Jealous

- Ascoltatemi – si era rivolta Sofia al Conte quando finalmente si erano trovati a poca distanza dal portone della bottega di Leonardo – Voi siete l'unico a sapere di questa cosa, quindi vi chiedo per favore di non dire nulla a nessuno per ora.

- Perché? - gli era uscito sincero – Ne sarebbero tutti felici – si era fermato a pensare -...O no?

- Sì, credo di sì, ma a tempo debito dirò tutto, ve lo prometto. Per ora, bocca cucita – gli aveva fatto con un gesto della mano e se ne era entrata nella bottega senza attendere risposta, lui era rimasto lì con le parole pendenti sulle labbra.

- Sono tornata! - si era sistemata per non destare troppo sospetti e subito Zoroastro le si era lanciato addosso per abbracciarla: doveva dire che vederla in quello stato la mattina stessa lo aveva un po' spaventato e ora voleva solo sincerarsi che lei si sentisse un po' meglio.

- Stai un po' meglio? - l'aveva stretta leggermente tra le sue braccia lasciandole baci sulla testa.

- Sì, Altea è stata davvero utilissima – si era staccata leggermente per prendere un barattolo dalla borsa che aveva a tracolla – Mi ha dato questo da prendere prima di andare a letto, dice che mi potrebbe aiutare un po'.

- Sicuramente – si era aggiunto Leonardo tutto intento nelle sue invenzioni, ma attento anche a quello che lo circondava – Anche se ci vorrà un pochino, funzionerà. Vuoi andare a riposare visto che non hai dormito stanotte?

- No, grazie però. Preferisco darvi una mano così magari mi tengo sveglia – aveva preso una tenaglia in mano – Forza!

- Girolamo – Altea era corsa incontro all'uomo appena aveva varcato la porta del "Giardino dell'Eden" - Sofia come sta?

- Meglio, per fortuna. Si è risvegliata poco dopo che siamo usciti e l'ho accompagnata da un dottore – le aveva mentito a malincuore, ma si era visto costretto a farlo: ogni promessa è debito – Ha detto che è svenuta per la stanchezza accumulata, ma nulla di grave – si era seduto al tavolo di lavoro prendendo un sospiro che Altea aveva letto come sollievo, ma era più un sospiro di frustrazione: era più difficile del dovuto.

Altea, a quel punto, era scomparsa davanti ai suoi occhi, corsa verso il laboratorio:- Se andate in bottega prima di me, datele questo per dolcificare la tisana: è melassa nera ed è altamente nutriente. Potrebbe aiutarla ancora di più.

- Ne avete proprio una per ogni cosa – si era messo a ridere lui prendendo in mano il barattolo e mettendoselo in tasca.

- Meno male oserei dire, oppure qui sareste tutti malati – lo aveva fatto ridere ancora, per poi farsi seria – Ma ora, se non vi reca disturbo, devo adempiere ai miei obblighi di fioraia – aveva preso in mano un vaso di peonie e si era diretta fuori.

- Nessun disturbo, anche io devo adempiere al mio "volere" di aiutarvi – le aveva tolto il vaso dalle mani e lo aveva posato fuori sugli scalini davanti al negozio.

- Madonna Sofia, non potete osservare il digiuno ecclesiastico - Riario si era avvicinato e aveva detto con tono tra il preoccupato e il premuroso alla ragazza mentre loro e gli altri percorrevano la strada di ritorno da Santa Maria del Fiore dopo la messa del Giovedì Santo – Non nel vostro stato almeno.

Sofia pareva di nuovo rinvigorita dopo gli aiuti dell'amica, aveva ripreso a dormire regolarmente, anche se ancora poco, però ora non si sentiva più quella profonda stanchezza in corpo:- Conte, fate silenzio! - in compenso avevano cominciato gli sbalzi d'umore – Devo per forza o gli altri capiranno – era un po' troppo aggressiva per il suo solito.

- Va bene, ma siete ancora debole, non potete permettervi di saltare i pasti.

- Conte, non sono debole. Sto bene, davvero – si era calmata per paura di attirare attenzione su di sé.

- Ma da quando Riario è tutto pappa e ciccia con la MIA Sofia – aveva cominciato a ringhiare Zoroastro appena dietro di loro.

- Zo, stai tranquillo – gli aveva sfiorato il braccio Altea – Sofia non ti lascerebbe mai.

- Io non sono preoccupato per Sofia, ma per Riario: se prova a fare qualcosa gli strappo quel sorrisetto da ebete che si ritrova a mani nude.

Altea non sapeva se ridere per la reazione di Zoroastro oppure preoccuparsi un pochino per quella strana vicinanza che vedeva tra la sua migliore amica e Girolamo. Da una parte era tranquilla, lui le aveva detto apertamente di voler fare sul serio con lei, che non si sarebbe facilmente arreso, ma erano solo parole e lei questo lo sapeva molto bene, non volevano dire assolutamente nulla.

- Dai Zo, non esagerare.

- Non esagero, Leonardo: io gli cavo gli occhi dalle orbite – si era bloccato davanti al portone della bottega, proprio al fianco di Sofia per marchiare il territorio.

Come sempre la serata l'avevano passata tutti insieme a parlare e ridere: Sofia marcata a occhio da Zoroastro, Girolamo che se ne stava vicino ad Altea ma ogni tanto buttava un'occhiata verso la sorella di Leonardo, il quale faceva la spola tra di loro e la sorella, cercando però di calmare il migliore amico.

- No, no, te lo dico io – Zoroastro aveva trascinato Leonardo in un'altra stanza – Qui sta succedendo qualcosa: hai visto come guardava Sofia? - aveva cominciato a camminare avanti e indietro.

- Zo, stai tranquillo – Leonardo lo aveva preso per le spalle e gli aveva piantato gli occhi nei suoi – Sarà un caso. Magari è solo preoccupato per come stava negli ultimi giorni.

- Deve farsi gli affari suoi! - si era divincolato.

- Eh no, adesso esageri – si era fatto serio l'artista – E' normale che si preoccupi per una persona che comunque è parte ormai della sua routine e con cui va anche molto d'accordo. Devo chiedere ad Altea di parlargli?

- No, no, è una cosa che risolveremo tra uomini – aveva chiuso un pugno mentre Altea entrava di corsa:- Avete intenzione di stare ancora qui molto? Sembra di essere ritornati ai tempi in cui Girolamo era solo un estraneo che volevate lontano.

- A dire lo rivorrei lontano...- aveva roteato gli occhi Zoroastro.

- Smettila. Ora vedete di tornare di là, che sembrate due pazzi – li aveva spinti verso la porta con la sua solita dolcezza, seguendoli subito dopo e rimettendosi vicino al Conte, le braccia che si sfioravano gentilmente e il suo calore che la faceva sentire un po' troppo a casa.

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