43. Hellen Cohen (rev.02)
Ben si svegliò nel suo letto, con un leggero fastidio alla testa, ma perfettamente riposato.
Guardò l'orologio: non riusciva a ricordare quando fosse andato a dormire. Si passò la mano sinistra sul viso mentre faceva mente locale. Ricordò la segnalazione per il ponte tra la Sicomore e la House, così come ricordò di aver incontrato Elijah e di aver sedato l'istigazione con il suo aiuto e con quello di Tom. Non ricordava di aver impiegato troppa energia per sistemare la situazione; se era crollato nel letto in piena mattina, di certo era perché aveva risentito degli effetti dell'assorbimento energetico subito da Adriel in Azienda qualche ora prima.
Si mise a sedere, lasciando che il lenzuolo scivolasse lungo il suo corpo, rivelando ferite curate che rammentò solo dopo averle analizzate una ad una. Si era medicato subito dopo aver fatto una doccia, per levare tutta la polvere raccolta sotto quel dannato ponte.
Di solito non girava per casa indossando solo i boxer ma Adriel era a scuola, e pensò di godersi quella pausa, in totale relax.
Andò in cucina. Il frigo era vuoto, come era capitato troppo spesso nell'ultimo periodo; si ripromise che avrebbe riparato anche a quella mancanza.
Recuperò le sigarette dalla tasca dei jeans e se ne accese una, lasciandosi cadere sul divano su cui, solo qualche ora prima, Macallan e il signor Cohen, si erano messi ad aspettarli.
Abbandonò la testa sul bordo, mentre il fumo usciva lento dalla sua bocca, per poi risalire verso l'alto e disperdersi davanti ai suoi occhi. Avvertiva una fitta, forse una costola rotta, ma era solo un fastidio che si confondeva al dolore dato dalla ferita alla gamba che ancora si faceva sentire.
Con l'indice destro seguì il disegno delle cicatrici che segnavano il suo ventre: non avrebbe mai sopportato di vedere ferite del genere sulla pelle di sua figlia, eppure era una possibilità che non poteva escludere del tutto.
L'unico modo per prevenire il peggio, era insegnarle il prima possibile a difendersi. Indipendentemente dal responso del Consiglio, avrebbe trovato il tempo di allenare Adriel, anche a costo di ignorare le segnalazioni e di subire ulteriori ripercussioni. Il bene di Adriel restava sempre la cosa più importante.
Prima però doveva capire ciò che aveva sentito quando lei si era rivelata.
Non aveva dubbio alcuno che si trattasse della stessa energia avvertita nella ragazza con la quale l'aveva concepita e che, allo stesso modo, aveva scatenato in lui quella medesima reazione di terrore. Ma perché?
La sua mente si spinse indietro negli anni, ma quando il ricordo di quell'incontro iniziò a riaffiorare, come al solito, Ben lo scacciò dalla testa. Con uno sbalzo di rabbia scattò in piedi, tirando nervosamente il fumo fino alla fine della sigaretta. Quanto successo quella notte era un ricordo indelebile che non voleva rivivere e la rabbia, verso sé stesso, era la sola cura per ricacciarlo indietro.
Qualcuno suonò alla porta. Ben, ancora livido di collera, andò bruscamente ad aprire.
Erano passati dieci anni dal loro ultimo incontro ma la donna che si trovò di fronte, dai capelli color del grano e gli occhi sinceri, era inconfondibile.
"Ciao Ben" disse la signora Cohen con un disarmante sorriso gentile.
Il ragazzo, totalmente spiazzato da quella visita inaspettata, si rese conto, in ritardo, di essere in mutande.
"Signora Cohen ..." rispose imbarazzato mentre la invitava a entrare. "Mi metto qualcosa addosso e sono subito da lei!"
La donna sorrise entrando, seguendolo con lo sguardo correre fino alla sua stanza, da cui riapparve, subito dopo, con indosso maglia e pantaloni.
"A cosa devo la visita?" chiese poi, grattandosi il collo nello sfogo dell'impaccio.
"Ho saputo da Elijah che questa mattina vi siete incontrati" rispose la donna prendendo posto sul divano. "Era al settimo cielo. Gli sei mancato, davvero tanto."
Ben prese posto sulla poltrona davanti a lei, gli occhi bassi verso il pavimento.
"Sei mancato anche a me, Ben. A tutti noi."
La sincerità e l'affetto che sentì, unitamente a quelle parole, lo toccarono dentro, alleviando in un istante il dolore fisico.
Strinse il pugno della mano sinistra e si sforzò di alzare lo sguardo, sapendo che avrebbe incontrato quello di lei. Hellen Cohen lo stava guardando, nello stesso identico modo in cui sua madre lo aveva guardato per anni, prima di sparire senza una spiegazione. Teneva a lui come se fosse uno dei suoi figli, come se fosse uno tra i doni più preziosi mai ricevuti.
Lui non meritava tanto, non da lei, non dopo quello che era stata costretta a subire per colpa sua.
Ben si alzò di scatto, voleva smettere di sentire quell'affetto incondizionato ma sapeva che era impossibile.
Si sentì in colpa per Hellen, per l'intera famiglia Cohen, che aveva allontanato nonostante loro non avessero mai smesso di cercarlo. Si sentì in colpa per il signor Cohen, che aveva sacrificato tutto per lui, mentre lui non era riuscito a essere completamente sincero nei suoi confronti.
Con mani tremanti, cercò di estrarre una nuova sigaretta dal pacchetto, mentre sentiva crescere di nuovo l'odio verso sé stesso.
Aveva combinato un disastro con Adriel. Se le avesse detto tutto subito, fin dall'inizio, lei l'avrebbe di certo accettato come parte di sé, invece, egoisticamente, aveva pensato che per lei sarebbe stato meglio così, più facile da accettare, una rivelazione di colpo, tutto e tutti diventare diversi in un battito di ciglia.
Contro chi si sarebbe vendicata l'Azienda questa volta, per punirlo della sua costante e irriprovevole insubordinazione? Regine, forse? Sarebbe stata solo ed esclusivamente colpa sua, di nuovo.
E se anche gli amici, che aveva trattato con distacco, avrebbero iniziato a odiarlo come tutti gli altri vedenti, avrebbero avuto solo ragione.
Si era comportato solo pensando al suo bene, e facendo suo anche il bene degli altri, senza chiedere il loro parere.
Adriel lo odiava già, ne era certo. Non avrebbe mai potuto recuperare quel rapporto che prima aveva ardentemente evitato ma che adesso non voleva perdere per nulla al mondo. Ma era la punizione che si meritava, perché era quella che si era cercato.
Sentiva l'energia della signora Cohen incredibilmente calda e rassicurante, la sentiva vicino, dritta al cuore. Cercò di accendere la sigaretta, continuando a darle le spalle, ma l'accendino pareva non collaborare e lo stesso sembravano fare le sue dita nervose.
Avvertì il tocco delicato della donna all'altezza delle spalle.
"Ben" lo chiamò lei con tono incredibilmente dolce.
Il ragazzo si voltò ansante, gli occhi verdi lucidi. La signora Cohen, gli levò la sigaretta dalla bocca e l'accendino dalla mano; dopo di che lo strinse a sé con tutto il calore che solo una madre è in grado di regalare.
Ben avvertì tutta la forza del suo sentimento e finalmente riuscì a lasciare che le lacrime facessero il loro corso.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top