Capitolo 12

Le labbra di Gabriele sono posate sulle mie e si muovono dolcemente mentre le sue mani mi accarezzano il corpo.
Mi sento strana, ma non strana come quando sono con lui, strana come se questo momento non fosse reale, quasi magico o sovrannaturale.
Le sue mani vagano e mi sbottonano la camicia che indosso come copricostume togliendomela dalla testa. Riprende a baciarmi mentre io tasto i suoi leggeri addominali.
Non ricordo dove siamo e quando apro gli occhi, ci ritroviamo nel bagno del personale. Di nuovo.
Gabriele mi sussurra di lasciarmi andare mentre io ansimo sul suo collo. E poi tutto accade in un secondo: la porta si spalanca e Antonio con gli occhi rossi di rabbia si catapulta su Gabriele. Iniziano una lotta che io cerco di fermare, ma proprio quando Gabriele è a terra privo di sensi, Antonio si volta verso di me e mi dà uno schiaffo in pieno viso.

Ed io urlo.

Apro gli occhi sbattendo velocemente le palpebre e ricordandomi di essere nella mia stanza. Sospiro e mi accarezzo le guance. Quel sogno mi ha distrutta. Fortunatamente era soltanto la mia immaginazione, perché il dolore e la disperazione provati in quel sogno erano terribilmente reali.
Mi giro dal lato di Antonio ma non lo trovo, le lenzuola sono fredde.
Mi stropiccio gli occhi e nel momento in cui lo faccio, come un flash, le mie idee si chiariscono: Antonio è partito, io sono nella mia stanza e tutto è normale.

Mi alzo sentendo la testa pesante, quel sogno mi ha letteralmente sconvolta.
Sciacquo il mio viso e indosso un costume con dei pantaloncini, poi prendendo la borsa e le chiavi mi dirigo fuori dalla mia stanza.
Passo dall'infermeria e, trovando Valeria, mi faccio dare qualcosa per il mal di testa. Chiacchieriamo del più e del meno, poi vado a fare colazione.

Sul mio tavolo trovo una rosa rossa e un bacio Perugina. Non posso evitare di sorridere e ringrazio mentalmente Antonio per il dolce gesto che ha compiuto anche a distanza.
Poso la borsa e mi dirigo al bancone del cibo: non ho molta fame, ma devo mangiare per poter prendere la pillola datami da Valeria, così opto per un po' di yogurt e un po' di pesche sciroppate.

Mentre mi avvicino al mio tavolo, incontro Gabriele, che ancora mezzo addormentato, mi sussurra un 'buongiorno' e mi stampa un bacio sulla guancia.
Non parliamo, né io lo guardo negli occhi. Non riesco a dimenticare quello che è successo due giorni fa ma nemmeno il terribile sogno che ho fatto stanotte.
Lui, al contrario, sembra aver dimenticato tutto. Come al solito.

Mangio la mia colazione immersa nei nei pensieri, scuotendo di tanto in tanto la testa per evitare pensieri stressanti.
Mi si avvicina il mio nuovo cameriere da quando Antonio è partito, penso si chiami Fabio, e mi sorride.
Ricambio il sorriso, anche se non capisco il motivo del suo avvicinamento. Non penso che a Tony farebbe piacere.

-Voglio solo assicurarmi che tutto sia apposto.- spiega.
Non capisco però. Non mi ha mai servito Antonio, anzi è sempre stata una donna.
-È tutto apposto, ma non capisco perché non può continuare a servirmi Cassandra.- dico riferendomi alla cameriera che è solita servirmi.
Fabio mi guarda e dal suo sguardo capisco che non conosce la risposta. Infatti subito dopo si dilegua con un 'me l'ha ordinato il maître'.
Alzo le spalle e mi incammino fuori dal ristorante.

Mi stendo sotto il sole mentre il rumore del mare mi rilassa. La pillola non ha ancora fatto effetto e devo ricordarmi di prendere anche l'altra. Si, quella che Antonio mi ha imposto di prendere così che lui possa 'sentirmi meglio mentre ci amiamo'. Parole sue. Sospiro, non è ancora il momento comunque.

Il mio cellulare squilla e mi spunta un sorriso.
-Pronto?-
-Principessa!- esclama con voce squillante.
-Papino- gli rispondo e posso sentire un sorriso che spunta sulle sue labbra fini.
-Allora come va? Io sono su un taxi che mi sta portando al ristorante-
-Tutto bene, anche se non ho capito perché il cambio di cameriere. Sai adesso mi serve Fabio.- dico. Se mi conosce bene, dalla mia voce noterà la curiosità e il fastidio. Infatti non mi delude.
-Miranda non cominciare. Manco da soli due giorni e già fai i capricci. Mi fido più di lui che di Cassandra.- dice secco e io sospiro ma non parlo.
-Dai tesoro, manchi tanto anche a me, ma andrà tutto bene e presto sarò lì con te- ha addolcito il tono e immagino sia dispiaciuto per il modo secco in cui mi ha parlato poco fa.
-okay- dico solo.
-Adesso devo andare, ti chiamo io. Mi raccomando fai la brava piccola mia. Un bacio.- non mi da il tempo di rispondere che già ha riattaccato.

Sospiro di nuovo e poso il cellulare.
Mi stendo per prendere il sole e il mio cellulare squilla ancora. Impreco. Non poteva suonare quando l'avevo ancora in mano?
Scopro che non è una chiamata ma la sveglia che mi ricorda di prendere la pillola. Così mi avvicino al bar e chiedendo un bicchiere d'acqua, la ingoio strizzando gli occhi.

Mentre ritorno alla mia sdraio mi guardo intorno. Tra ieri, venerdì, e oggi che è sabato il villaggio si è riempito di facce nuove. Infondo si sa, il weekend è fatto di arrivi e partenze.

Sospiro, pensando che io non ho avuto il mio momento di partenza. Non ho salutato tutti con le lacrime agli occhi e sperando in un 'arrivederci'.
Tutti saluteranno me, ma io non saluterò nessuno.
Caccio via dalla mia mente questi pensieri tristi e decido di ritornare in camera a fare una doccia. Oggi fa caldo e io odio il sudore.

Mentre cammino, fumo una sigaretta rilassandomi e proprio quando arrivo davanti la mia stanza, trovo un ragazzo intento a bussare proprio alla mia porta. È alto e le sue spalle sono larghe, ha un'aria familiare.
-Ehi- dico e immediatamente si volta.
Due occhi verdi catturano i miei e un bel sorriso si fa largo sul suo viso.
-Non ti avevo riconosciuto da dietro- spiego ricambiando il sorriso.
-Spero di non averti spaventata, non era mia intenzione.- dice gentile continuando a sorridermi.
Se c'è una cosa di Davide che mi piace è il sorriso. Solo guardandolo sorridere, ti trasmette una certa allegria e serenità, tanto da farti sorridere senza motivo.
-No no tranquillo. Accomodati- dico aprendo la porta e facendolo entrare.
Poso la borsa e mentre lui si siede sul letto.
-Avevi bisogno di qualcosa?- chiedo cercando di essere gentile, una qualità che, purtroppo o per fortuna, non mi appartiene.
-Volevo solo accompagnarti a pranzo. Sai è da tanto che non stiamo insieme e noi lunedì torniamo a casa- spiega.
-Mi piacerebbe molto- dico senza pensarci e vedo il suo sorriso allargarsi e un leggero rossore sulle sue guance.

Decido di non cambiarmi, non mi va di farlo aspettare e poi mancano solo dieci minuti al pranzo.
Mentre stendo al sole la tovaglia un po' umida Davide mi affianca, non lo vedo ma percepisco il calore che emana il suo corpo statuario.
Mi ritrovo a pensare cose poco caste, come lui sopra di me e le sue braccia possenti che mi stringono. Rabbrividisco.

-Partite di mattina?- chiedo evitando il suo sguardo e tornando dentro la camera.
-Si, rimaniamo la domenica per la notte e il lunedì mattina dopo la colazione partiremo- mi spiega dolcemente guardandomi negli occhi.
Ha dei bei occhi. Anche i miei sono verdi. Chissà se i miei sono belli quanto i suoi.

Siamo seduti sul letto, io ho le gambe incrociate e sono rivolta verso di lui, Davide invece è seduto normalmente.
Siamo vicini, ci sfioriamo e noto la pelle d'oca sul suo braccio che quasi tocca la mia gamba. Scuoto la testa evitando i film mentali.
Continua a guardarmi e poco a poco si avvicina, tanto da sentire il suo fiato sulle mie labbra.
Le sue labbra tremano leggermente mentre io non mi sono mossa di un millimetro, e mentre le nostre labbra stanno a malapena sfiorandosi qualcuno bussa alla porta.

Mi riprendo dallo stato di trance in cui ero caduta e vado ad aprire, nonostante sul mio letto ci fosse un Davide alquanto imbarazzato.
Non immaginavo di certo di trovarmi davanti lui, eppure Gabriele e tutto il suo splendore sono proprio davanti la mia porta.
-Miranda- mi sorride ma quando nota Davide dietro di me serra la mascella.
-Ho interrotto qualcosa?- chiede freddo alzando un sopracciglio, come se fosse una cosa strana o ridicola.
-No dimmi- dico velocemente.
Ha interrotto qualcosa in realtà, qualcosa che non volevo accadesse.
-Non fa niente, ti parlerò dopo- dice e lanciando un'occhiata a Davide va via.

-Allora, andiamo?- chiedo a Davide prendendo la borsa. Lui annuisce e in silenzio ci dirigiamo al ristorante, dove mi saluta con un bacio sulla guancia, prima si sedersi al tavolo con i suoi amici.

Passo tutto il pranzo pensando.
Pensando come Gabriele sia tremendamente lunatico. Perché si, una persona che dopo aver fatto sesso con te non ti calcola per un giorno intero e poi spunta dopo due giorni davanti la tua porta, non può essere altro che un lunatico.
Eppure il suo sguardo era strano, quasi infastidito. Come se la presenza di Davide nella mia camera non fosse una sorpresa piacevole per lui.
Ma non può pretendere di tornare dopo un giorno passato ad evitarmi, e trovare me con le braccia aperte pronta ad accoglierlo giusto?

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Cosa avevo detto riguardo Gabriele? Ah già, non posso accoglierlo senza problemi dopo che mi ha letteralmente evitata. È vero, lo dicevo e lo pensavo.
E si, lo pensavo prima che fosse finita la cena. Lo pensavo prima che mi invitasse a ballare sulle note di una bachata. Lo pensavo prima di essere toccata dolcemente da lui mentre mi guidava durante il ballo. Lo pensavo anche prima di ritrovarmi dietro la discoteca dove sono ora, con la sua lingua in bocca. Ma un grandissimo problema che ho è la mancanza di autocontrollo. Quando davanti ho lui poi, beh non posso davvero resistere.
La sua bellezza è qualcosa di straordinario e nonostante il suo carattere, a dir poco terribile, è in grado di farsi piacere dalla gente. Dalle donne. Da me.

Gabriele passa a palparmi il seno da sotto il top che indosso mentre continua a baciarmi con foga.
Sorrido nel bacio, contenta di averlo di nuovo con me e metto una mano dentro i suoi pantaloncini, certa di averlo in pugno.
Anche lui cala la sua mano e mentre una mi palpa, l'altra entra dentro le mie mutandine e dopo in me.
Ansimo e cerco di riprendere aria mentre Gabriele lascia baci umidi e sensuali su tutto il mio collo.
Ci masturbiamo a vicenda e non posso evitare di trovare solo piacere guardandolo in viso.
Getto la testa indietro, completamente sotto il suo controllo, mentre arrivo al culmine e rallento leggermente il ritmo della mia mano.
Gabriele prende a baciarmi di nuovo e ricambio pur avendo il fiato corto.
Lo guardo negli occhi e vi leggo lussuria, desiderio, piacere.

In un attimo, come un flash, prendo una decisione e mi inginocchio.
Sto per farlo, per la prima volta. Nonostante tutte le volte in cui l'abbia negato ad Antonio, questa volta lo farò. Sono completamente in balia di lui.

Prendo il suo membro in bocca e inizio a muovere la lingua succhiando. I suoi gemiti mi comunicano il fatto che apprezzi e così continuo fino a quando non viene nella mia bocca.

Mi alzo e faccio per muovermi ma Gabriele mi schiaccia tra il muro e il suo corpo.
-Ti scoperei così forte, che perfino Antonio da Roma potrebbe sentire le tue urla- mi sussurra e le sue parole arrivano dritte al mio basso ventre che si contorce mentre la mia schiena si copre di brividi. Non so perché o come, forse a causa della situazione o forse condizionata da lui, ma rispondo in un modo che mai mi sarei aspettata.
-Fallo- dico semplicemente.
I suoi occhi si sgranano e le sue mani stringono ancora di più i miei fianchi.
-Lo farò piccola, lo farò- dice solo.

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