capitolo 3
"non avresti dovuto fare quel discorso sorella." Mi disse mio fratello il giorno dopo la discussione nella sala del trono.
Come ogni volta in cui facevo qualcosa di inusuale, o anche che andasse solo leggermente oltre la soglia di ciò che mi era permesso fare, mio fratello era sempre pronto a rimettermi in riga.
Come sempre quel discorso sarebbe stato inutile, io ero uno spirito libero, seguivo ciò che le mie emozioni mi suggerivano badando poco a ciò che la mia mente mi diceva e mi veniva molto più facile seguire i miei istinti e le brezze del vento nella natura piuttosto che le regole; per questo motivo più di una volta mi ero trovata in situazioni complicate.
Come quella volta quando avevo solo sei anni e mi ero nascosta nell'incavo del tronco di un albero enorme al centro di una radura nei pressi del castello e le ancelle che dovevano badare a me ci avevano messo ore ed ore a trovarmi, quando mi avevano trovata ed avevano chiesto spiegazioni io avevo mostrato il sorriso innocente e sdentato che solo una bambina di sei anni con il viso cosparso di lentiggini ed i capelli ramati sarebbe stata in grado di sfoggiare e avevo detto che mi era parso di sentire una voce proveniente da quell'albero che mi chiamava.
Solo anni dopo avrei scoperto della leggenda secondo la quale la mia famiglia discendeva dalla ninfa Daphne, amante del dio Apollo che era stata trasformata in albero per scappare alle lusinghe del dio; secondo me tutto ciò è nato per spiegare il significato del nostro cognome: Drivaskis, albero di Creta.
"lo so Andrea ma io avevo il dovere di mettere in evidenza la verità e quella mi è sembrata la situazione giusta. So di aver sbagliato, forse, e ora me ne dispiaccio, ho dato una brutta immagine della famiglia reale del regno più importante di Creta, ora lo capisco." "Bene," pensai.
"Ora sarà contento che mi sono scusata e tornerà a ciò che deve fare." E così fu, dopo una leggera carezza sulla mia guancia mio fratello mi voltò le spalle e si diresse all'arena d'allenamento per allenarsi al meglio prima della partenza per la guerra che era programmata per il giorno dopo.
La guerra... oh quanto mi sarebbe piaciuto potervi prendere parte e difendere la mia gente con onore. Allo stesso tempo però ero spaventata per quei bambini, perché era questo che erano, appena undicenni che si trovavano a dover abbandonare le loro famiglie sapendo che forse non le avrebbero mai più riviste. Fu con questi pensieri in testa che mi diressi verso l'armeria, dove si trovavano i ragazzini, per provare a rassicurarli.
"Avete paura per vostro fratello Lady Melissa?" mi chiese un ragazzino con la testa coperta dall'elmo. Mi abbassai per essere alla sua altezza, dietro la protezione di bronzo vidi due bellissimi occhi azzurri e pensai che nessuno avrebbe potuto uccidere se avesse mai guardato in degli occhi così puri.
"Un po" ammisi. "avere paura è umano Nicolas, io voglio bene a mio fratello e non voglio che lui muoia in questa guerra ma so che se il suo momento verrà lui non si tirerà indietro." Era strano spiegare come mi sentivo ad un ragazzino ma mi fu utile, mi fece semplificare le mie emozioni.
"e tu, tu hai paura?" "se la mia Signora non ne ha non ne avrò nemmeno io." Non mi erano mai piaciuti i titoli come "Lady" "signora" o "principessa" ma quando quel bambino mi guardò negli occhi in attesa che io dicessi qualcosa capii che per una volta potevo passare oltre.
"non avrò mai paura allora, prendi questo e pensa a me, alla tua famiglia e alle persone a cui vuoi bene quando dovrai combattere in questo modo non sarai mai solo." Gli dissi mentre mi sfilavo un ciondolo da una delle mie collane: era un semplice nodo dorato ma sapevo che per quel bambino avrebbe avuto un enorme significato. "grazie Lady Melissa" disse Nicolas inchinandosi davanti a me. "Non inchinarti, l'eroe sarai tu, sono io che dovrei fare un passo indietro." Gli dissi porgendogli una mano e facendolo alzare. "verrà anche il vostro momento, non smettete di lottare e lo avrete" mi disse sorridendomi prima di tornare dai suoi compagni.
"Non procurerò disonore alle sacre armi, né abbandonerò il compagno, ma mi batterò in difesa della mia terra e delle mie genti, sia da solo che con molti; non lascerò la patria sottomessa; e saggiamente seguirò i generali e mi batterò con giustizia secondo le leggi del mio esercito, e se qualcuno attaccherà la mia terra, non glielo permetterò, ma combatterò sia da solo che con tutti e onorerò sempre il nome di soldato greco e le tradizioni patrie. Gli dei siano testimoni"
Queste erano le parole del giuramento che tutti coloro che si sarebbero arruolati dovevano recitare davanti alla famiglia reale, inutile dire che sarebbe tanto piaciuto anche a me trovarmi al posto di quegli uomini un giorno e affermare di esser pronta a fare di tutto per difendere la mia gente. Per me er essere un eroe, non essere invincibile o con poteri straordinari ma avere il coraggio di fare la cosa giusta al momento giusto combattendo per chi non può farlo in prima persona.
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