Quiet nights
Nella bottega di Leonardo Riario, per quella mattina, aveva deciso di evitare il negozio di Altea, lasciarla pensare e, forse, anche parlare con Sofia, e invece di dare una mano a Leonardo e Riario.
- Da Vinci, intanto che attendete il ritorno di vostra sorella, posso darvi una mano prendendo il suo posto? - aveva osato con la voce ancora leggermente impastata dalla notte insonne.
- Siete capaci di stringere un tubo? - aveva domandato Leonardo
- Sì, credo di sì.
- Allora prendete questa tenaglia e mettete tutta la forza che avete in corpo – gli aveva lanciato l'arnese in mezzo al petto e lo aveva guardato con sfida negli occhi.
- Forse se mi aveste offerto una colazione più sostanziosa – gli aveva risposto scherzoso, nessun tono di altezzosità nella voce: Altea aveva ragione, essere remissivo non era nei suoi istinti, però rimanere sé stesso non voleva dire essere ancora un cinico bastardo con le persone che, nonostante tutto, gli avevano offerto una mano più di una volta quando stava sprofondando.
Leonardo aveva fatto un piccolo sorriso, aveva compreso perfettamente l'intento di battuta del Conte, e gli era andato dietro:- Vorrà dire che domani mattina farò in modo che Sofia prepari un bel cinghiale.
- E un fagiano – gli era andato dietro Zoroastro, anche lui scherzoso.
- Hey, voi tre omaccioni, se volete cinghiale e fagiano per colazione, cosa volete per pranzo? Storione e cormorano? - era entrata Sofia, che intanto aveva origliato per sbaglio quando si era avvicinata al portone, con un vaso in mano.
- No Madonna, le vostre polpette bastano – le aveva risposto Riario, mentre Zoroastro si spostava velocemente per aiutarla:- Leonardo, dove lo metto?
- Di là, sul tavolo.
- Va bene – era scomparso.
- Ah Conte, vi sono rimaste impresse - aveva riso la ragazza leggermente sorpresa – Vorrà dire che le preparerò per stasera.
- Ma non dovevamo andare al "Cane abbaiante"? - gli aveva chiesto Zoroastro rientrando nel retro bottega.
- Sì, sì, Zo: dico per quando torniamo qua, come facciamo sempre, così abbiamo qualcosa da spiluccare mentre parliamo.
- Ah, perfetto allora. Faresti anche i baklava? - le aveva chiesto con sguardo gentile e un sorriso che nonostante tutto quel tempo insieme ancora faceva un certo effetto sulla giovane.
- Certo che te li faccio – si era sciolta – Soprattutto se me lo chiedi così. Ma ora riprendiamo il lavoro – era subito rinsavita prendendo in mano un pezzo di legno – Questa macchina non si costruirà mai da sola – aveva guardato il fratello, ancora non completamente abituato a quegli scambi tra sua sorella e il suo migliore amico.
- A dire il vero avrei bisogno di 7 candele, sale, sangue di capra e una bottiglia di grappa di erbe.
- Grappa di erbe per un incantesimo di maledizione?
- No, quella serve a me per sentirmi meno in colpa – aveva risposto Sofia alla sua amica mentre metteva in bocca un pezzo di torta, facendola ridere insieme a tutti quanti.
- Questa è la tua presenza che la porta sulla cattiva strada – aveva detto Leonardo guardando Zoroastro.
- No Leo, sarebbe stato inevitabile in mezzo a questa mandria di pazzi – aveva difeso l'amico Altea – Qui mi salvo solo io.
- Ah, sì sì, sicuro Altea – aveva alzato gli occhi al cielo l'artista, mentre nella locanda entravano le Guardie della Notte.
- Forza, forza, tutti fuori da qui oppure sarete costretti a rimanerci tutta la notte – si era rivolto ai clienti il nuovo capitano delle guardie – Anche voi, su, su – aveva fatto alzare la combriccola che, sorprendentemente, lo aveva fatto senza troppo lamentarsi, ma continuando a parlare animatamente fino a davanti la porta della bottega.
- Mi auguro che vi siate tenuti uno spazietto – era riapparsa Sofia dalla cucina, dove si era defilata appena entrata nell'edificio, in mano due piatti pieni di ciò che aveva promesso, che subito aveva posato sul tavolo del retrobottega.
Neanche il tempo di un "grazie" da parte di Altea e Leonardo, che Zoroastro e Girolamo si erano precipitati sul tavolo e avevano fatto incetta dei rispettivi desideri.
- Madonna – si era avvicinato Riario ad Altea e si era seduto sulle scale insieme a lei – Vi ho portato alcuni baklava, so quanto amiate il miele – le aveva offerto un dolcetto.
- Grazie Girolamo – la ragazza aveva definitivamente deciso di usare il nome proprio dell'uomo quando si rivolgeva a lui, non c'era senso nel mantenere quella freddezza impostata dopo tutto quel tempo insieme – Voi invece preferite il salato, vedo – aveva indicato con un cenno della testa la polpetta che si stava rigirando nel piatto, ma che quasi sembrava esitar mangiare.
- Oh sì, queste polpettine sono una dipendenza – l'aveva guardata, aveva guardato il piatto ormai vuoto sul tavolo e poi aveva guardato Altea – La volete? E' l'ultima ormai.
- No Girolamo, mangiatela pure, non potrei mai togliervi questa delizia – lo aveva guardato sorridendo leggermente, le gambe che involontariamente si sfioravano.
- Siete certa? Lo farei volentieri, non ne avete mangiata nemmeno una.
- Davvero, davvero, vi ringrazio, ma finitela pure – aveva spinto leggermente il piatto verso di lui, la polpetta che rotolava dalla sua parte. Lui aveva guardato la ragazza un'ultima volta, aveva preso la polpetta tra le dita e l'aveva mangiata con un viso soddisfatto, facendo sorridere Altea – Però io prendo volentieri un altro baklava che mi avete portato, prima che Zoroastro con qualche magia li faccia scomparire – aveva riso delicatamente prendendo uno dei dolcetti.
- Adesso insisto, finiteli davvero, li ho portati apposta per voi – le aveva offerto il piatto, tenendolo comunque in mano verso di lei.
- Grazie! - ne aveva preso un altro e piano piano li aveva finiti senza destare troppi sospetti, mentre prendeva parte alla conversazione che si stava animando nella stanza
- Che ne dici di un bel bicchiere di Erbaluce di Caluso per mandare giù quei piccoli mattoni? - si era avvicinato finalmente Leonardo con un bicchiere pieno di vino in mano – Offre la casa – aveva riso.
- Hai un tempismo perfetto – aveva preso un bicchiere – Grazie.
- Anche voi, Conte – ne aveva offerto un altro all'uomo, che lo aveva preso volentieri.
- Allora cin cin – lo aveva guardato la ragazza al suo fianco, invitando anche Leonardo al piccolo brindisi e riprendendo subito a parlare con tutti – Stavi dicendo Sofi?
- Che domani avrei bisogno il tuo aiuto per una cosa.
- Una cosa che deve rimanere segreta? - aveva chiesto curioso, come sempre, Leonardo.
- No, ho solo bisogno di una tisana.
- Passate al lato oscuro – aveva scherzato Girolamo.
- Eh sì, ho bisogno di uno dei rimedi di Mastra Altea.
Avevano continuato tutti a parlare e scherzare per l'intera serata, fino a che la luna non era alta nel cielo e anche gli uccellini primaverili si erano addormentati, quando Altea aveva parlato:- Domani, finalmente, non devo aprire troppo presto – si era stiracchia le gambe e le braccia dalla posizione incriccata che aveva sulle scale.
- Allora resta qui per la notte, no? - le aveva chiesto Leonardo, sempre gentile con l'amica.
- Così poi domani mattina ti accompagno al negozio e mi fai quel favore – aveva continuato Sofia.
- Beh, allora sì, perché no – si era girata verso Riario – Però stasera dormite voi nel letto.
- Altea – gli era scappato un po' come uno spasmo involontario, ma sapeva che infondo quello era il momento giusto – Non potrei dormire bene sapendo che voi siete rannicchiata in un giaciglio di fieno e coperte, quindi, per favore, non fate l'educata e accettate – le aveva risposto l'uomo gentile ma, finalmente, risoluto come era sempre stato.
Altea, a quel punto, non ce la poteva più fare: amava come le tenesse testa senza mai mancarle di rispetto, quella fermezza cavalleresca che l'aveva conquistata subito.
Però, quella sera, la ragazza non voleva cedere facilmente:- Non è educazione Girolamo, è correttezza – aveva lanciato la stoccata – Per questo, meno cavalleria e più giustizia.
Il Conte lo sapeva già quando aveva provato a insistere, costringere Altea Innocenti a fare qualcosa che non desiderava era un'impresa impossibile, però aveva tentato comunque: sarebbero potuti andare avanti all'infinito perché entrambi avevano la testa dura come i muli e non volevano cedere a nessun costo.
-Sentite voi due: per stasera dormo io nel giaciglio e Altea dorme nel mio letto – si era intromesso Leonardo – E lo dico solo perché ho un gran sonno e potrei dormire anche su un masso, ma la prossima mettetevi d'accordo, per favore – aveva sorriso tra il rimprovero e la richiesta disperata l'artista – Detto ciò, buonanotte a tutti – si era defilato lasciando tutti senza parole, ma con delle direzioni ben precise che avevano seguito senza farsi troppe domande.
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