L'Ombra nel bosco

In una notte avvolta dall'oscurità, il bosco si estendeva come un mare di ombre dense e impenetrabili, abbracciando ogni cosa con il suo manto silenzioso. La figura di una giovane donna si stagliava contro il fondale scuro: i suoi capelli neri come la pece e gli occhi profondi come l'abisso brillavano di una segreta maestà, mentre nella sua mano stringeva un'accetta dalla lama scintillante.

Selene, così si chiamava, evocava mistero e solitudine, proprio come la luna che si faceva strada a tratti attraverso le nuvole, illuminando appena quel remoto angolo di natura selvaggia. Era più di una semplice presenza enigmatica: era la guardiana spietata di quel regno notturno, un'anima errante che trovava rifugio nel buio e nella quiete della notte, lontana dai frastuoni del giorno.

Nel silenzio incantato del bosco, Selene pattugliava tra le ombre degli alberi secolari, sentendo il battito silenzioso del mondo intorno a lei. Era la solitaria custode di segreti antichi, e dalla sua dimora sotterranea vegliava su quel territorio che considerava suo. Le sue mani bianche e affusolate stringevano l'accetta con familiarità, mentre i suoi occhi scrutavano il cielo, come se potessero afferrare le risposte tra le stelle che danzavano lentamente.

Quando l'alba si avvicinava, minacciando di dissipare il velo di tenebra che tanto amava, Selene si rifugiava rapidamente nella sua dimora sotterranea. Lì, il silenzio era interrotto solo dal sussurro dei pipistrelli che le facevano compagnia, un coro discreto di piccole creature notturne che condividevano con lei la tranquillità del sottosuolo.

A chilometri di distanza, in un angolo periferico del mondo, Lucio, un giovane avventuriero spinto dalla curiosità e dal desiderio di scoprire, si avvicinava al misterioso bosco con il suo amico Nelson. La notte avvolgeva tutto in un abbraccio sempre più stretto mentre l'auto dei due si inoltrava nel labirinto di alberi imponenti, le cui radici sembravano profonde quanto il tempo stesso. Lucio aveva sempre avuto un'inclinazione per le attività all'aria aperta, e sebbene non si fosse mai considerato un combattente, anni di escursioni e campeggio lo avevano reso più robusto e agile di quanto sembrasse.

Nelson, con il volto illuminato dalla fievole luce dei fari, tentò invano di mantenere il controllo del veicolo mentre il fango inghiottiva lentamente le ruote. "È troppo fangoso qui, Lucio. Dovremmo chiamare i soccorsi," disse, la preoccupazione traspariva dalla sua voce.
Lucio, tuttavia, non si lasciava intimidire. "Va bene, io proseguo a piedi," rispose, il suo sguardo ardente di determinazione.

Nelson lo fissò con preoccupazione, il suo volto illuminato dalle ombre danzanti della luce della torcia. "Ma sei impazzito? Se vai avanti, finirai male. Dicono ci sia una specie di pazza che si aggira per quei boschi, potrebbe ucciderti senza pensarci due volte." Nelson aveva sentito storie confuse, frammenti di folklore locale che dipingevano la guardiana del bosco come una figura irrazionale e pericolosa, ignorando la complessità della sua natura e il perché del suo isolamento.

Ma Lucio scrollò le spalle con disinvoltura. "Non credo a queste sciocchezze. Sono solo vecchie storie di paese. E comunque, nel bosco non c'è nessuna ragazza. Ora concentrati a liberare l'auto, io ho altro da fare. Devo esplorare questo bosco, chissà cosa potrei scoprire."
E così, mentre il sole cedeva il passo all'oscurità, Lucio si avventurò nel cuore del bosco, armato solo di una torcia e di un telefono. La luce della torcia proiettava lunghe ombre spettrali sugli alberi, e i suoi passi erano attutiti dal manto di foglie e terra.

Lungo il sentiero, segni inquietanti attiravano la sua attenzione: macchie di sangue secche come vecchie cicatrici e occhi sbarrati dei gufi che lo scrutavano con curiosità inquietante. Ogni rumore del bosco sembrava amplificato dal silenzio, e Lucio avvertì un brivido di inquietudine che gli percorse la schiena.

All'improvviso, una scritta rossa, scolpita con furia disperata su un tronco, catturò la sua attenzione: "Non c'è speranza per chiunque entri nel bosco." Le parole, illuminate da un debole chiarore lunare, sembravano pulsare con una minaccia palpabile. Lucio sentì un brivido di terrore scorrere lungo la spina dorsale e il volto gli divenne pallido. La mancanza di segnale lo lasciava impotente, incapace di avvertire Nelson del pericolo imminente.
"Oh mio Dio! E ora, come faccio ad avvisarlo del pericolo?" sussurrò, il suo respiro corto e ansimante.

In quel momento, un'ombra minacciosa emerse dalle tenebre. Era una creatura mostruosa, con il volto celato e un'accetta scintillante in mano, diversa da quella che Selene brandiva nelle sue ronde notturne. Si avvicinò all'auto di Nelson con un'energia implacabile, e il suono dei colpi e delle urla fu spezzato dal fragore della distruzione.

Lucio, udito il caos, corse verso l'auto, ma fu fermato inesorabilmente dall'essere che ora si ergeva davanti a lui. "Non andrai da nessuna parte." Senza esitazione, l'essere scagliò l'accetta con violenza contro il volto di Lucio, che cadde a terra con un grido soffocato di dolore. L'essere scomparve nel buio, lasciando dietro di sé solo distruzione e morte.

Selene, percependo un'inquietante perturbazione nel suo regno, si affacciò timidamente dalla sua grotta. La vista del disastro circostante e il tumulto che pervadeva l'aria la spinse a ritirarsi all'interno, consapevole che una nuova minaccia era emersa nel suo bosco, una presenza oscura che non era lei stessa. Si avvolse nell'oscurità della sua dimora, mentre la notte continuava a custodire i suoi segreti mortali.

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