"La Città Di Carta È Qui"
La coperta mi protegge!
Tu sei matto!
Io e Jack eravamo da qualche giorno che non parlavamo, cioè, avevamo parlato quando mi aveva chiesto di Joshua che aveva visto molto contento.
La nostra conversazione era stata normale ma si era basata sul discorso di Joshua e niente di più, appena avevamo finito, nessuno ha più fiatato.
Non ero arrabbiata con lui, per essere stato a letto con Louisa ma più che altro che non avesse per un attimo pensato a me e che avesse potuto darmi fastidio.
Sembrava spesso dimenticarsi della mia esistenza ed agire come se non avesse problemi a ferirmi.
E questa cosa mi rendeva abbastanza triste, io e Jack avevamo un rapporto un po' così ma non mi aspettavo così tanto da andare a letto con una che a cui non piacevo.
Tutta la storia non la conosceva, è vero, ma credevo che da ciò che gli avevo detto, avrebbe capito e quanto pare non sembrava importargli.
"Ho finito. Puoi usare il bagno adesso" mi disse entrando Jack in camera con un asciugamano in vita e uno sulle spalle per asciugarsi i capelli.
"Va bene" dissi semplicemente chiudendo il libro di storia e andando verso la porta per uscire dalla stanza.
Finire i compiti di matematica per me era una vera tortura, sembrava che la materia c'è l'avesse sempre con me e io non capivo perché.
Ero così tenera e coccolosa. Okay, stavo divagando su una materia ma in caso di disperazione si faceva di tutto.
"Jack lasciami" sentivo Kiara urlare ridendo dall'altra stanza e potevo benissimo immaginare Jack farle fare il famoso"vola vola " oppure la stava rincorrendo.
Feci un sorriso sentendo la risata della mia sorellina e ritornai a guardare quello orribile libro di matematica che mi guardava aspettando che risolvessi i suoi problemi.
Non sapevo risolvere i miei potevo risolvere problemi matematici molto complessi?
Nella stanza all'improvviso la porta si aprì ed entrò mia sorella Kiara sorridendo con qualcosa in mano.
"Cos'è successo?" chiesi sorridendo mentre lei si avvicinava con un quaderno in mano "Mi dici dove si trova l'India? Jack non lo sa e mi ha detto di venire da te che sei più intelligente."
Scossi la testa e sorridendo gliela indicai sulla piccola cartina attaccata sul quaderno e lei se la segnò con la penna.
"Convo?"
"Convo?" chiesi confusa.
"Si è una nazione!" disse lei guardandomi.
"Congo,allora" la corressi "È qui, in Africa" e segnai con la penna il punto e lei mi sorrise dandomi poi un bacio sulla guancia dicendomi 'grazie'
Prima di uscire dalla mia stanza si voltò e disse "Tu e Jack avete di nuovo litigato?"
"Come sempre" dissi facendo un leggero sorriso.
"Capito" disse facendo un sorriso quasi incerto per poi uscire dalla stanza e chiudere la porta.
Ripresi a fare i compiti di matematica e finalmente mi uscirono giusti gli esercizi e dovevo dire che era anche bello eseguirli quando si capiscono.
Mi si illuminò lo schermo del cellulare mostrando il mio meraviglioso sfondo con Void Stiles in cui c'era una notifica di WhatsApp.
Aprì il telefono e lessi che era una messaggio di Dylan che avevo ovviamente salvato in modo strano in rubrica.
"Svitare i chiavistelli delle porte!
Le porte stesse, scardinate dagli stipiti"
Lessi il messaggio confusa per due volte finché non mi accorsi che era un verso della poesia foglie d'erba di Walt Whitman che si trovava in città di Carta.
Pensai che lo aveva finito, così gli scrissi "Sai che non so cosa siano i chiavistelli delle porte?"
'Come rovinare tutto' mi scrisse di rimando per poi aggiungere "Ho finito il libro e oggi ti porterò con me Emma Margo"
Sorrisi al messaggio e ricordando la sera di Gatsby non riuscì a non pensare a quanto fosse stata bella quella serata e che anche questa lo sarebbe stata di sicuro.
Ma era solo singoli momenti, non mi avrebbero mai reso la realtà migliore dei miei amati libri.
'Emma Margo?' scrissi sorridendo e lui mi scrisse 'Trovami. Sono accanto a tr'
'È inquietante la cosa' scrissi guardandomi attorno, mi rispose di guardare ai chiavistalli delle porte.
Possibile fosse a casa mia?
Mi alzai tenendo il libro tra le mie mani e andai a guardare accanto alla poeta chiusa anche se per un attimo mi considerai una vera cretina.
Cosa cavolo stava facendo?
"Hey Margo" esclamò qualcuno dietro di me mi voltai urlando vedendo Dylan alla finestra che avevo lasciato aperta che sorrideva e d'istinto gli lanciai il libro addosso colpendolo.
"Ma sei pazza?" esclamò
"Io? SEI TU CHE entri nelle finestre delle persone" esclamai "Che problemi hai?"
"Ti hanno mai detto di essere tremendamente brava a rovinare i bei momenti? Mi chiese alzando gli occhi al cielo e scendendo dalla finestra.
" Cosa stavi cercando di fare? "chiesi avvicinandomi a lui e rendendomi conto di essere vestita con una tuta grigia e una maglietta con disegnato sopra un coniglio.
" Essere Margo"mi disse sorridendo ammicando e guardandolo scettica poi prima che potessi aprire bocca sentì Jack urlare dal corridoio" Emma perché cazzo hai urlato? "
" la mamma non vuole che dici le parolacce "sentì Kira dirgli.
" Porca Umbridge "dissi a bassa voce prendendo di fretta Dylan dal braccio" Nasconditi"
Lui fece un sorriso divertito "E dove?"
"Ah nel armadio non puoi" dissi guardandomi intorno.
"Emma!" mi urlò Jack mentre io indicai Dylan di nascondersi sotto al letto.
Lui mi guardò inorridito e gli dissi a bassa voce "Se ti vedono qui, penseranno malissimo"
Poi lui rendendosi conto di qualcosa si allarmò e si nascose con difficoltà sotto il mio letto.
"Cosa vuoi Jack?" urlai ma lui aprì la porta travandomi accanto al letto in piedi.
"Perché hai urlato?" chiese lui guardandomi confuso con Kiara che sbuccava da dietro di lui "Hai visto un fantasma?"
"No" dosso "È che... Si... È entrato un calabrone gigante dalla finestra spaventandomi" dissi sorridendo "Adesso è andato via"
"Tu che urli per un insetto?" mi chiese Jack scettico.
"Già" dissi sedendomi sul letto "Mi ha colto alla sprovvista"
"Tu sei matta" borbottò per poi dire "Noi siamo di là"
"Benissimo" dissi "Chiudete la porta quando uscite"
Jack mi lanciò un'occhiata confusa per poi andarsene e chiudere la porta insieme a Kiara.
Appena chiuse la porta abbassai la testa per vedere Dylan che si schiacciava addolorato a terra "Posso uscire?"
Risi dicendo "Dovresti vederti"
Lui piano piano si spostò e io alzai la testa vedendolo strisciare come un lombrico per uscire.
"La prossima volta nascondimi da qualche altra parte" mi disse alzandosi da terra.
"La prossima volta non entrare di nascosto da una finestra" fissi sorridendo mentre ero seduta sul letto. "Ma perché sei qui?"
"Dobbiamo andare Emma Margo" mi disse sorridendo facendomi cenno a fuori.
"Dove?" chiesi confusa.
"Nella città di carta" mi disse facendo quel sorriso. Quel bellissimo sorriso che faceva rare volte e che mi faceva pensare quanto fosse bello.
Non che non lo fosse in altri momenti ma con quel sorriso sapeva davvero fregarti.
"Devo cambiarmi" dissi indicandomi.
"Fai" disse indifferente.
"Torna sotto al letto" gli dissi e lui sgranò gli occhi al cielo "Cosa? NO. Devi cambiarti."
"Mi vergogno" dissi arrossendo.
"Beh fa finta di avere il costume da mare" mi disse lui facendo spallucce con un sorrisetto.
"Non è la stessa cosa" dissi alzando gli occhi al cielo e dirigendomi nel mio armadio a prendere dei pantaloni e una felpa.
"Si invece" disse "Ne ho viste ragazza in intimo."
"non mi interessa" dissi "Puoi averne viste mille in intimo o nude..."
"anche quelle" aggiunse sorridendo malizioso ma io gli lanciai un cuscino che c'era sopra la mia sedia.
"Dylan, non andremo da nessuna parte così" dissi "Vai sotto al letto"
"Mi volto" disse alzando le mani.
"Non mi fido" dissi.
"Perché non ti fidi?" chiese lui confuso.
"Perché... Perché no. Sei un ragazzo" dissi "Non che consideri il mio corpo da urlo e stupendo ma mi mette in imbarazzo quindi vai sotto al letto"
"Non ci andrò, Emma,ultima parola" mi disse sicuro.
"Posso uscire adesso?" mi chiese dopo cinque minuti.
"Si esci" dissi mentre mi infilavo le scarpe.
Lui strisciò da sotto al letto per poi guardarmi male mentre io sorridevo allaciandomi le scarpe.
"Ma che coperte lunghe che hai?" Chiese lui "Sono stato nel buio"
"Per questo ti ho detto di andare sotto e poi c'è anche la cosa di legno che copre tutto" dissi sorridendo per poi rialzarmi, pronta per andare verso la città di carta.
"Non si ancora come mi sono fatto ad arredare" borbottò lui e io sorrisi dicendo "Beh Dylan questo dimostra che vinco sempre"
"Non vincerai la scommessa" mi disse lui guardandomi capendo a cosa mi riferivo.
"Ora come usciamo?" chiesi ma prima che potessi escogitare un piano mi disse "Dalla finestra"
"Cosa?" chiesi sbigottita. "Non salterò dalla finestra"
"io sono salito sul albero per arrampicarmi qui" disse.
"Bravo Tarzan ma mica te l'ho chiesto io" dissi io guardandolo per poi guardare dalla finestra.
Eravamo al secondo piano ma non era altissimo come negli altri palazzi ma mi metteva abbastanza paura saltare.
"Vado prima io e poi tu" mi disse mettendosi sul davanzale della finestra.
"Dylan... Non credo di..." iniziai a dirgli ma lui si voltò verso di me "Non avere paura e poi..."
"Cosa?" chiesi abbastanza ansiosa.
"C'è la scala" mi disse e io rimasi sbigottita "Una scala?"
"Si" disse "Era appoggiata qui accanto e la ho usata, solo che non arriva fino a qui sopra quindi bisogna slanciarsi per raggiungerla con i piedi"
"Mi hai fatto credere di essere salito sul albero" gli dissi guardandolo male.
"Ti sono sembrato figo?" mi chiese mentre cercava di raggiungere con i piedi la scala che toccò subito per poi scendere giù.
"Mi sei sembrato pazzo e basta" dissi "Sono bassa. Non toccherò facilmente la scala"
"Smettila di lamentarti e scendi" disse alzando gli occhi al cielo e io pronunciando parole cattive a bassa voce contro Era, sali sul davanzale della finestra e cercai con la gamba di raggiungere la scala.
"Non credevo fossi così corta" disse lui divertito e io gli alzai il dito medio come riposta facendolo ridere.Mi slanciai sempre di più finché non toccai la scala, così scesi con tutto il corpo toccando con entrambi i piedi la scala e iniziando a scendere.
"Divertente, vero?" mi chiese andando a prendere la scala e mettendola al posto In cui la aveva trovata.
Era sicuramente della mia vicina che lasciava di tutto nel giardino comune.
"Andiamo su" dissi mette con passo svelto ci allontanavami da casa mia.
"Devo salire di nuovo sopra la tua moto?" chiesi sbuffando con il casco nelle mani e infilandoko in testa.
"Cos'ha di sbagliato?" chiese lui che era già seduto sulla sua moto.
"Non è demoniaca e tu non sei Jack" gli dissi facendo riferimento a Shadowhunters.
Lui mi guardò confuso per poi sorridere e dire "Dubito che questo Jace sia meglio di me"
Sj stava comparando a Jace - sono biondo-naturale con tanti cognomi?
"Ah. Credici" dissi mentre cercavo di salire sulla moto ma lui mi fermò dicendo "Aspetta"
Mi ritirai arrossendo pensando di aver fatto qualcosa di sbagliato. Forse non dovevo salire in quel modo sulla moto o magari...
Ma i pensieri si fermarono perché l'unica cosa che fece fu sorridermi e controllore che il casco fosse allacciato bene "Adesso puoi salire"
Feci una faccia un po' confusa per poi salire anche se in modi abbastanza impacciata tenendomi dalla sua spalla, sotto suo consiglio.
"Tieniti" mi disse
"Mi sto tenendo" dissi con le mani dietro alla moto.
Lui rise "Le ragazze sarebbero onorate di aggrapparsi a me"
"E allora chiedi a loro di aggrapparsi a te" dissi sorridendo "Dobbiamo andare si o no?"
"Adesso andiamo ma prima... Una domanda"
Feci uni sguardo confuso, non capendo il perché di questa richiesta "Dimmi"
"Chi è Louisa?" disse voltandosi con lo sguardo dietro di me ed eravamo molto vicini facendomi leggermente arrossire.
"Una persona..."
"che non ti piace molto" mi disse.
"Già" dissi abbassando lo sguardo ai miei piedi che ciondolavano.
"Ti ha fatto qualcosa? Eravate amiche?..." iniziò a dirmi ma io lo fermai "Non offenderti ma è una storia lunga e non sono l'unica ad essere coinvolta. C'entra anche una mia amica"
"Vivian" disse ricordandosi dell'altra volta "Sai dove abita?"
"Vivian?" chiesi confusa.
"Louisa" mi corresse.
"Vivian me lo ha detto una volta ma non so se sta ancora lì..." dissi ma lui so voltò interrompendomi "Tieniti forte."
Louisa abitava in una zona per fortuna abbastanza lontana da due stavo io e casa sua era molto più grande.
La casa era isolata rispetto alle altre e nelle case più vicine sembrava non esserci nessuno.
O almeno così sembrava visto che si stava scrutando il cielo.
Capi subito che era casa sua dalla bellissima macchia super moderna davanti al vialetto che sapevo benissimo che era sua.
Era l'unica a tenere una colonna con un teschio sullo specchietto al posto della croce come facevano altri.
Dylan scese dalla moto togliendosi il casco e io li segui facendo la stessa cosa.
"Cosa facciamo qui?" chiesi.
"Vendetta alla Margo" disse aprendo il sedile e prendendo una busta bianca che conteneva qualcosa.
"Aspetta. Che vuoi fare?" chiesi.
"Margo si vendica dei suoi amici per quello che hanno fatto e così faremo anche noi" disse lui sorridendo entusiasta.
"Cosa?Non è affatto una buona idea e poi non devo vendicarmi..." dissi ma lui mi interruppe dicendo "Mi hanno detto cos'è successo sabato. Cosa ha detto ad Elizabeth, come si è presa a capelli con Vivian e ti ha sbattuta in faccia di essersi fatta tuo fratello"
"Volano in fretta le notizie" dissi alzando gli occhi al cielo.
"Non vuoi vendicarti con lei... Per loro?" mi chiese guardandomi negli occhi.
Sapeva che per loro lo avrei fatto.
"Cosa tieni nella busta?" sospirai agitata e anche un po' elettrizzata.
"Pesce" disse sorridendo e io lo guardai quasi disgustata "Per questo puzzava così la busta"
"Eh già" disse sorridendo.
"Devi dire che il libro ti è piaciuto" dissi mente lui si metteva dei guanti e mi rispondeva "Abbastanza. Amo Margo"
"Chi non la ama?" dissi "Del finale cosa pensi?"
"Bel finale. Non finisce come i soliti ma ci sono rimasti male nel sapere che tutto non fosse per Quentin... Cioè viaggio inutile"
"Non è stato inutile" gli sussurrai mentre tirava il pesce fuori dalla busta e me lo faceva penzolare davanti ridendo e io prima che mi arrivasse in faccia feci un passo indietro quasi cadendo. Quasi.
"Idiota" gli dissi ma lui ridacchiando mi disse "Prendi dalla moto una bomboletta spray"
Presi dal sedile la bomboletta spray e mi avvicinai a lui che stava andando lentamente accanto alla sua macchina.
"E se ci sono le telecamere?" chiesi guardandomi attorno.
"Non ci sono" disse sicuro di sé per poi buttare il pesce sopra il finestrino che scivolo per tutto il vetro sporcandolo e finire sul cofano.
"Quel pesce poteva essere mangiato." dissi dispiaciuta e sentendomi in colpa.Nek mondo le persone morivano di fame e mi dispiaceva anche per il pesce. Era buono da mangiare ma vederlo così mi metteva abbastanza dispiacere.
"Emma, non essere troppo buona. Ricorda cosa ha fatto... Qualsiasi cosa abbia fatto" mi disse e ricordai cosa aveva fatto a Vivian.
Le parole dette a Elizabeth ingiustamente.
Anche che era stata con quel coglione di mio fratello.
Nessuno di noi le aveva fatto un mino scherzo, abbiamo sempre taciuto e forse oggi potevo, anche se ero contro le vendette, farle questo scherzo.
"Puoi scriverle ciò che vuoi con la bomboletta, Emma" disse Dylan mente sistemava tutti nella moto.
"Margo" dissi e lui si avvicinò dicendomi "Cosa?"
"È tutto merito di Margo" dissi per poi disegnare una M sul suo cofano menomale che c'era un lampione a illuminare sennò non avrei visti niente.
"la tua amicizia con lei dorme con i pesci" sussurrai guardando la M "Ma noi non siamo mai state amiche"
"Fase uno:completata" mi disse Dylan mentre scendevamo dalla moto eravamo molto lontani dalla via di Louisa.
"Abbiamo una fase due?" chiesi curiosa.
"Certo. Anch'io ho un pesce da lasciare a un caro amico" mi disse dicendo sprezzante caro amico.
"Avete litigato?" chiesi curiosa mentre mi toglievo il casco e lui prendeva l'ultimo pesce della busta.
"Già" disse semplicemente "Ho lasciato perdere ma stasera è la serata delle rivendicazioni"
"Cosa è successo?" chiesi anche se mi sentivo molto indiscreta.
"Diciamo che mi aspettavo un amico e alla fine ho trovato solo un traditore" mi disse e capi che non voleva raccontarmi altro così lasciai perdere ma presi la bomboletta.
Appoggiò il pesce sul sedile della moto per poi dirmi "Spruzza un po' di rosso ovunque"
Così spruzzai con la bomboletta ovunque facendoka quasi diventare tutta rossa.
"Avrà un infarto domani" disse con un sorrisetto "E lo avrei anch'io onestamente"
"Bene, so come potermi sbarazzare di te" dissi sorridendo per poi tornare alla moto ma sentì Dylan dire "la tua amicizia con lui dorme con i pesci" poi si allontanò e disse "Ma noi eravamo davvero amici"
"Ci manca solo la fase tre" disse Dylan mentre salivamo sulla moto.
"Ci vorrà tanto?" chiesi "É passata più di un'ora e credo che i miei si preoccuperanni se non torno presto. Non li ho neanche avvisati"
"Farò il più fretta possibile ma devi reggerti bene" disse mentre saliva sulla moto.
"Mi reggo benissimo" dissi sorridendo mentre allacciavo il casco,luk controllò che fosse messo bene e mi fece salire.
"Andrò velocissimo" disse sorridendo "Tieniti a me"
"Grazie per l'offerta. Ci penserò" dissi alzando gli occhi al cielo.
Poi partì velocissimo facendomi battere il cuore a mille, sentivo paura e anche entusiasmo mischiarsi insieme.
Non riuscivo più a tenermi dalla moto ma sapevo benissimo che non gli avrei mai dato la soddisfazione di tenermi a lui.
"Vai più piano" urlai.
"Non ti sento" mi urlò lui e io pensai "Stronzo"
Anzi aumentò sempre di più finché con un braccio non decisi di tenermi a lui e potevo sentire i suoi addominali, e le mie guance diventare rosse.
Ci allontanavamo sempre di più e non sapevo dove mi stesse portando.
Quando finalmente si fermò capi benissimo dov'eravamo.Nella nostra città c'era un ponte altissimo che ne era il simboko dj cui sotto scorreva un fiume limpido e sempre pieno.
"Cosa facciano qui?" chiesi guardandolo confusa mentre lui scendeva dalla moto.
"Ti porto nella città di carta" mi disse sorridendo mentre scendevo dalla oro togliendomi il casco.
Non ero mai stata sul ponte di notte e dicevano che era bellissimo.
Dylan mi prese per mano facendomi arrossire e mi trascinò con sé, andando verso l'alto ponte. Salimmo per il ponte finché non arrivammo alla parte più alta e lui si fermò e si voltò verso di me guardandomi negli occhi "Andrai nelle città di carta e non tornerai più indietro"
Poi voltai lo sguardo e rimasi a bocca aperta per il meraviglioso paesaggio. La città immensa con le luci che brillavano e il rumore del fiume che scorreva sottofondo.
"È bellissimo" sussurrai appoggiando le mani sul muro del ponte mentre sentivo Dylan al mio fianco.
Non riuscivo a non guardare ammirata il paesaggio.
Era meraviglioso.
Mi sentivo come in pace con me stessa come se tutto non esistesse.
Sarei voluta restare lì per sempre.
"Sono d'accordo" mi rispose guardando Dylan anche lui il paesaggio. "Ti ho portato qui per questo. Mentre cercavo una città di carta mi sono accorto che ci viviamo"
Guardavo quel paesaggio e pensavo a quanto sarebbe stato bello continuarlo a guardare per ore, volevo che fosse la scena finale della mia vita.
Se fossi stata in un film avrei tanto voluto che finisse così, con un paesaggio così bello e una musica sottofondo.
Che poi che tipo di musica?
C'erano tante canzoni che mi...
Sentì Dylan ridere e mi voltai verso di lui confusa e lui mi disse "Ti perdi spesso nei tuoi pensieri"
"Beh, in questi momenti si" dissi sorridendo continuando a guardare quelle luci, quelle case nell'ombra.
"Sai..." iniziai a dire "Vorrei restare qui per sempre"
"Come quando leggi i tuoi amati libri?" mi chiede sorridendo.
"Si" dissi sorridendo.
"Ma prima o poi devi tornare. La realtà ti chiama" mi disse lui sorridendo e guardandomi con i suoi occhi verdi.
Aveva ragione. Lo sapevo benissimo ma presi un sospiro e dissi "Margo ha ragione. Tutto è più bello visto da lontano. Non appena ti avvicini ti accorgi che tutto è di carta. Tutto.Le macchine, le case, le persone."
"Siamo carta, allora" mi disse ma io non risposi così lui aggiunse "Però, qualcuno è una bella carta colorata"
Non capì subito ciò che voleva ma lo capi più avanti, passando da un libro all'altro, a una serata all'altra, cos'era per lui la carta colorata.
Dylan parcheggiò l'auto qualche metro lontano da casa, e notai che alcune luci erano accese in casa.
"Il tuo libro" mi disse porgendomelo e io gli chiesi "Spero non fosse insieme ai pesci"
"Mi hai scoperto" disse sorridendo divertito, sapevo che non lo avrebbe fatto.
Almeno così credevo.
"Devo andare. O i miei mi uccideranno" dissi sorridendo "Grazie Dylan"
"È sempre un piacere" disse "Emma Margo"
"Dylan Quentin" dissi facendolo ridacchiare poi mi disse "SE non mi trovi subito non scoraggiarti, se non mi trovi in un posto cerca in un'altro"
"Sa qualche parte starò fermo ad aspettare te" finì così il verso della poesia di Whitman che nel libro ricopre un ruolo importante
Appena entrai in casa mi ritrovai con due facce arrabbiate i miei genitori ad aspettarmi e rimpiangevo di non essere rimasta sul ponte a guardare la città.
Ok potevo provare a scomparire ma dubitavo di riuscirci. Non potevo usare la magia fuori Hogwarts.
"Dive sei stata?" chiese mia madre arrabbiata.
"E con chi sopratutto" disse mio padre anche arrabbiato "Ci siamo preoccupati. Abbiamo provato a chiamarti ma non hai risposto"
"Non... Non ho sentito" "dissi" Mi dispiace non volevo, io... Io... "
" Emma, mi aveva avvisato che usciva "sbucò all'improvviso Jack dalle scale.
" Come? "chiese mia madre scettica.
" Mi aveva detto che usciva con una sua amica ma mi sino dimenticato di dirvelo. Non è colpa sua "disse mio fratello con nonchalance.
" Quindi glielo avevi detto? "chiese mio padre.
Guardai prima Jack che mi guardò come per dire" Rispondi si cazzo"e io annuì così loro mi dissero "Va bene"
"Ma alza la suoneria la prossima volta" disse mia madre sorridendo.
"Si, scusa ancora" dissi salendo sopra dove mio fratello stava entrando nella nostra stanza.
"Jack..."
"Non dirmi niente" disse lui sedendosi sul letto mentre chiudevo la porta "Te lo dovevo in fondo"
"Grazie" dissi andando a sedermi sul letto per togliermi le scale.
"Per me esiti,Emma" lo senti sussurrare e mi sbucò involontariamente un sorriso.
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