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Avevano visitato bancarelle di stoffe, spezie, fiori, giocattoli, gioiellieri ed artigiani di ogni sorta. Avevano gustato dolciumi e ascoltato trovatori e cantastorie, visto mimi, saltimbanchi e giocolieri. I piedi cominciavano a dolere e la stanchezza a farsi sentire.
- Ron, non dovremmo cominciare ad avviarci? Tavish probabilmente sarà già là che ci aspetta - disse Shamira impaziente.
Era pur vero che Dogo non appariva caotica quanto la tentacolare Triana, ma la preoccupava lasciare tanto a lungo solo l'amico conoscendo il suo timore per i luoghi affollati.
- Va bene, se proprio non puoi fare a meno di lui, ci toccherà andarcelo a riprendere - la dileggiò bonario il ragazzo. - Per di qua, prendiamo una scorciatoia. -
- Ma sei sicuro? - chiese sua sorella dubbiosa. - A me non sembra la direzione giusta. -
- Fidati, conosco Dogo come le mie tasche! -
Che il ragazzo quel giorno avesse indossato una veste dalle tasche sconosciute, o che la conoscenza non fosse così profonda come pareva convinto, non è dato sapere. Di fatto si addentrarono in una stradina stretta e poco frequentata che effettivamente sbucava in un piazzale, ma che nulla aveva a che spartire con quello in cui dovevano arrivare.
L'ampio spiazzo sterrato era occupato da un attendamento militare e, incatenato direttamente a un'arcata delle mura, un drago scarlatto sonnecchiava placidamente in una macchia di sole.
- Andiamo via - disse Shamira, avvertendo immediatamente il panico montare.
- Dai, tanto ormai siamo qui. Io non l'ho mai visto un drago da vicino! -
- Io sì, e mi è bastato! Andiamo via, ti dico, è pericoloso! - insistette la fanciulla.
- Dai, Ron, neanche a me piace qui - piagnucolò Doran.
- Quanto siete paurose, voi femmine. Che mai potrà fare? È legato! - e si volse sorridendo verso la bestia. Bastò quell'attimo. La belva aveva spalancato gli occhi e lo aveva fissato. Il ragazzo si immobilizzò sul posto come una statua di gesso.
- Che bifolco imprudente - commentò maligna una voce a poca distanza.
Shamira impallidì. Un mantello scarlatto, un corsaletto di cuoio intrecciato e l'elmo amaranto negligentemente sorretto sotto il braccio. Aveva visto abbastanza Kadir nella sua vita da non aver dubbio su chi si trovasse davanti. Ed esserne terrorizzata.
- Lui... lui non lo sapeva cosa può fare un drago. Era... solo curioso. Non voleva fare niente di male - mormorò umilmente chinando lo sguardo per evitare i suoi occhi. - Per favore, mio signore, ci lasci andar via. -
- Dipende... -
- Da... cosa? -
- Da quanto tieni al tuo amico, per esempio... E da quel che sei disposta a darmi in cambio. -
- Non sono ricca, mio signore... ma il poco denaro che ho con me... - la ragazza sobbalzò quando l'uomo le colpì la mano con la piccola scarsella di monete che gli aveva teso. Il borsello cadde nel fango e Shamira non osò muoversi per raccoglierlo.
- Guardami - le ingiunse il dragoniere.
- Non sono degna di... -
- Guardami, ho detto! - urlò afferrandole il mento e costringendola a levare il viso.
I freddi occhi azzurri incrociarono i suoi e Shamira seppe di essere perduta. Il suo corpo non le apparteneva più. Avrebbe voluto gridare, fuggire mille miglia lontano, ma non le riuscì di emettere un fiato o muovere un passo.
- Molto bene, così va meglio. Sei carina, dopotutto. E io sono sempre generoso con le ragazze carine. Rivuoi indietro il tuo amico e io te lo restituirò... però prima tu mi darai un bacio. -
- Cosa credi di fare, canaglia?! -
Il Kadir, colto di sorpresa da quella voce inaspettata, volse gli occhi e l'incanto sparì tanto bruscamente che Shamira si accasciò al suolo.
- Sei solo uno sporco vigliacco, buono per razzolare nel fango come i maiali! - tuonò l'alta figura che aveva incatenato lo sguardo del vessatore. - Ora ti dimenticherai di noi, come se non ci avessi mai visto in vita tua. Poi da bravo maiale che sei te ne andrai al tuo posto! Muoviti! -
Sotto gli occhi increduli della ragazza, il Kadir andò effettivamente ad accucciarsi nella più vicina pozzanghera.
- Presto, prima che gli passi! - disse Tavish traendola in piedi per un braccio. E passatosi quello di Ronan sopra al collo, se lo trascinò via barcollante come un ubriaco.
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