38. L'Azienda (rev.02)

Il signor Cohen aveva spiegato loro cosa di lì a breve sarebbe successo. Erano tutti vedenti addestrati a combattere, una ventina al massimo di istigatori alla volta però e mai un'orda della portata che sentivano in avvicinamento.

Nessuno del Consiglio aveva dato loro una spiegazione; forse nemmeno i vertici sapevano dare un significato a quell'attacco senza precedenti.

Mentre Harvey Burt, Pattinson e la Anderson si erano occupati della difesa del signor H all'ultimo piano, il Consiglio, coordinato dal signor Cohen, aveva approntato la difesa del piano terra, occupando la prima linea che si snodava lungo il perimetro della grande hall, in corrispondenza dei tre ingressi principali. Alle loro spalle, una ventina di giovani reclute, vedenti dall'età compresa tra i venti e i venticinque anni, capitanati dalla signora Jones, presidiava lo sbarco ascensori e l'accesso alle scale d'emergenza.

La prima linea era imperturbabile; la retrovia già vacillava.

"Non ce la faranno mai, Jacob" disse Larsen al collega alludendo alle nuove leve.

"Lo so, per questo noi non possiamo permetterci di abbassare la guardia" rispose l'uomo indicando, con un leggero cenno del capo, in direzione di Jones e Wheeler che facevano da vedette in strada a pochi metri dalla porta principale.

"Credi che non reggeranno?"

"Da quanto Wheeler non scende in strada a combattere?"

"Troppo" rispose Larsen con rammarico, poi aggiunse "nessuna traccia dei cancellatori?"

Il signor Cohen scosse la testa.

"Potrebbero essere già impegnati in campo con altri membri delle nostre famiglie" rispose.

"Già, i vostri. Ma questa assenza non è giustificabile per il mio cancellatore o per quello di Makena" poi notando lo sguardo pensieroso dell'amico, Larsen aggiunse "è strano, e lo sai anche tu."

Il signor Cohen accantonò il problema per riprendere la disposizione della difesa.

"Makena!" chiamò subito dopo aver dato una pacca di conforto sulla spalla del collega Larsen. "Vorrei che tu ti concentrassi sui nostri equilibri, quando arriveranno. Aiutaci a vacillare il meno possibile."

La donna annuì senza perdere lo sguardo serio che tanto contrastava con la sua solita espressione solare.

"Sui!" esclamò poi per attirare a sé l'attenzione dell'altra collega. "Ho bisogno che tu tenga d'occhio Jones e Wheeler: se dovessero perdere del tutto il controllo, attiva subito il portale su di loro. Sono già stati istigati in passato e la loro rivelazione sarebbe immediata."

"Sei così sicuro che si lasceranno istigare?" domandò la donna sorpresa.

Il signor Cohen si limitò a uno dei suoi sorrisi bonari.

"Ragazzi!" richiamò poi l'attenzione dei giovani vedenti che non aspettavano altro di sentirsi rivolgere la parola. "So che non sarà semplice, ma voglio che teniate a mente la prima regola: mai perdere il controllo. Se vogliamo avere una possibilità di riuscire oggi, il solo modo è restare fedeli a noi stessi. Nel caso in cui doveste venire istigati, ricordate che ci sarà subito uno di noi a farvi ritornare. Ora, preparatevi a utilizzare lo scudo di energia; per chi di voi non avesse la possibilità di materializzarne uno, verrà protetto dal collega accanto. Starà a voi il compito di realizzare il portale e per farlo dovrete restare saldi il più possibile nelle vostre posizioni. Noi penseremo all'attacco. Tutto chiaro?"

Il signor Cohen aveva l'innata capacità e la giusta esperienza per essere confortante anche nella peggiore delle situazioni. Era stato perfetto per anni nel ruolo di direttore della sezione di coordinamento e da quando aveva iniziato a occuparsi del ramo educativo, aveva continuato ad applicare il suo metodo comprensivo e aperto al dialogo, mantenendo il rispetto della maggior parte dei colleghi nonché delle nuove leve.

"Melanija" si rivolse poi alla moglie di Jones che si teneva ben rintanata nella zona sbarco ascensori, protetta dai giovani vedenti. "Se arrivano agli ascensori o alle scale, arriveranno ad H. Affido a te il compito di fare da ultimo baluardo di difesa."

La donna deglutì vistosamente ma fu subito pronta a rafforzare il proprio controllo:

"Farò del mio meglio, Jacob" gli disse stringendo il pugno istintivamente.

Il signor Cohen riguadagnò la sua posizione centrale: l'energia del nemico era incalzante, dovevano mancare pochi metri prima di poterli fisicamente vedere apparire al di là delle ampie vetrate che illuminavano la hall.

Il pensiero balzò rapido a Ben e a suo figlio Elijah che gli era stato mandato in supporto. Con molta probabilità anche sua figlia Mary si trovava a combattere in quel momento; pregò solo che tutti e tre stessero bene.

Non vi erano macchine o altri mezzi ad attraversare l'ampio piazzale posto davanti all'ingresso dell'Azienda; quell'insolita calma doveva di certo essere il preludio alla tempesta.

Il problema non fu tanto il sentire, quanto il vedere. Ciò che si erano solo figurati, percependolo attraverso l'energia, stravolse il loro immaginario. Un fiume, non di acqua ma di persone in corsa, saturò in pochi secondi la piazza davanti a loro. Erano carichi d'odio e rabbia. Le loro grida di incitamento erano chiaramente percepibili anche attraverso gli spessi vetri del palazzo.

Jones e Wheeler rientrarono immediatamente, bloccando con il chiavistello la porta scorrevole dell'ingresso principale.

"Credete davvero che delle vetrate li fermeranno?" li interrogò la signora Eikichi accigliata.

I due uomini, preda dell'imbarazzo, non ebbero però tempo di controbattere. Si posizionarono rapidamente accanto a Larsen e al signor Cohen che occupavano il centro esatto dell'ambiente.

"Scudi!" gridò il signor Cohen ai giovani vedenti, senza levare gli occhi dall'orda, ora così vicina da poterne leggere il fuoco direttamente negli occhi.

La signora Eikichi preparò entrambi i palmi aperti davanti a sé, lo stesso fecero Larsen, Makena e Wheeler, mentre Jones allargò un ampio scudo a difesa dell'intera prima linea.

Il signor Cohen percepì tutti. Nessuno di loro riuscì a esimersi dal provare, seppur minimo, un accenno di paura.

Quando la prima fila nemica fu a meno di un metro dalla porta, diede il segnale.

"Ora!" gridò forzando la voce oltre abitudine.

Tutti i vedenti diedero sfogo alla propria energia. Si accese in un boato di luce improvvisa, sovrastante ogni cosa. Le vetrate della hall esplosero in mille schegge che travolsero, insieme alla gigantesca onda, un numero indefinito di istigatori delle prime file, che con un effetto domino, cadendo, travolsero i compagni schierati alle loro spalle.

La luce dell'onda congiunta fu talmente forte da lasciare accecati gli aggressori che, ancora storditi, tentavano invano di rimettersi in piedi.

I vedenti invece, consci del proprio potere, avevano chiuso gli occhi durante la deflagrazione e furono subito pronti a gettarsi all'attacco.

Larsen, Makena, la signora Eikichi e il signor Cohen volarono letteralmente verso il nemico mentre sotto i loro piedi un gigantesco portale, reso dall'intreccio delle energie dei giovani vedenti, correva nella loro stessa direzione.

Marchiarono rapidi, con gesti quasi impercettibili e precisi, frutto di anni di pratica, colpendo per primi gli istigatori che ancora non si erano rimessi in piedi.

Si addentrarono subito dopo nella massa: Sui e Makena, molto più veloci dei due uomini, si spinsero in prima linea mentre Larsen e il signor Cohen coprivano loro le spalle.

Tutti potevano percepire il tepore dell'energia di Makena invadere l'aria e accarezzare intimamente le loro energie che, così facendo, si mantenevano salde e concentrate.

Jørgen Larsen e il signor Cohen lanciavano onde brevi, in rapida successione, una serie di saette cariche di luce così diverse dalle linee sinuose che alimentavano i rami del portale.

Wheeler, forte del portale di Jones, che però aveva già drasticamente ridotto, si dedicava ai pochi istigatori che erano riusciti a filtrare l'attacco dei quattro vedenti capi fila, ma senza più pareti, l'ingresso all'Azienda era diventato una sorta di spazio aperto, troppo difficile da controllare.

Numerosi nemici si avventarono verso la zona ascensori. La difesa della signora Jones fu pressoché inutile, resa vana dallo sbalzo di panico che si impadronì di lei.

I giovani invece furono pronti a intervenire bombardando di colpi gli istigatori in avvicinamento, scaricando tutta la propria energia nel disperato ma non ponderato tentativo di arrestarne l'avanzata, condannando però la loro forza a esaurirsi nel giro di pochi preziosi minuti.

Il signor Cohen, nonostante la foga del momento, incurante dei colpi che subiva, percepì gli sbalzi alle sue spalle.

"Makena!" gridò rivolto alla collega davanti a lui. "Makena!"

La donna, sentì a sua volta. Rapida, concentrò una buona porzione di energia al centro del corpo e con una potente sferzata, la liberò subito dopo, aprendo un passaggio dietro di sé, tale da permetterle di tornare nella hall.

Superò Jones e Wheeler che avevano ormai detto addio alla protezione del loro scudo condiviso. Li sentì vacillare ma non poteva permettersi di sprecare la sua energia riequilibratrice per loro; i ragazzi erano il suo obiettivo.

Colpì alle spalle il muro nemico, mentre rilasciava parte della sua particolare energia in supporto alle nuove leve che si trovavano oltre quella muraglia umana. Notò però che erano già troppi quelli che davano i segni di essere stati istigati e che di lì a breve l'avrebbero attaccata.

Il portale creato dai giovani colleghi si stava indebolendo. Se Jacob, Jørgen e Sui avrebbero dovuto incanalare la loro energia anche in un portale, presto sarebbero rimasti senza forze.

Se voleva impedire la salita degli istigatori, avrebbe avuto bisogno di un supporto ma quando si ritrovò contro anche Melanija, Michael e Jonathan capì che forse la fine era davvero realmente vicina.

All'ultimo piano dell'edificio, Pattinson e la Anderson erano intenti a sentire ciò che stava accadendo ai piani più bassi. Si erano posizionati all'inizio del corridoio che dall'ascensore portava dritto all'ufficio di H, dove l'uomo era al sicuro, insieme alla signorina Scarlett.

Harvey Burt al centro, tra di loro, era imperscrutabile. Nonostante sentisse tutto chiaramente, non vacillava di un millimetro.

"Non sprecate energia in portali e marchi" disse sistemandosi con calma il nodo alla cravatta. "Quando arriveranno, colpite, preferibilmente alla testa."

La Andreson e Pattinson si scambiarono un'occhiata di sconcerto ma non contraddirono l'ordine ricevuto.


Nel suo ufficio, il signor H, seduto alla scrivania, nella sua poltrona color cuoio, continuava a fissare lo sguardo al di là della vetrata, dando le spalle alla porta d'ingresso.

Seduta sul divano normalmente riservato agli ospiti informali, la signorina Scarlett faticava a tenere il controllo; il fatto che l'uomo fosse così tranquillo, addirittura sereno, le creava uno strano senso di turbamento.

Lui non poteva sentirla ma di certo poteva intuirne il ragionevole turbamento.

"Non durerà ancora molto" le disse poi senza distogliere lo sguardo da un punto indefinito sulla linea invisibile che correva dal venticinquesimo piano alla città sotto di loro.

"Come fa a esserne così sicuro?" azzardò la ragazza quasi in un sussurro.

"Un vecchio amico mi ha fatto una promessa" rispose l'uomo bevendo un sorso del suo whisky. "E lui mantiene sempre le promesse."

Eve lo sentiva chiaramente e con altrettanta trasparenza, poteva leggere il cambiamento sul volto di Ben. Il corpo di lui ora si ergeva saldo in piedi, ricolmo di nuova forza, carico di energia pronta a far sentire la propria dominanza. Ma fu il suo sguardo ad attirare l'attenzione di lei, così lontano da quello cui era abituata. Nonostante gli stesse ancora di fronte, gli occhi verde scuro di lui, duramente accigliati, fissavano oltre, un punto lontano lungo la via sotto il ponte, la stessa imboccata dall'orda di istigati per la fuga.

Ben faceva respiri profondi e lenti, non batteva ciglio, i denti stretti, la mascella serrata, le mani chiuse a pugno come a trattenere una forza invisibile.

Eve aveva avuto più di un'occasione di incontrare l'istigatore di Ben: quando l'Azienda gli chiedeva dei "favori" troppo difficili da digerire, era bastato un soffio dell'energia di lei per aiutarlo a compiere azioni che il solo lato umano non avrebbe mai accettato di fare. Eppure, in quel momento, sentiva che c'era qualcosa di diverso in lui, come se la scorza oscura, appena accarezzata le altre volte, fosse stata spazzata via completamente, rivelando una natura terribilmente diversa.

Terrore, era ciò che Eve provava in quel momento, solo sentendolo. Niente più estasi, solo terrore.

Non riuscì a proferire parola, il gelo le aveva bloccato il fiato. Mosse più di un passo indietro, a sufficienza per allontanarsi di qualche metro e lasciare che lui prendesse il giusto tempo per intervenire. Doveva solo riaprire il suo portale che, ora, sarebbe stato dieci volte più potente, ne era certa.

Ben non sentiva più niente, non avrebbe potuto percepire alcun rumore intorno a sé, perché in quel momento, era sopra ogni cosa.

Chi viene istigato, normalmente, non ha la percezione del suo io oscuro, ma a lui, diversamente dagli altri, quella sensazione arrivava sempre ed era qualcosa di così assuefacente e appagante che gli era impossibile smettere di volerla.

Sentiva tutti, ogni normale, vedente e istigatore in quella città. Sentiva chiaro lo sgomento di Eve, da qualche parte vicino a lui, non la vedeva, non le interessava, per lo meno non subito.

Erano gli istigatori ad attirare irrimediabilmente la sua attenzione ma ora che era come loro, non li sentiva come suoi simili, no. Ciò che percepiva nei loro confronti era disprezzo, crescente e radicato, mosso dalla consapevolezza che non meritavano i corpi che avevano occupato, come non ne erano degni i normali con i quali dividevano quelle anguste dimore di carne e ossa.

Perché pensava cose simili? riuscì a chiedersi nel barlume, forse, di un briciolo di controllo rimastogli.

Lui era un vedente, odiava gli istigatori ma non aveva motivo di provare altrettanto disgusto verso le persone normali.

Disgusto. Ecco la parola giusta per esprimersi ciò che stava provando. Ma perché?

Quelle energie, che senza alcun titolo riempivano i corpi sparsi per quella città, dovevano tornare confinate nella loro prigione, ne era cosciente. E lui sapeva come fare a purificare quel luogo.

Aprì i palmi, questa volta rivolgendoli al cielo.

In pochi istanti l'aria prese la consistenza di un vento freddo, sempre più sferzante. Non era un vento naturale però, era energia, di una consistenza e gravosità mai percepita prima.

Eve si portò una mano alla bocca, gli occhi spalancati dall'orrore, la consapevolezza di aver commesso un tremendo errore, ormai un'amara certezza a cui era impossibile porre rimedio.

"Questo luogo non è vostro" disse Ben posando per la prima volta quello sguardo tagliente su di lei.

Il suo potere si liberò con la velocità di un battito di ciglia. Un numero incalcolabile di rami, neri come l'inchiostro, iniziarono la propria corsa a partire dai suoi piedi, tessendosi in una fitta rete che scivolò inglobando ogni cosa.

L'energia era il vento che spingeva la foga di quei rami assetati della forza del nemico. Ben fissò con lo sguardo il loro incedere violento fino a quando non ebbe più bisogno di vedere e si preparò a sentire.

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