Capitolo 18
Apro la porta della mia camera lentamente, cercando di non fare rumore. Non voglio incontrare Tony e se dorme ancora sarebbe meglio.
Il mio desiderio però non viene realizzato perché non appena entro, la prima cosa che vedo è un Antonio seduto a gambe incrociate sul letto che fissa il vuoto, due occhiaie profonde solcano i suoi zigomi.
Alza gli occhi su di me e sembra quasi sollevato. Io, di rimando, abbasso lo sguardo.
Non dico nulla e nemmeno lui ma sento i suoi occhi su di me.
Prendo la valigia da sotto il letto e inizio a svuotare l'armadio.
Non mi preoccupo nemmeno di piegarli i vestiti, non mi importa. In questo momento il mio unico interesse è tornare a casa dalla mia famiglia, o comunque da quello che ne rimane.
-Cosa stai facendo? Vai via?- mi chiede Tony mentre io continuo il mio avanti e indietro dall'armadio alla valigia e viceversa. Non gli rispondo, ovviamente.
-Dico sul serio.. Cosa vuoi fare? Andare via? Lo sai che non puoi- continua, ma io faccio finta di non sentirlo. Non so cosa dirgli e non voglio parlargli quindi il silenzio è la migliore arma.
-Miranda, per favore parlami. Non ti pare esagerato fare i bagagli?-
Quella domanda mi fa sbottare: perché continua a blaterare frasi senza senso senza sapere la verità dei fatti?
-Non mi sembra proprio esagerato.- dico soltanto, cercando di zittirlo ma con pochi risultati.
-Direi di sì invece. Dai piccola, mi sono lasciato trasportare dalla stanchezza.. Non lo farò mai più promesso-
Nell'udire quelle parole mi scappa un singhiozzo, che prontamente cerco di reprimere con la mia mano. Finalmente le lacrime stanno scendendo dai miei occhi, calde e copiose, e non so se è dovuto a questa stupida promessa che ho sentito molte volte e che altrettante volte non è stata mantenuta, o per la perdita di mia madre. Qualunque sia il motivo, gliene sono grata perché è come se le lacrime alleggeriscano il peso che sento nel cuore e che probabilmente sentirò sempre durante la mia vita, proprio come quando è morto papà.
-Oh, piccola. Non piangere- Tony si alza dal letto e mi si avvicina, ma io mi allontano da lui ancora di più.
Solo adesso mi accorgo che è a torso nudo, e che porta gli stessi pantaloni di ieri sera.. Esattamente come l'ho lasciato.
-Ne ho tutto il diritto sai- sbotto ancora, acida e triste allo stesso tempo.
Mi guarda e mi scruta, come se mi leggesse nella mente ma è ovvio che non ci riesce. Cerca di riavvicinarsi e mi allontano ancora, poi chiudo la valigia.
-Oh andiamo, stai esagerando- dice infine. Ed eccolo che ritorna il Tony di sempre, non si smentisce mai. Lo conosco così bene da sapere che sta lottando con la voglia di prendermi a schiaffi per le mie risposte e per il mio comportamento. Ma ne ho le palle piene.
-Sto esagerando? Oh sì beh, ovvio che quella che esagera qui sono io. Perché sono stata io quella ad essere stata abbandonata in questo posto, sono stata io quella da sola per una settimana perché tu eri ad uno dei tuoi viaggi di lavoro, sono stata io quella ad essere controllata da un ragazzo che prontamente e alla prima occasione ci ha provato con me, sono stata io quella a cui hai mentito, quella che hai picchiato e trattato peggio della merda.
Sono io quella che ha appena perso sua madre ma nonostante tutto sono esagerata. Io sono esagerata, non la vita o il fato o il karma o qualsiasi altra cosa sia a farmi passare dei giorni talmente di merda da essere esagerati anche per una persona abbastanza matura. E pensa che ho solo diciassette anni. Di questo passo non arrivo nemmeno ai venticinque.-
Faccio uscire tutto quello che penso.
Le parole scorrono sulla mia lingua copiose proprio come le lacrime che stanno riempiendo le mia guance adesso. Urlo e mi sfogo su quest'uomo che si comporta da padre ma anche da fidanzato psicopatico.
Che dopo tutto questo mi guarda incredulo.
-Tua madre è morta?- chiede in un sussurro, quasi non riesco a sentirlo.
-Si, cazzo è morta! E io devo andare da lei adesso- gli urlo in faccia e non batte ciglio. Capisce che la situazione è più grave del previsto e per una volta, tiene a posto quelle manacce che si ritrova.
Mi abbraccia e mi stringe forte, accarezzandomi e baciandomi i capelli.
-Vengo con te- dice non appena il mio respiro si è regolarizzato.
Non voglio che venga, è una cosa che devo affrontare da sola come ho sempre fatto. E poi, se mi fanno restare, lui non lo permetterebbe e mi trascinerebbe di nuovo qui al villaggio.
No. Non può e non deve venire.
-No, tu devi restare qua. È una cosa che devo affrontare da sola- gli spiego con calma, sperando che capisca e che non si irriti come fa ogni volta che lo contraddico.
-E se avrai bisogno di qualcuno? Di me?- domanda ancora, speranzoso in un mio cambio di decisione.
-Non preoccuparti, starò bene.- dico e lui annuisce soltanto.
Mi sciacquo il viso e mi preparo per andare. Antonio vuole accompagnarmi alla stazione e almeno questo glielo concedo.
Esco dalla mia camera e Tony è dietro di me con la valigia e le chiavi dell'auto.
Cammino lentamente e lui mi affianca, poggiandomi una mano sulle spalle, quasi a volermi proteggere.
Non dico nulla, anche se sono ancora arrabbiata con lui, ho altro per la testa. Molto altro.
Cosa farò appena sarò lì? Mi abbracceranno? Mi ignoreranno? Cosa sarà successo a mia madre? Mi daranno una spiegazione sulla sua morte? Domande su domande mi ronzano intorno mentre percorro il villaggio raggiungendo il parcheggio.
Fortunatamente non incontriamo nessuno dello staff durante il tragitto, solo sconosciuti felici e spensierati che si godono la loro vacanza pensando che noi stiamo andando via, o che semplicemente non ci degnano di uno sguardo. Mi chiedo se i ragazzi chiederanno di me quando vedranno che non ci sono. Silvia, Alessio, Gianluca o Gabriele.. Chissà se chiederanno ad Antonio di me.. Ma penso di sì. Conoscendola, Silvia lo farà sicuramente e mi ritrovo a sorridere amaramente pensando a lei.
Mi rattristo quando penso a Gabriele e a come si stringeva a quella bionda l'altra sera. Il mio sorriso scompare, ovviamente. E mi ritrovo nuovamente a pensare a quanto sia inutile la mia vita. Ora che mia madre non c'è più non ho davvero nessuno e sospiro.
-Siamo quasi arrivati, non preoccuparti.. Andrà tutto bene- mi dice Tony riportandomi alla realtà.
Fortunatamente la stazione non è molto lontana dal villaggio. Ricordo che i primi giorni che sono arrivata mi dava fastidio sentire passare il treno a tutte le ore del giorno e della notte.
Stringo la sua mano posata sul mio ginocchio e gli sorrido leggermente.
Continuo a non parlare. Sto sviluppando questo mutismo da quando siamo usciti dalla camera e sono sicura che continuerà anche quando sarò arrivata a casa. Mi è successo anche nel periodo in cui papà è morto, so che mi passerà prima o poi.
Penso sia normale, non parlarne ed essere tristi. Ma neanche piangere? Sono scoppiata in camera e ho fatto uscire tutti i sentimenti che provo, comprese le lacrime. Ma è bastato? Non voglio nemmeno pensare a cosa troverò quando sarò a casa; già immagino la scena e mi salgono i brividi. Spero solo che mi facciano rimanere, magari potrò ricominciare da capo e vivere una vita tranquilla. Magari...
-Eccoci qui- dice Tony distogliendomi dai miei pensieri per l'ennesima volta.
Parcheggia e mi guarda: i suoi occhi sembrano ancora più piccoli e posso ben notare le occhiaie. Evidentemente non ha dormito neanche lui questa notte, o comunque non molto.
Gabriele avrà dormito benissimo accanto alla bionda, o magari non hanno dormito proprio.
Il mio inconscio mi porta a pensare cose che non vorrei e scuoto immediatamente la tesa cacciando via quel pensiero.
-So a cosa stai pensando- dice Tony continuando a scrutarmi. Alzo lo sguardo di nuovo suoi occhi e mi mordo il labbro.
-Ti conosco abbastanza da sapere che temi di arrivare lì. Hai paura che ti trattino male, che non ti vogliano. Ma sono la tua famiglia piccola, non possono abbandonarti. Non più- cerca di essere il più convincente possibile e da un lato le sue parole mi hanno fatto un certo effetto. Ma dall'altro penso alla realtà, quella bastarda che mi viene sempre sbattuta in faccia.
-Beh, lo hanno fatto già una volta. E poi la mia non è mai stata una famigliola felice. Da quando è morto papà è cambiato tutto- dico in un sussurro, quasi sperando che non mi senta.
Ma invece lo ha fatto, mi ha sentito e mi attira in un abbraccio massaggiandomi i capelli.
-Non dire così tesoro. Nessuna famiglia è perfetta. Tutte hanno sempre degli scheletri nell'armadio, ricordalo.-
Mi ritrovo a sorridere leggermente. Quando mi capiterà mai di scappare e poi ritrovarmi consolata da Antonio? In questo momento sta dimostrando di amarmi e di tenere a me, sta cercando di capire e di andare contro la sua violenta natura. E sono in questi momenti che sento anch'io di provare qualcosa.
***
CIAOOO!
Mi scuso per l'attesa ma queste ultime settimane ti scuola mi stanno uccidendo >.<
Eccovi un capitolo un po' di passaggio, vi assicuro che da questo momento molte cose accadranno, e spero di lasciarvi a bocca aperta.
Come sempre mi auguro di trovare qualche stellina o commento in più.
Un grazie di cuore a tutti/e voi che leggete.❤️
-Marty
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