1 Capitolo
Mi chiamo Asi e sono figlia di Elif Kasapoglu e Reha Yıldırım.
Sono la primogenita e ho otto sorelle, Zeynep, Tülay, Fatma, Gulen, Melis, Azime, Tuba e Seher.
Vivo nella città di Antakya che fa parte della Turchia.
La città si trova sulle rive del fiume Oronte, poco lontana dalla sua foce nella parte nord-orientale del Mare Mediterraneo e poco distante dalla frontiera con l'odierna Siria.
È il capoluogo della provincia di Hatay.
Fu una delle più grandi metropoli del mondo antico, a partire almeno dall'epoca ellenistica, e lo fu per molti secoli ancora, rappresentando uno dei principali centri commerciali e culturali del tempo. Distrutta dal terremoto del 526 e quindi conquistata prima dai Persiani (Battaglia di Antiochia (613)) e poi dagli Arabi (Battaglia del ponte di ferro), subì da allora un lento declino, che ridimensionò notevolmente la sua importanza.
Oggi conta circa 300 000 abitanti.
La città ha clima mediterraneo con estati calde e secche ed inverni miti e umidi, anche se, essendo situata ad altitudine più alta, ha in media temperature leggermente più basse rispetto alla costa.
Sono nata e cresciuta in questa città dove ho vissuto una bellissima infanzia che non dimenticherò mai.
Ho ricordi indimenticabili sulla mia infanzia e ogni quadro presente nella mia stanza raffigura ogni momento felice che ho passato da piccola.
Fin da piccola nel mio tempo libero amo suonare l'arpa e la cetra.
Amo tantissimo leggere i libri bellici e western.
La mia libreria si trova nella mia stanza accanto alla finestra.
Tutti i libri che ho li ho ricevuti grazie al mio duro lavoro nei campi.
I miei genitori mi premiano regalandomi ciò che a me piace leggere.
Sono una ragazza molto ordinata e se qualcosa è fuori posto mi arrabbio un po'.
Non sopporto che gli altri toccano le mie cose.
In questo momento sono nella mia stanza e la sto riordinando prima di andare a lavorare nei campi.
Ho terminato di fare colazione e sono piena come un uovo ma è una colazione sana che fa bene alla salute.
Finito di sistemare la stanza scendo. velocemente le scale e nel mentre incontro mia sorella Fatma con in mano il suo violino.
<<Buongiorno dove stai andando?>>
<<Buongiorno sorella secondo te?>>
<<Giusto tu sei una vera contadina.>>
<<E tu sei una vera principessa dato che non fai niente dalla mattina alla sera.>>
<<Non puoi per una volta essere più gentile con me?>>
<<Ma smettila per favore.>>
Irritata me ne vado senza darle la possibilità di rispondere.
Non la sopporto quando fa così.
Lei non fa nulla e si permette di parlarmi così?
Questo perché anche lei è viziata e non ha nessuna intenzione di sporcarsi le mani come si deve.
Che rabbia mi fa!
Esco dalla villa dirigendomi alle stalle per aiutare una cavalla che sta per partorire.
La cavalla in questione si chiama Okoat, questo è il suo primo parto e sono molto emozionata.
Ho sempre adorato aiutare le cavalle a partorire infatti ogni puledro presente in fattoria, lo fatto nascere io.
Stare tra la natura e con gli animali mi rende felice come una bambina che ha ricevuto il suo regalo.
Ringrazio mio padre per tutto ciò che mi ha insegnato fin ora sulla vita da contadina e tutto ciò che la riguarda.
Mio padre è un uomo molto saggio ma allo stesso tempo ha un carattere molto duro.
Mia madre invece di carattere è più dolce.
I miei genitori sono entrambe persone con un gran cuore ma per certi aspetti sono completamente diversi.
Sono grata a Dio per avermi dato genitori come loro e non smetterò mai di ringraziarlo.
Quando finisco di aiutare la cavalla con il parto mi ritrovo il vestito pieno di sangue ma a me non importa.
Sono felice di aver salvato sia la cavalla e sia il puledro.
A proposito è un fiocco blu ma non ho ancora deciso un nome per lui.
Esco dalle stalle e vado a lavarmi le mani alla fontana.
C'è tanto lavoro da fare ma non mi arrendo.
Vado a sistemare lo steccato e poi corro ai campi per raccogliere la frutta e verdura.
È un duro lavoro ma da soddisfazione e sono fiera di me stessa.
<<Asi, Asi.>>
<<Tuba cosa ci fai qui? E poi perché urli?>>
<<Vieni con me e scoprirai il motivo.>>
<<No Tuba ho tanto lavoro da fare e non ho nessuna intenzione di venire con te.>>
<<Sempre al lavoro pensi!>>
<<Non sono una scansafatiche come te e ora permettimi di continuare con il mio lavoro.>>
Tuba non risponde e se ne va offesa.
Sono le 13:00 e ho finito di raccogliere ciò che dovevo.
Insieme agli altri braccianti porto anch'io una cesta con dentro la frutta e verdura.
Ci dirigiamo tutti verso la fattoria.
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