La risata del vento
« Wouldn't you like a taste of the power?
Wouldn't you like to use more than words? »
[Wouldn't you like - EPIC: the Musical]
ꨄ︎
– Sei adorabile quando parli, te l'hanno mai detto?
La sua voce prude nella testa come ortica.
Incrocio le braccia e lo osservo da terra con la fronte aggrottata, il cervello che lavora a mille.
Sta facendo oscillare un piede oltre il ramo d'albero bitorzoluto su cui è sdraiato, giocherellando distrattamente con un mazzo di foglie strappate. Le sta sfibrando poco alla volta in striscioline perfettamente identiche, che fa ricadere a terra in una lenta e metodica pioggia di coriandoli.
Non mi guarda nemmeno.
Parla e basta, rigettando nella brezza fiumi di parole inutili: l'elmo calato sul volto, la figura tappezzata da pozze di sole filtrate dalle fronde e l'aria di avere tutto il tempo del mondo.
– Hermes – lo chiamo dunque, tamburellando nervosamente le dita sugli avambracci – Sei Hermes, non è vero?
Capisco di avere ragione quando due minuscole ali gli germogliano dai talloni nudi e iniziano a frullare nel vuoto con frenesia. Trattengo un brivido di incredulità, gli occhi immobili incastrati su di lui.
– Intervento divino, tesoro! Dov'è il tuo entusiasmo? – il dio rompe in una risatina tintinnante come uno scroscio di pioggia. Il suo volto coperto ruota lievemente verso di me. Scorgo i suoi denti candidi luccicare come gemme attraverso la frasca che gli dondola davanti – Facciamo un gioco, che dici?
Faccio una smorfia, mentre Hermes inizia a sminuzzare con entusiasmo una nuova foglia tra le dita affusolate.
– L'ultima volta che un dio mi ha chiesto di fare un gioco sono finito in mezzo all'oceano con Poseidone – rispondo in un borbottio, a cui lui replica con una nuova risata a labbra chiuse, che friccica come polline nel naso.
– Uh, tesoro, ma mi hai preso per una divinità frivola come Eolo? Posso offrirti molto più di una saccoccia di aria calda, sai?
Una folata di vento. Un guizzo di luce solare. Uno spostamento di correnti talmente repentino che la mia mente lo metabolizza soltanto quando una mano si infiltra irriverente nella mia e mi strattona, per farmi roteare sul posto.
Mi si blocca il respiro, mentre mi ritrovo allibito a scrutare il nero lucido della visiera affusolata dell'elmo e il sorriso che ne spunta sotto, che è uno spicchio aguzzo di luna su un volto anch'esso candido come carta fresca. È una maschera di porcellana priva di sguardo. Non sto a domandarmi come faccia a vederci qualcosa, con la visuale completamente coperta, perché probabilmente, di vedere, non ne ha mai avuto bisogno. Per un momento provo a immaginare che effetto farebbe, sentire gli ostacoli scansarsi di lato come vapore innocuo non appena li si sfiora, invece di finire dritti in faccia.
Le sue dita si stringono autoritarie sulle mie. Sono fredde, ma morbide come spuma marina, come quelle di un ragazzino che non ha mai imparato a maneggiare una spada.
– Non vorresti un assaggio del potere?
Nella visiera, vedo il riflesso distorto dei miei occhi straniti.
– Cosa intendi? – lo chiedo con cautela, bene attento a non battere le palpebre per non perdermi nemmeno il suo più accennato fremito.
Hermes inclina arrogante la testa da un lato. Riccioli scuri gli sfuggono dall'elmo e artigliano il pallore delle sue guance come bruschi spruzzi d'inchiostro.
– Il potere, Odisseo – la sua voce diventa un mormorio, il sorriso tanto acuminato da mettere i brividi. Il vento attorno a noi sembra cambiare frequenza, fare eco al suono ammiccante in cui il mio nome si trasforma nella prigione di quelle labbra – Non ti piacerebbe usare più di belle parole? Tenere in mano il mondo con la stessa forza con cui i tuoi uomini ti sono stati strappati via? – si fa spaventosamente vicino. Il bosco mi sbiadisce accanto mentre le sue unghie si stringono sulla mia mano tanto da fare male.
Il suo respiro sul mio viso è caldo. Spaventosamente umano.
– Divino Hermes, devo chiederti di allontanarti – lo sussurro aprendo appena la bocca, il volto a un soffio dal suo.
Gli dei tendono spesso ad invadere lo spazio personale senza permesso (percuotendomi con schiaffi di mare furioso, sbattendomi l'impugnatura di una lancia sulle nocche fino a farle sanguinare o attorniandomi con sbuffi di nuvola che entrano negli occhi), ma è la prima volta che un immortale si avvicina al punto da permettermi di contare con precisione i vortici di piccole efelidi che gli si attorcigliano sulle guance, mentre allarga il sorriso.
Prima che possa provare a scansarmi, Hermes mi stampa un bacio leggiadro sulla punta del naso.
Resto completamente allibito per una frazione di secondo, poi un nuovo strattone mi fa perdere l'equilibrio.
Ho il tempo di domandarmi se Euriloco verrebbe a cercarmi, non vedendomi tornare – e cosa di me potrebbe rimanere da trovare – che un istante dopo sto precipitando nel caos.
Non è come avveniva con Atena, con la sensazione graduale di sprofondare nell'acqua nera di un tempo arrestato, ma piuttosto un'imposizione psichedelica di lampi di luce dentro la mente nuda. Mi si arrampicano addosso con la furia di mani fameliche, mi si avvinghiano ai pensieri come rampicanti – serpenti – e ne strozzano il corso come alberi caduti che si affollano sul fiume durante una tempesta.
Cado sempre più giù, dentro una visione costruita per impedirmi di capirla.
Mi schianto. Supino e ansimante. Ho visuale perforata da un cielo talmente saturo di blu da sentirsene inondare i polmoni e ghiacciarli da dentro.
– Potresti venire ferito da lei, sai? – Hermes appare fluttuante sullo sfondo della volta, bianco come la sagoma di un fantasma – Le guerre durano anni, immagino che tu lo sappia bene. Ma ho qualcosa che ti può aiutare, tesoro. Qualcosa che ti permetterà di vincerle tutte.
Sono senza fiato, mentre mi sforzo per metterlo a fuoco. Il suo sorriso è uno sfasamento di falci incrociate.
– Parli di Circe, vero?
Hermes scoppia a ridere. È il suono di ciottoli che rotolano giù da una collina; del battito agitato d'ali d'uccello prima di spiccare il volo. Fa una capriola nel vuoto sopra di me. Il suo viso si approssima al mio tanto da far sfiorare le punte dei nostri nasi e farmi incrociare gli occhi per riuscire a guardarlo.
– Tesoro, mi avevano detto fossi sveglio.
Le sue mani scivolano svelte nelle mie e in mezzo secondo mi ritrovo in piedi, immerso nella versione distorta del bosco dell'isola, circondato dai colori sbagliati, a guardare il riflesso sconvolto del mio volto nel buio torbido di quella visiera.
– Non ti piacerebbe avere un po' di quella magia? – mi bisbiglia addosso il dio – La magia, Odisseo! Che ne pensi? Controllare il cuore del mondo tanto da mettere in ginocchio gli dei che ti calpestano da tutta la vita?
Trovo la forza di scansarmi, nauseato. Gli mollo le mani con una scrollata e arretro barcollante, una mano sulla fronte e il sangue che rumoreggia nelle orecchie come una bufera.
– Mi hai portato qui per costringermi a patteggiare per un bene impossibile? – esalo a denti stretti – Cosa vuoi in cambio, la mia anima?
Ma Hermes ridacchia di nuovo. Il bosco mi gira attorno con la brutalità di una trottola scagliata giù dall'alto dell'Olimpo e, quando la testa smette dolorosamente di turbinare, inciampo su un terreno liscio come ghiaccio. Cado carponi, trattenendo un grugnito di frustrazione.
– Attento a rifiutare l'aiuto divino, re di Itaca – la voce di Hermes riecheggia da tutte le direzioni, vibrandomi sotto la pelle – L'ingegno non ti salverà dal finire nel suo piatto come una bestia qualunque.
– Cosa...? – ma poi alzo lo sguardo e il cuore mi schizza in gola. Due occhi dorati grandi come soli mi sovrastano. Un volto di donna, bello e enorme come il cielo, incombe su di me con la solennità di un giudice infernale.
Un piatto. Lo realizzo un momento dopo, provando ad alzarmi su una superficie che sguscia via da sotto le scarpe, sono nel piatto di Circe, mannaggia all'Olimpo.
– Hermes, cosa vuoi da me? – lo urlo, in equilibrio precario, con il gigantesco viso di Circe che si avvicina e mi inghiotte nella sua ombra. Le sue labbra rosate si schiudono su un sorriso appuntito come la luna.
I suoi gomiti piombano con la brutalità di terremoti ai lati del piatto, facendomi capitombolare di nuovo per terra. Le sue mani si incrociano pigre sotto al mento e i suoi lineamenti si deformano sotto il mio sguardo sgranato dall'orrore. L'acconciatura dei capelli si accartoccia in metallo; le guance si prosciugano di colore.
Hermes mi osserva dall'alto, il capo reclinato di lato e il sorriso che brilla su di me come una schiera di lame grandi come vele.
– La vera domanda è cosa vuoi tu, tesoro – cantilena – Perché lei certamente vuole vederti crollare. E ha fin troppi mezzi per schiacciare un bocconcino come te – le sue dita danzano nell'aria in una catena di scintille e improvvisamente, con la stessa sensazione di sentirsi la testa sbattuta in avanti da una brusca frenata, sono di nuovo alto come lui, seduto dall'altro lato del tavolo con le braccia irrigidite lungo il corpo e il desiderio imminente di urlare.
Hermes si sporge sul tavolo. Si arrampica sulla tovaglia increspata, allungandosi come un gatto per raggiungere di nuovo una vicinanza estrema, mentre io inclino freneticamente la sedia all'indietro nel tentativo isterico di impedirglielo.
– Può farti abbandonare la ragione di cui tanto sei bravo a vantarti – sorride Hermes, angelico – La tua moglie perduta? Dille pure addio – e schiocca di netto le dita tra i nostri visi, facendomi saltare un battito – Può fartela dimenticare e sostituirla con nient'altro che se stessa. Manterresti intatto l'orgoglio, se il prezzo fosse dimenticare chi sei?
La sedia si inclina troppo. Supero la linea invisibile che mi separa dal baratro e me ne accorgo troppo tardi, quando mi rovescio all'indietro e il mondo perde senso di nuovo.
Sbatto contro una colonna dura e sento il dolore esplodere sulla nuca come un lampo di luce.
– Attento alla figlia del sole, re di Itaca – recita Hermes, la voce che mi giunge attutita nell'intontimento totale – Può evocare un mostro per farti a pezzi. Le sue chimere tendono a staccarti prima la testa, sai?
– Le cos...? No, aspetta!
Zanne di belva larghe come un carro mi sono addosso appena trovo la forza di socchiudere le palpebre. Mi sfugge un grido, le mani schizzate a proteggermi il volto scoperto e il cuore nel petto che sembra contrarsi e svanire. Ma il morso non arriva.
La risata di Hermes rimbomba tutt'attorno, entra nelle ossa come zanne e mi trascina lontano.
Quando riabbasso le braccia, sono di nuovo nel bosco alterato della visione, unico suono a scandire il silenzio il raspare orripilato del mio respiro. Sono rannicchiato ai piedi di un albero, completamente madido di sudore.
Aspetto, boccheggiante, che un fulmine mi colpisca o chissà quale altra diavoleria. Aspetto, ma il bosco di Hermes è congelato nell'attimo, come un riflesso della realtà spiato attraverso un coccio di vetro rotto.
– Hermes, se ti prendo...
Borbotto una maledizione mentre, tremando, tento di rimettermi in piedi. Il tentativo fallisce miseramente quando il dio mi compare davanti dal nulla, risputato fuori dal vento, e io sobbalzando ripiombo con la testa contro il tronco. La visuale scoppia di stelle bianche.
Sibilo un'imprecazione all'Olimpo e Hermes in risposta esplode in una nuova risata, che mi fa soltanto desiderare di spaccargli a metà l'elmo sulla fronte.
– Tesoro, sei adorabile quando ti arrabbi.
– Hermes, cosa vuoi da me? – lo ripeto in un mormorio esausto, guardandolo inerme dall'alto in basso.
– Quello che vorresti anche tu se avessi il mio fascino immortale, tesoro! – risponde lui, in una allegra giravolta sul posto – Divertimento! Soprattutto da una celebrità come te, mh? Il rinnegato da Atena che inganna i mostri e sfida gli dei! L'eroe di Troia costretto lontano dalla sua terra, condotto a rinunciare a se stesso pur di rimetterci piede! – non me ne accorgo neanche e le sue mani sono di nuovo nelle mie.
Mi sento sollevare bruscamente in piedi e una frazione di secondo dopo sto roteando sul prato insieme a lui, i piedi a cinque centimetri da terra e il cuore indeciso se annichilirsi o deflagrare.
– La magia, Odisseo! – grida Hermes, senza smettere di ridere – Non vorresti assaggiarne un pezzetto? Riprenderti l'onore che ti è stato strappato via? Posso aiutarti a sconfiggerla! Puoi fermare Circe, costruire uno spettacolo di luci!
Mi lascia andare. Giro su me stesso ad una velocità terrificante, il terreno sparito da sotto le scarpe e soltanto il vago presentimento che se avessi qualcosa nello stomaco il conato di bile che mi sale dal fondo della gola sarebbe decisamente più spiacevole.
Non dimenticare quanto gli dei siano pericolosi.
La voce di Euriloco mi giunge da un altro universo, mentre ripiombo a terra con la violenza di una freccia scoccata da una rupe e incespico tra i ciottoli per non distruggermi la faccia contro un altro tronco. Mi accorgo che questa volta la corteccia, e il cielo che si fa livido sopra di me, hanno il colore giusto.
Respiro pesantemente aria tagliente. Sono di nuovo nel mondo reale.
– Cosa sai dell'Erba Moli, Odisseo?
Hermes mi afferra una spalla e mi fa voltare con forza verso di lui. Sta sorridendo in modo maniacale. Il buio che gli copre lo sguardo sembra tremolare, come il principio di un incendio che ammicca nella notte.
La mano libera dalla mia spalla è tesa impaziente verso il mio viso. Nella coppa delle dita bianche, uno strano fiore argentato riluce come una stella.
– Non molto – confesso a mezza voce, catturato dal modo in cui i petali del fiore appaiono pulsare, chiudendosi a riaprendosi appena, in un leggero e muto respiro.
Hermes ridacchia. Sopporto a fatica il dolore delle sue unghie infilzate nella mia pelle.
– Mangialo, e il mondo ti si piegherà attorno – recita il dio, con i tratti del volto resi spettrali dal bagliore della pianta – Mangialo, re di Itaca, e Circe non potrà sfiorarti. Sarai capace di eguagliare la sua magia. Basterà desiderarlo, e ognuna delle tue bugie distorcerà la realtà.
Alzo lo sguardo dove dovrebbero trovarsi i suoi occhi, incontrando solo lo specchio scuro dei miei, iniettati d'argento.
– Mi ucciderà – non è una domanda, ma non è necessario aver guidato seicento uomini attraverso mari infestati per capire che un'offerta del genere non può essere posta senza un prezzo.
Eppure Hermes scoppia in una risatina divertita, davanti al mio sconcerto.
Mi molla le spalle e mi afferra le mani tra le sue, per farci ricadere con cura l'Erba Moli. Senza lasciarmele, guida la coppa delle mani alla mia bocca, talmente vicino che i petali del fiore mi carezzano le labbra come un invito.
– Durerà soltanto un momento, tesoro, giusto il tempo di qualche gioco di prestigio con la strega... ma ci sono forze troppo importanti in atto sopra di te per sentirmi autorizzato a lasciarti morire – Hermes si solleva in aria, ma le mie mani rimangono cristallizzate davanti al volto. Fa una cenno elegante nell'aria e la luce infiammata del bosco gli si solidifica nella presa, in un Caduceo che gli si muove tra le dita con l'agilità scivolosa di serpi vive.
Lo allunga verso di me, il pomo freddo puntato tra il mento e i dorsi irrigiditi delle mani, per costringermi a guardarlo dritto in faccia.
– Unica condizione, nulla di banale, mi raccomando – aggiunge poi, il capo piegato di lato e il sorriso un crepaccio di cristallo – Sorprendimi.
Non mi ero accorto di aver schiuso le labbra. Per sorpresa, terrore o completa follia; non lo so dire. So solo che quando il pomo del Caduceo sospinge con decisione le mie mani inanimate nella fessura, spalancata come una ferita nel mio autocontrollo, il fiore mi scivola sulla lingua come un sorso di luna.
Il mondo esplode.
Hermes scoppia a ridere, e quel suono invade l'universo come un fulmine che si dirama infinite volte e frantuma l'uniformità del cielo.
Il respiro mi si congela nei polmoni e subito dopo prende fuoco.
Sgrano gli occhi, i bordi della visuale iniettati di luce. Le mani sono artigli chiusi sulla bocca per trattenere un conato che arde come veleno.
Energia soppianta il sangue nelle vene. Fa male come spade incandescenti conficcate in ogni centimetro di pelle nuda; ma al tempo stesso, me ne rendo conto con esterrefatta esaltazione, piegandomi in due, vorrei che non smettesse mai.
Hermes continua a ridere, oltre il velo di luce che mi acceca.
Sento le sue mani trovare le mie ancora una volta e iniziamo a girare. Giriamo. Le stelle mi abbracciano e mi avvolgono come spire lucenti di serpenti. Questa volta, il terreno svanisce del tutto.
Hermes mi tiene le dita mentre mi conduce tra le nuvole. Su, dove le fiamme del tramonto inceneriscono il tempo. Su, sulle vette talmente alte da rendere tutto possibile.
– Cos'è tutto questo? – urlo sopra il soffio insistente nel vento, i capelli saturi dei lapilli nati dal sole morente.
– Magia, tesoro! – risponde Hermes, lasciandomi andare – Il potere di essere quello che vuoi!
Ride, precipitando al mio fianco attraverso strati di infinito.
Forse sto ridendo anch'io. Il pensiero che sia tutto sbagliato si accende e poi muore, in un'estasi che brucia sulla lingua, si spande nel ventre fino ad avvolgermi e farmi sparire.
Circe, aspettami.
La terra arriva, ma ci plano sopra senza inciampare. È facile. Facile come un bambino che insegue una civetta, tra le fronde soffici degli ulivi, e si preme sul cuore la gioia profumata come una certezza.
Atterro al fianco di Hermes e lui rotea leggero sulle punte dei piedi alati, il Caduceo a danzargli tra le mani come un raggio dorato sfuggito al crepuscolo.
– Hermes – lo chiamo, un mezzo sorriso incredulo ad accendermi gli occhi. Il dio mi guarda, incrociando arrogante le dita sul pomo del Caduceo – Grazie – mi scappa detto mentre il petto ribolle di emozioni troppo intense per un essere umano. Sento fiamme bianche lambire le costole, e non so spiegare neanche a me stesso come faccia ad essere tanto bello.
Il dio sorride.
– Non ringraziarmi – gongola, inclinando il bastone verso di me con fare insolente – Probabilmente morirai.
– Ma avevi detto...
– Buona fortuna!
Una folata di vento. Un guizzo di luce solare. E Hermes già non c'è più.
Fisso allibito il punto dove si trovava fino ad un istante fa, ma è come se l'avessi sognato.
– Capitano!
Mi volto. Euriloco corre verso di me tra i tronchi sempre più scuri della sera imminente. Riconosco la sua figura avanzare verso di me con il volto, nella penombra, rugoso di preoccupazione.
– Capitano! – ripete, ansimando – Io e gli uomini non vi vedevamo tornare. Grazie agli dei state bene... – mi arriva difronte, mi guarda negli occhi e la voce gli muore in gola – Capitano...?
Non mi sto accorgendo di sorridere, ma sento qualcosa di folle stirarmi le guance mentre trovo nell'ombra i suoi occhi scuri, con i miei che ancora rilucono d'argento.
– Sto bene, di me non curarti – gli rispondo con decisione – Portami da lei.
Euriloco boccheggia per un momento.
– Lei? Intende...?
– La strega – annuisco, la paura annegata nel potere che mi riempie l'anima, come un vaso ricolmo fino all'orlo – Ci riprendiamo gli uomini.
– Ma, capitano, come è possibile? Cosa è successo? – mi guarda, turbato, e so che non mi riconosce. Non lo faccio neanch'io. C'era qualcosa, in quel fiore, capace di innescare un istinto celato, che trascende la calma logica dei pensieri curati. Li disordina, rimescolandoli in impulsi estranei che non capisco, ma che adesso palpitano determinati dentro di me come tuoni violenti proiettati nelle orecchie. E chiamano giustizia.
C'era qualcosa, in quel fiore.
Una magia in grado di distruggere tutto.
– Intervento divino, Euriloco – gli sorrido e lui sembra restarne sconcertato – Guidami. Devo costruire uno spettacolo di luci.
ꨄ︎
Cover credits: @ / zieelane su Twitter
NdA:
Dovrei fare talmente tante cose che mi viene la nausea, ma quando mai potevo negarmi di scrivere questa strana cosa delirante per sperimentare Hermes? qq
L'Odisseo di questa shot è molto out of character (se così si può dire di un personaggio antico e multiforme come lui), ma non volevo calcare sulla pesantezza della morte dei compagni o altri tratti tragici della sua storia. Piuttosto era tutta una scusa per usarlo come vittima malcapitata dei giochi di Hermes qq
Questo è un periodo talmente pieno che non ho la forze di scrivere storie elaborate, quindi spero che questo ennesimo piccolo esperimento fine a se stesso, nella sua follia, vi sia piaciuto <3
Grazie infinite a chiunque è qui <3
Voti e commenti sono accolti con amore <3
Coss
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