Capitolo 28
-Piccola, svegliati- mugugno un no, mettendo la testa sotto il cuscino ma Gabriele non molla.
-Dai Mir, voglio farti vedere una cosa- continua a baciarmi dolcemente la schiena nuda, mandandomi brividi in tutto il corpo.
Controllo l'ora, ed è troppo presto per i miei standard.
-Ehi! Ma sono le sei del mattino! Ti rendi conto che abbiamo dormito soltanto tre ore?- gli chiedo un po' irritata. Odio essere svegliata e odio dormire poco.
-A dire il vero abbiamo dormito solo due ore, visto che una l'abbiamo passata a fare l'amore- mi punzecchia con un sorriso dolce e sornione allo stesso tempo.
Fare l'amore. L'ha detto davvero? Non l'ho mai fatto in effetti, anzi ogni volta che pensavo a questa frase mi si rivoltava lo stomaco. Eppure è una sensazione così bella sentir uscire queste due paroline dalle sue labbra piene. Lo bacio e mi alzo velocemente, vestendomi.
Quando sono pronta, Gabriele mi trascina letteralmente fuori dalla casa degli animatori, che ormai è diventata anche la mia. Un sorriso contornato dalle fossette è impresso sul suo viso e ho l'impressione che non se ne andrà facilmente. Meglio, è così bello vederlo sorridere.
Mi porta in un posto poco lontano dal ristorante, per arrivarci abbiamo attraversato il villaggio e anche un piccolo tunnel che porta al camping, cioè alla parte del villaggio riservata alle tende e a chi viene per stare in campeggio. È un bel posto: tanto verde e aria fresca.
-Appena in tempo- sussurra prima di sedersi sul prato e farmi mettere tra le sue gambe. Rimango senza fiato. Il sole sta sorgendo adesso, lo vedo spuntare imponente e fiero all'orizzonte, abbagliando tutto con la sua luce rosso/arancione, mentre il mare con il suo celeste fa da contorno a questo spettacolo. L'alba.
-E' stupenda vero?- mi chiede baciandomi un punto indefinito sotto l'orecchio. Le mie braccia e le mie gambe si ricoprono di brividi mentre mi volto verso di lui e lo bacio dolcemente, non potendo desiderare altro in questo momento.
Il sole arriva alla sua destinazione e noi siamo costretti a ritornare nella casa. Per strada lo ringrazio milioni di volte e altrettante volte mi risponde che per me farebbe questo e molto altro. Mi stringe forte a se e io sento che il mio cuore sta per scoppiare.
A colazione sono da sola, poiché Gigi aveva bisogno di una mano per preparare lo spettacolo speciale che si svolgerà questa sera, e quindi tutti gli animatori, o quantomeno i maschi, sono andati ad aiutarlo.
Da un lato sono felice di poter passare un po' di tempo tranquilla e in compagnia dei miei pensieri, ma dall'altro mi riaffiorano in mente brutti ricordi che vorrei cancellare.
Chiudo gli occhi e mi vedo, seduta a questo tavolo mentre guardo famiglie felici con le lacrime agli angoli dei miei occhi, ricordando come anche io avevo una famiglia una volta, una famiglia che mi amava.
Li riapro e vedo nel tavolo accanto una coppia impegnata a scambiarsi effusioni, e anche adesso mi spuntano le lacrime, questa volta pensando a come io non abbia nessun legame con una persona in particolare. A come io sia negata con l'amore.
Addento il cornetto con un velo di lacrime davanti ai miei occhi, mentre vedo qualcuno avvicinarsi. Silvia.
-Buongiorno- mi dice baciandomi una guancia e sedendosi accanto a me. Mi chiedo come faccia ad essere sempre allegra e solare. Beh, è ovvio che la sua è una maschera. Non si può essere sempre felici, e poi gli animatori hanno il compito di non farsi mai vedere tristi, stanchi o distrutti. Io non ne sarei capace visto che:
-Tesoro, cosa c'è che non va?- mi chiede Silvia guardandomi meglio. Non sono capace a fingere le mie emozioni, non sempre almeno.
Ci sono delle volte in cui non è che non vuoi, semplicemente non ci riesci. La barriera che hai sempre innalzato contro il mondo inizia a barcollare e tu cerchi di mettere dei nuovi pilastri ma essa è più forte e prima o poi crollerà.
Beh, la mia barriera è già crollata, adesso ne rimangono solo le macerie, per cui è inutile fingere: serve solo a fare soffrire me e chi mi sta intorno.
-Faresti prima a chiedermi cosa c'è che va- le rispondo bevendo un sorso del mio succo d'arancia. Un cipiglio si è formato sul suo viso e so che non scomparirà prima che io le abbia raccontato tutto.
Ed è per questo che mi confido, le rivelo i miei pensieri e le mie insicurezze, e Silvia da buon'amica qual è, mi ascolta, mi rassicura e mi consiglia. Non potrei cambiarla per nessun altra al mondo.
Quando finiamo di parlare, mi sento meglio. Mia madre aveva ragione quando mi diceva che esternare i miei pensieri e sentimenti mi avrebbe fatto sentire più leggera. Ed è proprio così che mi sento.
Silvia si dirige al bar, per iniziare un gioco mattutino mentre io mi avvio verso l'uscita del ristorante con l'intenzione di andare al mare.
Una mano però afferra il mio polso facendomi fermare: la presa delicata ma decisa allo stesso tempo, la riconoscerò sempre.
Tony ha due profonde occhiaie a cerchiare i suoi occhi, che sembrano ancora più piccoli. È un po' pallido e sembra poco curato, scosso.
-Passiamo un po' di tempo insieme questo pomeriggio?- mi chiede speranzoso, anche se la sua domanda sembra quasi una supplica. Non riesco a sopportare questa visione, così annuisco.
-Ci vediamo alle quattro davanti la nostra camera- mi lascia il polso e si allontana verso la cucina, dove poco dopo vedo scomparire la sua figura.
Il fatto che abbia definito nostra quella camera mi ribolle il sangue e rivolta lo stomaco nello stesso momento. Probabilmente mi farà sempre questo effetto. Cerco di non pensarci e mi dirigo al mare, preparandomi psicologicamente per il pomeriggio che dovrò affrontare.
Mancano pochi minuti alle quattro e io mi ritrovo sul letto a fissare il vuoto da almeno un'ora. Non so se andare davvero, ma non posso nemmeno dargli buca.
Nonostante tutto, Tony è colui che mi ha preso con se e che si è preso cura di me. Mi ha fatto soffrire, troppe volte aggiungerei, ma non posso negare che la sua compagnia mi scaldi il cuore.
A pranzo, quando mi ha afferrato il polso, ho sentito una scossa partire da esso e diffondersi per tutto il mio corpo. Ovviamente non posso dimenticare tutto quello che mi ha fatto provare.
Mi tiro i capelli frustrata.
Perché tutto nella mia vita dev'essere così complicato? Ho bisogno di parlare con lui, devo chiarirmi le idee e prendere una decisione al più presto. Sto male in questa situazione, e stanno male anche loro. Ed è l'ultima cosa che voglio.
Ed è proprio per questo che adesso mi ritrovo a bussare alla porta di quella camera di cui possiedo la chiave. È alquanto ironica la scena, dovrei consegnare la mia copia alla reception.
Tony apre la porta sorridendomi appena, e la richiude alle sue spalle. Lo guardo stranita, pensavo volesse farmi entrare. Inizia a camminare piano e io lo affianco, anche se non ho ben capito cosa stia succedendo.
-Ho pensato che sarebbe stato bello farti conoscere un posto dove spesso vado a pensare- mi dice incassando leggermente la testa tra le spalle ossute. Mi sembra più magro di quanto sia già, ma forse è una mia impressione.
-Mangi?- gli chiedo mentre attraversiamo il villaggio passeggiando tranquillamente. Mi sembra quasi di non conoscere ancora del tutto questo posto, e forse è un bene.
Lui ride leggermente e alza le spalle.
-Beh si, non tanto ma continuo a mangiare.. Giusto per tenermi in piedi- Non mi guarda negli occhi, non riesco a capire se sta mentendo o no, ma qualcosa mi dice che è sincero.
Non so se sia il suo sguardo perso nel vuoto, se siano i suoi occhi scavati dalle occhiaie o semplicemente il suo modo di fare. Ma so che è sincero. Molto di più di quando abitavamo insieme.
Mi rendo conto solo adesso che stiamo percorrendo la stessa strada che ho percorso stamattina, e prego con tutte le mie forze che non sia lo stesso posto in cui mi ha portato Gabriele.
Be', ironia della sorte o no, è proprio lo stesso posto. Questa volta l'atmosfera è diversa: non c'è il sole a rubare tutta la scena. Riesco a vedere meglio l'erba chiara e i piccoli fiorellini rossi, come riesco a notare un albero posto lateralmente.
È lì che Tony si avvicina, e si accovaccia proprio si piedi di quell'albero forte e imponente. Sembra ancora più piccolo di quanto già sia, o forse è l'albero ad avere dimensioni esagerate.
Il tronco è grosso e rugoso, la corteccia scura, i rami affusolati ma robusti e le foglie completano il quadro maledettamente fitto con il loro verde scuro.
Mi avvicino anch'io e mi siedo accanto a Tony, i nostri corpi si sfiorano.
-Pensavo avessi qualcosa da dirmi, e quale posto è meglio di questo?- rompe il silenzio e la tranquillità che si era creata con questa domanda, ma non ne conosco la risposta.
-In realtà, sono qui per ascoltare te- gli rispondo voltandomi verso di lui, che giocherella con qualche filo d'erba attorcigliandoselo alle dita. Alza lo sguardo su di me, mi scruta e coglie ogni mio particolare, come se volesse ricordarlo per sempre.
-Cosa devo dirti di più? Ti ho chiesto di sposarmi, Miranda. Adesso tocca a te parlare- mi ricorda con un leggero sorriso, ma non riesco a non cogliere del sarcasmo in quelle parole.
-Ho appena compiuto diciotto anni, ho ancora tutta una vita davanti e tu non puoi tapparmi le ali parlandomi di matrimonio- gli rispondo leggermente irritata dal suo tono. Non sono così cattiva, non voglio farlo soffrire. Ma devo anche pensare a me, per una volta. Devo cercare capire cosa il futuro potrebbe riservarmi, e questa mia decisione comprometterà drasticamente il mio futuro. Non è una cosa da niente.
-Non voglio tapparti le ali, assolutamente. Anzi voglio vederti volare, solo.. Voglio che tu lo faccia accanto a me- mi risponde alzando le spalle, forse notando quanto le sue parole siano piene di possessione.
Cosa posso dirgli? La verità o una bugia? Sono convinta che nessuna bugia potrà mai compensare una verità, nonostante quest'ultima faccia male la maggior parte delle volte. Ma io odio far del male alle persone, specialmente quelle a cui tengo. Piuttosto le proteggo dietro una bugia. Ma non posso stavolta, è sbagliato.
-Non sono da sola adesso- è tutto quello che riesco a dire. Non è una bugia in effetti, ma non è il massimo. Cerco con tutte le mie forze di non guardarlo, non voglio vedere il dolore sul suo viso.
Ma lui invece fa tutt'altro: mi si avvicina, mi prende il visto tra le mani e mi fa voltare. Adesso ci guardiamo. I nostri occhi sono gli uni incatenati negli altri, i nostri nasi si sfiorano e quasi riesco a sentire il battito del suo cuore.
-Lo so principessa, ma davvero vuoi lui? Lui ti fa davvero stare bene? Ti fa provare ciò che ti faccio provare io?- dice lentamente e sussurrando prima di eliminare lo spazio tra le nostre labbra.
Le sue sono screpolate a contatto con le mie, ma si muovono con dolcezza. Mi risveglio subito però, dal mio stato di trance, e mi scosto. Lo sento sospirare.
-Devi capire cosa provi, principessa. Fallo il prima possibile però: se non c'è più niente, lasciami andare. Scegli il meglio per te.-
Come posso lasciare andare un grande pezzo del mio piccolo cuore?
***
Buonasera.
Vi chiedo umilmente scusa per l'enorme attesa, non è da me farvi aspettare così tanto ma come vi ho già detto, non è un bel periodo per me.
Comunque eccovi il capitolo, vi avverto: siamo agli sgoccioli ;) fatemi sapere cosa ne pensate con un commento e se vi è piaciuto lasciate una stellina.
Grazie sempre per il sostegno e per la pazienza :)
-Marty
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