XIX - Dancing in the kitchen.
Harry: Perché nessun uomo può essere amico di una donna
che trova attraente, vuole sempre portarsela a letto.
Sally: Allora stai dicendo che un uomo riesce a essere amico
solo di una donna che non è attraente?
Harry: No, di norma vuole farsi anche quella.
Harry ti presento Sally
«Ammettilo, è palese che glieli abbia regalati Giorgio.»
Poggio le dita sulla palpebra destra, proprio nel momento in cui inizia a ballarmi l'occhio. Mi succede spesso nei momenti di stress, o come adesso, quando Anna mi fa girare le scatole.
«Non dire stupidaggini!» esclamo, battendo il bicchiere sul tavolo con troppa vemenza. «Non glieli ha regalati Giorgio!»
«Stai palesemente negando l'evidenza, Em», ribatte lei, sorseggiando il suo analcolico. «Chi altro avrebbe potuto spendere tutti quei soldi?»
Mi rifiuto di vagliare anche solo per sbaglio la sua ipotesi.
«E io che ne so? Magari ha uno sugar daddy e nessuno ne sa nulla!» alzo la voce, per superare il rumore assordante della musica. Quella che dovrebbe essere la mia migliore amica inarca entrambe le sopracciglia.
«Certo, e allora perché lavora? Dovrebbe essere ricca sfondata!»
«Ma perché avrebbe dovuto regalarglieli, comunque?» sorvolo sulla questione sugar daddy, anche se potrebbe essere un'ottima spiegazione. Anna mi fissa a lungo, poi poggia il suo bicchiere mezzo vuoto sul tavolino e si avvicina.
«Perché a Giorgio piace Giada, Emma. E pure tanto.»
Il brasato mi risale lungo l'esofago e provo una gran voglia di vomitare. Mi abbandono contro lo schienale della sedia e bevo un sorso possente del mio drink. Ma dai, non può essere come dice Anna! Io lo conosco bene Giorgio, non si mette a regalare coltelli random alle ragazze che gli piacciono: se una gli interessa, va e ci prova senza fare troppe storie, fa due moine e la malcapitata ci casca. E poi capirai, è tatuato, ha la moto, fa il cuoco, la combo perfetta. Quante ne ho viste capitolare ai suoi piedi nel corso degli anni. Negli ultimi tempi non mi sono interessata molto alle sue conquiste, ma è sempre stato un uomo molto ambito e di certo non si fa troppi scrupoli a mostrare il proprio interesse per qualcuno. Non è tipo da questi giochetti, quindi è escluso che gli piaccia Giada Farinelli. Non esiste.
«Comunque,» continua Anna, del tutto ignara delle seghe mentali che stanno avvenendo nel mio cervello, «secondo me sarebbero carini, te l'ho detto.»
«Carini come un attacco di appendicite acuta», mi lascio sfuggire, senza pensarci troppo. Anna Taddei succhia dalla cannuccia il restante contenuto del suo drink.
«Chissà perché te la prendi tanto...»
Vorrei tanto rispondere che nessuno se la sta prendendo, tutt'altro, ma che la mia è solo un'analisi razionale delle baggianate che sta dicendo, tuttavia si presenta davanti a noi Riccardo, che sorride a me e alla sua consorte.
«Andiamo a ballare, dai!»
«Amore, ma che balliamo a fare, è uno speed date, io l'ho già trovato marito!»
«Infatti, io ballo solo con te.»
La cena è finita da un pezzo e la band è talmente coinvolgente che i commensali e i clienti arrivati in seguito hanno riempito la pista. Le coppie si scambiano a ogni variazione di canzone, seguendo i dettami del vocalist. Chissà se nascerà qualche coppia, stasera. L'idea dello speed date "danzerino", come lo chiama Erica, funziona, quasi tutti stanno partecipando, anche se tanti se ne stanno seduti a sorseggiare i propri drink. La cucina è stata spettacolare. Nessun errore, nessuna lamentela, i piatti erano perfetti e anche il servizio non ha avuto sbavature, forse verso la fine c'è stato qualche ritardo con i dessert, ma niente di irrecuperabile. I clienti sembravano contenti, mamma Guenda non ha fatto un commento negativo e le Baresi non hanno smesso di cianciare un secondo. L'inaugurazione del "Belli e Dannati" non poteva andare meglio e non ho mai provato un tale livello di orgoglio in vita mia, nemmeno alla mia laurea. Io e Giorgio siamo riusciti a creare qualcosa di impensabile, almeno agli inizi. A proposito di Giorgio, dov'è?
«Magari con Giada», mi suggerisce Anna. Ho due opzioni, picchiarla o ignorarla, ma opto per la seconda a causa del suo stato interessante. I coniugi Taddei-Caselli si buttano in pista, per quanto il pancione della traditrice del suo sangue le permetta di ballare e io mi guardo intorno. La brigata ha abbandonato la cucina e vedo Erica ed Eleonora in un angolo, i camerieri, i barman alle loro postazioni, Francesco che serve cocktail con il suo solito charme. Continuo a non vedere Giorgio, ma una voce sgradevolmente familiare mi distrae dalla mia ricerca.
«Tu non balli, Emmina?»
Solo le mie mamme mi chiamano Emmina, sin da quando sono piccola. È un vezzeggiativo affettuoso che non mi dà fastidio. Ma se a pronunciare questo diminutivo è Filippo Elisei, allora mi sale il crimine.
«Che ci fai tu qui?»
Me lo ritrovo davanti, senza aver avuto alcun sentore che fosse nei paraggi. Il suo volto spigoloso è a pochi centimetri più su del mio. Si apre in un sorriso sghembo e irritante.
«Mi hai invitato, non ti ricordi?»
«Pensavo non avresti avuto la faccia tosta di venire.»
«Io ho la faccia tosta per fare qualunque cosa, dovresti saperlo.»
Non ho potuto non invitarlo. Ho scritto sulla chat che condividiamo con gli altri per avvisare dell'inaugurazione e non potevo escluderlo. Ho sperato nel suo buon senso, ma insomma, è di Filippo che stiamo parlando. Non posso credere di essermi sbagliata così tanto su di lui.
«Sentiti libero di andartene quando vuoi», lo informo, schiaffandomi in faccia un sorriso falso. «Nessuno ti trattiene.»
«Oh, non ti preoccupare», mi risponde a tono. Fa un passo in avanti e invade il mio spazio vitale. «Io e Angelica ci stiamo divertendo molto.»
Lancia uno sguardo alla sua ragazza e, senza che me ne renda conto davvero, lo faccio anche io, restando sorpresa. L'imbruttita omofoba sta parlando fitto fitto con, Santi numi, Giada Farinelli, che ha l'aria di una che trova molto piacevole la sua interlocutrice, da come se la ride. Come siamo caduti in basso.
«Avvertila che ci sono le mie madri», suggerisco, tornando a guardare Filippo. «Non vorrei che restasse scioccata.»
Il sorriso perenne sulla sua faccia assume un sentore di fastidio. Chissà, forse si vergogna anche lui di quella che si porta appresso.
«Non male il localino, dai», decide di cambiare discorso, come se potesse fregarmi qualcosa della sua opinione del ristorante. «Il cibo era buono, peccato per il vino, piuttosto scadente.»
Quanto è idiota. Trattengo a stento una risata sarcastica.
«Almeno ce l'abbiamo, il fornitore di prima era in ritardo di un mese.»
Continuiamo a fissarci. Vorrei tanto cacciarlo, ma passerei dalla parte del torto. Sono stufa di questa conversazione e, sia lodato, si avvicina qualcuno di molto familiare.
«Emma, vieni un secondo?»
Filippo squadra Francesco da capo a piedi. Non credo abbiano mai avuto modo di incontrarsi e mi domando se debba fare le presentazioni. Ci pensa Elisei a risolvere la situazione.
«Buona serata, Emmina.»
Lancia un'ultima occhiata malevola in direzione di Francesco e se ne va.
«Coglione», è il mio unico commento, prima di guardare il mio accompagnatore, o forse dovrei dire salvatore. Il barman solleva le sopracciglia.
«Tutto ok?» mi domanda e nonostante la musica riesco a percepire il leggero tono di preoccupazione. Sorrido d'istinto.
«Tutto ok, anzi, grazie, la tua presenza l'ha fatto levare di torno.»
«Quando vuoi sono disponibile per allontanare maschi sgraditi.»
Trattengo a stento una risata. «Ok, allora ti assumo come bodyguard ufficiale.»
Si associa al riso e mi rendo conto che mi fa piacere vivere questo momento con lui, con Francesco Caselli, il barman bello e irresistibile che fino a qualche settimana mi è piaciuto quasi come nessun altro nella vita.
«Quando vuoi», conclude, e mi regala il solito occhiolino. Mi porge la mano destra.
«Che dici, balliamo? Ho ancora qualche minuto di pausa.»
Sto per dire di sì, supportata da "Smells like teen spirits" dei Nirvana in sottofondo. La playlist è un misto di rock, metal, punk, tutte le canzoni che hanno accompagnato la gioventù di ogni millennial che si rispetti ed è stata una scelta azzeccatissima. Sto per dire di sì, ma poi vedo l'autore della playlist che sta fuori dalla sala. Guardo Francesco.
«Tu comincia ad andare, adesso arrivo.»
Forse ci resta male, ma non mi do il tempo di accorgermene. Seguo Giorgio fuori nell'aria calda di maggio. Sta fumando una sigaretta.
«Ehi, chef!»
Si volta al suono della mia voce, ma poi torna a fumare. Mi disturba essere ignorata così, ma decido di non pensarci e mi avvicino.
«Ehi», ribadisco.
«Ehi», dice finalmente lui.
«È stato un successo», mi ritrovo a dire. «È un successo.»
«Già», commenta con tono piatto. Ha la faccia di pietra, che non esprime alcuna emozione. E allora mi salgono i nervi.
«Potresti mostrare un po' più di entusiasmo, sai?» sbotto, e vorrei tanto che mi guardasse. Giorgio butta la sigaretta verso la strada, quasi al limite del naviglio.
«Lo sai come sono,» mi rimbecca, «tante cose potevano essere fatte meglio.»
Sollevo le sopracciglia. «Tipo?»
Lui fa spallucce. «Lascia stare, cose da chef.»
Che io naturalmente non posso comprendere. Come sempre. Però c'è una cosa che capisco: non mi va di farmi rovinare questa bellissima serata da Giorgio.
«Vieni dentro?» gli propongo allora. «Tutto lo staff sta ballando.»
Non so se proprio tutto, ma non focalizziamoci su questi dettagli. Per grazia divina, si volta a guardarmi.
«Io non ballo, lo sai.»
Ma che novità. Io getto la spugna, perché davvero non mi va. Forse ha ragione Anna, magari è con Giada Farinelli che vuole parlare e non con me. Il solo pensiero mi fa ribollire la bile.
«Ok, G. Buona serata.»
Rientro dentro senza nemmeno aspettare che mi risponda. Mi rinfilo nel caos della stanza e provo a individuare Francesco tra la folla, ma lo trovo dietro il bancone. La sua pausa deve essere terminata.
«Emma, vieni!»
Vengo trascinata in pista dalle braccia di Erica e in poco tempo mi ritrovo a ballare con amici ma anche con perfetti sconosciuti. Nello spirito dello "Speed date", più di un tizio con cui danzo prova ad attaccare bottone, ma io non do corda a nessuno. Voglio solo divertirmi e non pensare a nessuno.
In un momento indefinito, all'ennesima canzone che ballo sui tacchi che iniziano a farmi male, si avvicina anche il mio storico gruppo di amici, tra i quali si annovera anche Filippo, con annessa la sua ragazza. Forse dovrei cambiare del tutto gruppo di amici. Decido di ignorare la coppia d'oro, scambiando ogni volta partner di ballo, stando ben attenta a non incrociare Elisei. Peccato che Erica non abbia le stesse premure e quando me ne accorgo è troppo tardi. Si ritrova davanti a lui, faccia a faccia con il ragazzo che due mesi fa si infilava nel suo letto e le faceva credere di essere importante per lui. Le regole del gioco sono chiare: devono ballare insieme. Ma mentre tutti gli altri continuano a divertirsi, quel verme schifoso di Filippo Elisei si schiaffa in faccia un ghigno cattivo e se ne va. Afferra il braccio della sua fidanzata, con una stretta troppo forte che si evince dall'espressione sorpresa e quasi sofferente del volto di lei, e lascia Erica da sola. L'espressione della mia amica si tramuta da stupita in umiliata e la cosa che mi fa rabbia e mi lascia incredula è che nessuno se n'è accorto. Tutti continuano a ballare e a scatenarsi, come se nulla stesse accadendo. La rabbia mi invade. Guarda te 'sto stronzo se deve trattare così la mia amica, ma io lo caccio a calci dal mio locale, lo ammazzo prima che riesca a mettersi in macch...
Mi fermo a pochi metri da Erica. Non è più sola. L'ultima persona che pensavo potesse avvicinarsi a lei, le si posiziona davanti. È Giorgio. Lo vedo afferrare le mani della sua commis chef senza dire una parola, sorridendo in quel modo così dolce come lui sa fare, e iniziare a muoversi goffamente sulle note dei The Doors. Sta addirittura cantando. Come on baby, light my fire...
Credo di essere rimasta ferma a guardarli per tutto il tempo, senza muovermi, solo con un sorriso felice sulle labbra, uguale a quello di Erica. Quella che ha appena fatto è la cosa più dolce di sempre. Non credo che lei lo dimenticherà mai, e nemmeno io. La musica cambia di nuovo. Riconosco la melodia solo quando sono io a ritrovarmi di fronte a Giorgio. "Friday, I'm in love" dei The Cure mi riporta agli anni dell'adolescenza, anni in cui lui era presente. Molto presente. Mi porge la mano.
«Balli?»
Se dovessi basarmi sul nostro scambio di battute di poco fa, fuori in strada, dovrei rifiutare, ma dopo quello che ha fatto non posso esimermi. Stringo le sue dita. Giorgio mi attira a sé e siamo occhi negli occhi, i nasi che si sfiorano. Le guance si toccano e la mia bocca si avvicina al suo orecchio.
«Non avevi detto che non ballavi?» gli domando, rompiscatole come sempre. Lo sento ridere.
«Io ballo solo con te.»
Ignoro la capriola nello stomaco.
«E con Erica.»
«Aveva bisogno di supporto.»
«È stato un gesto bellissimo.»
«Lo avrebbe fatto chiunque.»
Torno nella posizione di prima e lo guardo negli occhi.
«No, non è vero, G. Non lo avrebbe fatto chiunque.»
Ne sono certa. Nessuno si è accorto di Erica. L'ho fatto io, ma ho esitato prima di intervenire. Lui no. Lui l'ha resa felice, perché Giorgio è fatto così. È la persona migliore che conosca, nonché la più umile. Riesco a scorgere il rossore sulle guance anche sotto le luci della sala.
«E tu?»
«Io cosa?»
«Non balli con Francesco?»
Aggrotto la fronte. E adesso che c'entra?
«No. Non ho nulla da dire a Francesco», mi affretto a sostenere.
«Prima non sembrava che non aveste nulla da dire.»
Ed ecco il motivo per il quale prima era così scorbutico. Uomini, sono così bambini.
«Io e Francesco siamo solo colleghi», spiego, ma poi decido di aggiungere dettagli. «Ci siamo solo scambiati un bacio, ma niente di importante.»
Non so perché gliel'ho detto. Avevo giurato di portarmi il segreto nella tomba, ma dopotutto, perché tenerglielo nascosto? Scruto il volto di Giorgio, ma i suoi occhi e la sua espressione non dicono nulla.
«Ah», borbotta. «Non ne avevo idea.»
«Bel bacio», mento spudoratamente, perché ok essere onesta, ma non posso dirgli proprio tutto. «Ma nessuno dei due aveva intenzione di andare avanti. Cioè, almeno io.»
«E perché? Pensavo che uno come Francesco fosse il tuo tipo ideale.»
Rido con leggerezza. «Lo pensavo anch'io, ma.... Sai quando non scatta la scintilla? Quando devi sforzarti per far funzionare quel poco che c'è?»
«Lo so bene.»
«Ecco, dopo quel bacio non avevo più voglia di scrivergli, di vederlo, di stare con lui al di là di un semplice rapporto lavorativo. Era uno sforzo che non mi andava di affrontare. Non ne valeva la pena.»
Soprattutto a causa della sua lingua, ma questo lasciamolo all'immaginazione del Signor Chef, la cui faccia pare abbia ricominciato a muoversi. Sta quasi sorridendo.
«Sai, da una parte sono contento. Secondo me non è la persona giusta per te.»
Questa volta rido davvero. Sistemo al meglio le braccia attorno al suo collo. «E chi sarebbe la persona giusta per me, secondo te?»
E forse è un segno del destino, ma i Pink Floyd che urlano "We don't need no education" spengono qualsiasi conversazione. Le regole ci obbligano di cambiare partner e io finisco con Riccardo. Anche se fingo il contrario, la curiosità per quella risposta persa tra le note di "Another brick in the wall" non mi abbandona per parecchio tempo.
Note di Greta ❤️
Vi do un solo suggerimento: non vi dimenticate di "Friday, I'm in love", perché tornerà presto.
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto! A presto e un abbraccio.
Greta
P.S. Se non volete perdervi video cringe e anticipazioni, seguitemi su TikTok, mi trovate come @gretaknightley!
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