XXX - Mi sei scoppiato dentro il cuore all'improvviso.

Mi mancheresti anche se non ci fossimo mai conosciuti.

The Wedding Date – L'amore ha il suo prezzo

«Giorgio, per favore, sorridi, sembra che sei appena tornato da un funerale.»

Io lo sapevo che sarei dovuta andare al mare con Anna e Riccardo. Quasi tre ore di macchina all'andata e tre al ritorno, per carità, per un totale di mezza giornata scarsa su un lembo di spiaggia ligure piena di milanesi imbruttiti, in compagnia di una donna al sesto mese di gravidanza, con trentacinque gradi all'ombra, ma sarebbe comunque stato meglio di questa tortura. Ho provato a darmi malata, millantando di avere il ciclo – che comunque sta per arrivare, dunque sarebbe stata una menzogna a metà – ma ciò non ha fermato la determinazione di mia zia, che si è piantata qui alle undici in punto con macchina fotografica e videocamera, il cavalletto e persino la luce artificiale "per eliminare le imperfezioni della pelle".

Pertanto siamo tutti qui, a fare la spola tra la sala e la cucina, durante quella che i media hanno definito "la giornata più calda dell'estate milanese", sotto i condizionatori che non riescono a raffreddare del tutto l'ambiente e con un mood degno dei detenuti del braccio della morte. No, ok, forse ce l'ho solo io, ma mi girano così tanto che penso di aver trasmesso il mio malumore ai miei colleghi e dipendenti. Non che Giorgio sia da meno. Provo un sinistro piacere nel vederlo così impacciato davanti alla telecamera, con il sudore che gli cola dalla fronte e Isabella che lo insulta ogni tre per due. L'idea di fondo è semplice: riprenderlo mentre cucina, senza divisa, ma con addosso dei vestiti casual che lo facciano sembrare un ragazzo normale, senza quella divisa bianca che, per quanto lo renda professionale, non lo fa entrare in sintonia con chi guarda il video. Per quanto in questo momento ciò che provo per lui rasenta l'odio più profondo, non posso negare che quando cucina conciato così è tutta un'altra storia. Con le braccia scoperte che lasciano visibili i tatuaggi, i capelli scompigliati, la barba accennata – credo che si stia facendo crescere di nuovo quel dannato baffetto – la T-shirt nera aderente, mi ricorda quando lavorava nella trattoria di suo padre o quando mi preparava il pranzo nella cucina di casa nostra, senza pressione o ansia, ma solo con la spensieratezza dell'amore per il cibo. Ed è così bello che devo smettere di guardarlo e iniziare a scrollare TikTok con ostinazione, perché non so se sono in grado di celare le mie emozioni agli occhi degli altri.

«Emma, tocca a te.»

Ci metto qualche secondo a capire che Isa sta parlando con me. Alzo lo sguardo dal telefono solo quando Erica mi dà una gomitata.

«Scusa?» chiedo, ignorando gli occhi di Giorgio e puntando i miei su mia zia, la quale fa una sonora sbuffata.

«Vieni qua, facciamo qualche ripresa anche con te.»

Mi è davvero difficile non sollevare le sopracciglia. Mi verrebbe quasi da ridere se non notassi l'espressione seria sul volto della sorella di mia madre.

«Perché? Mica cucino, io.»

Ho cercato di mantenere un tono neutro, ma credo di aver sbloccato un nuovo livello di acidità. Erica mi lancia uno sguardo di ammonimento che decido di ignorare, mentre Isabella penso voglia strangolarmi.

«Che c'entra, sei anche tu la proprietaria e poi è meglio che ci sia una anche presenza femminile.»

Il tono non ammette repliche. Socchiudo gli occhi, tirando fuori l'aria dal naso nel tentativo di calmarmi. Lei mi fa cenno di avvicinarmi a Giorgio e io obbedisco, sperando che mi venga uno svenimento dal caldo e che perda i sensi così da non dover partecipare a questa pagliacciata. Sfortunatamente, non mi sono mai sentita così in forma in vita mia.

«Cosa dovrei fare?» domando, ben attenta a non sfiorare il braccio tatuato così vicino al mio.

«Improvvisa.»

Ora la strozzo io. «Zia, dimmi cosa devo fare.»

Isabella rotea gli occhi. «Gesù... Passagli il sale, qualsiasi cosa, taglia qualche verdura, cucinate insieme. Puoi far finta, no? E magari sorridi.»

«Puoi tagliare questo...» La voce di Giorgio raggiunge le mie orecchie. «Il sedano.»

Mi sta davvero passando un gambo di sedano? Questo momento è così patetico che mi sembra di sentire in sottofondo le risatine delle sit-com anni Novanta.

«Il sedano puzza», commento, senza afferrare la verdura, perché è vero che puzza, poi mi resta un cattivo odore sulle mani. Percepisco lo sguardo di Giorgio alla mia sinistra.

«Seriamente?»

Sento l'eco del sarcasmo e mi volto, mio malgrado. «Sì, seriamente, io non ci vado in giro con le mani puzzolenti!»

Incrocio le braccia, nel massimo livello di maturità mai raggiunta. Per tutta risposta, Giorgio lancia il sedano sul tavolo. Io commetto l'errore di guardare Isabella. Non so se è più scioccata o arrabbiata.

«Emma, taglia quel sedano o te lo faccio ingoiare.»

Il suo tono non ammette repliche. Io conto fino a dieci, per calmarmi.

«Oh, al diavolo!» esclamo, con voce isterica, e mi decido a prendere quel gambo maledetto. Afferro un coltello e comincio a tagliarlo a pezzi grossi e irregolari. La telecamera continua a filmare questa scena imbarazzante. Mi sento gli occhi di tutti addosso, ma persisto fieramente nella mia operazione. Se devo tagliare la verdura, la taglio.

«Oddio, Gio, pensaci tu!»

Stavolta sono costretta a sollevare la testa. Credo che mia zia sia sull'orlo di un esaurimento nervoso.

«In che senso?» balbetta l'uomo di trentotto anni che dovrebbe essere quello maturo della situazione.

«Fa' qualcosa!» strepita la zia, che, forse, un pochino mi fa pena. «Metti la mano sulla sua mentre taglia, passale a tua volta qualcosa, come se steste davvero cucinando.»

Dio, ti prego, no. Tutto, ma questo no. Nondimeno, se provo a oppormi, zia mi sgozza davvero. Ed è lo stesso pensiero di Giorgio, il quale è costretto ad avvicinarsi a me. Le sue mani indugiano qualche secondo sopra le mie e poi le toccano. La nostra pelle è di nuovo un tutt'uno. Mi irrigidisco, mentre non sono più padrona delle mie braccia, che lui accompagna nel tagliare in modo perfetto la verdura, ma forse, in realtà, non sono più padrona di nulla. Non riesco a non pensare ad Arona, a quando abbiamo preparato il caramello, con lui proprio in quella posizione, dietro di me, le sue mani grandi sulle mie, la sua esperienza che guida la mia totale incapacità nell'arte culinaria. Il suo mento mi sfiora i capelli, il suo respiro è rumoroso, il suo odore stordente, e io vorrei solo abbandonarmi al suo corpo muscoloso, appoggiare la testa sulla sua spalla, lasciare che le sue braccia mi avvolgano e che le sue labbra mi bacino il collo. È un pensiero così forte, un desiderio così feroce, che per un attimo mi eclisso dal presente e non so più dove sono. Mi sembra di essere a casa, io e lui, senza nessun altro. Ma dura poco, perché non sono a casa e soprattutto non siamo soli.

«Emma, ma ti sei rincoglionita?»

La voce di Isabella è uno schiaffo in pieno viso. Sobbalzo e mi rendo conto che tutti mi guardano.

«Ma che avete oggi?» chiede di nuovo mia zia e io non la sopporto più. Sollevo le mani con uno scatto e interrompo il contatto con Giorgio.

«No, senti, lascia stare», mormoro, cercando di farmi sentire solo da lui, ma non penso di riuscirci. La sua bocca si sposta a pochi centimetri dal mio orecchio destro.

«Che c'è adesso?»

Vorrei non rabbrividire, ma quando il suo fiato solletica la mia pelle, non ci riesco. Chiudo gli occhi con forza e soffoco tutto dentro come sono diventata brava a fare negli ultimi anni. Mi afferra il polso.

«Non toccarmi», sussurro, ma lui non lo lascia. Mi costringe a guardarlo negli occhi.

«Che posso fare?»

Potresti smetterla di far parte della mia vita, perché adesso che il vaso di Pandora è stato aperto non riesco più a stare nella stessa stanza insieme a te. Non riesco più a essere me stessa, quando ci sei tu, perché l'unica cosa che vorrei fare è amarti, ma tu non vuoi.

Vorrei dirgli questo, ma riesco solo a stare zitta. Le nostre iridi restano incatenate per un periodo che non riesco a quantificare.

«Ragazzi, ma davvero?»

È stata Erica a parlare. Le sue parole mi ridestano e sbatto le palpebre. Con molta fatica, mi volto verso gli altri.

«Io non sono dell'umore, continuate voi.»

Riesco a muovermi dalla mia postazione. Prendo il telefono e mi dirigo verso l'uscita della cucina.

«Emma!»

Ignoro l'urlo di Isabella e mi affretto verso il portone di vetro, che spalanco e vengo invasa dall'afa. Nonostante la temperatura asfissiante, torno a respirare, dopo troppo tempo.

«Emma!»

Ovviamente mia zia non me la fa passare liscia. Esce fuori come una furia e io non sono pronta ad affrontarla.

«Zia, per favore, voglio andare a casa.»

Spero che il mio tono la faccia desistere, ma capisco subito che sono stata troppo ingenua. La razza Casali non è una che molla.

«No, prima mi dici che è successo tra voi.»

«Niente, non è successo niente.»

«Non avete ancora chiarito?»

Si riferisce al litigio per la recensione, perché lei non sa. Nessuno sa e nessuno deve saperlo.

«No.»

«Ma quanto avete, dieci anni? Abbiamo trovato una soluzione, pianificato la campagna marketing, i nuovi eventi, ci stiamo provando tutti. Perché non ci provate anche voi?»

Se solo sapesse la verità. Se solo sapesse quello che è successo, penso che rincorrerebbe Giorgio per tutta Milano fino al Lago, finché non lo acciuffa e lo riempie di insulti e di mazzate. In realtà non è male come immagine, potrebbe essere molto soddisfacente. Poi però realizzo che le botte me le beccherei anche io, oltre al fatto di dover spiegare al mondo intero quello che ci portiamo dietro da più di dieci anni e quanto il mio cuore sia spezzato. Prendo un bel respiro e cerco di tornare me stessa.

«Lo sai come siamo fatti, prima o poi risolveremo.»

La menzogna è palese sulla mia faccia. Non credo che accadrà mai perché io non voglio risolvere proprio niente. Vorrei solo non vederlo più, ma non è possibile. Isabella scuote la testa, senza più sapere che dire. Vedo il sudore che le cola dalla fronte, mezzogiorno è passato da un pezzo e il caldo è asfissiante.

«Fate come vi pare», si arrende. «Siete grandi e vaccinati, il ristorante è vostro, io me ne tiro fuori.»

Se ne torna dentro al fresco, senza nemmeno attendere una mia risposta. Resto immobile a fissare la porta di vetro dell'entrata per un tempo indefinito, finché il sole sulla testa non rischia di provocarmi un capogiro. Mi sposto in fretta nel bar a pochi metri di distanza e mi metto all'ombra. Non so che cosa fare, avevo previsto di rimanere tutto il giorno al locale, ma non ho la minima voglia di tornare dentro. Voglio solo rilassarmi e non pensare più a niente. Prendo il telefono e in uno slancio di follia vado sulla app del mio centro estetico preferito e prenoto un pomeriggio di relax, massaggio, pulizia del viso e pure le terme. Non appena salgo sul taxi – non ho voglia nemmeno di prendere la metropolitana - metto il telefono in uso aereo e faccio partire la musica nelle cuffiette, con tutte le buone intenzioni di non sentire nessuno e di rilassarmi del tutto. Ne ho bisogno.

***

Torno a casa alle otto. Ho speso una quantità di denaro indicibile, ma posso dire di essermi rilassata. Massaggio ayurvedico su tutto il corpo e anche al viso con annessa pulizia, tre ore ammollo nelle acque sulfuree, idromassaggio che mi ha sciolto tutte la rigidità di muscoli e ossa, tisana all'eucalipto che ho bevuto così tanto da andare al bagno forse dieci volte. Stavo quasi per farmi pure la ceretta, ma poi ho pensato che non avevo voglia di soffrire, almeno non fisicamente. Mi sono lavata i capelli al centro, dunque passo solo l'olio sulle punte per idratarle e concludo la giornata con una skincare serale forse superflua, ma che contribuisce al mio rilassamento. Ho una fame tremenda, per cui mi metto la camicia da notte, mi butto sul divano e afferro il telefono, pronta per riaccenderlo. L'ho tenuto tutto il tempo in borsa e devo dire che questo pomeriggio social detox mi ha fatto bene, mi sento molto più tranquilla. Non appena lo schermo si illumina, scelgo la mia pizza, ignorando le notifiche di WhatsApp. Tuttavia, dopo aver inviato l'ordine, vengo attratta da un messaggio in particolare proveniente da Anna, che lampeggia sulla parte superiore del telefono: Hai visto il video?

Vorrei evitarlo, ma non ci riesco. Sento un rigurgito di ansia che sale dall'esofago e si blocca al collo, mozzandomi il respiro. Non ci vuole una laurea a capire quale video. Ignoro tutti i restanti messaggi e apro la app di TikTok. Cerco il profilo del locale e noto che ci sono due nuovi post, il più recente con molte più visualizzazioni. Guardo il primo e mi appare Giorgio. Un minuto intero di vari momenti di lui che cucina, nell'outfit con cui l'ho lasciato stamattina, le braccia tatuate in bella vista e i ricci indomati che gli ricadono sul viso. Isabella ha un talento vero: è riuscita a editare il video in modo che ogni movimento sia in sincronia con la musica e sono mio malgrado d'accordo con tutti i commenti - sia maschili che femminili, senza distinzione – che esaltano non sono le notevoli capacità culinarie dello chef, ma anche le sue caratteristiche fisiche. Emana un'inconsapevole sensualità che mi attrae in un modo che non riesco nemmeno a definire o quantificare. Dio, quanto mi piace, anzi, quanto sono innamorata di lui. Sono tornata ai miei diciassette anni, quando non riuscivo ad accettare il fatto che mi avesse rifiutata in quel modo e trascorrevo nottate intere a piangere pensando a lui e a soffrire perché non ci vedevamo più. Lo volevo tantissimo allora e lo voglio tantissimo ora. Quando poi affrontai la maturità, ormai dieci anni or sono, mi decisi a smetterla con tutti quei piagnistei e per un'intera decade mi sono imposta di non pensarlo più, almeno non in quel senso, fino ad arrivare a una stabilità, se così si può chiamare. Sarà stato anche il fatto che è stato a Londra per più di cinque anni e ci siamo visti pochissimo, ma pensavo davvero di averlo dimenticato. Ero davvero convinta che sarei stata in grado di vederlo ogni giorno al locale, senza rivangare dolorosi ricordi. E invece eccomi qua, a sbavare come una cretina davanti a uno stupido video di Giorgio che fa l'unica cosa che l'ho sempre visto fare in vent'anni, ossia cucinare. Gesù, credo quasi di essere eccitata, non penso che siano normali le sensazioni che provo nella parte bassa del corpo.

Chiudo gli occhi con forza e cerco di ricompormi. È solo un video di un uomo che non mi vuole, devo smetterla di rendermi ridicola. Li riapro e scorro verso il video successivo. L'eccitazione scompare all'istante, perché ora Giorgio non è più solo. C'è Giada insieme a lui, che fa le cose che avrei dovuto fare io: lo aiuta a tagliare gli ingredienti, gli passa gli utensili, si fa guidare dalle sue mani mentre cucina, gli sorride, gli tocca il braccio, flirta con lui. E lui fa lo stesso con lei: la tocca, le prende le mani, le sorride, in un momento addirittura le sfiora la bocca. I commenti sono tutti uguali: che belli, ma stanno insieme? Che coppia magnifica.

Non so esattamente in quale momento mi si riempiono gli occhi di lacrime di rabbia, di gelosia, di dolore. O forse di consapevolezza: Giorgio non vuole me e forse vuole Giada Farinelli, la mia nemesi. Per noi due non c'è speranza e il prenderne atto mi fa male più di qualsiasi altra cosa. 

Note di Greta ❤❤

Ma ciao a tutti! Capitolo un po' di transizione, nemmeno troppo lungo, ma sempre in preparazione del gran finale. Il prossimo sarà bello pieno, stay tuned! 

Un abbraccio a tutti e sempre grazie 💖❤


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