We are young

Le vite del gruppo scorrevano tranquille: Leonardo aveva continuato con le sue commissioni con l'aiuto di Sofia e Zoroastro, la cui relazione pareva andare a gonfie vele; Altea aveva ripreso i suoi affari con un piccolo aiuto di Girolamo, il quale l'aveva messa in contatto con molti nuovi clienti facoltosi e spesso le faceva compagnia al negozio, mentre la sera si trovavano tutti alla bottega di Leonardo.

- Tra un paio di giorni sarà il capodanno fiorentino.

- Dici che Lorenzo farà in modo che venga organizzato qualcosa?

- Sicuramente, il suo consenso in città non è dei migliori in questo momento, necessita risollevare un po' l'animo della popolazione, tanto farà la solita festa in piazza.

- Io è bene che mi faccia vedere il meno possibile da lui – aveva parlato Riario.

- Anche volendo, non potrebbe farvi nulla: avete la popolazione dalla vostra parte – gli aveva risposto Zo, con il quale pareva che i rapporti si fossero distesi.

- Quindi andremo? - aveva chiesto Sofia eccitata a quella nuova esperienza.

- E cosa vuoi fare, perderti una festa?

Il pomeriggio del 25 marzo era arrivato in fretta e, come sempre, si era svolto il corteo fino a Santissima Annunziata e la successiva messa in chiesa, dentro la quale però erano entrati solo Sofia, Zoroastro e Girolamo.

- Mi chiedo davvero come sia possibile che una ragazza religiosa come Sofia sia sorella di un "miscredente" come te – Altea aveva scherzato con Leonardo mentre se ne stavano lì fuori nella piazza, la gente che tentava di entrare nell'edificio ormai straripante.

- Non mi ha scelto, ma anche tu sei qui con me, eppure sei la sua migliore amica. Meno male che almeno Riario è utile a ciò.

- Sì, infatti – la ragazza aveva buttato un'occhiata dentro – Però guarda come Zoroastro marca il territorio – aveva riso.

- Eh no, anche il Conte Riario addosso a mia sorella no – l'aveva fatta ridere di più, mentre finalmente la folla davanti alla facciata si disperdeva e il piccolo gruppo raggiungeva i due ragazzi poggiati al colonnato. Sofia se ne stava poggiata al suo ragazzo, Girolamo a poca distanza da loro e tutti e tre parevano ridere rilassati.

- Mi fa piacere vedere il Conte così – aveva parlato Altea guardando fissa verso le persone che arrivavano – Da quando gli hai parlato pare sia avvenuto un miracolo.

- Non l'ho forzato, ho mantenuto la calma e ho tentato di comprenderlo, come mi hai insegnato tu.

- Non credo di averti insegnato la calma – aveva riso, lei che era sempre un turbinio ovunque andasse.

- La parte divertente arriverà stasera – si era intromesso Zoroastro, finalmente arrivato davanti a loro – Dovete passare a casa?

- Io no.

- Io sì, dovrei se non è un problema – aveva risposto la ragazza – Ma dovrebbe venire anche Sofia.

- Robe da donne?

- Sì Zo, ma ti assicuro che piacerà molto anche a te – gli aveva fatto l'occhiolino – Andiamo Sofi?

- Sì, subito – si era staccata dal ragazzo.

- Vi accompagno – il Conte aveva fatto trasalire Altea e Zo.

- Non disturbatevi, Conte

. Esatto Conte – lo aveva sfidato Zoroastro – Non serve!

- Madonna, nessun disturbo, anzi insisto: due dame non possono girare per la città sole con il calare della notte, è pericoloso – le aveva sorriso gentile, con quel sorriso a cui non aveva la forza di dire di no.

- Va bene – si era lasciata andare, aveva girato i tacchi e aveva sussurrato a Zo – Stai tranquillo.

In neanche 10 minuti di cammino erano arrivati davanti alla porta della bottega, Altea aveva infilato la chiave nella toppa e aveva fatto entrare tutti.

- Posso chiedervi di rimanere qui Conte: ci metteremo poco – la ragazza aveva offerto un posto a sedere all'uomo, che lui subito aveva accettato, ed era scomparsa con la sua amica dietro la porta del retro.

- Come mai mi hai portato qui – aveva chiesto subito Sofia sedendosi sul tavolo del laboratorio, ma non ricevendo nessuna risposta.

Altea si era girata verso l'armadio alle sue spalle e aveva tirato fuori un vestito verde e nero con fini intarsi oro sul corpetto e le maniche a pipistrello.

- E' bellissimo!

- Ed è anche tuo. Me lo ha regalato un cliente di Edirne per ringraziarmi di un lavoro e io subito ho pensato a quando ti potesse stare bene, perciò ecco il mio regalo.

- Altea, grazie! Ma tu?

La stessa scena si era ripetuta identica, ma stavolta la maggiore aveva tirato fuori un abito turchese con ampie maniche e completamente ricamato e decorato con sottili fiori rosa, lilla e bianchi su cintura e orli.

- Wow, ma i fiori sono veri?

- Erica della Lunigiana coltivata e attaccata da me.

- Un lavoro lunghissimo.

- Estenuante – aveva fatto un leggero sospiro – Ma ora indossa il tuo abito che voglio vedere quanto ti sta bene.

In appena 15 minuti le due ragazze erano pronte con indosso gli abiti, i capelli acconciati in un intrico di trecce e un profumo di peonia e gelsomino che le pervadeva.

- Scusateci l'attesa – aveva aperto la porta Altea, ma Girolamo era già in piedi al minimo scatto.

Non aveva parlato subito, pareva che ci fosse stato un leggero sussulto in lui:- Figuratevi. Siete davvero bellissime, entrambe – si era avvicinato per fare il bacio a mano alle ragazze, ma su quello ad Altea aveva indugiato alzando gli occhi brillanti su quelli smeraldo della fiorentina. Un brivido per la schiena d un gruppo in gola.

- Grazie Conte – avevano risposto le due ragazze, la maggiore arrossendo a quel fugace sguardo.

- Sarà bene che ci incamminiamo, Da Vinci e Da Peretola ci staranno sicuramente aspettando – aveva aperto la porta e le aveva fatte passare – Prego.

Solita passeggiata, solite chiacchiere, accoglienza diversa: Zo era rimasto a bocca aperta nel vedere la sua ragazza in cotanta maniera, e Leonardo non è stato da meno.

- Vi entrano le mosche se non chiudete la bocca – aveva scherzato Sofia appena erano arrivati in Piazza della Signoria.

-Siete bellissime – aveva finalmente parlato l'artista, mentre Zo rimaneva con la bocca aperta.

- Zo, il gatto ti ha mangiato la lingua?

- No, è che gli vengono solo pensieri sconci su mia sorella e preferisce starsene zitto.

- E' qui che sbagli – si era ripreso tutto d'un tratto – Non ho proprio nessun tipo di parola per esprimere cosa penso – lo aveva guardato e poi aveva spostato lo sguardo verso Sofia -Sei di una bellezza estasiante - l'aveva guardata con sguardo innamorato.

- Beh, ora basta convenevoli però – li aveva interrotti Leonardo, sebbene apprezzasse l'espressione del suo amico verso sua sorella.

- Sì, dai, andiamo! - Sofia aveva trascinato Zo per un braccio fino a una bancarella piena di dolci e pani.

- Madonna – l'artista aveva offerto il braccio all'amica.

- Che scemo – l'aveva accettato, ma si era staccata subito per raggiungere una bancarella di profumi.

- Ma non li fai anche tu? - gli si era avvicinato il ragazzo.

- Sì, ma devo prendere ispirazione. Senti questo – gli aveva avvicinato una boccetta.

- Mmm...Lampone...Mandarino e...Vaniglia.

- Come hai fatto?!

- Mi diletto anche io.

La ragazza gli aveva staccato il profumo dal naso e si era guardata in giro: Riario non era più dietro di loro, ma davanti a una bancherella poco distante.

- Guarda! - si era spostata in quella direzione, non curante del fatto che Leonardo fosse rimasto lì impalato: cominciava a odorare puzza di bruciato.

- Infuso di calendula, ribes, mela e finocchio – l'uomo aveva alzato un vasetto pieno di erbe tritate.

- Mmm, avrei aggiunto della lavanda.

- Oppure dell'anice.

- Che stupida, non ci avevo pensato! Interessato anche voi agli infusi?

- Non sono molto pratico, ho imparato a conoscerli grazie a voi.

- Beh, siete molto bravo, complimenti, avete davvero buon gusto.

- Grazie, ma è solo grazie a voi.

- Forse dovreste darmi qualche consiglio ogni tanto – si erano messi a parlare fitto mentre osservavano interessati le bancherelle.

- Io lo so già, stasera finisce male – aveva parlato Zoroastro appena Leonardo aveva raggiunto lui e Sofia.

- Tra quei due? Sono abbastanza certo che tu abbia ragione.

- E vi siete persi come la guardava quando siamo uscite dalla bottega. In più lei è ancora innamorata.

- Lo so, me lo ha detto a Roma. Quello che mi preoccupa davvero però è che Riario potrebbe essere ancora una vagante e potrebbe farla soffrire ancora. Non se lo merita, merita un po' di felicità adesso – si era fatto serio, ma molto determinato.

- Leonardo...- lo aveva guardato Zo – Non è che sei geloso, che vorresti qualcosa con Altea?

Lui aveva sgranato gli occhi ed era scoppiato a ridere:- Innegabilmente una ragazza particolare, di quelle che piacciono a me, diretta e intelligente, per di più anche carina, ma no: siamo solo amici, le voglio bene e la cosa è reciproca, ma vi assicuro, nulla di più.

- Ragazzi – li aveva raggiunti Altea, seguita a breve distanza da Girolamo – Mancano 10 minuti, ci mettiamo sotto la Loggia? C'è meno gente e fa più fresco.

- Sì allora, che in mezzo alla folla si muore.

- Da quando tu, Leonardo Da Vinci, non vuoi stare in mezzo alla gente.

- Da quando ho sbagliato abiti e ho messo quelli invernali.

- Almeno non siete vestito di nero.

- Avete mai indossato un colore diverso, Conte?

- Sì, certo: nero oliva, nero ebano, nero pece...- gli aveva risposto Riario facendo ridere tutti.

- Manca il nero notte – gli era andata dietro Sofia, con il quale pareva ci fosse una sorprendente buona sintonia.

Intanto tutt'intorno avevano cominciato ad alzarsi delle voci:- Venti...diciannove...diciotto...

- Oh, oh, comincia. Quattordici...tredici...dodici...- gli occhi alti verso l'orologio di Palazzo Vecchio e mille voci che si univano in una sola- Cinque...quattro...tre...due...uno...Buon anno!

- Buon anno!

- Auguri!

Piazza della Signoria era crollata in uno scroscio di applausi, risate, baci e voci. I fuochi si erano inalzati luminosi nel cielo fiorentino: stelle brillanti vibravano nello scuro della notte, la luna osservatrice divertita si godeva la piazza felice, gli abitanti tutti uniti nella gioia e nella pace.

- Sembra quella volta in cui abbiamo fatto vedere le armi agli emissari papali – aveva detto Leonardo all'amico.

- Ma questo spettacolo non ha nulla in confronto con l'esplosione di una nave – si era intromesso Girolamo, ricordando anche lui quel momento.

- Erano tutti incantati – aveva potuto finalmente abbassare la voce Zoroastro, la folla si stava calmando.

- Ci andiamo a fare un altro giretto? - aveva chiesto Sofia appena i fuochi erano terminati e tutti avevano accettato di buon grado.

Tra chiacchiere, battute, risate e schermaglie, il gruppo aveva attraversato Ponte Vecchio ed erano arrivati fino all'abbazia di San Miniato, per poi tornare indietro dal Rubaconte, fino alla Basilica di Santa Croce e poi di nuovo verso Santissima Annunziata.

- Ragazzi, io dovrei andare – aveva finalmente detto Altea davanti alla bottega.

- Se vuoi puoi restare a dormire qui.

- Non posso Leo, devo aprire il negozio presto.

- Sei sicura?

- Sì, davvero, ho un sacco di lavoro, devo preparare dei fiori per un matrimonio.

- Ah, va bene. Allora buonanotte.

- Buonanotte.

-'Notte, Altea.

-'Notte.

- Vi accompagno – si era offerto Girolamo con sguardo gentile e sincero, tanto che Altea non aveva saputo negarsi, aveva preso il braccio che lui le stava offrendo e si erano incamminati.

- Buonanotte allora, ragazzi. Ci vediamo domani.

- Io lo avevo detto...- era entrato Zoroastro nella bottega con gli occhi al cielo.

- Spero che non si lasci trascinare dalle emozioni – era entrato Leonardo, mentre Sofia lo seguiva facendo spallucce -Sono certa che saprà cosa fare – si era chiusa la porta alle spalle.

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