11 - Nemici? (rev.02)
L'Azienda aveva come sede operativa un enorme grattacielo dal design ultra moderno, caratterizzato da una superficie esterna totalmente in vetro, che conferiva all'intera struttura una chiara impronta di fredda eleganza.
Occupava tutto il lato ovest della piazza circolare in cui confluivano due delle principali arterie cittadine.
Nonostante in città non mancassero edifici di quelle dimensioni, Adriel si stupì nello scoprire che il quartier generale di coloro nati per combattere gli istigatori fosse un edificio così appariscente. Avrebbe trovato più adatto qualcosa di più piccolo e modesto, che desse meno nell'occhio; il fatto che fosse un immobile così notevole le fece però capire quanto fosse concreta e imponente la realtà per cui suo padre lavorava.
L'auto sfilò davanti a quello che chiaramente doveva essere l'ingresso principale: una hall dalla parete in vetro in cui si affiancavano una serie di porte d'accesso.
Adriel ebbe giusto il tempo di notare un certo movimento nella zona, dato dal rapido susseguirsi delle ante che venivano aperte e chiuse dal passaggio di uomini e donne che emanavano senza dubbio un'energia particolare che le trasmise una sensazione di concitato nervosismo.
Dovevano essere circa le tre e trenta del mattino; trovò strano che a quell'ora ci fossero già così tante auto.
Proseguirono oltre, verso quello che doveva essere il parcheggio sotterraneo. Mentre guidava, Macallan prese il telefono e avvisò qualcuno del loro arrivo.
"La sede è stata presa d'assalto." Confermò lo scozzese come a leggerle nel pensiero poi lanciò una rapida occhiata a Ben.
Il ragazzo non parve per nulla sorpreso né preoccupato.
Macallan lasciò l'auto in un posteggio molto probabilmente riservato, in una delle prime file.
Adriel, guardando fuori dal finestrino, notò due persone, un uomo e una donna, venire loro incontro.
La donna, che poteva essere sulla quarantina, portava i capelli raccolti in uno chignon severo e indossava un completo giacca e pantaloni dai toni scuri. L'uomo invece sembrava più grande, forse della stessa età di Macallan, sulla cinquantina dunque, anche lui indossava un completo corredato di cravatta, dal taglio impeccabile che le ricordò molto quello del signor Cohen.
Entrambi avevano uno sguardo deciso e tremendamente serio, che tenevano inchiodato su di loro.
Adriel percepì una vampata di calore salirle fino alle orecchie. Ben lesse immediatamente il suo sbalzo.
"Sono vedenti" le disse restando immobile. "Registra la sensazione che hai appena provato, ti sarà utile."
Macallan fu il primo a scendere dall'auto. Ben rimase immobile e Adriel fece altrettanto.
Lo scozzese scambiò qualche rapida parola con i due, che molto probabilmente dovevano essere suoi sottoposti poi aprì la portiera di Ben.
"Non so se ti ricordi di loro ma Karen Anderson e Peter Pattinson sono due vecchie conoscenze della squadra del signor Cohen" disse tagliando i convenevoli.
"Deduco di averli già incrociati..." Commentò Ben percependo l'astio dei due.
"La Pearson ti sta aspettando al ventesimo piano. Noi vi scorteremo fino a là." Aggiunse poi lo scozzese.
La parola scortare fece presagire a tutti quale sarebbe stato lo scenario cui sarebbero andati incontro di lì a breve.
"Ora, la procedura prevede che ti debba mettere queste..." Proseguì mortificato estraendo un paio di manette dalla tasca.
"Stai scherzando?" fu la reazione di Ben. "E a cosa dovrebbero servire?"
"A impedirti di utilizzare liberamente la mano e quindi lanciare onde di energia." Rispose secca la Anderson.
Il ragazzo lasciò scorrere lo sguardo su ognuno dei tre, poi domandò sarcastico:
"Siete seri?!"
"L'ultima volta che sei stato qui hai fatto un po'... Per usare un eufemismo... Quel cazzo che ti andava di fare. Non ci sarà una seconda occasione." Si affrettò a puntualizzare Pattinson.
Ben li guardò nuovamente, poi si lasciò scappare una mezza risata.
"Avevo solo quindici anni!"
"Non è un giustificativo valido." Lo azzittì la donna strappando bruscamente le manette dalle mani di Macallan.
"Ehì!" Esclamò lo scozzese sorpreso dalle maniere di lei.
"Voltati." Gli intimò la vedente alzando il tono.
"Di solito quando una donna mi ammanetta poi finisce in un solo modo..." Sdrammatizzò lui, dandole le spalle con calma.
"Questa volta andrai in bianco bello mio!" Ribatté lei spingendolo di peso fino a fargli sbattere il petto contro la portiera.
"Ehi, Karen! Vacci piano!" Intervenne Macallan sfilandole le manette dalle mani. "C'è sua figlia sul sedile posteriore" specificò a voce bassa.
La donna parve riprendere il controllo e lasciò che fosse il suo superiore ad ammanettarlo.
Ben, voltandosi, fissò nuovamente i tre interlocutori. Anche lui aveva cambiato atteggiamento diventando improvvisamente serio, la sua espressione era gelida.
"Sul serio pensate che mi limiti a emettere energia dalla mano e che basti ammanettarmi per rendermi innocuo?" Mosse lo sguardo lentamente da lei al secondo vedente. "Non ho più quindici anni. Potrei assorbire l'energia di tutti i presenti in questo palazzo, proprio ora, anche stando qua e non si accorgerebbero di nulla. Ma rispetto il vostro cazzo di protocollo e rispetto Mac, perciò se la cosa può farvi sentire più tranquilli, vi seguirò ammanettato ovunque mi porterete."
Macallan si passò nervosamente una mano sulla bocca; gli altri due restarono in silenzio, gli occhi puntati su di lui.
"Mac, per favore, prendi Adriel e stalle accanto" aggiunse poi, sfoderando il consueto fascino innato, si rivolse alla donna: "Sono tutto tuo."
La salita al ventesimo piano parve interminabile. Nonostante il vano dell'ascensore fosse tarato per dieci persone ad Adriel iniziò fin da subito a sembrare stretto. Si era posizionata spalle alla parete di fondo, accanto al gigante scozzese, che di tanto in tanto le rivolgeva un sorriso di circostanza.
Ben le stava davanti, tra i due nuovi arrivati, le mani costrette dietro alla schiena dalle manette.
Non le era piaciuto come quei due lo avevano trattato e ancora meno, sopportava il modo in cui la guardavano, come se fosse... strana.
La cosa davvero strana però era la sensazione che percepiva chiusa lì dentro con loro, come se riuscissero a trasmetterle un senso di paura e preoccupazione crescente. Il suo sesto senso le diceva che era ciò che loro provavano in quel momento: che riuscisse a sentirli come un vero vedente?
Puntò lo sguardo sulla donna, che teneva la mano destra salda sul braccio di suo padre e cercò di concentrarsi su di lei, senza sapere esattamente cosa avrebbe dovuto o potuto sentire davvero.
Ma qualcosa avvenne. Iniziò a percepire interiormente un calore, una vampata, come quella che aveva appena percepito nel parcheggio, simile alla sensazione che aveva avvertito quando Ben era entrato nella casa al 134 di Saint Louis Street ma nettamente molto meno intensa. Si concentrò su quel calore piccolo ma pulsante, che sembrava parlarle trasmettendole rabbia, paura e preoccupazione.
A poco a poco, si abbandonò a quella sensazione, fino a quando iniziò a desiderare che quel calore diventasse più intenso e vicino. Senza rendersene conto, la sua energia, poco alla volta, cominciò ad attirare a sé quella percezione, che altro non era se non l'energia della Anderson.
"Adriel!" La richiamò subito Ben.
Il suono della voce di lui la ridestò come da un sogno.
"Ricordati ciò che ti ho detto: occhi puntati su di me." Aggiunse poi continuando a darle le spalle.
"Deduco non sia una coincidenza se l'appuntamento con il vostro capo sia allo stesso piano in cui si trovano più della metà dei vedenti di questa città." Proseguì poi ad alta voce.
"Sul serio?!" Esclamò Macallan rivolgendosi ai suoi sottoposti.
"Disposizioni dall'alto." Si limitò a commentare Pattinson.
"Lo linceranno!" Si scaldò lo scozzese.
La sua preoccupazione si trasmise come un fuoco al petto di Adriel, alimentando ulteriormente la sua già comprensibile agitazione.
"Mac!" Lo redarguì Ben voltandosi di scatto; i due carcerieri lo trattennero all'unisono. "Il discorso sugli sbalzi di livello vale anche per te."
Lo scozzese inspirò profondamente e lentamente, a occhi chiusi, espirò ritrovando il proprio equilibrio.
Un suono metallico, simile a un campanello, indicò che l'ascensore aveva raggiunto il piano desiderato. Il vano rallentò e subito dopo si fermò.
Ancora prima che si aprissero le porte, Adriel li percepì tutti. La sensazione fu terribile.
Ben guardò la Anderson e lei allentò la presa permettendogli di girarsi verso la figlia.
La preoccupazione di Ben le arrivò dritta allo stomaco, prima ancora che gliela potesse leggere negli occhi.
"Qualsiasi cosa sentirai, ti prego, ignorala. Senti solo me."
A quel punto le porte si aprirono.
Adriel non aveva la minima idea di quello che di lì a poco sarebbe accaduto, ma la crescente preoccupazione che aveva percepito da tutti durante la salita, l'aveva preparata allo scenario peggiore.
Per proseguire avrebbero dovuto per forza attraversare un breve corridoio in cui gli altri evidentemente, li stavano aspettando. Sembrava realmente una situazione costruita ad hoc: qualcuno ai piani alti aveva volutamente convogliato al ventesimo piano quelle persone.
Quando le porte dell'ascensore si aprirono fu il gelo. Chi aveva atteso seduto a terra, ai lati del corridoio, rapidamente si mise in piedi. Chi aveva scelto di aspettare spalle al muro, balzò in avanti mentre quelli intenti a parlare in gruppo tacquero all'istante.
Anderson e Pattinson strattonarono Ben intimandogli di procedere. Macallan, non disse nulla e istintivamente prese per mano Adriel: quel gesto la sorprese trasmettendole sicurezza.
Non riuscì a contarli ma erano tanti e appena li videro vennero loro incontro, chi a passo deciso chi meno. Tutti si mossero in quell'unica direzione, la loro.
Adriel cercò di concentrarsi su Ben ma non poté evitare di leggere l'odio che quelle persone, a lei sconosciute, stavano provando in quel preciso istante. I loro occhi erano interamente puntati su di lui, i volti distorti dalla rabbia, il passo da andante divenne quasi una corsa. Ne era certa: l'avrebbero aggredito.
"Figlio di puttana!" Furono le parole che un uomo con un paio di lunghi baffi scagliò contro Ben poco prima di colpirlo in pieno volto con un pugno. La violenza dell'impatto fu tale che il ragazzo non cadde a terra solo perché Pattinson e la Anderson non mollarono la presa su di lui.
Pattinson scattò immediatamente in avanti per bloccare l'uomo mentre la donna si sincerò dello stato di Ben.
Il ragazzo non disse nulla e si limitò a raddrizzarsi esprimendo la volontà di proseguire. Ma il gesto dell'uomo baffuto diede il là allo sfogo generale.
"Ti rendi conto di quello che hai fatto?!"
"Maledetto bastardo! La devi pagare come si deve questa volta!"
"Fategliela pagare! A lui e a quel mostro di sua figlia!"
Erano solo alcune delle molte frasi brutali che tanti si misero a gridare.
Alcuni spintonavano per farsi più avanti. La protezione di Pattinson e della Andreson non era sufficiente, più di una di quelle persone mise le mani addosso a Ben. Qualcuno riuscì solo a strattonarlo ma altri arrivarono anche a colpirlo, chi di sfuggita al fianco altri in viso. Chi diede il peggio di sé fu un uomo sulla quarantina che lo colpì alla bocca dello stomaco costringendolo a piegarsi in due per il dolore.
Fu allora che Adriel si sentì soffocare da quello che stava vedendo e soprattutto sentendo: la cattiveria inspiegabile che quelle persone stavano provando verso suo padre e verso di lei, il loro odio, le arrivò dentro come il peso di una valanga, che tutto travolge senza lasciare spazio a nulla.
Avrebbe voluto correre in avanti, da lui, aiutarlo in chissà quale modo, ma non sopportava di vederlo vittima impotente contro lo sfogo di quella gente impazzita. Aveva per giunta le mani legate, non avrebbe mai potuto difendersi. Perché Macallan non lo aiutava?
Il gigante scozzese, tratteneva lei e non faceva nulla per aiutare Ben.
"Concentrati su tuo padre" le disse improvvisamente.
Fu così che Adriel gli lesse dentro e capì. L'uomo avrebbe voluto intervenire ma si costringeva a non farlo per assicurarsi che lei facesse quello che suo padre le aveva chiesto di fare: pratica.
La Andreson e il collega stavano perdendo il controllo, sopraffatti dalla foga irruenta e crudele che muoveva la massa.
Ben faticava a rimanere in posizione eretta, succube di quegli attacchi a cui, inspiegabilmente, sembrava non voler reagire. Che fosse tutto parte di un piano?
Decise di dargli fiducia e di attenersi a quello che Ben quasi di certo aveva in mente.
Si concentrò su di lui, cercando di ignorare le parole piene di cattiveria degli aggressori e i suoi gemiti sommessi. E inspiegabilmente iniziò a percepire una sensazione nuova eppure allo stesso tempo così famigliare. Un calore, fin da subito tremendamente intenso, lo stesso che aveva sentito tutte le volte che era nervosa e che Ben era intervenuto per calmarla.
In un attimo le tornarono alla mente tutte quelle volte in cui si era stupita di come il solo tono della voce di lui sembrasse averla fatta stare meglio e in quel momento capì che in realtà era stata la sua energia a irradiarsi fino a quella di lei per trasmetterle tranquillità.
Era così abituata a sentirla che non l'avrebbe mai notata se lui non l'avesse accentuata come stava facendo in quel momento.
Ora sapeva com'era, sapeva cosa cercare, cosa sentire.
Ben sentì a sua volta, sentì che Adriel lo stava percependo: lasciò così che tutta la sua energia scorresse rapida dentro di lui e diventasse maggiormente chiara e visibile.
Quell'energia divenne ancora più estesa fino a quando tutti riuscirono a percepirla. La maggior parte dei loro aggressori erano vedenti ma anche chi come Macallan non lo era, fu in grado di avvertirla.
Ben non fece nulla di particolare. Non lanciò onde di energia ma si limitò a farsi sentire e lo fece in modo tale che fosse chiaro a tutti.
La sensazione di calore divenne talmente intensa da scaldare l'aria e far bruciare loro la pelle. Le spesse vetrate del corridoio vibrarono in modo evidente. Un'onda invisibile di energia si irraggiò dal corpo di lui come un'onda d'urto: nonostante le mani legate, fu chiaro a tutti quello di cui sarebbe stato capace se solo avesse voluto.
La potenza di Ben aveva improvvisamente placato gli animi degli altri che, impietriti, allentarono la presa su di lui e presero le distanze.
Adriel invece di essere intimorita da quella percezione, si sentì ricaricata: quell'energia era incredibilmente pura, forte e stranamente appetibile.
Il desiderio di poterla sentire scorrere dentro di sé divenne il suo nuovo primo pensiero. Teneva ancora gli occhi puntati su Ben ma questa volta la sua attenzione era tutta per la sua energia.
Lei non poteva rendersene conto ma anche la sua divenne improvvisamente chiara e leggibile a tutti i presenti. Aveva un'intensità simile a quella di Ben, e il che la rendeva molto più spaventosa, dato che lei aveva solo tredici anni. Ma ciò che si rivelò ancora più devastante, fu la capacità di assorbire l'energia altrui.
Benedict aveva volutamente attratto su di sé l'attenzione di Adriel, solo lui doveva essere il suo bersaglio, la cavia per vedere fino a che punto sarebbe stata in grado di arrivare.
Sapeva che la sua energia, se stimolata, sarebbe diventata famelica e infatti stava letteralmente prendendo a morsi la sua: ogni morso era una fitta bruciante che lo lacerava dentro.
Strinse i pugni e soffocò quella sensazione.
"Proseguiamo." Disse poi richiamando su di sé l'attenzione dei due vedenti.
Gli altri attoniti, senza proferire parola, si limitarono a lasciarli procedere. Poco prima di svoltare a sinistra e sparire del tutto dalla loro vista, li sentirono riprendere a parlare in un vociferare fitto e sommesso.
In fondo al corridoio del ventesimo piano, Harvey Burt avvertiva ancora i brividi corrergli sotto la pelle.
Niente era in grado di provocargli quella reazione eccetto la percezione della potenza impressionante dell'energia di Benedict Wigan.
Invano aveva cercato di ricreare quell'estasi, facendosi perfino volutamente contaminare da energia di istigatore ma nessun tentativo, seppur in un certo modo appagante, l'aveva mai portato nemmeno lontanamente vicino a ciò che aveva provato in quel momento, quando lui aveva dato dimostrazione delle sue capacità e i vetri dell'edificio avevano tremato.
Anche la figlia, la piccola Wigan, si era rivelata una perla, mettendo in chiaro fin da subito di chi fosse l'energia che le scorreva nelle vene.
Sentiva distintamente la paura che la percezione delle loro capacità aveva innescato negli animi di quel branco inferocito che aveva sperato di sortire lo stesso effetto su di loro e che invece, di quella paura, si era ritrovato miseramente vittima.
Aveva sorriso nel sentire scemare così rapidamente tutta quella carica di propositi a base d'odio e rabbia con cui si erano presentati in sede. Idioti, aveva pensato.
Eppure tutti sapevano di cosa era capace Wigan. Tra i vedenti tutti sapevano cosa era stato in grado di fare.
La paura e il terrore dovevano essere le uniche emozioni concesse in sua presenza, le uniche che avrebbero avuto il senso di provare, loro.
Sensazioni che Wigan non era però in grado di suscitare in lui.
Fin dalla prima volta in cui si erano incontrati, Burt aveva provato una sola cosa nei suoi confronti: invidia.
Dopo tredici anni, quella era ancora l'unica alterazione che l'energia di Benedict Wigan provocava alla sua, un'invidia profonda, radicata come erba grama ormai impossibile da estirpare, scatenata dalla convinzione personale che l'essere dotati di un tale dono, dovesse necessariamente provocare un senso di potere e intimidazione, lo stesso a cui Burt aspirava da anni.
Aveva solo trentun anni, tredici dei quali passati in Azienda, dove si era distinto sin da subito, fin dalla gavetta, facendosi notare da H in persona per il suo incondizionato rispetto degli ordini e la capacità particolarmente persuasiva di ottenere ciò che gli veniva richiesto.
Era un vedente dotato di grande energia, capace di leggere gli animi altrui facendo leva su un senso di soggezione che era in grado di provocare nei suoi interlocutori.
Era sempre impeccabile, nei modi come nel vestire. Alto e distinto, affabile perfino ma solo per convenienza. Coloro che avevano avuto la sfortuna di conoscerlo davvero, i colleghi che ora dovevano guardarlo dal basso verso l'alto, rispettavano la posizione di rilievo che si era guadagnato anche se erano insofferenti verso i suoi metodi.
Lui era consapevole della reazione che suscitava in tutti, era ciò che voleva sentire ma non era abbastanza: l'unica persona che avrebbe voluto sentir cedere e farsi piccola sotto il peso del timore che suscitava, era quella che stava per voltare l'angolo in fondo al corridoio e che in tredici anni non era mai riuscito a far vacillare nemmeno per una frazione di secondo.
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