Lettera 3
Caro ragazzo dagli occhi blu,
E se ti giurassi che non cambierebbe nulla.
Che continueremo a scriverci lo stesso anche dopo esserci rivolti la parola?
Mi farai i complimenti allora?
Mi parlerai di quello che provi quando suono?
So il tuo nome e tu sai il mio, eppure ti chiedo di continuarmi a chiamare "la ragazza col violino" nelle lettere.
Promettimi che lo farai, che non userai mai quel nome che i miei mi hanno dato il giorno in cui sono venuta alla luce, e io ti giurerò che la prima lettera dopo esserci parlati sarà mia.
Non giriamici intorno.
Lo sappiamo tutti e due.
Vogliamo parlarci.
E se proprio non ti senti ancora "pronto" abbracciami soltanto.
Non scappare più alla fine di un mio brano.
Rimani.
Sorridi.
E poi sei autorizzato ad uscire.
Non scappare più nel dormitorio della classe si piano.
Non andare dove io non posso.
Sono terribili le regole.
Non poter far visita agli altri dormitori è una condanna.
Ma sappi che se sabato non sentirò quel brano di Liszt le regole finiranno in fondo alla mia lista delle priorità.
Alcune volte mi domando come fai a conoscermi così bene, sai.
Sembra che tu mi segua come la mia ombra.
Che tu conosca tutti i miei atteggiamenti tipici.
O forse è solo spirito di osservazione.
Forse mi guardi durante le esibizioni quando un allievo fa un pezzo già sentito e risentito così tante volte da far venire il voltastomaco.
È forse da quello che sai che io sbuffo quando qualcuno ripete le cose troppe volte.
Non lo so.
E non lo voglio sapere.
Questa è una delle cose che voglio sentire a parole.
Non mi bastano più delle lettere.
La ragazza col violino
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