8. Spettri
Avanzarono in fila. Han camminava dietro a Luke, che illuminava con la sua spada laser il corridoio in discesa, mentre Danrie e Lando chiudevano la processione. La ragazza si voltò spesso, notando che se davanti a loro le tenebre non sembravano che la copia di loro stesse e le davano l'impressione di non muoversi di un metro, l'entrata si rimpiccioliva. Proseguendo, non diventò nient'altro che un punto di luce alle sue spalle.
- Ho un brutto presentimento...
Han sbottò, senza fermarsi: - Chi l'ha detto, eh!? Chi è il simpatico!?
Nessuno rispose, fino a quando Luke non riuscì a trattare una risata: - Dopo tanti anni, credi ancora alla fortuna...
- È pura fortuna che io sia sopravvissuto tanti anni. - rimarcò Han. - E preferirei continuare così, quindi che nessuno se ne esca ancora con frasi del genere!
Il corridoio, con i pannelli in metallo che riflettevano la luce verdognola dell'arma Jedi, che stavano percorrendo era molto simile a quelli di una comune base terrestre. Proprio grazie all'alternativa torcia di Luke, si accorsero di aver raggiunto uno spazio ben più ampio del corridoio.
- È una stanza? - chiese Danrie, dando voce all'impressione di tutti. L'anello di luce di Luke non era abbastanza grande per dare un'idea della grandezza del nuovo ambiente.
- Lando, prendi Luke e vedete se riuscite a trovare un generatore o qualcosa per fare luce.
- Tipo rottami da bruciare?
- Tipo rottami da bruciare.
Danrie non pensò fosse una grande idea dividersi in un luogo tutt'altro che familiare e immerso nell'oscurità. Se non altro, da dov'erano lei e Han, riuscivano a vedere la fioca luce della spada laser, per quanto fosse impossibile distinguere i due uomini.
- Han, sei ancora lì? - chiese, nonostante ne avesse la vaga certezza dall'odore di grasso che permeava gli stracci del capitano. Si aspettava da parte di un eroe dell'Alleanza un armadio ben diverso; non certo come quello di Lando, ma almeno una via di mezzo.
- No, ho deciso di andare a zonzo nel bel mezzo del nulla. - gli rispose prontamente, non riuscendo a nascondere del tutto la tensione sotto il suo tono sarcastico.
- Oh, beh, una scelta azzardata come un'altra.
Han sbuffò, poi colpì la parete con la mano, riempiendo il silenzio che il circondava di un tonfo freddo: - Dovevamo dividerci comunque. Luke non sa distinguere un connettore da un'uscita elettrica, senza un piccolo suggerimento. Intanto noi non perdiamo di vista l'uscita.
Bizzarra scelta di termini, ma Danrie non ci fece caso: - Ma loro perdono di vista noi.
- Luke? - poteva quasi giurare di sentirlo sorridere solo dal tono della voce. - Sai dove siamo?
- Dove vi abbiamo lasciati. - rispose Luke, con un tono tentennante, non per la certezza della sua affermazione, quanto per lo scopo della domanda. - Tu sei ancora sulla soglia del corridoio e Danrie un paio di passi alla tua destra. Perchè?
- Niente, volevo...
- Eccolo! Luke, vieni, fammi luce. Non così tanta luce. Vuoi mica arrostirmi con quell'arnese?
Per un istante videro solo una confusa macchia biancastra, ma appena i loro occhi si abituarono, videro che le dimensioni della stanza andavano ben oltre le aspettative di ciascuno. Danrie era sicura che non avrebbe mai visto un ambiente interno più grande dell'hangar principale del rinnovato Senato su Coruscant. Ma quel deposito, quell'enorme unica stanza, era notevolmente più grande e sembrava enorme, nonostante fosse completamente occupato in ogni metro quadrato da qualsivoglia arma, trasporto e via di seguito, tutto rigorosamente imperiale dal modello ai vessilli su tutto quanto.
Vicino a dov'erano Han e Danrie, dunque all'entrata, si snodavano metri e metri di scaffali non eccessivamente alti, alcuni con delle ante di ferro chiuse, altri aperti. Poco distante dal suo naso, Han notò più detonatori sulla stessa mensola di quanti ne avesse mai visti in tutta la sua vita.
Avvicinandosi notò però che, nonostante la forma fosse quella classica, sferica e poco liscia, non si trattava davvero di detonatori termici: - Lando? - la tensione di poco prima aveva lasciato spazio a un'eccitazione piuttosto fuori luogo.
- Sì? - rispose, sbucando da un angolo poco più avanti, dove gli scaffali lasciavano spazio ai primi trasporti terrestri.
- Ho scoperto che fine hanno fatto i prototipi di quelle mine sismiche da borsetta...
Lando corse verso di lui e osservò una delle sfere come se si trattasse del più grande diamante di coronite mai visto in tutta la galassia: - Sono detonatori.
- Sembrano detonatori.
- Come fai a dire che sono questi? Fett ti ha mandato un'olo-grafia?
- Vogliamo provare?
Prima che i bambini iniziassero a giocare a farsi del male, Danrie si allontanò, dandosi all'esplorazione. C'era troppo materiale per sperare di caricare anche solo lo stretto indispensabile sul Falcon e nonostante il fatto si trattasse dell'armeria nemica, era affascinante pensare che tutta quel ben della Forza sarebbe potuto restare chiuso al buio per anni, se non fosse stato per un pazzoide su Kijimi. Trovò Luke tra uno shuttle lambda e un caccia che assomigliava molto a un TIE, ma non era decisamente un TIE. Riconobbe le ali allungate: doveva essere il prototipo del modello di cui si era lamentato Zaff l'ultima volta che avevano mangiato un pasto insieme. Luke si stava guardando intorno con uno sguardo poco diverso dai suoi amici: sembravano dei bambini in un negozio di giocattoli e dato il contesto, Danrie non n'era affatto entusiasta.
- Questa roba è armata?
- Oh, sì. Tutta quanta. - rispose, gesticolando con in mano un blaster da stormtrooper. - Pronta a mettere a ferro e fuoco tutta la galassia.
- Ah sì? Come crede quel AT-AT di uscire da qui? Passando dalla porta? - Han e Lando erano ancora dove li aveva lasciati. Avevano trovato un paio di casse anti-grativazionali e erano perfette per portare diverse cose sul Falcon senza che si facessero prendere la mano.
Luke annuì, lasciando a terra il blaster: - Deve esserci un'altra entrata. - guardò il soffitto, a metri e metri sopra le loro teste. - Forse il soffitto si apre.
Proseguirono tra i mezzi e quanto più si allontanavano dall'entrata e dai loro amici, i due erano circondati da veicoli sempre più grandi, tanto che entrambi non si sarebbero sorpresi di vedere sbucare dal nulla uno Star Destroyer pronto al decollo. Sorprendentemente trovarono la fine di quella bislacca sala dei giochi e forse avrebbero provato meno sconforto trovandosi davanti a una parete completamente impenetrabile.
- Vuoi entrare là dentro, vero?
Danrie stava indicando l'apertura davanti a loro. Il metallo lasciava spazio alla roccia nuda e quel corridoio buio non era neppure lontanamente imparentato con i corridoio dell'entrata, ma come quello non era per nulla illuminato.
- Non ti obbligo mica a seguirmi. - rispose Luke, afferrando nuovamente la spada laser.
- Oh, sì? E cosa dico a Lando e Han? Che ti ho dimenticato indietro?
Luke fece spallucce e senza aspettare di avere la sicurezza che non l'avrebbe piantato in asso, avanzò nel corridoio di roccia che brillava debolmente di luce verde. Bizzaro, pensò, mi ricorda Dagobah. Danrie, senza aggiungere nulla da parte sua, lo seguì.
Scendevano sempre più nelle profondità del pianeta. Per diversi passi, la spada di Luke non illuminò nient'altro che le strette pareti di roccia. Gli spuntoni più esposti graffiavano braccia e gambe, ma nessuno fiatò fino a quando questi non cedettero lo spazio a due lunghi scaffali. Contrariamente a quelli che avevano fatto brillare gli occhi a Lando e Han, questi erano di legno, straordinariamente conservato e non vi erano esposti armi o esplosivi. Luke allungò la mano verso uno dei volumi e per un'istante Danrie potè vederlo chiaramente in volto e non avrebbe mai potuto dire che quel ragazzo potesse assomigliare tanto a quelle due canaglie là fuori.
- Puoi farmi luce?
Danrie strinse tra le mani la spada laser, così che Luke potesse liberare facilmnete uno dei volumi dalla stretta di centinaia di altri. Sentì una scarica percorrerle la schiena: era accanto a un Jedi (uno vero, niente storie della buonanotte) e aveva tra le mani la spada delle leggende. Inoltre i libri non era meno mitici di tutto il resto: carta, quella vera. Non per la prima volta da quando aveva salutato Zaff, si chiese se non avesse mai lasciato la sua cuccetta e tutto quanto non fosse semplicemente un ottimo sogno di cui non avrebbero avuto memoria una volta svegliata.
- Allora?
Luke aveva sfogliato velocemente il primo tomo, per poi rimetterlo al suo posto e sceglierne un altro. Andò avanti così, più volte, prima di risponderle: - Non si capisce una sola parola e se Maz ha ragione...
- Credo che Lando sia solito dire che Maz ha sempre ragione.
- Allora nessuno potrebbe capirci una sola parola. - rimarcò, chiudendo il libro con un colpo secco. Le pagine non finirono in frantumi e non si alzò neppure un soffio di polvere. - Potremmo farci un falò, per quel che valgono.
- Magari non mentre siamo qui incastrati. - Danrie aveva la strana sensazione che i due scaffali si stessero avvicinando tra loro, pronti a schiacciarli da un momento all'altro. Che avesse ragione o meno, quel posto non le piaceva affatto. - Torniamo indientro. Han e Lando saranno preoccupati che siamo spariti senza dire nulla.
E senza dire nulla, Luke si riprese la spada laser e continuò ad addentrarsi ancora più in profondità, lasciandola indietro. Danrie, che non aveva alcun desiderio di restare da sola al buio circondata dalla biblioteca privata di un tiranno morto, lo seguì ancora. Quel posto sembrava avere una brutta influenza su Luke tanto quanto l'aveva su di lei; solo, non era sicura che avessero entrambi lo stesso brutto presentimento. Forse Han aveva ragione, forse non avrebbe mai dovuto esprimere ad alta voce le sue preoccupazioni: prendersi gioco della fortuna non è diverso dal giocare con il fuoco.
- Ma guarda qui!
Similmente a quando aveva raggiunto in primo luogo il deposito, l'alone verdastro che li circondava si allargò nel spazio più ampio che avevano raggiunto. Non c'era nulla di simile riguardo le dimensione, perchè quell'antro non era più grande delalla cabina che Danrie condivideva con Zaff. Nelle pareti di roccia erano incastonati certi cristalli poco più piccoli di un pugno chiuso, che risplendevano verdastri, rendendo la stanza più luminosa del corridoio che aveva condotto i due lì. Mentre Danrie era affascinata all'idea delle reazioni geologoiche e via dicendo che avevano prodotto quel luogo e cercava di ricordarsi qualcosa di quello che aveva studiato su Balmorra, Luke si avvicinò alla parete opposta al corridoio. Questa, simile a una cappella, era occupata dalla statua di una figura incappucciata con il capo chino al petto.
Avevo un amico che studiava geologia. pensò Danrie. Era Tanomas? No, faceva il meccanico... Almeno credo.
Tenendo alta la sua arma, Luke cercò di distinguere il volto della scultura, ma chi l'aveva scolpita era stato ben attento a non lasciare nulla al caso, così che fosse impossibile indovinare se si trattasse di un umano o di un alieno, di una donna o di un uomo. Per le proporzioni, poteva escludere che si trattasse di un wookie, di un ewok o di un toydariano, ma certo non restringeva il campo; sul piedistallo non vi era scritto alcunchè.
- Un amico? - chiese Danrie, notando come Luke non riuscisse a guardare nient'altro che quella statua.
- Scherzi? No, non mio. Forse dell'Imperatore. Più probabile. Magari bevevano il tè insieme.
Prima che Danrie avesse il tempo di ridacchiare, il terreno sotto ai piedi si diede una leggera scrollata, come un grosso animale che scaccia gli insetti nascosti nella pelliccia. Era durato talmente poco che non ci avrebbe dato nessuna importanza, se i cristalli intorno a loro non avessero cambiato colore all'improvviso. La spada laser di Luke era ancora accesa, eppure ora l'antro era illuminato da una luce rossastra ben poco rassicurante.
- Danrie... - il ragazzo gli allungò la propria arma come prima, senza guardarla: non aveva ancora distolto lo sguardo dalla statua, cosa che invece lei aveva fatto appena un istante prima.
Il viso era sempre irriconoscibile, ma ora la testa incappucciata si era alzata e emetteva la stessa tetra luce dei cristalli: - J... Je... Jedi... - la voce non proveniva dalla figura: era la grotta stessa a parlare e non era la voce ideale per imbastire una simpatica conversazione. - Jedi! È da tanto tempo che non vedo un Jedi... Tanto tempo...
- Danrie! Prendi la spada e corri!
La statua stava alzando un braccio, lentamente, come se stare immobile per un considerevole lasso di tempo l'avesse resa anche goffa. La stessa cosa si poteva dire di Danrie, che non riusciva a muoversi e sentì le parole di Luke come se fossero immersi nell'oceano. Sarebbe rimasta lì con le mani in mano, se non le avesse letteralmente lasciato la spada laser tra le mani . Ora il braccio delle statua era sopra la sua testa che sbucò all'improvviso fuori dal cappuccio, grande, pallida e deforme oltre il buon gusto. Luke non si scompose, mentre Danrie saltò sul posto quando si ritrovò quel volto a un palmo dal naso. Sembrava un manichino di un parco dell'orrore, ma incredibilmente realistico, paurosamente malvagio e emanava una puzza di cadavere lasciato al sole troppi giorni.
- Scappa!
Venne catapultata fuori dall'antro, già a metà del corridoio di libri: la Forza era più pratica di quello che si dicesse. Subito fece per tornare indietro, per aspettare Luke, ma un verso tra un risata e un grido la convinse diversamente e l'istinto ebbe la meglio sulle sue buone intenzioni.
Cominciò a correre.
Non capiva cosa stava succedendo e non sapeva se l'aveva mai saputo e se ne fosse solo dimenticata. Non sapeva neanche se quello che aveva visto era reale o se era impazzita come Drackon. Pensava inoltre, mentre correva a per di fiato, scivolando sulle rocce ogni tre passi, che erano ormai due giorni che non capiva cosa stesse succedendo, ma sapevauna cosa, almeno quella. Era sempre la prima a raggiungere i caccia ad ogni emergenza: tutte quelle corse si stavano rivelando utili.
La luce che illuminava il deposito non era cambiata come quella nella grotta, ma non si fermò a compiacersi della cosa e attraversò a occhi chiusi il corridoio dell'entrata, come se non facesse differenza e non avesse tra le mani una spada fatta letteralmente di luce.
Avvistò Lando e Han da lontano, che stavano caricando una delle cassi del deposito su per la rampa del Falcon. Non riuscì a rallentare come si deve e inciampò, lasciando che la spada laser gli scivolasse di mano.
- Danrie? Tutto bene?
Appena Lando le posò una mano sulla spalla, iniziò a tremare violentemente, mentre cercava di articolare una frase per intero, ma riuscendo solo a sputare mezze parole e singhiozzi. Han lasciò perdere la cassa e si chinò accanto a lei: - Ragazza... Ragazza! Respira, piano. Così... Ecco, bene. Meglio, no? Ora con ordine, d'accordo? Cos'è successo?
- N-non lo so... Non lo so! Era buio e quella faccia! Io non...
- Calma, come dice Han: respira. - ripetè Lando, stringendole una mano. - Proviamo con questa: dov'è Luke?
- Luke? Ma è qui, siamo scappati insieme e... - guardandosi intorno, vide solo la spada laser abbandonata per terra, ancora accesa. Impiegò un istante per elaborare quello che era appena successo e un altro per riuscire a far prevalere le parole sui singhiozzi. - Luke... Io... L'ho dimenticato indietro...
Fine.
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