capitolo 7

Il resto dell'equipaggio non fu così felice di vedermi come lo erano stati Cole e Jason; anzi non mancarono sonore proteste e grugniti di disapprovazione.

La nave su cui stavo viaggiando era una bellissima trireme delle tante che erano partite con a bordo l'esercito. La nave era lunga circa trenta metri e larga quattro, la bianca vela rettangolare gonfiata dal vento svettava sopra l'unicao albero presente sulla nave se si escludeva quello di trinchetto.

Oltre alla vela la nostra flotta avanzava grazie ad un imponente numero di rematori che instancabilmente remavano per molte ore.

Lo scafo di legno era molto leggero e permetteva una velocità non indifferente che ci avrebbe permesso di arrivare a Corinto in poco più di due giorni. Prima di fare ciò perè ci attendeva una tappa a Milos dove, era sicuro, sarebbero sbarcati Jason e Cole, ora bisognava scegliere il terzo uomo. C'era molta indecisione tra Odisseo e Achille fino a quando Jason alzò una mano e propose: "Perché non far venire con noi Melissa, dopotutto la strada tra Creta e Corinto la ha percorsa tante volte. Sono sicuro che sarà in grado di orientarsi in queste acque meglio di me:" nulla di tutto ciò era vero perché non ero mai uscita da Creta ma non dissi nulla, mi sarebbe piaciuto andare in esplorazione.

"no, assolutamente no." Disse qualcuno da qualche parte nella folla di soldati che mi circondava sul ponte. "Non saprebbe assolutamente difendersi e per di più è una donna; già non dovrebbe trovarsi su questa nave, figuraimoci scendervi per andare in esplorazione." Avevao individuato chi era stato a pronunciare queste parole; era un uomo sulla quarantina con ispidi capelli neri e un'espressione in volto come quella di chi ha sempre la puzza sotto il naso.

Sfoderai il pugnale che avevao legato alla cintura del chitone, mi avvicinai a lui con aria minacciosa e gli portai l'arma alla gola. "Vuoi scommettere Damen?" gli dissi in un sussurro tagliente fissandolo negli occhi.

"Sì, soldato, è un duello, alla pari." Continuai senza lasciargli tempo di ribattere. "A meno che tu non voglia tirarti indietro, si intende."

"Tirarmi indietro, io? State parlando con la persona sbagliata vostra altezza." Sputò le ultime due parole come se fossero veleno mentre si metteva in posizione d'attacco sfoderando la spada e il resto dell'equipaggio si faceva indietro.

"A noi" dissi allora aspettando che attaccasse.

Se c'era una cosa che avevo capito spiando anni di allenamenti era che ogniuno ha uno stile di combattimento unico; Damen era un continuo attaccare, stoccata dopo stoccata affondo dopo affondo, senza pensare. Decisi di sfruttare questa cosa a mio vantaggio, io avevo un pugnale, lui una spada, questa cosa poteva darmi un vantaggio se la sapevo sfruttare. All'ennesimo affondo dell'uomo invece di parare feci cozzare le nostre lame e, facendo forza con l'elsa del pugnale nel punto debole della sua lama, riuscii a disarmarlo, a prendere la sua spada e a puntargli entrambe le armi contro.

Il resto degli uomini era ammutolito e guardava la scena con stupore ammirazione e, possibile? Anche paura.

"che c'è?" chiesi "Ho qualcosa in testa?" insistetti vedendo che nessuno rispondeva alla domanda.

"Solo Achille e Odisseo erano riusciti a battere Damen in coì poco tempo e soprattutto con una lama corta come la tua." Mi spiegò Jason. Arrosii capendo la portata di ciò che avevo fatto.

"Dunque credo che nessuno abbia nulla da obbiettare se Melissa prenderà parte alla spedizione su Milos?" chiese il generale Ateniese.

Nessuno fiatò.

"Bene, partiremo tra dieci minuti. Tornate alle vostre attività" disse Jason rivolgendosi ai soldati.

Quando tutti si furono allontanati si voltò verso di me. "Brava." Disse semplicemente. "Davvero nessun soldato comune era mai riuscito a batterlo così in fretta?" chiesi dato che non ero molto sicura di essere stata in grado di fare una cosa del genere. "Sì, io non mento mai Melissa, ricordatene." Disse Jason allontanandosi poi per prepararsi a sbarcare su Milos.

L'isola di Milos era di una bellezza selvaggia, alti alberi e pareti di roccia scoscesa sulle quali le onde si infrangevano conf regore. L'aria salmastra rendeva quel luogo edilliaco e quasi magico.

"Sembra non esserci nessuno." Disse Cole scendendo dalla scialuppa e porgendomi una mano per aiutarmi a fare altrettanto.

Vi occorre sapere che una caratteristica di cole è che parla sempre troppo presto; di fatti, non appena misi piede sulla spiaiggia candida, un canto invase l'isola.

Era la voce di una ragazza, soave e morbida come la superfice el mare, stava cantando le odi alle gesta di un qualche eroe, le parole erano antiche e cariche di magia, era impossibile non restare incantati per qualche secondo ad ascoltare quella voce misteriosa.

"Cole, la prossima volta è meglio che stai zitto." Dissi mentre mi incamminavo verso la fonte della voce con il pugnale sguainato, il fatto che a cantare fosse una voce femminile non mi faceva affatto stare tranquilla: le donne sanno essere più spietate degli uomini se gli vengono date le armi giuste.

Quando raggiungemmo la misteriosa proprietaria del canto che invadeva l'isola rimasi scioccata, davanti a me, in piedi nella risacca, si trovava una ragazza bellissima: era poco più alta di me, la pelle candida che contrastava con i capelli di un innaturale azzurro mare, se ne stava in piedi a contemplare la vastità dell'oceano cantando mentre l'aria marittima faceva svolazzare il suo chitone azzurro.

Quando si voltò alzai il pugnale pronta ad attaccare, non ci si doveva fidare di tanta bellezza e io lo sapevo.

Nell'istante in cui incontrai gli occhi della ragazza, occhi che avevano gli stessi colori del mare, capii che quella giovane poteva essere la nostra fine opure una nuova opprotunità.

"Melissa Drivakis, ti stavo aspettando."

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