X - La perfezione forse esiste.

Brutta giornata?

No, brutto secolo.

Anonimo

Ok, d'accordo, niente panico. Forse non è come sembra. Potrebbe essere solo una mia impressione e magari sono io che non ci capisco niente, anche perché dai, insomma, non può essere reale questo curriculum. Non può aver fatto tutte queste cose. È scientificamente impossibile.

«Ha barato», è la mia sentenza di condanna. «Non ha avuto il tempo materiale per fare tutto questo.»

«Ha iniziato a lavorare nei ristoranti stellati a diciott'anni», interviene Giorgio, gli occhi ipnotizzati a guardare il file sul suo MacBook. «Ha seguito la Masterclass di Massimo Bottura e pure di Iginio Massari.»

«Beh, spero sia più brava della mamma e della zia come pasticcera.»

Per il mio commento perfido mi becco un meritatissimo sguardo da parte del mio socio. Lo sguardo di Giorgio è un'occhiata di ammonimento che segue una condotta – di solito mia - che non va genio al proprietario di quel bel paio di occhi scuri, la quale può riguardare un'affermazione cattiva o sarcastica, una risata sguaiata non consona in un determinato contesto, espressioni di saccenza non richiesta, abbigliamento troppo esuberante, eccesso di alcol ingerito. Inutile dire che il suddetto sguardo mi perseguita da tutta la vita. Potrei quasi affermare di trovarlo rassicurante.

«Ti rendi conto di quante cose ha fatto?» riprende Giorgio, in un loop dal quale non riesce a tirarsi fuori. «E ha solo ventisei anni.»

«Ventisette a ottobre», lo rimbecco, come se fosse rilevante.

«Io a ventisei anni cuocevo ancora le pizze con del lievito scadente nel forno a legna di mio padre.» Incrocia le braccia e si appoggia sullo schienale della sedia, scuro in volto. Mi guarda di nuovo, non come prima, però nemmeno troppo amichevole. Vuoi vedere che adesso è colpa mia?

«Ognuno ha i suoi tempi», osservo, cavandomela con una frase fatta e banale alla quale però credo fortissimamente. «E poi non è detto che sia così brava, magari è tutta fuffa e non sa nemmeno accendere un forno!»

«Tu non sai accendere un forno, non Giada Farinelli», mi schernisce. Solleva il mento in direzione del mio polso destro. «Che hai fatto lì?»

Mi tocco d'istinto la piaga d'Egitto che mi sono causata con la padella per i pancake tre giorni fa. «Niente.»

«Padella?» ride, è davvero così divertente prendermi in giro? Lo sapevo che avrei dovuto mettere un cerotto. Spero con tutto il cuore che non rimanga una cicatrice.

«Quando arriva?» cambio discorso, ma non troppo. Giorgio capisce subito a chi mi riferisco.

«Alle tre.»

Strabuzzo gli occhi. Forse non ho compreso bene. «Alle tre? Mi stai dicendo che viene oggi?»

Il Signor Chef solleva le spalle. «Era ad Arona, ha detto che non le causava problemi prendere il treno e venire.»

È un incubo. Nemmeno il tempo di abituarmi all'idea che sta già venendo qui. Il mio IPhone mi comunica che sono le 14.00, quindi ho ancora un'ora di pace, che tuttavia trascorre in un battito di ciglia. Mi ritrovo in attesa, a picchiettare con le unghie lunghe sullo schermo del telefono, agitata nemmeno io so per cosa. Conosco Giada Farinelli da tutta la mia vita. Abbiamo frequentato insieme la scuola elementare e la scuola media, poi, grazie al cielo, si è iscritta all'Istituto Alberghiero per iniziare la sua strabiliante carriera nel mondo della ristorazione, mentre io al Liceo delle Scienze Umane insieme ad Anna. Ciononostante, me la sono ritrovata tra i piedi in ogni occasione: compleanni, feste, cene, a causa di questo rapporto di amicizia mai davvero compreso tra le mie mamme, la sua e sua zia. Lei era sempre lì, bella ed elegante con i suoi capelli scuri, il suo sorriso delicato e i suoi modi garbati, la sua intelligenza e la sua bravura in qualsiasi campo, in particolare nella cucina. Giada Farinelli era il metro di paragone per ogni ragazza nata negli anni Novanta sul lago Maggiore, ma il problema non è stato nemmeno questo, di certo non ho mai perso il sonno perché ha ballato meglio di me al saggio di fine anno – ok, forse un pochino, ma sorvoliamo. Il fatto che tutti si aspettavano, e forse ancora si aspettano, che noi fossimo - siamo - per forza amiche. Come se essere coetanee, conoscersi da sempre, avere i genitori che lavorano nello stesso campo e possedere la stessa educazione significhi dover essere amiche per la pelle. Che poi io c'ho anche provato a esserle amica, ma lei è così riservata. Parla poco e mai delle sue cose, è timida, introversa, una di quelle che ha sempre quel sorrisetto schivo sulle labbra e che se le fai una domanda risponde a monosillabi. Come potevo trovarmi bene con lei? Io che non smetto mai di parlare e di inciuciare insieme ad Anna? Io c'ho provato a esserle amica, a coinvolgerla, a chiederle di uscire, davvero, ma lei è sempre stata riluttante a riguardo. In ogni caso, Giada ha avuto e penso abbia tuttora delle amiche, non l'ho mai lasciata in un angolo durante una festa, lo giuro, vostro onore!

«Eccola, è in anticipo.»

Figurati se arrivava in ritardo Miss Perfettina. Sono in posizione insieme a Giorgio, davanti al solito bancone, mentre lei entra dal pesante portone di vetro. Non la vedo da prima della pandemia e, per quanto la riconoscerei ovunque, mi sembra diversa. Per prima cosa, ha tagliato i capelli. Non sono più lunghi, ma corti sopra le spalle, ordinati in un long bob che va di moda da qualche anno. È sempre filiforme, ma il suo modo di vestire è cambiato. Prima portava solo jeans sbiaditi e polo dai colori anonimi che la rendevano invisibile, adesso indossa un paio di pantaloni rosa a vita alta al cui interno è infilata una camicia bianca aderente che le lascia intravedere un accenno di scollatura, degli stivaletti neri con il tacco e un trench nero di pelle. Completa il tutto una borsa a tracolla strutturata, anch'essa rosa. Sono colpita dallo stile, in particolare dal rosa. Non è una tipa da rosa, insomma, è Giada Farinelli. E poi, il trench di pelle? Spero per lei che sia ecopelle, almeno.

«Giada, benvenuta!»

La voce di Giorgio spegne le mie elucubrazioni mentali e mi permette di focalizzare di nuovo l'attenzione su ciò che accade intorno a me. L'aspirante sous chef si avvicina a noi e ci regala un sorriso discreto che fa così tanto Giada Farinelli, la ragazza più educata e bon ton del circondario. Adesso la riconosco.

«Ciao ragazzi, grazie per avermi dato una possibilità.»

Saluta prima Giorgio. Solleva appena le punte e posa le mani sulle sue ampie spalle, le loro guance si toccano, prima a sinistra, poi a destra. Lo guarda ancora una volta, con un sorriso colmo di gratitudine – forse un po' troppa – e dopo si dedica a me.

«Emma, da quanto tempo!»

Devo leggerci una frecciatina? Non faccio in tempo, perché se a Giorgio ha riservato due educati baci, a me decide di abbracciarmi. Non me lo aspetto. Mi ritrovo le sue braccia magre attorno alle spalle e, dopo un paio di secondi di shock, sono costretta a ricambiare. È Miss Dior quello che sentono le mie narici?

«Sono contenta di vederti», mento, una volta libera dalla sua stretta. «Come stai? Ti trovo benissimo!»

Stavolta non sto dicendo una bugia. È inutile girarci intorno, sta davvero una favola. Giada mi sorride di nuovo.

«Bene, ho solo bisogno di un lavoro, ma per il resto tutto ok. Anche io ti trovo benissimo, anzi, vi trovo! Congratulazioni per il ristorante, è un progetto magnifico!»

Ci aggiorniamo sul passato e parliamo del più e del meno. Sapevo già che dopo il diploma si era imbarcata su una nave da crociera per fare esperienza come cuoca, ma non ero a conoscenza del fatto che ha girato l'Italia nelle varie cucine e ha lavorato addirittura a Parigi. L'ultimo luogo in cui è stata è Firenze, dove ha seguito un corso di pasticceria avanzato e ha lavorato in un ristorante a detta di Giorgio molto famoso. La domanda sul motivo per il quale ha deciso di tornare al Nord e soprattutto perché ha intenzione di trasferirsi a Milano mi rimane sulla punta della lingua, in quanto il mio socio decide di metterla subito alla prova. Giada si toglie il trench nero e si infila la divisa bianca uguale a quella che lui indossa già e iniziano a cucinare insieme, identici nella loro mise da lavoro.

Succede tutto molto in fretta. Giorgio ci mette poco a impartire i primi ordini all'aspirante sous chef, la quale obbedisce in maniera impeccabile. La loro sintonia è palpabile: lo chef dirige l'orchestra e Giada segue le sue direttive, completando i suoi movimenti e dando vita a una sinfonia di sapori, odori, suoni. Prima che me ne renda conto, hanno preparato tre piatti del menù, che credo abbia già studiato perché è impossibile che sapesse così bene cosa fare. Oppure il suo è talento naturale e basta.

«Cavolo, che brava.»

È Erica. È rimasta in giro per un po' e nessuno di noi l'ha chiamata per farla rientrare. Aveva bisogno di rimanere da sola. Non mi aspettavo venisse a parlare con me.

«Molto», commento, anche se non capisco perché mi risulti così difficile dirlo. Giada è brava, è innegabile, è in sintonia con lo chef e nemmeno questo si può negare. Giorgio è stato per anni il sous chef di mamma Guenda e mi è sempre stato ripetuto che l'intesa con il cuoco è essenziale e fondamentale per cucinare bene. Credo che fosse proprio questo ciò che stava cercando.

«Erica, senti...»

Mi volto verso la mia amica, anche se non so più se lei si reputa ancora tale. La rossa mi guarda negli occhi e ci vedo dentro ancora un velo di tristezza.

«Mi dispiace per Filippo. Ho insistito io per far nascere qualcosa tra voi due e ho forzato troppo le cose. Non avevo idea che volesse provarci con me, te lo giuro. Io pensavo davvero che voi due poteste...»

«Lo so, Emma,» mi interrompe lei, «lo so. Non ho mai pensato che l'avessi fatto apposta.» Sospira in modo rumoroso, poi solleva le spalle. «Che Filippo sia un coglione non ci sono dubbi, però tu la prossima volta fatti gli affari tuoi, ok?»

Ci metto un secondo di troppo a capire l'ironia della frase, ma quando vedo il sorriso sulle sue labbra mi sento un tantino più leggera. Ci abbracciamo, d'istinto, l'una nella direzione dell'altra, mentre un sorriso si apre sul mio volto. Non ero pronta a perdere una bella persona come lei. Ne ho bisogno nella mia vita.

Facciamo appena in tempo a sciogliere l'abbraccio che gli chef tornano da noi. Giada si presenta a Erica, che la guarda affascinata, mentre Giorgio ha un luccichio negli occhi che mi disturba. Mi fa segno di volermi parlare in disparte e io mi rendo conto di non avere tutta questa voglia di farlo, ma non posso esimermi.

«Dimmi», lo anticipo, quando siamo lontani da orecchie indiscrete. È di fronte a me, la divisa con il primo bottone sbottonato e delle piccole macchie arancioni sul colletto. Come ci sono arrivate lì sopra?

«È perfetta.»

Ah. Proprio così, di botto.

«Perfetta, hai detto?» mi assicuro. Lui sorride.

«Sì.»

Riecco il luccichio nei suoi occhi, che insieme a questo sorriso eccessivo rende il tutto molto stucchevole.

«È quello che cercavo», continua, senza attendere che io risponda. «È brava davvero, il suo curriculum non mente e le tue mamme avevano ragione. È ciò che serve a questo ristorante.»

«Addirittura?» Non riesco proprio a soffocare il sarcasmo. «Dopo cinque minuti che l'hai vista cucinare?»

«In realtà stiamo cucinando da mezz'ora», ribatte Giorgio, piccato, perché naturalmente l'ha colto. «E poi non serve chissà quanto tempo per capire se c'è chimica con qualcuno.»

Chimica, certo. Stringo le labbra, mentre una forte irritazione inizia a salire lungo il mio corpo. Un'irritazione che vorrei non provare, ma non ci riesco.

«Quindi vuoi assumerla così, sulla fiducia?»

Giorgio inarca entrambe le sopracciglia nere. «Fiducia? L'ho appena messa alla prova.»

«E ti basta?»

«Ho visto altri dieci aspiranti sous chef e nessuno mi ha impressionato quanto lei. Non ho bisogno di cercare altrove.»

«Non hai nemmeno bisogno di conoscere la mia opinione?»

«La tua opinione?» Ora è lui a usare un odioso tono di scherno. «Emma, tu non sei una cuoca, questo non è il tuo campo. Io non metto bocca sulla campagna di marketing o sui...»

«Fornitori di vino?» completo la frase senza pensarci troppo, ma forse avrei dovuto. Giorgio tace e mi rivolge il famoso sguardo. Ok, forse sto esagerando. Incrocio le braccia e cerco di tornare calma, anche se vorrei capire cosa mi stia facendo davvero arrabbiare. L'idea che Giada Farinelli venga a lavorare nel mio locale oppure che Giorgio voglia così tanto che sia così?

«So che Giada non ti è simpatica, ma potresti anche fidarti di me, per una volta.»

Ora sono io a inarcare le sopracciglia. Crede davvero che non mi fidi di lui? Certo che mi fido, insomma, è Giorgio, è l'unico uomo che abbia davvero mai fatto parte della mia vita. Non ho un padre, mio nonno l'ho sempre visto poco, fidanzati neanche a parlarne, lui è l'unico che c'è stato. Di chi altri potrei fidarmi?

«Va bene, assumiamo Giada Farinelli», mi arrendo, alzando lo sguardo per cercare i suoi occhi. «Non voglio che litighiamo per colpa sua.»

Sorvolo sul fatto che sono io quella che ha iniziato, ma non è importante. Vedo Giorgio stringere le labbra. Credo che stia per dire qualcosa, poi annuisce.

«Nemmeno io voglio che litighiamo», sussurra, con la sua voce bassa e roca. «Non mi piace litigare con te.»

Schiude le labbra in un sorriso accennato che lascia intravedere l'incisivo scheggiato. È sempre stato una sega spaziale negli sport, ma quando era ragazzino si dilettava a giocare a calcetto, finché non si è spezzato il crociato destro, allora si è dato alla boxe e si è rotto i denti davanti. Poi ha finalmente capito che lo sport non fa per lui e per adesso si limita ad alzare pesi in palestra quando ha tempo, il che è sufficiente, considerando le spalle che si ritrova. Ma perché sto pensando alle spalle di Giorgio? Sarà che il bianco allarga e lui indossa questa divisa immacolata. A parte le macchie arancioni.

Comunichiamo a Giada che è stata assunta – "in prova!", vorrei urlare, come lui ha fatto con Erica, ma penso che, se solo ci provo, mi sgozza con il coltello del pane – e lei ne è entusiasta. Vorrei ben vedere. Contratto regolare a tempo indeterminato, stipendio base netto di duemila euro, contributi, ferie, permessi, benefit, straordinari pagati. Altro che la pasticceria Baresi di Arona.

«Grazie ancora dell'opportunità, ragazzi», dice per l'ennesima volta mentre se ne sta andando via. Prima di chiudere la porta, lancia uno sguardo al mio polso martoriato.

«Che hai fatto lì?»

Occhio di lince. Mi mordo la lingua e cerco di contare fino a dieci per trovare una risposta decente, ma Giorgio decide di anticiparmi.

«Emma è un po' imbranata in cucina!»

Ride. Anzi, lui ride, lei ride, anche Erica ride. Ho una vampata di calore. Credo che sia questa la sensazione di quando ti sobbolle il sangue.

«Ah, ah», borbotto, incapace di nascondere il fastidio. Giada mi sorride e io noto quanto siano bianchi i suoi denti e soprattutto che il suo rossetto non si è sbavato di un millimetro, nonostante gli assaggi.

«Domani ti porto una crema all'aloe vera che è un toccasana per le scottature. Non sai quante volte mi è capitato quando ero una cuoca alle prime armi!»

Ma che magnanima. Io non sono una cuoca, né alle prime né alle ultime armi, e non ce ne frega proprio niente del fatto che ti è capitato un sacco di volte quando eri una promessa della cucina italiana. Mando giù una risposta passivo aggressiva e mi limito a ringraziarla. La porta si chiude.

«Che carina che è!» esclama Erica. Giorgio mi lancia un'occhiata.

«Già, molto,» commenta «anche se non so se Emma è d'accordo.»

Stronzo.

«E perché?» chiede Erica con tutta l'innocenza di cui è capace. Vorrei stroncare questa conversazione sul nascere, ma come è ovvio che sia, Giorgio me lo impedisce.

«Perché a scuola era più brava di lei ed è sempre piaciuta a tutti», la illumina, lapidario, «più di quanto piacesse Emma, quindi lei rosicava.»

Spalanco la bocca dall'indignazione. «Io non rosicavo!» ribatto con voce stridula. «E sono sempre piaciuta a tutti! Non era nemmeno più brava di me a scuola!»

Giorgio sghignazza in direzione di Erica. «Lo era, ha perfino fatto la primina.» Si volta a guardarmi. «Non riuscivi a non parlare di lei, in ogni momento!»

E ora pure Erica si sbellica dalle risate. Mi sento la faccia in fiamme. Si sono coalizzati contro di me. Sapevo che sarebbe andata a finire così. Maledetta Giada Farinelli.


Note di Greta ❤

Ed eccola qui la nostra Giada, croce e delizia della nostra Emma!

Spero che l'avvento di questo nuovo personaggio sia stato di vostro gradimento!

A presto :*

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