ascensore e invadere il piano, eppure il suo stato fisico diceva il contrario.

Rimasti soli, si era lasciato trascinare dalla signorina Scarlett nel bagno in fondo al corridoio; pochi colpi di bacino, secchi e decisi, erano stati sufficienti a mutare l'ansia da stress di lei in rilassamento.

Ora, sul terrazzo all'ultimo piano, Harvey Burt si godeva una sigaretta; seppur non essendo un accanito fumatore, come Ben Wigan, in certe occasioni apprezzava l'appagamento dato dal tabacco.

Sapeva che al ventitreesimo piano si stava tenendo la farsa per abbonire Consiglio e centro di coordinamento, nella persona di Teresa Pearson. Il verdetto però era già stato sancito lì, da H, prima che scendesse a dare il contentino a quella manica di stolti.

Aveva già condiviso con lui il suo progetto e seppure lo trovasse fuori dalla linea adottata fino a quel momento, non ebbe nulla da contraddire, poiché era prevista anche una dignitosa punizione che avrebbe di certo fatto abbassare la cresta a Benedict Wigan.

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