6. La fuga dei codardi
L'attesa non era stata particolarmente lunga, ma Danrie non l'aveva passata con il giusto umore. Però, il pensiero che gli Imperiali potessero farsi vivi da un momento all'altro non era il principale colpevole.
Era rimasta tutto il tempo con Han in cabina, perchè lui non si era mosso da lì da quando Luke e Lando erano andati a cercare questo fantomatico Drackon e non se la sentiva di gironzolare da sola per il Falcon. Dubitava che ad Han avrebbe fatto piacere essere lasciato solo o - questo la preoccupava seriamente - che qualcuno gironzolasse indisturbato per la sua nave. Era nervoso, ma palesemente nervoso. Anche se era più sdraiato che seduto sul suo sedile, batteva freneticamente e senza sosta il piede a terra e un momento si strappava con i denti una pelliccia intorno al pollice, quello dopo controllava per l'ennesima volta che i sistemi della sua nave non avesse intercettato nessuna comunicazione sospetta.
Fu quasi sul punto di chiedergli se non voleva che andasse a cercare una tisana alla prima bottega che avesse trovato fuori dal Falcon, ma un paio di figure che parve riconoscere si stavano avvicinando alla nave: - Sono arrivati!
- Di già? - fece Han, scattando sull'attenti. Senza pensarci mezzo secondo in più, avviò i motori principali e avvio le prime procedure di decollo. - Speriamo abbiano trovato quello che cercavamo.
- Ne riparliamo quando Lando avrà una cera migliore.
Han alzò lo sguardo dagli strumenti per vedere che Lando aveva il viso contratto dal dolore, mentre si stringeva con una mano il braccio ferito: - Cos'è... - ma Danrie non era più nella cabina con lui per rispondere alla sua confusione.
- Cos'è successo? - chiese anche lei, mentre Lando e Luke stavano ancora risalendo la rampa d'accesso.
- Niente, una barruffa. - rispose Lando, prima d'ispirare profondamente dal naso. Poi alzò con immenso dolore il braccio ferito, mostrando tra le dita sporche la bussola tanta agognata; gli riuscì un sorriso quasi convincente. - Ma abbiamo quello che cercavamo, possiamo andare.
- Stiamo già partendo. - notò Luke, vedendo il terreno del molo allontanarsi da loro. Allungò una mano e richiuse la rampa. - Puoi portarlo tu in infermeria? Io torno da Han, in caso avesse bisogno.
Danrie non sprecò tempo e annuì, prima di accompagnare, o meglio dire (dato che il suo orientamento nella nave sembrava fermarsi ai cannoni e alla cabina) essere accompagnata da Lando verso quella che il Jedi aveva chiamato "infermeria", ma assomigliava più a uno sgabuzzino ricolmo di diversi farmaci di dubbio effetto.
- Come siamo messi?
- Noi bene, per ora. Che diavolo è successo a Lando? - gli chiese Han, quando Luke lo raggiunse. Davanti a loro c'era solo la volta celeste di Kijimi e molte miglia sotto di loro, si lasciavano alle spalle l'arcipelago con meno incovenienti di quanti Han aveva congetturato durante la lunga attesa. Ma d'altra parte...
- Drackon deve aver perso le sue ultime rotelle dall'ultima volta che l'ha visto. - gli spiegò Luke, senza scendere inutilmente nei dettagli. - La fa più grave di quanto non sia. - tentò di scherzare, nonostante fosse invece seriamente preoccupato.
Han ridacchiò, per nulla sorpreso: - Come sempre. Almeno l'importante è che ora è tutto...
La frase gli morì in gola e Luke non riuscì ad astenersi dal commentare: - Ultime parole famose.
Usciti dall'atmosfera, lo spazio vuoto li aveva benevolmente accolti come suo solito nelle sue lande scure e desolate, ma ben presto tutta quella vastità fu coperta da un paio di navette imperiali e un intero Star Destroyer, appena usciti dall'iperspazio.
Han strinse i denti e le dita intorno agli strumenti di volo e per un secondo solo Luke si chiese cosa si sarebbe frantumato prima, la leva nella mano dell'amico o i denti nella sua bocca.
- Mercantile YT-1300, sono state individuate azioni illeccite nel settore, per cui è proibito tutto il traffico per e dal pianeta Kijimi. Siete pregati di atterrare alle coordinate che vi invieremo e di non opporre resistenza, pena...
La voce impostata continuava con la sua cantilena imparata a memoria e sfortunatamente anche Han la conosceva meglio delle vecchie canzoni di Corellia. Rimase solo un istante in più con le mani in mano, poi Luke vide rilassarsi la mascella e le mani sui comandi, mentre riaffiorava negli occhi di Han uno sguardo che non auspicava nulla di buono, ne per gli imperiali ma forse neanche per i suoi amici.
- Voglio solo tornare a casa intero. - fece Han, rispondendo a una prima osservazione che Luke non aveva neppure espresso a voce.
- Per questo non c'è bisogno di fare mosse avventate. Che n'è di "Non possiamo fare pazzie noi quattro soli."? "Restare in acque tranquille?"
Se il ragazzo voleva convincerlo, doveva quanto meno citarlo per bene: - Forse voglio unirmi alla vostra banda di pazzi suicidi. - rispose, allungando la mano verso la cuffia appesa alla parete accanto a sè. Il Falcon continuava ad avvicinarsi al Destroyer, sfidando con la sua tipica arroganza i cannoni pronti a fare fuoco.
- Han, calma. Non hanno niente contro di noi. Siamo in un territorio neutrale, non c'è bisogno di fare scenate.
- No, facciamole. - sbottò, prima di interrompere l'imperiale e rispondergli per le rime, dando sfoggio dell'ampio dizionario di termini alquanto bassi e scortesi che aveva imparato da bambino.
Dopo che il primo colpo di turbo-laser colpì il Falcon, tutto quanto venne scosso una seconda volta dal tardivo quanto ingenuo tentativo di Han di allontanarsi dalle mire degli Imperiali, e per poco Danrie non rovesciò per terra il bacta che stava riponendo al suo posto. Chiuse l'armadietto grande quanto una scatola di scarpe e si voltò verso Lando, ancora sdraiato sulla brandina, ma almeno non sembrava più tanto disperato da voler mettere fine alle sue sofferenze una volta per tutte. Lei e la medicina non erano esattamente grandi amiche, ma a vederla così non sembrava neppure una brutta medicazione.
- Tranquillizzami e dimmi che è stato solo un asteroide.
- Vado a controllare e ti dico. - Danrie non aveva nella manica risposte migliori. - Tu resta qui e non muoverti.
- Sì, mamma... - sbuffò lui, raggomitolandosi sul fianco illeso.
Appena Danrie rimise un piede nel corridoio, vide Luke sfrecciarle davanti e quasi non si investirono a vicenda.
- Cosa...
- Imperiali, Star Destroyer, Han è idiota, ai cannoni!
Danrie capì appena tutto quello che farfugliò Luke, senza fermarsi per ulteriori spiegazioni. Sentì Lando spostarsi alle sue spalle, come per voler scendere, ma lo fermò senza neanche voltarsi.
- Han ha bisogno di un copilota.
- E quella ferita ha bisogno di riposo! Quindi non ti muovi o te ne do altrettante.
Lando tornò coricato, ma più spaventato che infastidito: - Adesso suoni davvero come mia madre... comincio ad avere paura.
Danrie si concesse solo l'ennesima scollata di spalle, prima di correre nella direzione da cui proveniva Luke. Rischiò di perdere l'equilibrio non poche volte, tra gli scossoni dovuti ai colpi degli imperiali e le manovre repentine del cargo: - Piloti peggio di Lando! - sbottò, quando riuscì a raggiungere la cabina e a sedersi al posto di copilota accanto ad Han; almeno sapeva che non sarebbe caduta di faccia.
- Ah, questa non te la perdono, ma la pagherai dopo. - ribattè lui, digrignando i denti mentre muoveva le mani sulla console a una velocità tale che Danrie dubitò stesse davvero toccando qualcosa. - Cosa ci fai tu qui? Chi c'è al secondo cannone? Dov'è Lando?
- In ordine, mi rendo utile, nessuno e in infermeria.
Non lo guardava, ma spostava lo sguardo da uno strumento all'altro, cercando qualcosa di famigliare. Sfortunatamente Danrie era famigliare esclusivamente con la postazione di fuoco del suo caccia Ala-B e con qualcosa di vagamente simile. Nella cabina non riusciva proprio a trovare un grilletto o qualcosa che potesse essergli imparentato alla lontana.
- Allora fammi il piacere e porta più energia agli scudi di poppa o qui facciamo la fine della supernova.
Han lo disse come se fosse una cosa semplice, come se avesse potuto trovare il pulsante per spostare l'energia a poppa sotto un grosso cartello che recitava "Pulsante per spostare l'energia a poppa". Rimase a lasciare vagare lo sguardo da manopola a leva prima che Han si accorgesse che da solo o con lei, la situazione in cabina non era molto differente.
- Apprezzo l'altruismo, molto "Nuova Repubblica", ma forse è meglio se dai una mano a Luke.
Danrie si alzò dal sedile e uscì dalla cabina a testa china. Sapeva di aver fatto una cosa molto stupida, per non dire infantile, e forse l'aveva fatta perchè dopo essere rimasta due ore piantata nel Falcon, aspettando che gli altri portassero avanti la missione, voleva dimostrare che era qualcosa di più che il secondo artigliere a bordo. Si voltò per dirlo ad Han, per scusarsi se gli aveva fatto perdere tempo, mostrandosi più ingenua di quanto non era davvero, ma si fermò. Lo vide in piedi tra i due sedili, a gambe abbastanza divaricate da tenere le ginocchia puntate contro l'imbottitura così da restare in equilibrio. Muoveva le mani a destra e a manca come un giocoliere che aveva finito le rotelle in testa. Danrie decise di non disturbarlo oltre.
Corse ai cannoni e si calò al suo posto di tutta fretta. Aveva appena indossato le cuffie come poco prima, anche se sembrava passato un giorno o due, quando la voce di Luke iniziò a canzonarla senza perdere tempo.
- Oh, finalmente ti unisci a me. Pensavo che volessi lasciarmi tutto il divertimento.
Danrie, quando pensava agli Jedi (sia quelli che erano protagonisti delle storie della buonanotte, sia quelli che l'Impero aveva tratteggiato con pennellate a base di menzogne e propaganda) li aveva sempre immaginati sotto diverse forme, ma mai in quella di un ragazzino biondo allo stesso tempo taciturno e con la lingua lunga.
- Oh, certo. Spero ti sia divertito, perchè adesso avrai ben poco da fare.
Luke non avrebbe mai ammesso - codice Jedi o meno - che era stato difficile affrontare da solo le due squadriglie che lo Star Destroyer aveva sguinzagliato non appena si erano accorti di loro. Ora, anche se non sembrava certo una scampagnata di piacere, almeno se la stavano cavando egregiamente, per essere in proporzione uno a venti. O almeno, se la sarebbero cavata contro i TIE, ma con i turbolaser di quello Star Destroyer non avevano alcuna chance da soli.
- Cosa aspettiamo a fare il salto a velocità luce?
- Qui sono impegnato a salvarci la pelle. - rispose subito Han. - Non riesco neanche a raggiungere il computer per iniziare il calcolo. E se ci fermiamo, non facciamo una fine molto gloriosa, a mio parere.
- Non possiamo neanche abbattere da soli uno Star Destroyer! - fece notare Luke, a denti stretti.
- Mi sono trovato in situazioni peggiori. - concluse Han, eludendo la questione più imminente. Lo sapeva come lo sapeva il ragazzo, che diventare un calobrodo per le mense imperiali ora o tra un quarto d'ora non avrebbe fatto alcuna differenza.
- Non ci sono navi nei dintorni? Soccorsi? Qualche buon samaritano?
Alla domanda di Danrie, che lasciava trasparire più panico di quanto la ragazza voleva mostrare (ma ormai aveva accettato di aver dimenticato l'autocontrollo nella cuccetta sopra a Zaff), Han lasciò cadere lo sguardo sul radar, il tempo per scorgere un segnale che non apparteneva alla flotta imperiale. Ecco, la svolta. Ora sarebbe andato tutto bene, se la sarebbero cavata e avrebbero portato a termine quella maledetta missione. Sarebbero tutti tornati a casa e tra qualche anno quello scontro tragi-comico sarebbe stato soggetto di lunghe discussioni e grandi risate.
Poi si accorse che non era una nave della Repubblica, non era neppure una nave militare. A una prima occhiata, quando lo trovò molto davanti a loro, una macchiolina gialla contro il nero dello spazio, sembrava una hotel interplanetario. Ebbe conferma quando riuscì a contattarlo riaccedendo le comunicazioni con un colpo del gomito.
- Mi ricevete? Qui "Signora dei Venti". Ripeto, mi ricevete...
- Si, si, ti riceviamo, "Signora di quello che ti importa". - sbottò Han, mentre una parte del motore più a dritta si spegneva senza mezza giusticazione. Il giovane che gli aveva risposto dovete ascoltare qualche brutta parola sconnessa, prima che potesse avere una conversazione degna di nota.
- Avete bisogno di...
- Ragazzo. Lo vedi quel maledetto Star Destroyer? Abbiamo decisamente bisogno di aiuto.
- È un'aggressione illegitima? - domandò l'altro, con il tono di chi recita una parte a memoria, senza emozione. - Avete chiamato le autorità del settore? Volete che chiamiamo...
- Voglio che mi stai a sentire! - lo interruppe, dopo essere riuscito a riportare il Falcon a piena potenza con una pedata contro il pannello giusto. Se Chewie l'avesse visto in quelle condizioni, avrebbe commentato qualcosa sulle sue strabilianti doti di ballerino. - Avete degli scudi, su quella bagnarola?
- Bagnarola? - ribattè il ragazzo, senza battere ciglio; Han non poteva vederlo, ma era sicuro che non avesse fatto una piega, mentre lui lo stava pregando di rendersi utile. - Signore, la vostra nave...
- La tua, la vostra nave! Ha gli scudi o no?
- Certo, signore.
- Han... - il tono di Luke, quando lo rimproverava, era lo stesso di Leia e quindi Han non era mai entusiasta di lavorare con lui, perchè si mettevano sempre in pasticcio come quello e tutto finiva più o meno sempre allo stesso modo. Era una routine stressante.
- Non possiamo usare i civili come scudo! - protestò anche Danrie.
Han non potè pensare ad altro che a cosa fosse andato storto nella loro generazione. Perchè era tutti così ingenuamente buoni? Almeno, poteva ancora contare sulla sua, di generazione. Lando si era trascinato fino alla cabina con indosso la giacca della ragazza al posto del mantello, rimasto in infermeria, che Drackon aveva crimonosamente macchiato di sangue.
- Hai freddo, tesoro? - scherzò Han, lasciandogli posto come co-pilota. Finalmente potè tornare a una posizione più consona per un pilota.
Lando non lo degnò di una risposta, invece si rivolse ai membri junior della loro ciurma: - Pensatela... Pensatela come l'ultima spiaggia. Che alternative abbiamo?
- Leia non approverebbe.
- Leia non è qua e per questo ringrazio la Forza!
- È comunque una mossa da cordardi.
Han non potè che ammirare come quei due riuscissero a bisticciare con lui a proposito di moralità mentre continuavano a falciare quanti più imperiali possibili. Allora si voltò verso Lando, che si limitò ad annuire: sembrava tanto stanco che avrebbe potuto anche addormentarsi nel mezzo di quell'inseguimento: - Sapete cosa, ragazzi? Si vede che non sapevate con chi siete decollati. Hey, sei ancora in linea?
- Sì, signore.
- Allora di' ai tuoi amici di portare tutta l'energia a tribordo, se ci tenete a uscirne vivi.
- Signore?
- E mette i costi di eventuali riparazioni sul conto della senatrice Organa. Vi serve un recapito più preciso? Dubito. Se foste tanto fortunati da riuscire a parlare direttamente con lei, ricordatele che suo marito la ama tantissimo e che l'amerà fino alla fine dei nostri fondi... giorni! Nostri giorni, ovviamente!
Sentì la risata dall'altra parte della comunicazione e se le circostanze fossero state differenti, Han sarebbe stato davvero contento di aver fatto abbassare la maschera a un ragazzino, addetto alle comunicazioni di una nave-vacanza e pagato a spiccioli. Non esattamente il lavoro dei sogni di nessuno, per ultimo di qualcuno che ride per una brutta battuta di un contrabbandiere.
Il Falcon scivolò sotto la chiglia avorio della nave e si fermò dall'altra parte. Il fuoco che rsubiroera più preciso, come quello che colpisce un bersaglio immobile, ma meno intenso, tanto che lo Star Destroyer aveva persino cessato del tutto di bombardare. Luke e Danrie tennero a bada gli ultimi caccia che li avevano inseguiti, mentre Lando e Han si occuparono di trovare la strada più veloce per lasciare quel posto.
Quando finalmente davanti a loro vi fù soltanto il bagliore azzurrognolo e accogliente dell'iperspazio, Han realizzò che avrebbe avuto le gambe doloranti per diversi giorni a venire.
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