4° capitolo: il secondo incontro ( seconda parte)

" A quei tempi i ragazzi per divertirsi e fare amicizia, organizzavano delle feste a casa di chi se lo poteva permettere e invitavano tutti coloro che volessero venire. Entrambi i nostri protagonisti furono invitati a quella festa e la fanciulla, allegra, non vedeva l'ora di andarci. In quel periodo, stranamente, sua madre le aveva concesso più libertà. Così iniziò a prepararsi e sperava con tutta l'anima, di rivedere un'altra volta quel ragazzo che le aveva rapito una parte del suo cuore.

Il soldato invece in quei tre mesi fuori dall'Italia, si era quasi del tutto dimenticato di quella bella fanciulla, ma anche lui era impaziente di recarsi a quella festa.

A volte la mente dimentica, ma il cuore e il corpo registrano per tutta la vita.

La ragazza arrivò alla festa e già il volume della musica era così alto da romperle i timpani, molti ragazzi erano quasi sbronzi e come in tutte le feste, c'erano quei furbetti che prendevano di mira i ragazzi ritenuti più deboli. Quella scena le fece storcere il naso, odiava la violenza e soprattutto il bullismo, ma era una povera ragazza di paese, non poteva mica litigare con quei maschiacci. Così l'unica cosa che poté fare, fu quella di assistere il ragazzo che era stato pestato a sangue.

Dopo si sedette su una sedia a osservare gli altri che si divertivano, però quella volta non desiderava essere nei loro panni, perché lei aspettava una persona speciale.

Il soldato arrivò alla festa e mentre si recava al tavolo degli alcolici, si accorse di una bellissima fanciulla che si guardava intorno con un sorriso sul volto. Senza volerlo l'aveva già raggiunta.

«Buonasera signorina, vuole ballare con me?» le propose baciandole la mano.

«Certo, perché no?» la ragazza era felice, il suo principe azzurro era tornato e aveva scelto di nuovo lei, senza nessuna esitazione.

Il soldato era un po' troppo pensieroso, la fanciulla non smetteva di sorridere e di guardarlo, così le chiese: «Ci conosciamo per caso?»

«Certo, sono la ragazza della festa di carnevale!» dichiarò la ragazza.

«Oh ma certo! Che stupido, ora mi ricordo di te.» il ragazzo era stupito, si era dimenticato di quella stupenda fanciulla, ma inconsciamente il suo corpo no e lo aveva portato di nuovo da lei. Così rammentando la promessa che si era fatto, passò subito al sodo: «Ma tu non esci mai?»

La ragazza a quella domanda rimase senza parole, non sapeva cosa  rispondere, non voleva sembrare una stupida.

«No, esco solo con i miei genitori.» affermò la ragazza. Per il soldato fu un duro colpo, così diventava troppo difficile conquistarla.

«Capisco...» commentò frustrato. Non sapeva più cosa dire, ma di una cosa era certo: doveva trovare il modo per poter stare solo con lei.

Per tutta la sera continuarono a ballare e a parlare fino a quando non fu il momento di lasciarsi e per entrambi fu davvero dura. Ormai sentivano quelle fastidiosissime farfalle nello stomaco e non potevano fare a meno di cercarsi e di stare insieme.

Il soldato, tuttavia, quando tornò a casa, pensò che era una causa persa, non poteva in nessun modo trovare una scusa per poter uscire con quella bella fanciulla. Si stava quasi arrendendo, ma quando il destino metteva il suo zampino niente più era come appariva.

Il giorno dopo in paese era stata organizzata una festa. Il ragazzo uscì di casa e si sedette su una giostra con i sellini a forma di cavallo e proprio davanti a sé, incontrò la fanciulla che ormai aveva invaso i suoi pensieri.

Il soldato contento iniziò a fare il casca morto con lei, le faceva il solletico e le raccontava tante barzellette.

«Ehi ma tu qua sei? Cosa ci fai qui? Credevo che non uscissi.» chiese allora confuso.

«Invece eccomi qui e proprio di fronte a noi, ci sono i miei genitori. » affermò la ragazza sorridendo. Subito il giovane, come se avesse preso una scossa, smise di fare lo scemo con la fanciulla e non appena il giro finì, i due raggiunsero i genitori di lei e lui si presentò molto timidamente.

«Buongiorno signori, piacere, io sono Giuseppe, un amico di vostra figlia.» sorrise e porse la mano prima al padre e poi alla madre. I genitori della giovane erano sorpresi da quell'incontro improvviso e non programmato, ma se prima lo guardavano diffidenti, dopo si resero più docili e più gentili.

Dopo le presentazione i due ragazzi finalmente poterono passeggiare sempre seguiti, però,  dai due vecchi coniugi.

«E così ti chiami Giuseppe, giusto?» chiese la fanciulla.

«Esatto e tu?» ribatté il ragazzo curioso.

«Io mi chiamo Ignazia.» rispose la ragazza allegra.

« È un nome particolare.» commentò Giuseppe.

«Antico direi. » sbuffò Ignazia. Non adorava particolarmente il suo nome, ma in Sicilia si sa, i figli dovevano ereditare i nomi dei propri nonni e a lei era toccato quello del nonno.

«A me piace.» dichiarò il giovane con un sorriso.

«Grazie.» rispose la ragazza arrossendo. Dopodiché, i due si salutarono e si diedero di nuovo appuntamento, il giorno dopo, sotto casa di lei. Entrambi non vedevano l'ora di rivedersi.

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