La Prigione del Fuoco
Il vento ululava attraverso i tunnel delle fognature come un'anima dannata, trascinando con sé l'eco della battaglia appena conclusa nella bottega del macellaio. Selene si trascinò attraverso il buio, il corpo ancora provato dallo scontro e dall'esposizione alle fiamme magiche. L'odore di morte e putredine era quasi insopportabile, ma per una creatura della notte come lei, era quasi familiare.
"Maledizione!" gridò quando una raffica di vento particolarmente violenta la scagliò contro la parete del tunnel. La sua spalla, già provata dallo scontro con il Minotauro, protestò con un dolore acuto. Il sangue scuro colava lungo il suo braccio, macchiando la pietra grigia sottostante.
Con determinazione feroce, Selene si spinse più in profondità nel labirinto sotterraneo. "Non mi fermerò qui," sibilò tra i denti serrati. "Quel maledetto Minotauro pagherà per tutto questo".
Il tunnel si aprì improvvisamente in una caverna più ampia, illuminata debolmente da torce che proiettavano ombre danzanti sulle pareti umide. Un ruggito echeggiò nell'oscurità - un orso, disturbato nel suo riposo, si ergeva minaccioso davanti a lei.
"Ora tocca a te!" gridò Selene, la voce roca per la fatica. Afferrò un'ascia abbandonata, probabilmente lasciata da qualche esploratore sfortunato. Nonostante le ferite, si mosse con la grazia letale di un predatore. L'orso caricò, ma Selene era più veloce. Con un colpo preciso, abbatté la bestia, anche se non senza ricevere nuove lacerazioni nel processo.
"È così che si fa," mormorò, scuoiando rapidamente l'animale. Le sue abilità di cacciatrice notturna tornavano utili anche in questi momenti. "Il tuo destino è marcire qui, mentre io proseguo."
Più avanti nella caverna, Selene scoprì una tomba antica, la sua entrata spalancata come una bocca nell'oscurità. "Qualcuno mi ha preceduto," osservò, studiando le tracce sul terreno. "E aspetterò qui finché non si farà vedere."
Ma il destino aveva altri piani. Dal soffitto caddero improvvisamente sbarre di fuoco magico, intrappolandola in una gabbia infernale. Dall'ombra emerse una figura ammantata - il sacerdote del Minotauro.
"Cosa fa una creatura come te nel mio dominio?" La sua voce era come ghiaccio che si infrange.
Selene lo affrontò con fierezza, nonostante la trappola. "Cerco il tuo padrone, il Minotauro. La sua vita mi appartiene."
Il sacerdote rise, un suono privo di umorismo. "Ti condurrò da lui," disse con un ghigno malevolo, "ma non nel modo che speri." Dalla sua veste estrasse una sfera lucente, pulsante di energia oscura.
Selene sentì immediatamente il potere dell'oggetto, un'energia antica e maligna che cercava di piegarla al suo volere. Lottò contro l'incantesimo, ma la magia era troppo forte.
"Obbedirai ai miei comandi," disse il sacerdote. "Brucerai la tua stessa dimora con questa sfera."
Con orrore, Selene si trovò a obbedire. Le sue mani tremanti presero la sfera, e il suo potere scatenò un inferno di fiamme che iniziò a divorare tutto ciò che incontrava.
"Brucia viva, regina della notte," sussurrò il sacerdote, dileguandosi nelle tenebre mentre il fuoco divampava selvaggio.
Le fiamme magiche consumavano ogni cosa, creando un vortice di distruzione che minacciava di inghiottire Selene stessa. Il calore era insopportabile, il fumo denso e acre le riempiva i polmoni. Proprio quando sembrava che la fine fosse giunta, una figura misteriosa emerse dal caos.
Con movimenti rapidi e precisi, la figura - una donna dal volto velato e gli occhi antichi - afferrò Selene e la trascinò via dalle fiamme, verso un destino incerto. L'ultima cosa che Selene vide, prima che l'oscurità la reclamasse, fu il suo regno in fiamme, un monumento alla vendetta del Minotauro e del suo sacerdote.
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