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Probabilmente Ronan avrebbe di gran lunga preferito essere ubriaco davvero, quando Tavish lo colpì con un pugno assai più simile al calcio di un mulo.

- Razza di disgraziato! Ti avevo chiesto di badare a loro, non di portarle tra le braccia di quella feccia! Tua sorella ha più sale in zucca di te! Ti rendi conto di cosa sarebbe successo se non mi avesse avvisato in tempo? - ruggì un Tavish furibondo come Shamira non l'aveva mai visto.

Doran, terrorizzata alla vista del fratello immobilizzato, era fuggita in lacrime in cerca di soccorsi, imbattendosi in Tavish quasi per caso.

- Mi... mi dispiace. Non era mia intenzione... - biascicò Ronan reggendosi il mento.

- E lo voglio sperare! Giuro che ti prenderei a calci da qui a casa nostra! È con la mia ragazza che quello voleva... -

- La tua cosa? - esclamarono a due voci le fanciulle.

L'uscita inopportuna sgonfiò la sua collera e il rossore del suo viso cambiò d'intensità.

- Dovresti ringraziarmi dopotutto - sogghignò Ronan. - Altrimenti chissà quando avresti mai trovato il coraggio di dirglielo. -

- Stai zitto, tu! - urlò l'amico assai tentato a strangolarlo.

- Che cos'è che... dovevi dirmi? - azzardò Shamira con un filo di voce.

- Io... ecco... avevo fatto fare questa... per te... - balbettò traendo dal farsetto una catenina dorata con una grossa perla montata in oro come ciondolo. - E... volevo chiederti... se... tu... io... potremmo diventare... noi. -

Nulla di quanto aveva progettato Tavish era andato come sperava. Non era così, non con quelle parole smozzicate, che aveva sognato di chiedere a Shamira di sposarlo.

Ma la fanciulla era intuitiva e di natura pratica. Era il senso che bastava. Capì comunque. E gli stampò la sua risposta direttamente sulle labbra in un lungo bacio umido di lacrime.

Fu solo il primo di una lunga serie.

Quella sera, al termine di una movimentatissima giornata, zia Fiona e zio Declan furono informati ufficialmente e gioirono con loro della lieta notizia che si auguravano da tempo.

Quando le foglie degli alberi mutarono il verde nelle calde tinte autunnali, il matrimonio fu celebrato e la soffitta tornò ad essere un unico ambiente con due giacigli accostati a farne uno più grande.

Trascorse l'inverno, la primavera e l'estate rigogliosa. E con l'arrivo delle castagne nella soffitta si aggiunse una culla.

Ma questo è l'inizio di un'altra storia.




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