Cap.6 - [Fine]

Prefettura di Kyoto, Ore 18:30

"Da pochi minuti sono arrivata, al Tempio di Daigoji.
Ci ho messo un bel po'.
Sto sudando.
Sento di non provare alcuna
emozione, sono completamente indifferente.
Silenziosa, credo di star soffocando.
Prima di arrivare il cuore mi batteva a mille, mettendomi la mano sul petto ho cercato di sincronizzare il fiato con il battito per farlo decellerare.
Non ci sono riuscita.
Sto scrivendo con le mani tremolanti, secche e infreddolite.
Piove a dirotto, fa freddo, ma continuo a scrivere.
Uehara non va via, non se ne va.
Non riesco a vedere niente di positivo, sento che il mio corpo mi sta abbandonando.
Sono solo un'illusa, pensavo di poter andare avanti: nuova vita, lavoro.
Un'illusa.
Mi sono solo buttata sull'alcool e droga.
Sono solo una fottuta... drogata."
La donna si mise a piangere per terra sotto la pioggia.
Inginocchiata con la testa china sul diario.
I suoi capelli legati, alcuni sciolti e bagnati caduti per terra.
La donna dopo 10 minuti di ininterrotto pianto con le persone che passavano indifferenti decise di rialzarsi.
La faccia era rossa, il trucco colato che gocciolava su quella pagina di diario.
Mi sono presa una cioccolata.
Sembra che stia andando tutto bene.
La donna, dopo essere uscita dalla tavola calda.
Si mise a guardare la natura fuori dall'edificio.
Subito dopo fu assalita da un'orda di pensieri, che le fece ritornare preopotentemente tutti i tempi passati.
Era confusa, la faccia bianca distrutta.
Un po' per la cipria e per pressione bassa.
Pareva indifferente, finiva a dosso alle persone e persisteva camminando a dritto.
La donna, arrivata a metà del ponte che porta al tempio.
Si sporse alla ringhiera che da al lago, superò la linea rossa di pericolo e si buttò.
La donna lasciò dietro di sé tutto ciò che le potesse recare dolore mettendo fine a questa scia di incertezza, dubbio e angoscia che la rincorreva.
Con questo capitolo della sua esistenza, l'ultimo.
Si conclude la vita sterminata di questa povera donna, dal nome Haruka.
Come lettera di addio non lasciò nulla, solo una cartolina con raffigurati alberi di ciliegio.
In ricordo dell'incontro con suo figlio e dei vecchi tempi da giovane, quando andava tra i ciliegi con i nonni.

Questa storia è:
"La ragazza dei fiori di ciliegio"

Un carissimo abbraccio ai lettori che mi hanno appoggiato e seguito in questa drammatica storia ma emozionante.
Un abbraccio, alla prossima :-)

Alex Freeded

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