La principessa delle rose
Calarono molte Lune prima che Louve riprendesse conoscenza.
In un letto di petali, adagiato sulla cima di una montagna di rovi velenosi, ella fu baciata dai raggi del Sole, che all'orizzonte illuminavano il suo regno, ormai lontano.
Prigioniera delle sue stesse passioni, il suo cuore era stato divorato dalle radici della Rosa che le usciva dal petto, l'artefice della sua maledizione.
Passarono molti anni e molte stagioni, e i giorni, per Louve, divennero tutti uguali...
Accettando la sua dannazione era subentrata la consapevolezza del suo triste ed eterno destino, e il desiderio di raggiungere l'amata famiglia, era ormai un sogno irrealizzabile.
Solo il suo canto sembrava portare, in quel monte desolato, un po' di pace e nel vento ella raccontava la storia dei secoli passati, e la crudeltà di quell'eterna giovinezza.
Un bel dì, un ragazzo, incantato da quella dolce melodia che la brezza aveva portato alla sua casetta di legno, decise di addentrarsi nel bosco nero.
Bramava trovare la musa dalla soave voce, di cui si era invaghito e per lunghe ore viaggiò nella foresta dagli arbusti scuri, fino a quando non giunse ai piedi di una montagna di rovi.
"Oh Dea dalla splendida voce, canta ancora e allieta il mio spirito, sono indegno e non posso guardarti da vicino, ma permettimi di mirarti dalle radici della tua torre" proferì il giovane volgendo il volto verso la fanciulla, seduta sul bordo del piano fiorito.
"Non sono una Dea" sorrise divertita la principessa, emozionata da quell'incontro.
"Sono semplicemente io"
"Allora scendi bella fanciulla e mostrami il tuo splendore, Che son sicuro sia invidiato e desiderato perfino dalle figlie del grande Zeus."
"Nulla per me sarebbe più bello che poter toccare la terra che ora calpesti, oh caro straniero, ma purtroppo nulla può sottrarmi a questa prigione"
"Allora io ti prometto, principessa delle rose, che non sarai più sola, poiché ogni dì avrai me al tuo fianco"
E così fu....
Tutti i giorni il giovane andava ai piedi del monte per raccontarle della vita al di fuori del bosco e allietarla con la musica del suo mandolino e più il tempo passava, più era forte in Louve il desiderio dell'arrivo della nuova alba. Quell'intenso sentimento aveva cancellato l'angoscia della principessa, donandole la speranza di un nuovo inizio e il dolce calore dell'amore.
"Ti salverò mia amata ragazza delle rose" le ripeteva sempre il giovane "Ti salverò e ti porterò via con me"
Gli anni passavano e mai, dal loro primo incontro, il ragazzo era mancato al loro appuntamento, ma ad egli non bastava più osservare da lontano la sua bena'mata.
Deciso che l'avrebbe avuta al suo fianco, salvandola dal suo triste destino, contro la volontà di Louve, egli si arrampicò sulla montagna spinata; le sue carni venivano trafitte dai rovi pungenti e infettate dalla tossina al loro interno e più egli saliva, più le forze sembravano abbandonarlo....
ma il suo amore era più forte di ogni ferita.
Quando finalmente raggiunse la cima, la stanchezza gli annebbiava la vista, intorno a lui la fresca brezza sembrava gelida come una carezza e della sua amata vedeva solo la sbiadita sagoma.
"Mio Amore" bisbigliò allungando il braccio verso Louve, inginocchiata al suo fianco "come Icaro perì per raggiungere il sole, io morirò per aver avuto la superbia di avvicinarmi a te, abbagliante stella, ma averti sfiorato, anche solo per un istante, è stato splendido e soave, e se non ti avessi incontrata, non sarei mai morto tra le tue braccia, così felice".
La disperazione offuscò la mente di Louve e colma di dolore si strappò il fiore dal petto, chiudendolo nelle mani dell'amato.
"Stretta fra le braccia di un sogno da te regalato, ho acceso la mia anima con un intenso sentimento che mai avrei provato, ma se ora tu mi lasci, amore, io non avrò più significato, per questo vivi, vivi ma non dimenticare ciò che abbiamo passato...."
Una luce luminosa e splendente avvolse la principessa e in quell'attimo gli sguardi dei due amanti si persero l'uno nell'altro, disegnando sul volto di Louve un dolce sorriso.
Il giovane, confuso e straziato, afferrò la mano della fanciulla e in quell'attimo le labbra della bella si avvivinarono alle sue, sfiorandole con un sussurro: "Ti amo".
Un esplosione dorata abbracciò il ragazzo, disperdendosi all'orizzonte e la montagna divenne fiori profumati dalle tinte colorate.
"Mi hai salvato..." singhiozzò il ragazzo aprendo la mano che prima teneva le dita dell'adorata e ora stringeva tre petali rossi, simili a quelli che leggeri danzano nel vento.
"Anche io ti amo, principessa delle rose"
"Fine" sussurrò l'anziano, una volta coperto l'assonato nipotino.
"Notte nonnino"
Egli baciò la fronte di Giulio e si diresse verso il comò sul quale era riposto un cofanetto di velluto.
La luna piena era alta nel cielo e con il suo bagliore raggiungeva la stanza appena illuminata.
Le mani tremanti dell'uomo si posarono sull'oggetto, sollevandone il coperchio e tre petali rossi come il sangue sembrarono illuminarsi nell'ombra.
"Buonanotte...'
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