Demons

Altea aveva sempre preferito Firenze a Roma perché con un solo colpo d'occhio, da sopra il tetto della bottega, riusciva a vederla tutta: la cupola del Brunelleschi che si ergeva fiera davanti a Santa Maria del Fiore con sullo sfondo il cielo stellato di marzo. Se avesse guardato bene, sarebbe riuscita anche a riconoscere il suo negozio dai fiori che aveva lasciato sulla piazza, ma ora era troppo concentrata sul cielo che le dava una malinconia infinita.

- Credo nel desiderio di cambiamento di Girolamo, ma ho paura che sia una promessa impossibile – aveva parlato la ragazza all'ombra dietro di lei – A me non importa se non riesce a sconfiggere i suoi demoni, sono pronta a convivere anche con loro, ma non posso caricare di questo peso Emilia – si era girata verso l'ombra.

- Credo che Riario li abbia già sconfitti i suoi demoni, sarebbe un buon padre per Emilia – Leonardo si era avvicinato ad Antea.

- E se tornassero? Non credo che mi potrei perdonare di averla messa in pericolo. E tanto meno tu mi perdoneresti per aver fatto una cosa del genere.

- Sono io l'ostacolo alla tua vita felice? – aveva messo una mano su quella della ragazza, preoccupato.

- No, Leo, non lo sei mai stato e non lo sei nemmeno ora.

- Ma...

- Voglio che anche tu sia d'accordo con questa scelta.

- Antea – aveva definitivamente annullato la minuscola distanza che li divideva e le aveva accarezzato il viso con tenerezza – Io non sono assolutamente nessuno per mettermi tra te e Riario, e non sono nessuno per giudicare se lui è o non è la persona giusta per amare Emilia.

- Sei il padre di Emilia, mi pare il minimo chiedere il tuo parere sulla persona che farà da genitore a tua figlia.

- Non sono mai stato il padre di Emilia – non le aveva tolto la mano dal viso e aveva continuato a guardarla con fare dolce – Non te ne sto facendo una colpa, avevi le tue valide motivazioni per non dirmelo prima. Comunque, io capisco perfettamente le tue preoccupazioni e devo dire che non mi sono indifferenti, però credo che Riario – si era fermato – Lo sto dicendo davvero? Sia un uomo buono, sia una persona in grado di voler bene sinceramente a qualcuno, soprattutto se quel qualcuno è la figlia della donna che ama più di qualsiasi cosa al mondo. L'ho visto nei suoi giorni più bui, più difficili, e sono ormai lontanissimi dalla persona che è ora. E' cambiato? No, è sempre lo stesso uomo acuto e tagliente che ho conosciuto grazie a Lorenzo, ma ha capito, ha combattuto e ha vinto la sua battaglia contro sé stesso – aveva tolto la mano dal viso di Altea – Quando sono venuto a Roma l'ultima volta e ho parlato con lui, gliel'ho detto: tutti siamo in guerra con una parte oscura di non stessi, ma la vera vittoria non è cancellarla, è usarla per far brillare quello che di bello c'è.

- E qualcosa di bello in lui c'è, c'è sempre stato.

- E tu l'hai sempre visto. Pensi davvero che la scelta giusta sia privare Emilia di un padre che le potrebbe insegnare come amare anche con il dolore dentro? – le aveva accarezzato ancora il viso e Antea si era sentita protetta con la sua mano calda sulla guancia.

- Ogni giorno che passa Emilia somiglia sempre di più a te: è attenta, intelligente e dolce – aveva messo la sua mano sopra quella dell'artista – Ha il tuo stesso sguardo furbo.

- E sicuramente ha la stessa forza di sua madre – le aveva messo le braccia intorno alla vita – Riario non la farà stare male, l'amerà tanto quanto ama te – aveva riso verso la città sotto di loro – Lui dice anche di più per non farle mancare nulla.

- Gli hai parlato? – aveva messo anche lei le sue braccia intorno alla vita di Leonardo.

- Prima che uscisse nel retrobottega – aveva ripreso a guardarla – E' lui il primo ad aver paura di poter ferire Emilia, però farebbe di tutto per evitarlo perché ti ama troppo.

- Lo so, lo sento dentro – gli aveva sorriso con il petto pieno – E io amo lui – aveva distolto lo sguardo.

- Allora guardami, Antea – l'aveva fatta ritornare a guardarlo – Come può stare male una bambina in una famiglia dove i genitori si amano tanto quanto voi due? – l'aveva lasciata senza parole – Fidati, Emilia è fortunata perché sarà circondata d'amore – le aveva preso il viso tra le mani e le aveva baciato la fronte.

- Leo.

- Dimmi.

- Non è vero che non sei il padre che non volevo per Emilia.

- Glielo dirai a Girolamo?

- Sì, credo di sì, merita di sapere.

- Non ne sarà felice. Io ti voglio bene e farei di tutto perché tu possa finalmente vivere la tua storia con Riario, volesse dire scomparire.

- Non sarà necessario – gli aveva lasciato intendere che quel punto era stato già dibattuto abbastanza dai due – Non lo ammetterà mai, ma ti vuole bene.

- Io a lui. E sono felice che finalmente vi siate ritrovati dopo tutto questo tempo.

- E io sono felice finalmente di essermi arresa – aveva appoggiato la testa sul petto dell'uomo e lo aveva stretto più forte, i dubbi e le paure che scivolavano giù dal tetto e finivano nelle acque brillanti dell'Arno.

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