XXXII - Se si litiga in cucina ogni pasto va in rovina.

Ho visto lei che bacia lui,

che bacia lei, che bacia me.

Mon Amour - Annalisa

Sono sempre più convinta che si tratti di uno scherzo. Infame e che non fa ridere nessuno, ma pur sempre uno scherzo. Quando supero l'uscio del locale, con Anna ed Erica al seguito, perché ovviamente non volevano perdersi lo spettacolo, spero che qualcuno mi urli "pesce d'aprile!", anche se siamo a luglio. Francesco e Giada avevano una relazione segreta. È assurdo che l'abbiano tenuto nascosto, come è possibile? Che poi, mi piacerebbe conoscere il momento esatto in cui il "Belli e Dannati" è diventato un covo di inciuci. Prima Martino ed Erica, ora Francesco e Giada... Ok, d'accordo, anche io e Giorgio. Eppure eravamo partiti così bene, con grande professionalità e competenza, tutti focalizzati sul lavoro e sul garantire alla nostra clientela un'eccellente esperienza culinaria e una serata da ricordare. Invece adesso si limona in bagno, si litiga in ufficio, e si vomita pure – mi dichiaro colpevole, Vostro Onore.

Trovo quegli impiccioni dei miei dipendenti tutti riuniti in cucina, impegnati a parlottare fitto fitto tra di loro. Francesco e Giada non ci sono, ma stando alle informazioni di Martino, lui se ne è andato e lei sta svuotando il suo armadietto. Non saluto nessuno e mi dirigo nello spogliatoio. La trovo lì, impegnata a ficcare le ultime cose nello zaino strapieno. Si accorge della mia presenza solo quando chiudo la porta.

«Guarda chi si vede. A quanto pare, le voci girano in fretta.»

Quando mi domandano perché non l'ho mai sopportata, vorrei ricambiare chiedendo perché dovrei. Non ho mai tollerato la sua compagnia, mai, nemmeno quando avevamo dieci anni. Io e Giada Farinelli non siamo compatibili, non lo siamo state in passato e non lo saremo mai. Mi apostrofa in questo modo, con una spocchia e un risentimento che considero abbastanza fuori luogo, per poi fissarmi con i suoi occhi castani.

«Non so come funzioni nelle innumerevoli e altolocate cucine dove hai lavorato,» prendo la parola, «ma quando ci si licenzia, si presentano le dimissioni al datore di lavoro con un preavviso di almeno quindici giorni.» Faccio una pausa e incrocio le braccia. «E anche se ti piace fingere che non sia così, si dà il caso che il tuo datore di lavoro sono anche io.»

Un lampo di rabbia attraversa i suoi occhi. Il palese odio che prova nei miei confronti mi lusinga, quasi. Smette di guardarmi e si abbassa a chiudere lo zaino. Torna dritta, ma non incrocia i miei, di occhi.

«Te le farò trovare domani sulla tua scrivania.»

La sua passivo-aggressività mi dà sui nervi.

«Oh, andiamo, Giada, piantala di fare l'offesa!»

Volevo restare calma, ma non sono famosa per la mia diplomazia. Lei mi fulmina con lo sguardo.

«L'offesa?»

«Te la stai prendendo per uno stupido bacio tra me e Francesco che risale a un secolo fa e che non ha significato niente.»

A parte un conato di vomito, ma sorvoliamo.

«Per te, forse, non ha significato niente. Per me sì.»

«Non avevo idea che steste insieme, come non ce l'aveva nessuno.»

Giada fa una pausa ed evita di guardarmi. «In realtà non stavamo insieme.»

«Allora non capisco dove sia il problema», commento con ovvietà. La (ex?) sous-chef mi lancia un'occhiata.

«Non ho più intenzione di lavorare nello stesso luogo di Francesco, ecco qual è il problema.»

Vorrei sollevare gli occhi al cielo, ma risulterei indelicata. La osservo con attenzione. Ha la faccia sbattuta, le occhiaie in evidenza, gli occhi rossi. Ha pianto e non sta affatto bene. Vuoi vedere che è davvero innamorata di Caselli?

«Era già difficile prima, adesso che so questa cosa, non ci riesco più», mormora, cominciando a giocare con la chiusura dello zaino nero. Io socchiudo gli occhi.

«Non ha significato niente, Giada», ripeto, ma lei non molla.

«Tu non sai tutta la storia, Emma.»

«Raccontamela, sono tutta orecchi.»

Ci guardiamo e vedo della sfida nelle sue pupille, ma anche del risentimento. Non ci siamo mai volute bene ed ora è palese come mai prima. Giada molla lo zaino e incrocia le braccia magre.

«Ci siamo conosciuti a Firenze l'estate scorsa», comincia e io mi accorgo di essere molto curiosa. «Io lavoravo in un ristorante e lui era tornato da Miami per le vacanze. Mi ha fatto una corte spietata finché non ho ceduto. Dopo un po' lui è ripartito e abbiamo iniziato questa relazione a distanza. Non pensavo che sarebbe durata a lungo, avevo capito che Francesco non era il massimo della serietà, pensavo mi avrebbe lasciata nel giro di qualche mese. Invece è continuata, ci siamo rivisti a Firenze e lui ha deciso di tornare in Italia per stare con me. Poi è uscita questa storia che tu e Giorgio avreste aperto il locale e mia madre ha messo una buona parola con le tue, così come Riccardo e Anna l'hanno fatto per lui. Eravamo così elettrizzati all'idea di lavorare insieme...»

Fa una pausa. Ho la sensazione che le sia costato molto rivelarmi la verità.

«Però vi siete lasciati», intervengo. Lei stringe le labbra.

«Sì», risponde Giada. «Per colpa mia.»

Inarco entrambe le sopracciglia. «Per colpa tua?»

«Non mi fidavo di lui. Pensavo fosse troppo bello per stare con me e che mi avrebbe tradita, se già non l'aveva fatto.» Alza lo sguardo su di me. «E avevo ragione, visto quello che è successo con te.»

Ce l'ha proprio con me, non fa niente per nasconderlo. Sto pensando a una risposta, ma lei parla di nuovo.

«Ti piace Francesco?» chiede, andando dritta al punto.

«Cosa?» Sgrano gli occhi. «No, Giada, non mi piace Francesco. È stato solo un bacio scemo.»

«Dovrei crederti?»

Niente, si è fissata. «Sì. All'inizio mi piaceva, ma poi non è continuata.»

Evito di dirle che è stato il bacio peggiore della mia breve esistenza, sarebbe troppo imbarazzante. Giada non sembra affatto convinta.

«Credevo di piacergli», continuo. «Ma forse faceva finta, non lo so.»

«Sì, beh, è molto bravo a fingere.»

Restiamo zitte. Non ho granché da dire, a essere onesta, qualsiasi frase che mi viene in mente mi sembra inopportuna. Anche se non me l'ha detto, è palese che sia ancora innamorata di Francesco e che questa storia la faccia stare male. Vorrei sapere anche la versione dell'altra parte della barricata, ma, a quanto pare, il barman playboy è sparito. Prendo un bel respiro con il naso e metto le mani sui fianchi.

«Giada, mi dispiace», la guardo negli occhi. «Sul serio. Non licenziarti, non ne vale la pen...»

«Oh, senti, Emma, risparmiamelo!» mi interrompe lei, con un acuto che non mi aspetto e che mi fa sobbalzare. «Non mi hai mai voluta qui, non fingere che ti mancherò quando sei solo contenta che mi levo finalmente tra i piedi!» I suoi occhi si stringono. «Hai dimostrato più volte che la mia famiglia non ti va a genio.»

Che stronza. Stringo con forza le labbra, facendomi quasi male. «Ho chiesto scusa a tua madre e a tua zia.»

«Che magnanima.»

Sono ammirata dal suo sarcasmo, ma anche irritata. Faccio un passo in avanti e azzero la distanza tra noi. Non mi ero mai resa conto che siamo alte pressoché uguale.

«Senti, Giada, questa storia ha stufato. Dite tutti che sono io a non esserti stata abbastanza amica, ma non mi sembra che tu abbia fatto dei grandi passi verso di me. Ti ho presentato i miei amici, ti ho invitato ovunque, non solo adesso, ma anche da piccole, e non è colpa di nessuno se non siamo amiche. Ma a prescindere da questo, mollarci così è un colpo basso. Se posso meritarmelo io, di certo non se lo merita Giorgio.»

Riesco a lasciarla senza parole, ma quello che ho detto stupisce anche me. Sto davvero cercando di convincerla a rimanere? Io che ho odiato ogni singolo minuto in cui è stata qui, nel mio locale, a stretto contatto con Giorgio, con la gelosia che mi divorava e mi divora ancora dentro? Il fatto è che io non la sopporto Giada Farinelli, ma non posso negare che è una brava chef e che con Giorgio c'è feeling culinario, perché un altro tipo di feeling non lo voglio prendere in considerazione. Il suo licenziamento scombussolerebbe la brigata e soprattutto metterebbe a repentaglio il servizio, anche perché mettersi trovare un altro/un'altra sous-chef significherebbe un impegno ingente. Non può andare via, non per colpa di Francesco Caselli e nemmeno per un mio capriccio. Mi fissa con i suoi occhi grandi.

«Vuoi davvero che io resti?»

Indugio qualche secondo, tentata dal dirle che no, non voglio davvero che resti. Infine, annuisco.

«Certo che voglio che resti.»

Se non mi crede, non lo dà a vedere. Sospira piano, ravvivandosi i capelli scuri parecchio più disordinati del solito.

«Sì, beh...» dice, lanciandomi un'occhiata. «Dopotutto con Giorgio stiamo facendo un buon lavoro.»

L'ha detto apposta, non ne ho alcun dubbio. La sua è una provocazione che io non ho intenzione di raccogliere. Mi costringo a sorridere.

«Già.»

Restiamo a fissarci, nessuna delle due parla più. Quando ho la completa certezza che ormai si sia convinta a restare, le faccio un cenno con la testa.

«A domani, Giada. Vai a casa, è giorno di riposo anche per te.»

Ho bisogno di tornare a casa e di farmi una doccia. Vorrei tanto dare una strigliata a Francesco, ma non si vede in giro. Dovrei chiamarlo, sarebbe carino sapere se ha intenzione di licenziarsi o di darmi una spiegazione. Sarà pure stato il bacio peggiore della mia vita, ma pensavo davvero di piacergli, mi dispiaceva pure avergli dato palo. Invece è molto probabile che il caro Caselli tenesse il piede in due scarpe, le mie con i plantari per i piedi piatti e quelle di Giada, di cristallo come Cenerentola. Uomini, che esseri immondi, poi mi domandano perché sono single.

«Em?»

Non mi chiama Em da settimane. Nessuno mi chiama mai così, solo lui. Inghiotto a vuoto, mentre mi volto verso Giorgio. Non riesco a fermare il mio cervello che pensa che sia proprio bello con quella maglia azzurra.

«Giada resta», esordisco, senza salutarlo. «Puoi stare tranquillo.»

Faccio fatica a guardarlo, ma non abbasso la testa. I suoi occhi sono appena nascosti dai ricci che gli ricadono sul viso e reprimo l'istinto di spostarli.

«Grazie», dice, a bassa voce. «Non so come tu abbia fatto, era davvero arrabbiata.»

«Se solo tu ti fossi fatto gli affari tuoi.»

Si passa una mano sulla faccia stanca. «Em...»

«No, Giorgio», lo interrotto, incapace di nascondere l'irritazione. «Chi bacio o non bacio è affar mio e tu non dovevi permetterti di raccontarglielo. E non chiamarmi Em.»

Incassa il colpo e mette le mani sui fianchi. «Quando mi ha detto di lei e Francesco, ho pensato che dovesse saperlo.»

Che carini che sono, a raccontarsi le loro cose personali.

«Guarda il tuo senso etico a cosa ha portato», lo rimprovero, lapidaria.

«Non pensavo avrebbe avuto questa reazione.»

«E invece stavi quasi per perdere la tua amata sous-chef.»

Mi aspetto una risposta tagliente, ma Giorgio abbassa la testa. Lo vedo scuoterla, per poi alzarla di nuovo e mostrarmi un'espressione dispiaciuta.

«Non ne faccio una giusta, eh?»

Il cambio di tono mi zittisce. Non è più litigioso, come troppo spesso accade, ma ironico, di un'ironia triste. Mi mordo il labbro inferiore, quasi a farmi male.

«Ultimamente no.»

Restiamo in silenzio. Mi risulta difficile realizzare che fino a due ore fa stavo piangendo per Giorgio insieme alle mie amiche, mentre ora ho appena evitato che Giada Farinelli si licenziasse dal mio ristorante e sono qui a parlare con lui. In modo tranquillo, senza urla, senza più sarcasmo. Sento i suoi occhi addosso, in quel modo unico che possiede solo lui.

«Ce l'avrai con me per sempre?»

Per sempre è un tempo davvero lungo. Non so nemmeno quantificarlo. Tiro fuori l'aria dal naso, provando a liberare il peso che sento nello stomaco.

«No,» sussurro, «no che ce l'avrò con te per sempre.» Guardo le sue iridi scure. «Magari solo per un altro po'.»

Forse ha ragione lui. Forse è meglio se non incasiniamo le cose. Dopotutto, lavoriamo insieme, ci conosciamo da una vita, è più grande di me. Siamo soci in affari e amici. Forse io non vado bene per lui e lui non vai bene per me. E forse, sono stanca di stare male e di essere arrabbiata.

«Ci vediamo domani», concludo, senza più voglia di discuterne, per poi dargli le spalle. Cammino in fretta, allontanandomi dalla cucina, e raggiungo Anna ed Erica.

«Tutto a posto», rispondo ai loro sguardi interrogativi. «Andiamo.»

Usciamo dal locale e vorrei tanto non parlarne, ma le mie amiche si fanno raccontare tutto nei minimi dettagli.

«Beh, ottimo direi, no?» commenta Anna, guardandomi raggiante. Io inarco un sopracciglio.

«Ottimo?»

«Certo!» esclama. «Non capisci? Questa storia dimostra che non c'è niente tra Giorgio e Giada.»

Sospiro, dovevo immaginarlo che avremmo finito per parlarne. «E quindi?»

«Quindi forse ci siamo fatte un film e a lui non piace lei.»

Mi sembra quasi che la mia migliore amica voglia farsi perdonare per aver fomentato questa storia dall'inizio, ma evito di sottolinearlo.

«Ciò non cambia quello che è successo tra noi, anzi, forse è pure peggio», ribatto. «Almeno così ci sarebbe stata una giustificazione.»

«Emma, però non puoi arrenderti così», interviene Erica. «Io sono sicura che Giorgio prova qualcosa per te. Tu non lo vedi come ti guarda, noi sì.»

«Non c'è niente di cui arrendersi. Mi passerà, come mi è passata dieci anni fa.»

«Sì, infatti si vede come ti è passata», parla di nuovo Anna. «Potresti farci un corso online, sai? "Come farsi passare la cotta per il proprio migliore amico malessere in solo dieci anni". Diventeresti miliardaria.»

Erica trattiene le risa, mentre io do una gomitata leggera all'altra, perché comunque non si picchiano le donne incinte. Ancora qualche mese e potrò sfogare le mie frustrazioni su di lei.

«Comunque», riprende, ignara dei miei progetti mentali contro di lei. «Pensiamo alle cose belle.» Mi stringe la mano e mi rivolge un sorrisone. «Dobbiamo iniziare a progettare la tua festa di compleanno!»

«È vero!» squittisce Erica. «Mancano meno di dieci giorni!»

Sapevo che prima o poi l'avrebbero tirato fuori. Arriccio le labbra, cercando le parole. «Raga, vi voglio bene, ma non sono proprio nel mood per festeggiare.»

Anna aggrotta la fronte. «Mi stai dicendo che sei la proprietaria di un locale sui Navigli super figo e non hai intenzione di festeggiare il tuo compleanno?»

«Dopo tutto quello che è successo?» è la mia domanda retorica. «No.»

«Ma a noi non ce ne frega niente», ribatte quella grande infame. «Tu non devi preoccuparti di nulla, penseremo noi a tutto.»

E anche Erica, che ormai ho perso per sempre e non è più dalla mia parte, concorda, annuisce con vigore e solleva i pollici in aria. «Ti organizzeremo la festa perfetta!»

Non ho le forze per ribattere, ma forse nemmeno mi va. I sorrisi delle mie amiche mi scaldano il cuore.

Se ho loro dalla mia parte, magari, prima o poi, tutto andrà meglio.

Note di Greta  ❤️

E siamo davvero quasi alla fine, gioie! Non avete idea della voglia che ho di farvi leggere i prossimi due capitoli. Li pubblicherò insieme, ma dovete darmi il tempo di finirli e sistemarli. 

Un abbraccio e buon weekend ❤️

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