"Sabati Da Non Ripetere"
Certi Sabati disastrosi.
Certi Sabati perfetti
Certi Sabati da serie tv
E
ra arrivato sabato e quella sera avevo promesso ai miei amici di uscire con loro.
E io mantenevo sempre le promesse.
Elizabeth e Garett si erano sentiti varie volte nella settimana e non facevano altro che salutarsi quando si vedevano e questo portava a vedermi con Dylan che ogni volta mi regalava un sorriso e un occhiolino come saluto.
Ma non avevamo mai parlato e non si era neanche fatto sentire per il libro.
E se lo aveva perso?
Bruciato?
Spedito in qualche paese asiatico?
Questi pensieri orrendi mi passavano nella testa. Le sorti del mio libro erano fin troppo importanti per me.
Nei corridoi mentre camminavo non c'era nessuno, segno che stavo facendo un grande ritardo, così iniziai ad aumentare il passo con lo zaino pesante sulle spalle.
Andai a sbattere, per la distrazione, contro qualcuno. Alzai gli occhi e mo ritrovai Dylan di fronte.
"Hey" mi disse mentre mi allontanavo leggermente imbarazzata da lui.
"Hey, scusami non volevo finirti addosso" dissi sorridendo sistemando gli occhiali.
"anche colpa mia." disse "Ho fatto tardi stamattina"
"Anch'io e ho anche una professoressa che mi scannerà alla prima ora" dissi facendolo sorridere. "Quindi meglio che vada"
"Oh si, certo" disse spostandosi per farmi passare anche se eravamo in un corridoio immenso.
Gli sorrisi e iniziai a camminare ma prima che potessi voltare l'angolo lui mi raggiunse e disse "Comunque mi manca poco alla fine."
Feci un sospiro sollevato "Non lo hai bruciato o perso... Grazie Poseidone "
"Cosa? Certi che no" mi disse confuso "Guarda che tengo bene le cose degli altri"
"Per fortuna" dissi mettendomi una mano sul cuore sollevata.
"Quindi prossima settimana tieniti libera" mi disse facendomi l'occhiolino "Perché ti porterò alla città di carta"
"Sei riuscita a trovarla?" chiesi sorridendo e sorpresa.
"Guarda che sono Dylan Parker, trovo tutto" disse sorridendo "Ma ti porterò nella città dove aver portato una ragazza ad uscire"
"Mi sento tradita, guarda" dissi facendo la finta addolorata. Non mi importava che uscisse con qualcuno, eravamo... Tipo... Amici... Conoscenti... E non mi piaceva in quel senso.
"Lo so, è un dolore tremendo..." disse mettendomi una mano sulla spalla mentre ridevo ma venne interrotto dalla vice preside che ci disse "Che fate qua voi due?"
"Stavamo entrando in classe" disse Dylan mentre si metteva accanto a me.
"Stando qui fermi tre ore?" disse guardandoci attraverso i suoi occhiali rossi "Come mai così tardi?"
"ho perso il pullman" dissi facendo un piccolo sorriso.
"Tu Parker?" chiese "Credevo che quest'anno avessi smesso di entrare tardi"
"certo" disse sorridendo "Ma ho avuto un inconveniente"
"Venite che vi scrivo i permessi, ormai vi siete persi 20 minuti di lezioni" ci fece cenno di seguirla e noi la seguimmo.
Onestamente non mi era mai capitato di dover prendere un permesso e di andare nel suo ufficio, quindi mi sentivo abbastanza in ansia. Mentre Dylan camminava come se fosse tutti molto normale e stesse andando al bar.
"Bene... Dylan Parker... Quinto anno" disse scrivendo poi mi guardò aspettando il mio nome.
"Emma Silent... Quarto anno" disse tranquilla e lei scrisse il mio nome per poi dire "parente a Jack Silent?"
"Sono sua sorella" dissi e lei mi guardò come per dire 'Mi spiace, andrà tutto benr'
"Visti che non ti ho mai vista qui, posso pensare che sei l'opposto di tuo fratello" disse la voce preside facendomi un leggero sorriso.
"totalmente" dissi facendo un sorriso.
"Tenete e non fate più tardi" ci disse dandoci i permessi e facendoci andare fuori.
"Mio fratello è sempre così famoso" dissi a Dylan mentre ci rifacevamo la strada di prima del corridoio.
"Tuo fratello si fa notare" disse Dylan sorridendo.
"Non ne dubito" dissi facendo un sorriso "Ciao Dylan"
"Ciao Ragazza dei libri"
"No, Anna" dissi "Nessun ragazzo all'orizzonte. Non è colpa mia se non mi piace nessuno, okay forse si."
"Non lasci scampo a nessuno" disse lei ridacchiando al telefono mentre prendevo dei pantaloni dall'armadio.
"Non è colpa mia se nessuno mi attira" dico "A volte penso 'Che bel ragazzo' ma poi parla e pooof è tutto finito"
"Beh... Devo dire che sono contenta che non ti lasci andare così facilmente" mi disse al telefono e potevo già immaginarla sorridere.
"Come sta il tuo ragazzo?" chiesi mentre prendevo anche una maglietta lunga a caso.
"Bene, ha fatto già un esame ed è passato con il massimo" ammette orgogliosa.
"Non vedo l'ora di conoscerlo" dissi sorridendo.
"Non sono sicura che lo porterò a Natale. Siamo una famiglia molto imbarazzante" disse ridacchiando e io concordai.
"Anche se Jack mi ha detto che ha fatto ricerche su di lui" disse ridendo.
"Jack è peggio di una ragazzina stalker" dissi ridacchiando "Comunque devo lasciarti che tra poco esco con gli altri"
"Va benissimo. Salutameli. Ti voglio bene" mi disse
"Anch'io. Ciao" dissi chiudendo la chiamata e pronta a cambiarmi, per fortuna prima che potessi compiere qualsiasi movimento la porta si aprì mostrando mio fratello con i suoi amici.
"Puoi, cazzo, bussare?" chiedi arrabbiata ricordandomi di essere vestita in modo pessimo ma poi mi ricordai che erano loro e me ne fregai.
"Quanta finezza" disse alzando gli occhi al cielo.
"Stavo per cambiarmi" dissi "E gradirei che bussassi come faccio io ogni volta"
"Va bene..." sbuffò "Scendiamo, andiamo vedere se mamma ha fatto i biscotti"
"Mi piace quest'idea" disse Federico ovviamente per poi dirmi "Carina la maglia con i fenicotteri"
"Oh grazie" dissi guardandola un attimo.
"Ho scoperto che dormono con una gamba sola" disse "E mi sono chiesto come facciano, io proverei davvero dolore..."
"Federico non stressarla con le tue stupide cose" disse Ale lanciandomi un sorriso e spingendo Federico fuori la stanza che disse lamentandosi "Vedi che sono molto interessanti i...."
Scossi la testa sorridendo, in fondo non erano così male.
"Allora Stiles è mio. E poi senza di lui Scott sarebbe perso" dissi mentre mordevo un pezzo della mia pizza.
"Si ma Scott è l'alfa e poi adoro la sua mascella. Chi potrebbe mai avere una mascella storta e portarla così bene?" chiese Elizabeth.
"io?" si indicò Gabriel sorridendo "È comunque la migliore è Lydia. É bona e potente"
"in effetti Lydia ti fa diventare lesbica" dissi "quasi quanto Noora di Skam"
"Domani la inizio" mi disse Elizabeth e io le sorrisi eccitata dicendo "Sei il mio orgoglio!"
"Comunque ritornando a Teen Wolf" disse Vivian mentre immergeva la patatina nella maionese "Il migliore è Derek"
"Ah be... Anche se all'inizio non mi piaceva" ammisi ma la mia idea era totalmente cambiata nel corso delle stagioni.
"Io adoro le sue espressione fin dall'inizio" disse Vivian sospirando.
"Ma se era sempre incazzato quindi uguale"dissi io confusa.
" Ecco perche l'ho amato subito "disse Lei facendo spallucce facendoci ridere.
" Comunque vi ricordate di Giulia del quarto? "chiese Gabriel
" Si"
"no"
"Lievemente"
Io e Vivian ci dimenticavamo di più ti tutti le persone specialmente se non ci importava più di tanto.
"Bene. Sapete cosa ha fatto?"
"No"
"Non mi interessa" dissi sedia facendo spallucce.
Mi piaceva farmi gli affari miei e non stare ad ascoltare attenta a tutti i gossip che mi giravano attorno. Come io odiavo che qualcuno si facesse i fatti miei, pensavi che anche qualcun'altro potesse farlo.
"sempre partecipe" mi disse sarcastica Vivian "Parla su"
"Sembra che sia incinta" disse lui e tutti lo guardammo stupiti.
"E questo come lo sai?" chiesi guardandolo curiosa.
"Me lo hanno detto"
"Dovresti vedere se le cose sono vere prima di credere a tutto e parlarne" dissi e lui mo guardò dicendo "Beh si... Ma.... '
" Ma?"chiesi.
" Ne sei sicuro? "chiese Elizabeth
" Beh no"disse per poi guardarmi e dire "Hai ragione. Devo fare meno la pettegola di paese, voi donne lo siete"
"Spesso voi maschi lo siete più di noi" disse Elizabeth mentre finiva la pizza.
Credevo che la stata sarebbe andata bene senza inconveniente e invece, entrò nella porta della pizzeria con i suoi piercing e le sue amichette dietro.
Louisa.
Accerima nemica di Vivian, non potevo vedersi da quando era successo qualcosa di molto spiacente per entrambe.
"Vivian, prometti di stare tranquilla" disse Gabriel.
"Se mi dici così, ovvio che non sto tranquilla" disse lei guardandolo confuso così si voltò alla porta e la vide.
Si guardarono entrambe negli occhi con sfida e rabbia.
"Vivian, guardami" le dissi facendola voltare verso di me "Adesso c'è ne andiamo..."
"Noi non c'è ne andiamo solo perché quella è entrata qui" mi disse dura "Non ci penso neanche"
"Va bene. Ma non stare ad ascoltarla" dissi guardandola negli occhi.
Sapevo benissimo cosa stava provando in quel momento. Quello che le riportava a galla.
"Siamo qui con te" le disse Elizabeth prendendolo la mano e sorridendole facendola rilassare leggermente.
Louisa ci guardò con uno sguardo duro facendo poi un sorrisetto di scherno per poi passarci accanto e sussurrare 'Fanno entrare certi individui, bello"
Vidi Vivian stringere le mani in due pugni e la guardai dicendole mentalmente di stare tranquilla.
"Un altro attentato" disse qualcuno facendoci voltare alla televisione e vedere la notizia di un attentato da parte Dell Isis.
Altre persone morte.
Altre persone innocenti che non se lo meritavano affatto.
Il mio cuore si strinse in una morsa dolorosa alla vista del numero dei morti, la dolorosa certezza che c'era qualcuno che li amava che stava soffrendo per la loro perdita.
Mi mettevo nei loro panni e potevo immaginare il loro dolore.
Nella stanza vidi altre persone con uno sguardo incredulo o dispiaciuto.
"C'è una musulmana di merda qua dentro, dovreste farla uscire prima che ci faccia esplodere tutti quanti" quelle parole gelarono tutti ma specialmente noi.
Sapevamo bene a chi erano riferite le parole di Louisa. Non era riuscita a colpire Vivian direttamente con sé stessa ma poteva farlo usando Elizabeth.
In meno di due secondi Vivian era in piedi incazzata che urlava contro "Cos hai detto stupida testa di cazzo?"
"La verità" disse Louisa "Lo sappiamo tutti che loro sono tutti uguali"
"non sai cosa dici..." sussurrò Viviana stringendo le mani forte mentre ci eravamo tutti e tre alzati e avvicinati a lei.
"Vivian,andiamocene" disse Elizabeth con gli occhi triste, sapevo che le faceva male essere accusata di essere una terrorista.
"Di la verità, i tuoi genitori e tu fate parte dell'associazione. Ci farete saltare in aria"
"Non è vero. Noi non vogliamo questo" disse Elizabeth guardandola incredula.
"Siete tutti..." cercò di dire Louisa ma Vivian le era già addosso aggredendola.
Si stavano picchiando e tirando per capelli mentre noi cercavamo di separarle chiamandole o cercando di prenderle dalla braccia.
Gabriel si mise in mezzo e con la sua forza riuscì a prendere Vivian e staccarla da Louisa mentre si urlavano i peggiori insulti.
"Sei solo una puttana" le urlò Louisa.
"Detto da te,guarda" le urlò Vivian mentre si dimenava tra le braccia di Gabriele.
"Vivian, adesso basta, lasciala stare" dissi "Non ne vale la pena"
"Ti denuncio, hai capito" le urlò Louisa.
"Fallo, dopo che ti avrò staccato tutti i piercing uno a uno" disse Vivian muovendosi per andare addosso a lei ma Gabriel riuscì a trattenerla anche se si vedeva che si sforzava.
Louisa rise "Prima o poi ci finisci in galera"
Vivian la guardò incazzata e voleva staccarle sicuramente la testa ma Louisa aveva ragione, non poteva permettersi denuncie.
"Adesso c'è ne andiamo" dissi a Vivian mettendomi davanti a lei e prendole il viso fra le mani.
"Ascolta Silent" disse ridendo Louisa che non veniva più tenuta "Sempre in mezzo sei, a cercare di fare la cosa giusta. Che ragazza buona"
"perché non chiudi la bocca, una volta tanto ?" le chiesi voltandomi verso di lei.
"Sempre tanto buona ma sicuramente una persona orribile" disse guardandomi dura.
Alzai gli occhi al cielo e disse "Pensa ciò che vuoi, un ignorante come te è meglio lasciarla perdere"
"Già... Ma che comunque tuo fratello si è fatto" disse ridendo "Sai è davvero bravo a letto... Anche se credo che non sia l'unica cosa che non ti abbia detto"
Cosa cazzo non mi aveva detto?
Rimasi perplessa alle sue parole, Jack sapeva benissimo i rapporti fra lei e noi, non tutta la storia ovviamente, quella era qualcosa che sapevamo solo io e Vivian che cercavamo in tutti i modi di tenere per noi.
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