2°capitolo: il ballo in Maschera

"Il loro incontro avvenne per carnevale. Una vicina di casa della ragazza organizzò una festa in maschera. Lei non voleva andarci, pensava che sua madre non glielo avrebbe mai permesso, ma il fato volle che quel giorno, in quell'unico giorno, quella donna crudele che l'aveva messa al mondo e mai desiderata, decise di accontentarla e le diede il permesso di partecipare.

Felice la ragazza iniziò a cucire da sola un vestito rosa confetto. Voleva essere una principessa almeno per una volta.

Dopo qualche ora il costume era pronto, però mancava ancora la maschera. Allora andò in soffitta, aprì un baule lasciato in disparte, era colmo di abiti e vecchie cianfrusaglie, nel fondo di esso trovò quello che cercava. Una maschera di Halloween, non era così perfetta, era vecchia e impolverata, ma per lei era speciale. Con tutte quelle pietre preziose che luccicavano e quei disegni particolari sembrava fatta a posta per quel ballo.

***

ll ragazzo aveva appena fatto ritorno a casa, dopo una dura missione. Si era appena disteso sul suo comodo letto, che una telefonata improvvisa lo costrinse ad alzarsi e a rispondere.

Era il suo migliore amico, gli aveva chiesto il favore di accompagnarlo a una festa organizzata da una ragazza che era la sua cotta da un po' di tempo.

Il giovane soldato sbuffò seccato da quella richiesta, non perché non volesse fargli quel favore ma per lui, il colpo di fulmine non era mai esistito, aveva la forte convinzione che fossero solo baggianate romantiche che non portavano a nulla se non a un cuore spezzato.
Legato al senso di lealtà e d'amicizia non poté rifiutare quella richiesta e acconsentì di accompagnare l'amico, pur rimanendo nelle sue convinzioni.
Non lo entusiasmava l'idea di travestirsi, così decise di presentarsi con uno smoking nero, elegante, e non pacchiano come sicuramente sarebbero stati gli altri avventori, a cui accostò un papillon blu. Guardandosi allo specchio sorrise di scherno al proprio riflesso.
"Farò finta, almeno per una notte, di essere un principe azzurro".

***

La ragazza era pronta.
Soddisfatta e sorpresa dall'enorme cambiamento che mostrava lo specchio davanti al quale si stava scrutando da tempo.
Sfiorava con cura il lungo abito rosa che l'abbracciava, osservava con stupore i suoi occhi messi in risalto dal trucco. Però tutta questa allegria non poteva condividerla con nessuno. Non aveva amiche e soprattutto anche se aveva una madre, ella non si poteva considerare tale. Sembrava più la matrigna di Cenerentola che aveva occhi solo per i suoi due fratelli maggiori. Sua madre era lì, nell' altra stanza vicina, ma allo stesso tempo lontana, senza degnarla di uno sguardo o di una semplice attenzione. Solo suo padre le voleva bene veramente, ma lui era sempre impegnato dal suo umile lavoro di pescatore e a malincuore non aveva mai tempo per lei.

***

Ormai era fatta, nessuno dei due poteva più tirarsi indietro, erano pronti entrambi. Il soldato aspettava l'amico, mentre la ragazza solo che arrivasse l'ora giusta per non recarsi alla festa né troppo tardi né troppo presto.

***


La dolce fanciulla scese le scale lentamente come nelle favole, ma invece di trovare una fata turchina felice e orgogliosa della sua figlioccia, lei trovò una madre apparentemente calma e con le braccia conserte.

«Ti ricordo che devi tornare a casa a mezzanotte, non tollererò un tuo ritardo.» l'avvisò guardandola con astio.

«Va bene mamma.» la giovane acconsentì senza controbattere. Era già tanto per lei andare a quella festa, tutto il resto non le interessava.

Indossò la sua maschera colore argento, guardò un'ultima volta sua madre sorridendole timidamente e si avviò alla festa.

Era emozionata, non riusciva a crederci, per una volta era stata accontentata. Mentre attraversava la strada sognava a occhi aperti, pensava che molto probabilmente come nelle fiabe o nei libri che spesso leggeva, avrebbe incontrato il suo principe azzurro e insieme avrebbero raggiunto il loro lieto fine. Era davvero al settimo cielo.

***

Ma a volte la fantasia non rispecchia la realtà.

***

Arrivò davanti alla porta e con le mani che le sudavano dall'agitazione, bussò. Una ragazza allegra travestita da strega le aprì. Era davvero stupenda con quei suoi lunghi capelli color miele e da brava padrona di casa, le sfoggiò un gran sorriso e la fece accomodare.

La fanciulla rimase senza parole, la casa era addobbata in maniera perfetta. Sembrava davvero un vecchio castello dell'orrore con tante ragnatele e ragni giganti appesi all'entrata e alle scale. C'erano anche degli enormi calderoni che contenevano una strana sostanza rossa. Molto probabilmente era del ponce, però per la ragazza assomigliava molto a qualche strana pozione. I ragazzi della sua età erano già in pista a ballare, altri, invece, si scambiavano effusioni sui divani o nascosti in giardino.
Era tutto così nuovo per lei.
Non conoscendo nessuno e non volendo ballare da sola, si sedette su una poltroncina e continuò a guardarsi intorno, osservando ciò che la circondava.
Tutti si stavano divertendo così tanto, avrebbe voluto farlo anche lei, ma se il suo principe non sarebbe apparso entro la mezzanotte, sarebbe stato molto difficile.

***

Il soldato dopo aver aspettato il suo amico per un tempo indefinito, finalmente arrivò alla festa.
Si rese conto di essere in ritardo quando guardandosi intorno capì che le ragazze migliori erano già state tutte prese e così si sedette su una sedia sbuffando.
Sorseggiava il suo drink svogliatamente, quando a un tratto si accorse che su una poltroncina poco distante c'era una ragazza con una lunga chioma di boccoli castani.
Indossava un abito particolare, di una sfumatura di rosa che non avrebbe mai saputo indicare.
A catturare la sua attenzione non fu tanto l'abito, quanto il modo in cui si guardava intorno.
Non riusciva a scorgere il suo viso, ma i suoi occhi lo avevano ammaliato fin dal primo istante in cui l'aveva vista. Così il suo corpo autonomamente si alzò e in pochi istanti, senza accorgersene, i suoi piedi l'avevano già raggiunta.

«Buonasera dolce fanciulla, potrei vedere meglio il vostro viso? La conosco per caso?» chiese il finto principe chinandosi elegantemente per poter baciare la mano della ragazza.

«Mi dispiace, non posso togliere la maschera, non è ancora mezzanotte e no, penso di non conoscervi.» rispose la giovane abbozzando un sorriso.

«Posso sapere allora il vostro nome?» chiese di nuovo il ragazzo, ancora più curioso.

«Non posso, mi dispiace.» ribatté la ragazza diventando sempre più misteriosa. Però testardo non si arrese e domandò ancora una volta: «Posso almeno sapere dove lavori? Sempre se hai un lavoro.»

«Lavoro in una lavanderia.» dichiarò la ragazza guardando il giovane con curiosità. «E voi?»

«Io sono un soldato, sono tornato da poco da una lunga e difficile missione.» Disse il ragazzo pavaneggiandosi un po'.

«Volete concedermi questo ballo?» Le propose allora deciso. La guardò dritta negli occhi e le mostrò un sorriso.
La ragazza non sapeva cosa fare o cosa rispondere, ma presa dall'euforia e, un po', anche dalla noia accettò.

I due ballarono all'infinito, senza stancarsi e smettere di parlare. Entrambi pensavano che il tempo per miracolo si fosse fermato. Erano felici, insieme si trovavano bene, era come se si completavano a vicenda, in quel momento non avevano bisogno di nient'altro.

All'improvviso però, scoccò la mezzanotte e la ragazza nervosa si staccò velocemente dall'abbraccio del giovane, ma lui la tenne stretta per una mano, non voleva che quel miracolo scomparisse davanti ai suoi occhi.

«Aspetta! È appena scoccata la mezzanotte, voglio vedere il tuo viso.» la pregò il giovane guardandola negli occhi.

«Non posso devo tornare a casa, sono in ritardo, mi dispiace.» la ragazza gli diede le spalle cercando di liberarsi da quella stretta, ma il soldato non voleva mollare per nessuna ragione.

All'improvviso mentre entrambi erano immersi nel silenzio, il ragazzo si tolse la maschera e la gettò via. La fanciulla rimase senza parole, era un ragazzo stupendo, aveva quei due adorabili ciuffi castani che gli pendevano ai lati, gli occhi grandi e vispi di un marrone chiaro che gli ricordava stranamente il caramello e le labbra, a quelle labbra! Avrebbe tanto voluto baciarle.

«Per favore, non te ne andare.» La supplicò avvicinandosi un'altra volta a lei, ma la ragazza non poteva. A un tratto le urla allegre degli altri invitati confusero il giovane e la fanciulla misteriosa ne approfittò per scappare, ma nella fretta la maschera si slacciò permettendo così al giovane di scorgere per alcuni minuti il suo bellissimo viso. A osservarla il suo cuore perse dei battiti. Era davvero stupenda, era una di quelle bellezze rare che ti colpivano così tanto nel profondo da non riuscire in nessun modo poi a dimenticarla.

In un batter d'occhio lei era sparita e il giovane soldato cercò di raggiungerla, ma invano. Purtroppo se ne era già andata via. Si sentì smarrito, voleva trovarla a tutti costi e così giurò a sé stesso che se l'avrebbe ritrovata non l'avrebbe più lasciata andare."

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