31
Strettamente avvolta nei lembi della coperta ormai umida, Shamira fissava la porta mordendosi il labbro inferiore. Dopo lo strazio dei lamenti, era calato un silenzio che le oppresse il cuore con tutto il peso di una gelida pietra.
Serrando gli occhi strinse tra le dita la minuscola figurina di metallo grezzo che portava al collo e pregò, una supplica troppo accorata per avere parole con cui esprimerla. Ma se Krun era un dio giusto, avrebbe capito lo stesso.
Poi la porta cigolò piano e Maire si affacciò, pallida e scarmigliata. Sorrideva.
Shamira non le lasciò il tempo di dire una parola. Non serviva.
Scattò in piedi, volò attraverso il vano della soglia e mancò di poco di travolgere il cerusico. Tutte le lacrime che aveva soffocato, si sciolsero sulle bende che avvolgevano il petto dell'amico, mentre la sua mano le carezzava piano i capelli ricciuti.
- Ragazzina, è già un miracolo che sia vivo. Non... -
- È lei il mio miracolo! Non si provi a mandarla via! - disse Tavish zittendo il chirurgo con quel tono quieto e minaccioso insieme che non ammetteva repliche.
Sì. Un miracolo.
Appena un paio di braccia più vicino e il loro volo pauroso si sarebbe concluso per sempre sulla scogliera. Invece erano finiti in acqua, un impatto comunque durissimo, che aveva tramortito Tavish, avendone sopportato il carico maggiore. Tuttavia grazie a lui Shamira ne era uscita quasi indenne, abbastanza da poter nuotare strappandolo al mare e trascinarlo con lei sino alle rocce. Quando un predone valitiano aveva fatto il tanto di avvicinarsi, la fanciulla lo aveva bersagliato con ogni scaglia di pietra abbastanza maneggevole da essere tenuta in mano le fosse capitata a tiro.
Certo quella temeraria resistenza non sarebbe bastata a sottrarli a un destino atroce, se finalmente da Triana non fossero arrivati i soldati e quanti più uomini era stato possibile radunare nel breve tempo di preavviso lasciato dai segnali di allarme. Ma quelli erano dettagli, buoni per i cronachisti impegnati a compilare gli annali della città. Perché il risultato era il medesimo e i trianesi lo avrebbero ricordato negli anni a venire: quella volta i pirati avevano dovuto battere in ritirata lasciando dietro di sé caduti e prigionieri, e la festa della Cavicla sarebbe durata un giorno di più per celebrare lo scampato pericolo.
Quanto ai principali artefici di quella vittoria, se la trascorsero nella relativa tranquillità dei rispettivi giacigli, che la festa della notte precedente aveva lasciato su di loro impressioni e segni bastevoli per un anno almeno.
Mastro Kasey salvò la gamba, oltre alla vita, anche se ogni cambio di stagione non mancò di ricordargli quell'avventurosa nottata con fitte acute, condite da bestemmie colorite. Anche il suo profilo non tornò più quello di un tempo, ma Chevalier non ci faceva caso e lui nemmeno.
A Tavish andò meglio, almeno in parte. La punta della freccia si era arrestata contro la clavicola, senza entrare troppo in profondità e far danni eccessivi, arricchendo con una nuova cicatrice la sua già più che sufficiente collezione. Ma se il coraggio mostrato quella notte gli guadagnò la gratitudine dei nuovi amici, non mancò di restituirgli il livore dei nemici vecchi, causando non pochi patemi a lui e alla giovane compagna, che si sarebbe ben contentata degli incubi ispirati dagli spaventi sopportati.
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