capitolo 4
Stavo passeggiando per le strade di Darrethen quando qualcosa, o meglio qualcuno, mi venne addosso, non riuscii a mantenere l'equilibrio e caddi a terra. Per fortuna non mi ferii, il danno più grave fu che il mio chitone bianco era totalmente strappato lungo la gamba destra, nonostante fossi una figura reale, anche per me mostrare coì tanto la pelle era simbolo di indecenza e mi fece sentire molto a disagio.
"Oh Stige! Scusatemi molto Vostra Altezza, non stavo prestando attenzione a dove andavo, vi prego di perdonare la mia sbadataggine." Disse il giovane che riconobbi essere Jason, il generale Ateniese.
"Non fa nulla, anche io ero sovrappensiero." Gli dissi afferrando educatamente la mano che mi porgeva per aiutarmi ad alzarmi.
"E a che pensavate? Se posso permettermi di chiedervi." Chiese lui con un sorriso.
"Pensavo alla guerra imminente, a tutti quei ragazzini che dovranno prendervi parte e a quanto anche io vorrei poter fare qualcosa."
"Capisco. Sapete, per molto tempo anche a me è stato tolto il diritto di dimostrare il mio valore e lottare per le giuste cause." Disse Jason incamminandosi lungo la strada principale della città.
"Però ora siete qui, io invece quest'occasione non l'avrò mai, ahime." Sospirai; ormai mi ero quasi rassegnata all'idea, non mi piaceva e nemmeno avrei svolto i miei compiti con piacere, ma stavo imparando a rassegnarmi e a iniziare a essere la principessa che tutti si aspettano e non una trasgressiva ragazza del popolo.
"Sapete Melissa, mio padre mi ha sempre insegniato che la speranza deve essere l'ultima a morire, ora lo do a voi questo consiglio, non abbandonatevi alla rassegnazione." il modo in cui mi disse queste parole mi fece pensare che fosse uno che capiva come ci si sentisse ad essere impotenti.
"Grazie Jason, e, per favore, datemi del tu, io non sono nessuno per meritarmi tutto questo rispetto da parte di qualcuno che sarà un eroe." Dissi interrompendo la nostra breve passeggiata poiché dovevo fermarmi all'emporio per comperare delle spezie.
"Invece io ti dico che meriteresti molto rispetto e ammirazione se sogni di batterti per questa gente. È davvero un sogno bellissimo, spero che il momento di svegliarsi per te non arrivi presto." Disse mentre mi prendeva una mano e la baciava in segno di rispetto.
"Sento che ci incontreremo ancora Jason Nikostratos, molto presto." Dissi per poi voltare le spalle alla strada ed entrando nell'emporio di Darrethen.
•••
"SOLDATI DI CRETA! COMBATTETE CON ONORE E PORTATE LUSTRO ALLA VOSTRA PATRIA! SOLDATI DELLA GRECIA, NO CEDETE IN BATTAGLIA FINO A CHE NON SARÀ ARRIVATO IL VOSTRO MOMENTO. UOMINI TUTTI, COMBATTETE PER CIÒ CHE È GIUSTO FINO ALLA FINE DI QUESTA GUERRA!"
Fu con queste parole che mio padre salutò i soldati che si erano radunati nel porto di Darrethen prima della partenza delle navi verso l'isola di Corinto, dove c'era un altro battaglione che si sarebbe imbarcato con i nostri uomini alla volta di Troia.
Non nascondo che ero piuttosto triste all'idea che mio fratello potesse non tornare da quella guerra, per quanto fosse puntiglioso sul mio comportamento sapevo che lo faceva per il mio bene; sapevo che mi aveva sempre preparata a questo momento, lui non era più qui e se non fosse tornato la futura regina sarei stata io.
Jason era in prima linea, insieme agli altri generali e reggeva in mano la bandiera di Atene, mentre Cole, il mio migliore amico, nonché capo dell'esercito Cretese teneva in mano la bandiera della nostra patria.
Io e lui ci conoscevamo da sempre, eravamo praticamente fratello e sorella; tra noi non c'era mai stato nulla sia chiaro, però provavo per lui un sentimento di protezione. Non avevamo più parlato molto da quando avevano annunciato che tutti gli uomini arruolabili sarebbero dovuti partire per la guerra perché lui era stato molto impegnato a gestire la situazione e io avevo dovuto fare molti discorsi morali a chi fosse rimasto a Darrethen sul fatto che anvhe da qui avrebbero fatto la loro parte.
Così quando o vidi in prima linea, con il volto fiero solcato da vecchie cicatrici, e vidi le sue labbra arricciarsi in un sorriso mentre guardava nella mia direzione non potei fare a meno di chiedermi se il suo ultimo pensiero prima di lasciare queste terre sarei stata io.
"Andate! E tenete alto il nome di Creta" esclamò mio padre facendo esplodere i soldati in un urlo di guerra mentre alzavano spade, lance e scudi.
Avevo poco tempo, se volevo partire dovevo farlo ora, ma come?
Forse la nostra dea della fortuna mi stava guardando perché quando mi recai nell'armeria del porto vi trovai un'armatura al completo; la indossai subito senza pensarci due volte. Il bronzo con cui era fatta l'armatura splendeva al sole, le protezioni pesavano, ma era un peso sopportabile. Presi tutto ciò di cui avevo bisogno e corsi alle navi.
Trovai mio padre davanti alla nave più grande mentre parlava con Jason e Cole, appena questi mi videro arrivare con indosso l'armatura rimasero piuttosto colpiti.
"Mi offro volontaria!" gridai facendo zittire ilchiacchiericcio dei soldati intorno a me. "mi offro volontaria come soldato di Darrethen."
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